Trasferitosi con la famiglia a Milano, Salietti frequenta l’Accademia di Brera fino al 1914.
Nel 1920 espone alla Biennale di Venezia, 1 dipinto e 4 disegni e nel 1922 espone a Milano con Oppi, Dudreville, Tosi e Malerba.
Nel 1922 partecipa alla XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con sei disegni: Paesaggio umbro I e II, Paesaggio ligure I e II, Paesaggio di Valseriana I e II, ed il dipinto: Ritratto.
Nel 1923 partecipa all'Esposizione Quadriennale di Torino.
Partecipa alla Biennale di Venezia del 1924 con 1 dipinto e 1 disegno, entra a fare parte del movimento Novecento di cui diventa segretario nel 1925.
È il momento di un generale “ritorno all’ordine”.
Nel 1926 partecipa alla XV Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con 3 dipinti.
Nel 1926 espone alla “Prima mostra del Novecento italiano” e nel 1927 è tra i fondatori del “Gruppo dei sette pittori moderni” assieme a Funi, Sironi, Tosi, Carrà, Marussig e Bernasconi.
Nel 1928 partecipa alla XVI Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con 9 dipinti e cartelle con disegni, acqueforti e xilografie.
Nel 1929 espone a Barcellona.
Nel 1930 partecipa alla XVII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con sei dipinti: Fiori, Ragazza col ventaglio, Paesaggio di Chiavari, Ragazza che legge, Strada di Riviera, Natura morta, e cartelle con disegni, acqueforti e xilografie, nella Galleria del Bianco e Nero.
Nel 1932 partecipa alla XVIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con una Mostra individuale, presentato in catalogo da Orio Vergani, dove presenta 35 dipinti.
Nel 1933 dall'11 marzo all'11 aprile, partecipa IV° Mostra d’Arte del Sindacato regionale Fascista Belle Arti di Lombardia al Palazzo della Permanente di Milano con il dipinto: Il cappello di paglia.
Nel 1933 era stato nominato membro corrispondente della “Wiener Secession” e dal 1933 al 1936 fa parte del Consiglio Superiore per le Antichità e Belle Arti di Roma.
Nel 1934 partecipa alla XIX Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con 5 dipinti: Ritratto di mia moglie, L' "Amour"
- natura morta, Strumento musicale - natura morta, Via Appia, Il Colosseo.
Nel 1936 partecipa alla XX Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con 12 dipinti.
Dal 15 al 30 settembre 1936, partecipa alla II Mostra d'Arte Moderna, Sindacato Fascista delle Belle Arti, di Ravenna, con le opere: Fiori nel vaso bianco, Fiori, Ragazza del Lazio.
Nel 1937 espone a Parigi; poi alla II e III Quadriennale di Roma.
Nel 1941 si trasferisce definitivamente a Chiavari, frequentata fin dagli anni Venti.
Partecipa alla XXIII Biennale di Venezia del 1942 con una Mostra individuale, dove espone 27 dipinti e ottiene il Gran Premio per la pittura.
Partecipa alle Biennali di Venezia del 1948 - 1950 - 1952
Nel 1953 partecipa all'Esposizione Nazionale d'Arte. Biennale di Brera e della Permanente, con il dipinto: Arlecchino.
Nel 1955 partecipa con il dipinto "Veduta di Siena", alla rassegna: Viaggio in Italia. Terzo Premio di Pittura ESSO, a Venezia.
Muore a Chiavari nel 1961.
Tra le più importanti mostre postume si segnalano quella tenutasi alla Permanente di Milano nel 1964 e quella del 1972 a Chiavari.
Alberto Salietti.
Anche nello sviluppo dell’arte di Alberto Salietti, come in quella di vari tra i giovani compagni del suo stesso travaglio artistico, il ritorno al vero, la ricerca di una soggettiva verità pittorica, rappresentano un passo decisivo. Nato nella pittura, figlio e nipote di pittori decoratori romagnoli, aveva attinto nella tradizione famigliare i principi istintivi di quella che poteva presto diventare una maturità tecnica. La pratica dell’artigianato pittorico famigliare, il successivo esercizio accademico milanese - venuto a dodici anni a Milano frequentava fino al 1914 i corsi di Brera - potevano portarlo sulla via delle facili e fedeli traduzioni letterali della realtà visiva, o verso i porti oziosi del decorativismo, senza preoccuparlo nella ricerca dell’espressione di una superiore realtà pittorica. Gli anni della guerra segnavano nella sua attività una sosta che doveva permettere al giovane artista soldato le prime riflessioni, i primi dubbi, i primi interrogativi. Al ritorno dalla guerra il pittore reagiva a se stesso. Nel timore di farsi soverchiare dal vero obbiettivo, nel timore di farsi schiavo dei modelli, egli doveva essere portato naturalmente all’astrazione. In quegli anni Alberto Salietti lavora a memoria. Crede di esser libero con se stesso. Cerca uno stile e crede di averlo trovato. Nella sua memoria il vero si adatta ai ritmi di una composizione e ai rapporti di una colorazione astratti. La sua pittura può sembrare si avvantaggi da tutti gli apporti del cerebralismo; ma rinuncia ai suoi valori effettivi. Invece che proseguire alla conquista di uno stile, il pittore si sofferma alla tappa della stilizzazione. Gli sembra, con questo, di obbedire al suggerimento dei primitivi e dei maestri del Quattrocento, dalle cui opere egli ha tratto sino a quel momento più i consigli interpretativi che quelli creativi. La sua pittura è suggestiva, raffinata da toni, sapiente di grafia, ma senza essenzialità, e tende all’ illustrativo. Certi valori elegiaci, che si noteranno più tardi tradotti in una virtù di accordi cromatici, sono ancora detti attraverso il tono narrativo del soggetto.
Un pittore di solido istinto come il Salietti non poteva fermarsi a questo. La natura reclamava un suo palpito diretto e cordiale. In vari anni, tra il 1919 e il 1927, egli a volta a volta, si allontana dal vero e gli si riaccosta. Ritorni alla realtà valgono a fargli conquistare progressivamente una più meditata maturità. Di esperienza in esperienza egli sente che, per esser libero nella sua espressione, non deve più ricercare il vero attraverso un riflesso cerebrale, ma che può ormai, non più sottomesso, completare la realtà con il dono di una sua soggettiva visione, sostituire alla caducità delle sue forme il primo soffio di una immortalità umana. Egli va così ritrovando nei confronti col vero una precisa unità di clima pittorico entro il quale coordinare e comporre il valore di ciascuna cosa. Ritorna al vero così, da padrone, con mano forte e decisa, e sente subito che gli aspetti del mondo hanno per lui una nuova obbedienza, felice illuminata e vibrante. La sua attenzione al vero si traduce in facoltà creatrice. L’astrazione è abbandonata per una ricerca plastica e cromatica che fa profondi i rilievi e smaglianti e sinfonici i toni. Le cose - uomini, oggetti, paesaggi che siano - acquistano i loro definitivi valori pittorici, si liberano dalla stilizzazione, acquistano nitori splendenti, riconquistano il solido valore dei volumi equilibrati, si inquadrano in una salda architettura, mentre la visione si fa assorta ed estatica, in una sorta di pensosa magia del silenzio che ci pare il più chiaro carattere spirituale dell’ artista, il tocco con cui egli sigilla le sue opere migliori.
Su questa strada, alla ricerca di un equilibrio perfetto tra la sua emozione e il vero, Alberto Salietti lavora ormai da vari anni senza incertezza, tra la sua casa milanese e la sua casa ligure, attento a questo colloquio quotidiano tra il suo spirito la forma e il colore, teso a far si che da questi incontri sorga una sempre più pura umanità del vero, convinto ormai che il valore della pittura è uno e inconfondibile.
I quadri eh’ egli espone nella sala dove la Biennale ha voluto egli presentasse un saggio ampio della sua attività stanno a testimoniare la raggiunta unità del suo io di pittore e sono un’ altra prova della raggiunta nobiltà espressiva della giovane pittura nostra.
Alberto Salietti è nato a Ravenna il 15 marzo 1892. È stato uno dei fondatori della mostra del «Novecento Italiano». Ha partecipato a numerose esposizioni in Italia e all’ estero, alle internazionali di Venezia e Roma, a quelle del Carnegie Institute di Pittsburgh, a Parigi, a Zurigo, a Ginevra, a Berlino, ad Amburgo, a Londra, ad Amsterdam, a Buenos Ayres, a Monaco e a Stoccolma. ORIO VERGANI - 1932 - (Orio Vergani) XVIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, pp. 115/117.
Bibliografia:
1922 - XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, pp. 38/39, 118.
1922 - XIII Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, Numero speciale della Illustrazione Italiana, Milano, Treves, supplemento al n. 31 del 30 luglio, p. 6.
1930 - XVII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 80.
1932 - (Orio Vergani) XVIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, pp. 115/117.
1932 - XVIII Esposizione Internazionale d'Arte - Venezia, 1932 X° 28 aprile 28 ottobre, Fascicolo di Maggio della Rivista Le Tre Venezie, anno VIII°, N° 5, p. 275.
1932 - Catalogo della Prima Mostra dell’Incisione Italiana Moderna, Firenze, Istituto Italiano del Libro, p.37, 38, (ill. XXXVI-XXXVII).
1933 - IV° Mostra d’Arte del Sindacato regionale Fascista Belle Arti di Lombardia al Palazzo della Permanente di Milano, catalogo mostra, pp.nn.
1934 - XIX Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, catalogo mostra, p. 132.
1936 - II Mostra d'Arte Moderna, Sindacato Fascista delle Belle Arti, Provincia di Ravenna, p. 24.
1949 - Armando Pelliccioni, Dizionario degli Artisti Incisori Italiani (dalle origini al XIX secolo), Carpi (MO), Gualdi, e F., p. 158,
1951 - Ettore Padovano, Dizionario degli Artisti Contemporanei, Milano, I.T.E., p. 301.
1953 - Esposizione Nazionale d'Arte. Biennale di Brera e della Permanente, catalogo mostra, tav. 70.
1955 - Domenico Maggiore, Artisti italiani viventi, Napoli, Maggiore, p. 464.
1955 - Luigi Servolini, Dizionario Illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei, Milano, Gorlich,p. 721, 722.
1955 - Viaggio in Italia. Terzo Premio di Pittura ESSO, Venezia, p. 84.
1960 - Luigi Servolini, Gli incisori d’Italia, Milano, Edizioni del Liocorno, ad vocem
1969 - Prima Triennale dell’Incisione, Maestri di ieri e di oggi, catalogo mostra, Milano, gennaio-febb., p. 27.
1982 - Catalogo della Grafica Italiana n. 12. Milano, Mondadori, p. 142.
1985 - Paolo Bellini, Storia dell’incisione moderna, Bergamo, Minerva Italica, p. 497.
1990 - Annuario della Grafica in Italia n. 20. Milano, Mondadori, p. 39.
1996 - La Biennale di Venezia. Le Esposizioni Internazionali d’Arte 1895-1995, Venezia, Electa, p. 611.
2012 - Zeno Davoli, La Raccolta di Stampe “Angelo Davoli”, volume VIII, Rd-S, Reggio Emilia, Edizioni Diabasis, p. 231 ill., 232.