Isaia Lazzari nasce a Scandolara Ravara (CR) il 1° ottobre 1940.
Figlio di un Impresario edile, si forma artisticamente a Cremona, piccola città lombarda, ma a livello artistico e culturale molto vivace. Allievo dello scultore cremonese di fama nazionale Dante Ruffini, frequenta corsi di disegno tenuti dall’illustre Prof. Arcebi.
Durante il suo soggiorno a Cremona frequenta la Fonderia Boccacci, famosa a livello nazionale, apprendendo tutti i segreti delle fusioni in bronzo.
Dirige la sua industria della lavorazione di marmi nel comune di Scandolara Ravara.
Ben presto frequenta l’ambiente legato alla produzione dei marmi di Carrara, ha modo di frequentare le botteghe degli artigiani e si appassiona alle varie tecniche di lavorazione delle pietre e dei marmi.
Grande conoscitore ed esperto dei marmi e delle loro caratteristiche merceologiche e della loro lavorazione.
Lo si può considerare ormai una realtà nel panorama artistico casalasco e basso parmense.
La sua arte non è facile da catalogare e collocare in una semplice corrente artistica perché artista eclettico e versatile. Le sue opere sono il risultato delle sue ricerche e sperimentazioni sulla materia di cui è profondo conoscitore (marmi-bronzi-terrecotte). Le sue opere sono la sintesi del suo percorso artistico e rappresentano l’evoluzione della sua poetica personale ed inedita.
Isaia Lazzari ha dedicato buona parte della sua vita artistica alla scultura, in particolare del marmo, ed ha sperimentato la modellazione della materia elastica-argilla mediante uno stile realistico e classico, ha approfondito negli anni lo studio della figura umana.
Le sue composizioni, bassorilievi e tutto tondo e la produzione statuaria evidenziano uno stile di chiara impronta classica che negli ultimi tempi si è evoluta in una forma più lineare e stilizzata.
La figura umana ha sempre rappresentato il principale elemento di ispirazione e produzione della sua attività artistica. Utilizza vari tipi di marmi e differenti tipi di argilla per la modellazione di bassorilievi, altorilievi e tutto tondo. La sua scultura ha in sé eleganza e dinamicità; ogni opera, attraverso la modellazione si evolve con equilibrio e sintonia.
Le opere di Lazzari evidenziano matrici iconografiche di varie derivazioni assimilate dall’artista attraverso una profonda riflessione sul percorso della scultura dal mondo classico ai maestri del Novecento, tenendo presente anche elementi popolari ed arcaici.
Contatti:
Isaia Lazzari
Via Europa, 46 - 26040 Scandolara Ravara (CR)
Tel. 0375.95143
E-mail: mary@lazzarisaia.it
Opere pubbliche:
- “Monumento ai caduti di Nassiriya”, parco comunale, Martignana Po (CR).
- “Madonna con ammalata orante”, Fondazione Germani, Cingia de’ Botti (CR).
- “Girotondo dell'amicizia”, parco comunale, Cingia de’ Botti (CR).
- “Monumento ai caduti”, Gadesco (CR).
- “Fontana con rane”, parco comunale, Gussola (CR).
- “Monumento al Cordaio”, Castelponzone (CR).
- Monumento dedicato a “San Martino”, San Martino del Lago (CR).
Mostre personali:
2010 - San Vitale, Cremona.
2014 - Chiesa sconsacrata di San Vicenzo, percorso artistico Europeo, Colorno (PR).
2014 - Ridotto del Teatro Comunale, Casalmaggiore (CR).
2016 - Battistero, Cremona.
Mostre collettive:
È stato invitato ad esporre le sue opere alla fiera “Marmomac” a Verona da una nota azienda di fama internazionale nella lavorazione dei marmi.
2012 settembre / 2013 gennaio, A.a.c., “Musicando”, Paderno Ponchielli (CR).
2012 novembre / 2013 gennaio, A.a.c., Museo Diotti, Casalmaggiore (CR).
2013 - A.a.c., “Colori”, Soresina (CR).
2013 - “Giuseppe Verdi”, Ucai, Galleria S. Andrea, Parma.
2013 - A.a.c., “Segni”, Rocca S. Giorgio, Orzinuovi (BS).
2014 - “Maschere”, Ucai, Galleria S. Andrea, Parma.
2014 - “La Sacralità dell’Acqua”, Ucai, Galleria S. Andrea, Parma.
2014 - “Artisti in mostra”, Reggia di Colorno (PR).
2015 - “Cibo per l’anima”, A.a.c., S. Maria della Pietà, Cremona.
2016 - “50anni d’arte in Lombardia”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN).
2017 - “La via della Bellezza”, “XI Biennale Arte Sacra”, Ucai, Parma.
2017 - “Libere espessioni”, A.a.c., Palazzo Anselmi-Azzolini, Cremona.
2017 - “Vero Uomo Vero Dio”, “Biennale di Arte Sacra”, Ucai,Parma.
2018 - “Parma città d’arte Giardini e cortili musica e storia”, Ucai, Parma.
2019/2020 - “XIII Biennale di Arte Sacra - Il Cantico dei Cantici”, Ucai, Parma.
2020 - “XII Biennale di Parma”, Chaos Art Gallery, selezione Artisti per Biennale Roma.
2022 - “Aspettando la Primavera”, Ucai, Parma.
2022 - “Parma città d’arte Simboli Luoghi e personaggi”, Ucai, Parma.
Bibliografia:
2017 - Catalogo Sartori d'arte moderna e contemporanea 2018, a cura di Arianna Sartori, Mantova, Archivio Sartori Editore, p. 126.
2021 - Artisti Italiani 2022 catalogo Sartori d'arte moderna e contemporanea, a cura di Arianna Sartori, prefazione di Maria Gabriella Savoia, Mantova, Archivio Sartori Editore, p. 187.
Giudizi critici:
La scultura non è frutto di improvvisazione
“La scultura non è frutto di improvvisazione”. Questa frase potrebbe sembrare non solo un’affermazione troppo ovvia, ma quasi riduttiva perché, se così non fosse, l’arte in generale e la scultura in particolare potrebbero facilmente nascere da un genius improvviso, spontaneo, incontrollato, e quindi realizzare una scultura sarebbe, per chi questo genius possiede, un atto facile, da compiersi senza fatica e senza incertezze, quando si vuole e come si vuole. Ma non è certo così e questo me lo ha confermato subito anche il mio primo incontro con Isaia Lazzari, quando, in uno spiazzo della sua ditta di lavorazione marmi e graniti, posta lungo una bucolica strada di campagna ai margini del piccolo centro di Scandolara Ravara, lui mi parlava, con passione e commozione, dei suoi aiuti di apprendistato presso lo studio dello scultore Dante Ruffini, ricordando quando il "maestro”, come lui ancora oggi lo definisce, seguisse i suoi primi passi nella difficile strada dello scolpire, osservando con attenzione il suo fare, correggendo certi errori fatti nell’improntare il soggetto scelto o approvando la buona riuscita estetica nell'esecuzione di altri particolari.
Le sue parole confermavano indirettamente la frase da cui è partito questo breve scritto, tra tutte le arti la scultura è, in modo particolare, arte difficile per tanti aspetti, certamente più aspra e complessa della pittura, con la quale, peraltro, ha per secoli rivaleggiato, ed è anche oggi sicuramente arte un po’ più defilata (basti pensare ad esempio a quante mostre si organizzano ogni anno nel settore della pittura antica e non e quante meno siano, invece, le mostre dedicate specificatamente alla scultura).
Ma da cosa nasce in definitiva questo minor impatto della scultura nel sempre più variegato mondo dell’arte contemporanea? Da più fattori che si possono qui solo brevemente trattare, ma che si riallacciano sempre alle caratteristiche fondanti dell’arte scultoria che è lavoro di fatica, rapporto immediato tra artista e materia e che, visto che si lavora per sottrazione di materiale e non per aggiunta, non consente né errori né ripensamenti. La scultura, specialmente quella in marmo che è prediletta anche da Isaia Lazzari, richiede, infatti, un rapporto diretto e fisicamente più faticoso con questa materia aspra e dura e certamente altro è lavorare di mazzuolo e scalpello ed altro è lavorare di pennello e spatola.
L’approccio, poi, che lo scultore ha con l’opera d’arte da creare è meno filtrato da tutta una serie di fasi che invece sono presenti nella pittura ed il passaggio al lavoro diretto sul blocco di marmo è spesso preceduto solo da pochi schizzi che fissano l’idea prima o da un modelletto in creta o gesso. Come già detto, poi, lo scultore rispetto al pittore lavora non per aggiunte progressive di materiale, il colore steso sulla tela, ma per sottrazione così da far emergere dalla pietra i lineamenti di quella scultura che, secondo il grande Michelangelo, è già presente nel marmo, mentre all’artista non resta che il compito di liberarla dal materiale in più che momentaneamente ce la nasconde.
Quindi la scultura è veramente arte difficile, faticosa e complessa alla quale comunque Isaia Lazzari si è avvicinato prestissimo con un percorso di apprendistato vissuto in due momenti: gli anni della formazione scolastica della scuola “Ala Ponzone Cimino” e gli anni di apprendistato presso lo studio di Dante Ruffini, scultore affermato che ha lasciato con le sue tante opere una traccia profonda non solo nell'arte cremonese, ma nel panorama della scultura italiana di metà Novecento. Questi due momenti didattici diversi si sono, poi, completati con le lezioni di disegno seguite presso lo studio di Luigi Acerbi in via Genala.
D'altro canto l'Istituto “Ala Ponzone Cimino” è stato fucina di tanti talenti e come ricorda Tiziana Cordani"Angelo Bertolini, Renzo Botti, Mario Coppelli, Sereno Cordoni, Arturo, Pietro e Vincenzo Ferraroni, Egisto Naponi, Dante Ruffini, Iginio Sartori sono stati allievi dell'Istituto in tempi e situazioni diverse, hanno avuto differenti "maestri d'arte"ed insegnanti, si sono espressi originalmente in campi dissimili dell'arte, eppure tutti sono accomunati dall'eccellenza delmestiere i cui fondamenti sono riconducibili proprio alla "Punsuna”, Scuola di Arti e Mestieri il cui nome essi, come altri, mantennero e mantengono quale riferimento primario del loro percorso adulto" (dal catalogo della mostra di opere degli artisti già allievi dell'Istituto realizzata in occasione della festa memoriale della Marchesa Paolina Ala Ponzone Cimino di Valenzano)
Per Isaia Lazzari il passaggio dalle aule di palazzo Fraganeschi di via San Lorenzo, sede della scuola, allo studio di Dante Ruffini (anche lui come appena visto allievo dell’Ala Ponzone Cimino) in via Carlo Speranza fu quindi, non solo facile, ma quasi naturale e così il giovane Isaia qui ritrovò non solo molti degli stimoli già sperimentati, ma la nuova situazione, il lavoro concreto, il diretto contatto con le opere d'arte che Ruffini realizzava per una varia committenza privata e pubblica lo misero in rapporto con tutto ciò che la scuola aveva potuto fino ad allora presentargli in gran parte solo a livello teorico affinando così giorno per giorno, con un lavoro quasi da bottega rinascimentale, le sue capacità naturali e la sua esperienza formativa. Questi densi anni di lavoro-studio posti a cavallo degli anni Sessanta, questa attività “sul campo” avvenivano, poi, in un ambiente particolare che è stato così ben sintetizzato da Donatella Migliore nella monografia dedicata a Dante Ruffini dalla figlia Laura nel 1994: “un vero e proprio cenacolo era diventa la sua casa, morfologicamente adatta ad accogliere gli artisti e quanti altri volessero discorrere d’arte, di musica, di poesia L’abitazione sopra, lo studio al piano terreno e il famoso cortile dove si facevano le colate di gesso, sembravano luoghi fatti apposta per dare vita ad una corte, nel senso umanistico della parola…
I continui confronti, le dispute, le discussioni sui più svariati temi dell'arte facevano di questo ambiente qualcosa di più di un semplice studio di scultore, era una vera fucina di idee dove l'arte era intesa nel suo significato più ampio.”
In questo ambiente Isaia Lazzari trascorse circa sei anni collaborando con il “maestro" Dante e dividendo il suo tempo tra i vari lavori di bottega condivisi con l’altro apprendista, Franco Piacentini, ma muovendo, nel contempo, i suoi primi passi in autonomia e realizzando le sue prime prove di scultura fortemente influenzate dallo stile e dalla cifra tipica di Dante Ruffini. A questo proposito è ancora vivo in lui, a distanza di quasi cinquant’anni, il ricordo del lusinghiero apprezzamento espresso da Ruffini sopra il modello della testa della sorella Gigliola, realizzato agli inizi degli anni Sessanta, opera con la quale Isaia, proprio su consiglio ed indicazione di Dante Ruffini, partecipò alla mostra degli Artisti Cremonesi presso Palazzo dell’Arte.
Da questa opera in cui si vede già la felicità di plasmare il volto della sorella nella sua realtà e contemporaneità, inizia il suo personale percorso artistico, finalmente il suo apprendistato si era felicemente concluso e poteva iniziare il suo cammino autonomo che lo ha condotto sino a questa pubblicazione, la summa di una lunga attività che ha raggiunto il fatidico traguardo del mezzo secolo. Un’attività, che come dà conto la bella sequenza fotografica contenuta in questo volume, è stata intensa e multiforme e che, pur limitata geograficamente ai piccoli e medi centri dell’area casalasca, si è particolarmente dispiegata in due campi specifici: l'arte religiosa, in particolare l'arte funeraria, e la committenza pubblica celebrativa, due campi particolari, ma oggi, forse, i pochi rimasti a chi sceglie di operare in campo scultoreo. Fra questi due settori, poi, calato drasticamente quello spirito celebrativo che, dalla metà Ottocento, in poi, aveva comunque fornito agli artisti concrete e frequenti possibilità di lavoro, sono i nostri cimiteri a primeggiare, a diventare veri e propri musei di sculture ed a diventare cosi luogo privilegiato per osservare il personale fare artistico del singolo autore o per seguire da vicino l'evoluzione della sua ispirazione artistica. L’osservazione complessiva della produzione di Isaia Lazzari mostra, perciò, come essa sia connotata da un controllato equilibrio espressivo che lo ha portato a lavorare sull’astrazione del vero, su una sobria stilizzazione che ha saputo, però, quasi sempre dare voci ai tanti sentimenti contrastanti dell’anima umana, alle gioie ed ai dolori, all'amore ed alla fede, all'eroismo ed alla rassegnazione; tutto ciò è avvenuto, però, sempre senza dimenticare i consigli preziosi del suo maestro Dante Ruffini, né disconoscere il rigore degli apprendimenti ricevuti presso l’Ala Ponzone-Cimino, e questi due cardini sono stati, entrambi, compagni inseparabili lungo la strada della sua vita e della sua produzione in questo lungo e fecondo cinquantennio.
Sonia Tassini, Cremona, settembre 2009