De Pisis Filippo

pittore
Ferrara 11 maggio 1896 - Milano 2 aprile 1956
parigi
Parigi - 1925

Artisti Italiani: FILIPPO DE PISIS - Filippo de Pisis è nato a Ferrara, suolo ferace di rigogli pittorici, l’il maggio 1896 dal Cavaliere Ermanno e da Giuseppina Senoni bolognese.

La famiglia, oriunda di Pisa, diede nella prima metà del quattrocento, Filippo, nobile e valoroso «condottiero» che meriterebbe esser meglio conosciuto. Questo Filippo (ma non ci dilungheremo su di lui dovendo oggi parlare del rampollo, pittore!) fu fra l’altro amico di Lionello d’Este e gli si attribuisce l’uccisione del Duce d’Urmagnac. Nobili auspici dunque!

Il nostro pittore, scarabocchiò fino da fanciullo, e cominciò ragazzo a prendere, insieme alla sorella, delle lezioncine di disegno dal prof. Odoardo Domenichini Ferrare, figlio e nipote di egregi «figuristi e ornatisti» del secolo passato.

Il suo amore per le arti in genere, e la pittura in specie, non andò però disgiunto da quello della storia, della poesia. Versò per tempo tenere lacrime sulle liriche del Contino di Recanati, e giovanissimo, con scarso peculio, datogli dalla tenera madre che egli sempre adorò fino alla sua morte, intraprese una sorta di pellegrinaggio nel paese, alla casa del suo poeta.

Alle «monografie» storico artistiche, che pubblicò essendo ancora in liceo, seguirono prove liriche, pubblicate nelle riviste di «poesie d’avanguardia» come si diceva allora, notate con lode anche da poeti e critici severi come Soffici, Papini, Boine, Govoni.

Il giovane poeta si vide acclamato come una nuova speranza dalla falange dei confratelli, e un bel giorno si vide arrivare un gran pacco di libri e manifesti futuristi con abbracci da Marinetti.

Si laureò in Lettere e Filosofia a Bologna, con una tesi sulla pittura ferrarese dalle origini.

Fin dal 1916, anno nel quale ebbe la ventura di incontrare nella sua Ferrara i fratelli De Chirico, Giorgio e Alberto Savinio, soldati e reduci da Parigi, e poi Carrà, Soffici e altri, comprese l’importanza di una certa forma d’arte che fu poi battezzata facendo sorgere molti equivoci, metafisica e ne fu anzi, sebbene pochi lo riconoscano oggi, uno dei fondatori.

Un suo opuscolo, oggi rarissimo, s’intitola Mercoledì 14, stampato a Bologna e dedicato a de Chirico e Savinio, è uno dei pochi esempi, e forse il migliore, di un genere di letteratura fiorito poi a Parigi.

Piacque del resto ad Apollinaire che inviò all’autore il suo Poète assassine.

Non in note affrettate o in poche pagine si può compendiare la vita o la «carriera» di un artista) ma insomma diremo che se fin da questa epoca de Pisis sapeva più o meno disegnare (fu solo un lungo lavoro di quindici anni con studi diretti sul nudo che lo mise davvero in possesso di questa arma senza la quale non si domina la forma) e dipingeva un po’ e si faceva apostolo della nuova pittura (vedi la sua Pittura moderna, conferenza detta a Viareggio, Ferrara, Taddei; Anamnesi dell’arte etc.). Fu solo ad Assisi dove fu professore alla Scuola Magistrale nel 1923, che riprese i pennelli con rinnovato fervore.

Una mostra personale a Roma nel Teatro Nazionale (gli sembrò di buon auspicio che il più intelligente collezionista di Spadini, il dott. Signorelli, comprasse per primo alcune sue opere) e poi due quadri esposti alla prima mostra del 900 lo rivelarono e imposero all’attenzione dei migliori critici e di quegli spiriti acuti che formano la vera élite spirituale dell’Italia.

Per quasi sei anni visse a Roma, dove un suo lontano cugino, S. E. Mons. Nasalli Rocca, oggi Cardinale di Bologna, era a quell’epoca elemosiniere segreto in Vaticano. Frequentò la «migliore società» passando dalla papale aula dell’Arcadia, dove tenne conferenze, alle gallerie d’arte «futurista» (tutta l’arte che non era tradizionale era tale agli occhi del pubblico in quest’epoca). Espose infatti per due volte da Bragaglia.

Le sue opere, sebbene in principio male esposte, furono notate a Venezia, dove la sua sala personale del 1934 fu quasi un avvenimento.

La sua cultura, minutissima in certi rami, il suo modo di vivere fastoso e povero nel tempo stesso, le sue vaste conoscenze, ne formavano un personaggio assai curioso e amato da uomini insigni. In parte, ma in troppo rapidi tocchi è stato dipinto in un libretto da Giovanni Cavicchioli (Venezia, Vordisag, 1934) e da Alfredo Panzini in un delizioso articolo sul Corriere della Sera.

Un bel giorno della primavera del 1925 una botte romana trasportava lui e un certo bauletto nero alla stazione di Termini, dove Filippo de Pisis prendeva il treno per Parigi.

Gli amici pensarono che si trattasse di una gita di piacere: è ormai tredici anni che egli vive nella «Babele moderna».

Se potessimo vedere, sfogliare, rigirare in tutti i sensi questa benedetta parola vivere, avremo, forse il segreto dell’arte del nostro artista.

Molte cose che si son dette del suo conterraneo Boldini, che andò a Parigi quaranta anni prima, si potrebbero ripetere forse per il nostro ferrarese, sebbene a giudizio di critici rispettabili assai (v. l’ultima opera al Firenz « F. d. P., Chroniques du Tour, Paris, 1937) de Pisis è non solo pittore ma artista molto più raffinato, molto più creatore nel senso moderno dell’espressione.

Nel 1936 restò per diversi mesi a Londra, dove una sua mostra alla Galleria Zwemmer ebbe molto successo.

Non vogliamo pronunciarci sul poeta: egli suole dire che si ritiene più grande poeta che pittore; aspettiamo che i suoi versi siano più largamente diffusi e che sia passato un po’ di tempo.

Vive dunque a Parigi al 7 di quella tranquilla Rue Servandoni (architetto di origine fiorentina) che parte dal fianco così romano della Chiesa di San Suplice e arriva al cancello del giardino del Louxembourg «à Vombre des tours de Saint Sulpice», in una specie di aereo granaio allietato da un balcone fiorito e dalla parlantina di un bel pappagallo verde e giallo.

Quanti sono ormai saliti a questo granaio! Se non è le Paradis di Monteris è però uno « charmant grenier». (1938 - Artisti Italiani:Filippo De Pisis. Il Frontespizio, Firenze, Vallecchi Editore, n. 4 aprile, pp. I/VIII).

1896 - Nasce a Ferrara, l’11 maggio, dalla famiglia Tibertelli, Luigi Filippo De Pisis.

1911 - Scrive, disegna, e raccoglie un erbario.

1916 - Pubblica a Ferrara i «Canti della Croara» con prefazione di Corrado Govoni. Si iscrive all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere. Alla visita militare viene mandato in osservazione all’ospedale di Ferrara, dove si incontra con Savinio, De Chirico e Carrà.

1920 - Primo viaggio a Roma; incontra Spadini, Barilli; si dedica attivamente alla pittura.

1923 - Ad Assisi, insegnante di latino in un ginnasio.

1925 - Partenza per Parigi; studi su Delacroix, Corot, Manet. Vi dimora per quindici anni, con ritorni in Italia durante restate, per vacanza, a Rimini, in Alto Adige, a Venezia. Conosce Soutine e Braque, Matisse e Picasso.

Nel 1930 partecipa alla XVII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con tre dipinti: L'archeologo, Natura morta - marina, Natura morta- frutta.

Nel 1932 partecipa alla XVIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, "Mostra degli italiani a Parigi", Sala 28, con presentazione di Gino Severini, espone 17 opere.

1935 - Viaggio a Londra, per la sua esposizione presso la galleria Zwemmer. Vi ritornerà nel 1938.

1939 - Allo scoppio della guerra, torna in Italia, a Milano, a Bologna, a Rimini, poi si stabilisce a Milano in Via Rugabella. Pubblica le sue «Poesie».

Nel 1939 figura alla Esposizione Internazionale di San Francisco, nel sezione Arte Italiana, dove presenta il dipinto: Natura morta (Milano, Coll. Feltrinelli).

Partecipa alla IV Quadriennale d'arte di Roma, al Palazzo delle Esposizioni, dal 16 maggio al 31 luglio 1943, con Natura morta con berretto da prete.

1943 - Dopo il bombardamento dell’agosto, si trasferisce a Venezia, con studio a San Barnaba.

1943 - Acquista la casa di San Sebastiano, a Venezia.

1948- Nuovo viaggio a Parigi; nell’estate grande personale alla Biennale di Venezia.

1948 - Ritorno in Italia, in Val d’Aosta, poi a Bologna.

1949 - Soggiorno a Villa Fiorita di Brugherio, a Villa Maggio (Lecco). Dipinge nella serra di Villa Fiorita le sue «tele di ragno».

1948 - Grande mostra retrospettiva a Ferrara.

1954 - Esposizione dei «ritratti» a Ivrea e a Milano, organizzata da Giuseppe Raimondi. Ristampa delle sue «Poesie».

1956 - 2 aprile, muore a Milano in casa del fratello.


Bibliografia:

1926 - Carlo Carrà, Prefazione al catalogo della mostra personale nella saletta Lidel, Milano, 5-10 gennaio 1926.

1930 - XVII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 95.

1931 - Sergio Solmi, Filippo De Pisis. Milano, 1931 (II ed. 1941, III ed. 1946).

1932 - Cesare Brandi, Il pittore Filippo De Pisis, in: «Dedalo». Milano, maggio 1932.

1932 - (Gino Severini) XVIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, pp. 100/103.

1932 - XVIII Esposizione Internazionale d'Arte - Venezia, 1932 X° 28 aprile 28 ottobre, Fascicolo di Maggio della Rivista Le Tre Venezie, anno VIII°, N° 5, p. 273.

1937 - Paul Fierens, Filippo De Pisis, Parigi, Milano, 1937.

1938 - Giuseppe Marchiori, Filippo De Pisis, in: «Emporium», Bergamo, gennaio 1938.

1938 - Artisti Italiani:Filippo De Pisis. Il Frontespizio, Firenze, Vallecchi Editore, n. 4 aprile, pp. I/VIII (12 quadri a olio - 2 acquerellii).

1939 - Arte italiana a San Francisco, Le vie del mondo - Rivista mensile del Touring Club Italiano, Milano, anno V, n. 6 giugno, p. 242.

1939 - Anna Maria Brizio, Ottocento Novecento, Torino, 1939.

1940 - Giuseppe Raimondi, Introduzione a De Pisis, in: «Meridiano di Roma», Roma, 7 gennaio 1940.

1941 - Raffaello Carrieri, Il Tesoretto, Milano, 1941.

1941 - Giuseppe Raimondi, Filippo De Pisis, Milano, 1941.

1942 - Giovanni Cavicchioli, Filippo De Pisis. Firenze, 1942.

1942 - Emilio Cecchi, Pittura Italiana Contemporanea, in: «Civiltà», Roma, aprile 1942.

1942 - Guido Piovene, La raccolta Feroldi. Milano, 1942.

1943 - Michelangelo Masciotta, De Pisis, in : « Letteratura di Roma», Roma, febbraio 1943.

1943 - Ugo Nebbia, Filippo De Pisis, Torino, 1943.

1943 - Raffalele Carrieri, IV Quadriennale, Tempo, n. 215, Milano, 8/15 luglio XXI, pp. 22/25, 31.

1945 - Rodolfo Pallucchini, Sei litografie di Filippo De Pisis, Venezia, 1945.

1951 - Francesco Arcangeli, Appunti per una storia di De Pisis, in: «Paragone», Firenze, luglio 1951.

1951 - Giovanni Comisso, Le mie stagioni, Treviso, 1951.

1951 - Guseppe Raimondi, Prefazione al Catalogo della mostra di De Pisis, Ferrara, 1951.

1952 - Giuseppe Raimondi, Filippo De Pisis, Firenze, 1952.

1954 - Giovanni Comisso, Sodalizio con De Pisis, Milano, 1954.

1956 - Roberto Longhi, Il pittore della gioia, in: «Il Giorno», Milano, 3 maggio 1956.

1956 - Marco Valsecchi. Filippo De Pisis, Milano, Electa Editrice.

1999 - Filippo de Pisis, testo di Andrea Bruciatia, Banca Popolare di Verona - Banco S. Geminiano e S. Prospero, pp. 64.

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