Raza Claudia

pittrice incisore
Cividale del Friuli (UD)

Claudia Raza è nata a Cividale del Friuli (UD), vive ad Aurisina (TS).

Ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafica a Venezia e numerosi corsi di specializzazione con importanti maestri, inoltre ha seguito seminari intensivi in Austria, Slovenia e Italia.
Ha dato vita alla Stamperia del Tintoretto di Venezia ed era presente alle attività della Scuola di Grafica a Venezia.
Claudia Raza ha illustrato libri e collaborato alla scenografia del dramma sacro “La visione di Hildegarda” per il Teatro “Bon” di Udine.

Da anni affianca al gesto pittorico il linguaggio della poesia.

Ha pubblicato “Sottili inquietudini” (Ed. Murice), “Sottili inquietudini II” (Circolo Italo-Austriaco di Trieste), tradotto anche in tedesco e sloveno “Inciso è ogni gesto” (Hammerle Ed. Trieste), “Parole scritte” (Ed. Franco Rosso, Trieste) “Sguardi a ritroso” (Ed. F. Rosso Trieste, 2018).

Ottiene premi e riconoscimenti, annovera cento mostre personali e oltre cinquecento collettive in Italia, in paesi europei, in Giappone ed Australia.
L’artista è stata presente alla Biennale di Venezia, Biennale Internazionale Donna al Porto Vecchio di Trieste e alla Triennale di Venezia Palazzo Albrizzi.

Nel 2022 riceve il Premio alla Carriera dal Club Unesco di Udine.


Sue incisioni sono inserite nella Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori di Mantova,

Sito internet: www.raccoltastampesartori.it


Contatti:

Claudia Raza

Cell. 346.9426643

E-mail: claudia.raza@gmail.com


Giudizi critici:

"Artista dall’espressività eclettica, Claudia Raza si esprime creativamente attraverso la pittura, la composizione di poesie, la scenografia, l’illustrazione di libri per ragazzi. Alla calcografia, in particolare, ha dedicato una importante fase della sua formazione, frequentando a Trieste la Scuola Libera dell’Aquaforte C. Sbisà e a Venezia la Scuola Internazionale di Grafica, per partecipare pure alla fondazione della Stamperia Tintoretto a Venezia. Il tutto ha trovato sintesi in una attività espositiva (iniziata nel 1978) di più di 100 mostre personali e di oltre 600 rassegne collettive in Italia e all’Estero e nella pubblicazione di numerose raccolte di poesie, pure tradotte in sloveno e tedesco. Il circolo virtuoso delle tante voci creative con le quali si esprime la Raza trova però sintesi in un messaggio che l’artista esprime quando dipinge, incide o scrive: il messaggio sta nel dare rappresentazione e interpretazione a quella silenziosa complessità che oggi abita l’esistenza dell’uomo, anche quando vive nelle luccicanti città dove però alberga la solitudine e quel senso di vuoto che limite l’orizzonte dell’esistenza. Un messaggio che troviamo in tutto lo spettro espressivo della Raza: nelle opere che lei ha dedicato al Carso, del quale coglie l’universo aspro e insieme dolce, per farne una metafora esistenziale; lo cogliamo nel ciclo dei canneti , ispirati dalle foci del Timavo, quelle gabbie fantastiche di fili arborei che sembrano piegarsi alla forza del vento e che metaforicamente simboleggiano la fragilità dell’uomo contemporaneo. Lo troviamo nei libri d’artista, un altro ciclo significativo della sua espressività: qui la Raza affronta il libro che è il tempio depositario della parola per eclissarne l’aspetto scritturale e creare un nuovo manufatto dove si incontrano pennelli e pennini. Libri d’artista che diventano pillole esaustive dell’espressività dell’artista e che servono alla Raza per veicolare i valori simbolici che la ispirano e che sono sempre legati alla natura, all’uomo, alla storia dei Longobardi, ai versi dei poeti amati. E’ un messaggio che troviamo nelle serigrafie dedicate ai Longobardi come pure nelle opere più recenti, definite per semplificazione “calligrafiche”. Originaria di Cividale, la Raza nelle serigrafie dedicate ai Longobardi va alla ricerca delle tracce lasciate da un popolo che si era insediato nella sua terra nativa, utilizza dei fogli per farli diventare spazi attraversati da segni e movimenti, superfici nelle quali si coagulano sedimenti e rilievi che diventano la metafora di una esplorazione che l’artista attraversa alla ricerca di una riscoperta del passato.
Nel più recente ciclo di lavori, le opere calligrafiche, la Raza traduce nell’astrazione grafica i motivi della sua eleganza spirituale, archiviando la tradizionale concezione della pittura intesa come rappresentazione visiva, per inventare un nuovo vocabolario espressivo, dove arte visiva e arte della parola si rincorrono. L’esito è rappresentato da opere dove scrittura e parole sono l’essenza compositiva, comunicano colore, sentimento e bellezza. Nelle parole si possono riconoscere alcuni versi della stessa Raza o strofe dei poeti più amati: ma non conta tanto quello che è scritto, quanto la trasformazione che vive il gesto manuale della scrittura. La Raza ci invita a immaginare il gesto della mano che scrive, per rivivere il movimento, quell’energia primitiva insita nel gesto della scrittura e che è l’energia alla base del gesto artistico, l’energia che da vita al segno e allo stesso tempo esprime un senso. Quel senso che per Claudia Raza nasce dall’interpretazione della memoria degli affetti, nasce dai ricordi, dall’invisibile che sta dietro al visibile. E tutto ci parla di amore per una vita vera, di ricerca della bellezza, di priorità alla dimensione umana dell’esistenza. Con il suo lavoro la Raza sa proporre momenti di riflessione e sa riaffidare all’arte l’ambizione di aiutare il fruitore ad immaginare un mondo migliore".
Franco Rosso


Claudia Raza: le connessioni dell’Infinito

“Uno dei grandi intenti dell’Arte è quello di esprimere non solo la manifestazione del reale ma, soprattutto, quella di un invisibile connesso a dimensioni che l’uomo da sempre ha cercato di indagare, nel contesto di un’esistenza che non può definirsi compiuta senza il confronto con il Mistero nelle sue molteplici declinazioni. Raza è artista del pensiero sconfinato, certamente ben oltre un limite che il mondo pone, talvolta, nel gioco illusorio delle apparenze. Le dimensioni immaginifiche evocate da questa pittrice esprimono il prodigio della luce e la sua assenza, la pienezza dello spazio e l’oscura rarefazione, il segno affermativo e la sua negazione. Tutto appare sospeso in un rapporto con il Mistero più etereo che terreno, come se il Pensiero dominante fosse impossibile da definirsi attraverso costruzioni realizzate con la logica convenzionale. La teoria iconografica della Raza si proietta dunque aldilà della riconoscibilità tangibile di tutte le cose. Se la pittura può spingersi ben oltre il limite della parola espressa che organizza le nostre idee sull’esistenza, è proprio attraverso il coinvolgimento visivo che questo avviene, come se l’immagine da sola – nella sua funzione di simbolo ‘significante’ – potesse condensare in sé la verità del ‘significato’. E, in questo contesto, la parola volatile, intesa come strumento volto a disvelare, viene qui utilizzata a sostegno dell’intuizione iconica. L’insieme delle parole che si sovrappongono alle immagini diventa così un’ideale comunione ed espediente compositivo che, tecnicamente, evidenzia ancor di più la profondità del campo visivo accentuando l’effetto di sospensione nello spazio. La parola scritta, fàgocitata dalla forza attrattiva della pittura, si perde nell’etere cosmico come un suono vacuo, rivelando il suo evidente limite cognitivo, per essere solo pura evocazione semiotica. Le opere della Raza, dunque, muovono la nostra percezione su due registri comunicativi, nella commistione fra astrazioni iconografiche e grafemi. E, proprio questi ultimi ricreano suggestioni e ancestrali ricordanze. Vorremmo allora interpretare quelle lettere, entrare dentro quelle parole, quei glifi ed alfabeti arcaici che potrebbero fornirci un indizio o rivelarci un piccolo segreto. Forse qualcosa riusciamo a cogliere o, almeno, ci pare. Ma, subito, tutto corre e svanisce, e quei tracciati di scrittura si confondono negl’infiniti incroci di curve, labirinti e linee ritmiche, come fra le righe di una partitura di musica metafisica, lasciandoci attòniti nella fascinosa sovrapposizione. Ed è nella straordinaria capacità di coniugare informalità e decisa affermazione del tratto che si trova la chiave interpretativa di queste esecuzioni che sintetizzano pittura e grafica. Ogni opera pare suggerire allegoricamente quella multidimensionalità che dall’Universo si riflette nell’Ente umano. Tutto si squaderna in una complessità in perenne connessione, aldilà di quella separazione che, talvolta per errore, coltiviamo nella Mente che divide. I colori sfumano l’uno verso l’altro vicendevolmente. Frasi sospese di cui ci sfuggono i significati si confondono nei vuoti d’aria, nei silenzi che pure lì, davanti a noi, comunicano qualcosa. Gli spazi si dilatano per confluire in un indistinto che diverrà fusione con le astrazioni circostanti. Non sapremmo identificare ogni elemento con precisione. Potrebbero essere cellule pulsanti, amèbe, microorganismi sconosciuti ma, comunque, manifestazioni di Energia. Alcune lettere di diverse parole appaiono spezzate, forse evase dal cuore o dalle lunghe notti della Mente, altre ancora abbandonate o perdute per sempre, inghiottite nei giochi di cromatiche evanescenze. Qui traspare l’intimo animo della Raza, il trasporto lirico verso quella scrittura che vorrebbe recuperare. La parola che, pur limitata, coinvolge nei sentimenti, crea sogni, fa volare in alto, in direzione di una volta celeste da cui tutti proveniamo. La pittrice cerca di ricomporre i pezzi di questo insondabile cosmoràma di elementi eterogenei in cui si trova immersa, consapevole che nel suo Sentire ci sono non solo interrogativi ma anche possibili risposte. Molte segrete Cose le sembrano lontane, inafferrabili. Altre ancora, forse, inintelligibili. Ma, ella continua a guardare. Aristotele diceva che il Tutto è sempre maggiore della somma delle sue singole parti. Certo, quel Tutto ci sfugge e sempre ci sfuggirà. Ma nessuno potrà impedirci, nel privilegio della libertà creativa, di ricercare, pezzo dopo pezzo, tutte quelle parti che sono dentro e fuori di noi”.
Giancarlo Bonomo

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