Giuseppe Riva a Desio.
In occasione delle recenti feste in onore di Pio XI nella sua città natale di Desio, ammiratissimi sono stati da profani e da intenditori i dipinti decorativi nella Collegiata del pittore bergamasco Giuseppe Riva, principalmente quelli dell’immensa cupola dell’architetto Cesa Bianchi da poco ultimati.
L’illustre pittore aveva già eseguiti lavori al Battistero, all’altare di S. Agata e decorato il braccio maggiore della croce latina, che comprende una grandiosa tazza e due spazi fra doppie arcate, dove ha dipinto maestose figure tra putti, rappresentanti la Speranza e la Carità e nella tazza la gloria di S. Giovanni Buono, fra angioli, putti e angiolesse che portano il Santo verso l’atrio divino.
Per la cupola si trattava di armonizzare dipinti e decorazioni con l’architettura della basilica e le sue vicende storiche, su di una superficie di cinquecento metri quadrati, quanti appunto ne conta la cupola. Riva vi ha rappresentata la gloria dei S.S. Siro e Materno: una teoria grandiosa di angeli e putti osannanti, suonanti e svolazzanti, fuggenti verso l’alto e discendenti ad annunciare l’incontro dei Santi protettori della città, con la Trinità Santissima in una armonia di colori sapientemente graduati.
La cupola è altissima; perciò, a mascherare i quattro peducci sopra altri quattro che stanno sotto, venne sviluppato un motivo architettonico semplice, che basta per sviare l’impressione di una ripetizione, cioè i quattro evangelisti in piedi, nell’atteggiamento a ciascuno caratteristico.
Nei peducci inferiori, risultanti dalle arcate, le statue in stucco dei quattro massimi dottori che confondono gli eresiarchi, balzano infuori nell’aria a trionfo della fede, e addolciscono la crudezza dell’angolo. Sul presbiterio il pittore ha raffigurata la Fede, così da avere tutte e tre le virtù teologali con le altre che si vedono nella navata.
Sulle volte del transetto appaiono gli angioli con gli emblemi della Madonna e di S. Giuseppe, ispirati alle rispettive cappelle sottostanti.
Desiderando poi mantenere con rigidità artistica il carattere della chiesa, egli stesso ha modellate le figure dei dottori e profeti, e dei putti che ornano il fregio.
11 tutto si compone in armonica unità di stile, che documenta il valore non comune del chiaro e venerando artista.
Egli seppe ottenere una trasformazione della chiesa che ha veramente del miracoloso.
È questo il giudizio che, pronunziato dal compianto podestà Giulio Gavazzi, definisce esattamente l’opera geniale d’arte sacra compiuta da Giuseppe Riva. (1937 - I nostri artisti: Giuseppe Riva a Desio, Milano, Pro Familia, n. 43 (1927), 24 ottobre XV, p. 555).
Bibliografia:
1937 - I nostri artisti: Giuseppe Riva a Desio, Milano, Pro Familia, n. 43 (1927), 24 ottobre XV, p. 555.