Scenografo, decoratore, ornatista e incisore di successo, nasce a Mantova nel 1791, muore a Venezia nel 1844.
Apprende in patria le leggi architettoniche e prospettiche, ancora giovane si trasferisce a Milano allievo di Alessandro Sanquirico. Nel capoluogo milanese trova incoraggiamenti che lo convincono a trasferirsi dopo poco a Venezia, ove fissa stabilmente la sua dimora nel 1816 circa.
Già intorno al 1818, viene impegnato a Venezia nel progetto decorativo del restaurato Teatro di San Samuele.
Assistente di Borsato all’Accademia di Venezia, è scenografo alla Fenice dal 1820, poi titolare di cattedra di prospettiva all’Accademia. Presso il Museo Correr sono conservati dei piccoli taccuini con sue scenografie datate 1816 (inv. Classe III, 5999-6001).
Viene incaricato di dipingere nel Teatro di Rovigo, quindi è a Mantova nel 1822 per dipingere gli ornati della volta e dei palchi del Teatro Sociale. Luigi Preti in un opuscolo del 1824 scrive: “ …Restava che la pittura interna del teatro fosse in relazione colla grandezza dell’edificio. Era essa a carico degli appaltatori, vari progetti si presentarono, ma di tutti il più acconcio fu quello del valente pittore mantovano Tranquillo Orsi, degno allievo del Sanquirico. Aveva già quegli, con molta lode dipinto nel Teatro di Rovigo, il che era per noi un’assicurazione, che non sarebbe stato minore di se stesso nel teatro patrio, ov’anzi avrebbe fatto maggior pompa del pittoresco suo genio. A lui venne associato il signor Carlo Bustaffa, altro abile pittore mantovano…”.
Tranquillo Orsi fu pure valente incisore: conosciamo solo tre incisioni da lui realizzate, due acquetinte che riproduciamo ed un’acquaforte, tutte derivate da opere di Giovanni Migliara, il famoso pittore piemontese con il quale instaura rapporti d’amicizia e mantiene una intensa corrispondenza epistolare della quale noi conosciamo due lettere da lui ricevute in data 7 febbraio 1826 e 28 ottobre 1835; la prima: “…In somma, ricordatevi che ove io valga a servirvi comandatemi - ricordatevi pure di scrivermi più frequentemente - direte, veramente, ch’io predico contro l’esempio - ma spero di emandarmi per l’avvenire Meglio tardi che mai - Addio, Addio. Caro Tranquillo, conservati sano per la vostra Famiglia, per le Arti belle, e per gli Amici, tra i quali sono orgoglioso di sottoscrivermi per il primo Vos Aff (?) Gio. Migliara, …tanti saluti al Borsato”. La seconda: “…Giorni sono strada facendo incontrai il Sanquirico il quale avendogli comunicata la vostra andata a Vienna mi domandò se presentandosi il caso di potervi occupare in qualche lavoro pittorico, l’accademia di Venezia vi accorderebbe il permesso di accettarlo. A tale domanda io gli risposi che di tali permessi ne avete già ottenuti vari, e quindi ne son certo, anzi certissimo che presentandosi un buon affare non lo lascereste fuggire. Del resto la cosa finì così, vale a dire che il Sanquirico teneva a calcolo la mia raccomandazione a vostro riguardo e che a suo tempo si sarebbe ricordato di voi. Aggradite intanto caro Tranquillo un milione di augurazione, anche da parte di mia Famiglia tutta, state sano, di lieto umore e ricordatevi di quando in quando di chi ha il piacere di sottoscriversi sempre. Il vostro attaccatiss Amico Gio. Migliara”.
Nel 1836 viene nuovamente chiamato a Mantova, per restaurare il sipario del Teatro Sociale con una composizione d’ispirazione ancora tardorinascimentale.
Nel 1837 con il suocero Giuseppe Borsato è impegnato nella decorazione del ricostruito Teatro della Fenice a Venezia; a tal proposito Opprandino Arrivabene, nel 1838 scrive: “Il suo nome però si è fatto maggiore quest’anno, dopo che egli ebbe a Venezia dipinto il nuovo teatro della Fenice, giacché vi operò con tanta avvedutezza, di ripartimenti, e con sì squisito gusto di fregi, che quel teatro è l’elegantissimo di quanti ne sono.
A Venezia ove fissò stabilmente la sua dimora ed ove fu aggregato al Corpo accademico. Ivi dipinse alcuna volta con applauso tele teatrali: copiò molta parte delle vedute di quella città, e i suoi quadri passarono lodati nelle più scelte pinacoteche private”.
Partecipa alla Pubblica Esposizione di Opere di Belle Arti e d’Industria fatta a Milano nel settembre 1838; Opprandino Arrivabene scrive: “l’Orsi recò tre quadri: uno che rappresentava un Portico di sua composizione, un altro la Piazza de’ SS. Giovanni e Paolo di Venezia, e il terzo la veduta del Canal Grande di quella stessa città. Generalmente ne’ suoi dipinti di prospettiva è molta esattezza lineare, molta diligenza di pennello ed una intonazione tranquilla, che però talvolta par degenerare in freddezza. Ma se non gli si può dar lode di pittore vivacissimo, non gli si può neppur mai rimproverare quelle ombre false e forzate onde altri va traendo l’effetto, nè quei lumi vivissimi che stonano e quasi offendon la vista: egli è sempre dipintore savio e castigato, sempre lontano dagli estremi”.
Dipinge nel 1839/1840 ca. le scene ed il sipario del Nuovo Teatro di Bozzolo; Mansueto Urangia sulla Gazzetta di Mantova scrive: “Di molto pregio sono pure le scene ed il sipario dipinti dal sig. Tranquillo Orsi pur mantovano, professore di prospettiva presso l’I.R. Accademia di Belle Arti di Venezia, in lode dei quali non occorre spendere di molte parole”.
Esegue in occasione della Festa secolare ad onore di M. V. Immacolata nel 1840, nel Duomo di Mantova, le pitture alle volte delle due cappelle laterali, con scompartimenti a lunette, e rosoni ottagonali, con figure ne’ peducci, rappresentanti graziosi Angioletti con simboli allusivi ai Santi, venerati nelle dette cappelle, “Tranquillo Orsi, professore di prospettiva nella imperiale regia Accademia di Belle Arti in Venezia - scrive Antonio Mainardi - trovandosi per avventura in patria, assunse con generoso animo l’esecuzione di questo lavoro, che non poteva essere condotto con maggiore intelligenza e vaghezza”.
Muore a Venezia nel 1844.
Presso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia si conservano due sue opere.
Nella raccolta dei disegni di Castelvecchio a Verona è conservato il suo disegno Progetto per una scenografia di gusto moresco.
La Raccolta delle Stampe Sartori di Mantova possiede due sue acquetinte raffiguranti elementi monumentali romani.
Bibliografia:
1824 - Luigi Preti, Memoria di L. P. sul nuovo Teatro di Mantova, Tip. Virgiliana di L. Caranenti.
1833 - Gaetano Susani, Nuovo prospetto delle pitture sculture architetture … di Mantova, seconda edizione, Mantova, Negretti, p. 131.
1838 - Opprandino Arrivabene, Della pubblica Esposizione di opere di Belle Arti e d’Industria fatta in Milano - settembre 1838, Milano, Pirotta, pp. 134, 135.
1840 - Antonio Mainardi, Descrizione dell’apparato per la festa secolare in Mantova l’anno MDCCCXL ad onore di M. V. Incoronata …, Mantova, Elmucci, p. 35.
1840 - Mansueto Urangia, Nuovo Teatro Comunale in Bozzolo, Gazzetta di Mantova, 8 agosto, pp. 1/3.
1841 - Relazione di quanto fecero i mantovani, a celebrare nel MDCCCXL la seconda ricordanza secolare della Coronazione di Maria Vergine…, Mantova, Caranenti, p. 16.
1859 - Bartolomeo Arrighi, Mantova e la sua provincia, Vol. V, Milano, pp. 388, 415.
1923 - E. Lui - A. Ottolenghi, I cento anni del Teatro Sociale di Mantova, Mantova. Mondovì, p. 5.
1938 - La Galleria Internazionale d’Arte Moderna della Città di Venezia, catalogo, Venezia, C. Ferrari, p. 25.
1965 - E. Marani - C. Perina, Mantova, Le Arti, volume III, Mantova, Istituto Carlo D’Arco. pp. 643, 644.
1973 - Giuseppe Amadei, I centocinquant’anni del Sociale nella storia dei Teatri di Mantova, pp. 114, 117, 247, 550.
1977 - AA. VV., L’opera grafica di Giovanni Migliara in Alessandria, ivi, Cassa di Risparmio di Alessandria, pp. 49, 80, 81, 84, 166, 489, 490.
1986 - Rosanna Ferrarini Subelli, Storia del Teatro Sociale di Bozzolo 1843 - 1946, Comune di Bozzolo, Biblioteca Comunale, pp. 18, 22.
1999 - Sergio Marinelli e Giorgio Marini, a cura di, Museo di Castelvecchio, Disegni, Milano, Electa, p. 148.
2003 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume V, Na - Ru, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. 2184/2186.