Sue incisioni sono inserite nella Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori di Mantova,
Sito internet: www.raccoltastampesartori.it
Gian Carlo Ferraris è nato nel 1950.
Insegna Figura disegnata dal 1974 al 1984 al I Liceo Artistico di Torino e in seguito negli istituti d’arte di Valenza e Acqui Terme.
Inizia l’attività di artista nel 1972 e da allora espone periodicamente le sue opere in personali e collettive: acquerelli, acrilici e soprattutto incisioni, che approfondisce frequentando lo studio dell’amico Mario Calandri e la stamperia di Piero Nebiolo.
Si dedica contemporaneamente all’attività di grafico ed illustratore, ad iniziare dal 1975, creando illustrazioni, copertine e fumetti per numerose riviste. Svolge un’ampia attività grafica nel campo del manifesto di pubblica utilità e collabora con enti locali e consorzi nella veste di creativo, illustrando pubblicazioni e campagne promozionali, sviluppando un personale percorso illustrativo dotato di inconfondibile intensità.
Nel 1991 ha illustrato le Carte dei vini per la Regione Piemonte, nel 1992 ha pubblicato il libro di vignette e disegni “Edenologia” presso l’editore Sagittario, nel 1996 e nel 1997 sue etichette hanno vinto l’argento all’International Packaging Competition del Vinitaly di Verona, nel 1999 ha vinto il concorso per “La più bella etichetta del 1998” indetto dal Centro Studi Grafici di Milano.
2000-2004, illustra per la Regione Piemonte calendari sull’artigianato piemontese.
2002-2003 realizza, insieme a Lele Luzzati, il progetto per il Parco artistico nel vigneto “Orme su La Court”.
Nel 2003 suoi lavori sono inseriti nel volume di Paolo Menon: “Per vino e per segno, le più belle etichette d’autore”. Nel 2006 realizza un calendario per le Olimpiadi Invernali per la Regione Piemonte.
Dal 1996 è presente nel Catalogo delle incisioni dell’800 e moderne edito da Prandi - Reggio Emilia.
Dal 2012 è presente nel Catalogo d’arte moderna e contemporanea di Arianna Sartori. Mantova.
Gian Carlo Ferraris - Born in1950, he taught figure drawing at the I Liceo Artistico art college in Turin from 1974 to 1984. He began to work as an artist in 1972 and since then has exbibited his works-watercolours, acrylics and above all etchings, a skill he developed at the studio of Mario Calandri and the printing works of Piero Nebiolo in periodic one-man and collective shows.
From 1975, he worked as a grapbic artist and illustrator, producing illustrations, covers and cartoons for a number of magazines. He also worked busily on public information posters and collaborated as an ideas man with local authorities and consortia, illustrating publications and promotion campaigns and developing an inimitable style of bis own.
He has designed posters and images for: the Piedmont Regional Authority, the Asti Provincial Authority, the Affien theatre company, the Saluzzo antique fair, the Cassa di Risparmio di Asti bank, Istituto Vino Novello Piemontese, Le città del vino, APT (Asti Tourist Board), Consorzi Barbera, the City of Asti, the Wine Antique Market of Montalcino, Movimento Turismo del Vino, Astifest, the Turin Marathon, the Borgio Verezzi Theatre Festival, the Nardini editore publishing house in Florence and others besides.
1991: illustrated wine maps for the Piedmont Regional Authority.
1992: published the book of cartoons and drawings, Edenologia (Sagittario).
1996 and 1997: won silver prize with his labels at the International Packaging Competition at the Vinitaly exhibition in Verona.
1999: won the “Most Beautiful Label in 1998” competition organised by the Centro Studi Grafici in Milan.
2000 and 2004: illustrated calendars on Piedmontese crafts for the Piedmont Regional Authority.
2002-2003: in collaboration with Emanuele Luzzati, designed the Art Park in the ‘Orme su La Court’ vineyard for the Michele Chiarlo winer.
2003: creations featured in Paolo Menon’s book of artistic wine labels:” Per vino e per segno. Le più belle etichette d’autore”.
2006: designed calendar for the Winter Olympic Games for the Piedmont Regional Authority.
Articles about bis works have been published in: La Stampa, Barolo & Co, Zoom, An Viagi, Enotria, Wine Spectator, OICCE Times, ecc.
In 1991 he was invited to exbibit at the ‘Ex libris tra Medicina e Arte’ show in Turin.
In 1998 he exhibited at the 3rd National Contemporary Etching Show in Modica (Ragusa).
He is currently a painting lecturer at the Istituto d’Arte in Acqui Terme (Alessandria).
Contatti:
Gian Carlo Ferraris
Canelli (AT)
E-mail: gianca.ferraris50@gmail.com
Mostre personali:
1972 - Libreria IL PUNTO, Asti.
1976 - Galleria I FALO’, Canelli.
1981 - Galleria STUDIO LABORATORIO, Torino.
1982 - Galleria NUOVA PENELOPE, Asti.
1983 - Galleria LA CITTADELLA, Torino.
1984 - Galleria BERMAN, Torino.
1984 - Galleria LA FORNACE, Asti.
1987 - Libreria INSONNIA, Alessandria.
1988 - Galleria BERMAN, Torino.
1990 - Galleria MICRO’, Torino.
1996 - Libreria ALPHABETA, Asti.
1996 - Galleria MICRO’, Torino.
1997 - Galleria IL PLATANO, Asti.
1998 - CascinaDANI, Agliano.
1999 - Galleria MICRO’, Torino.
2001 - Enoteca Regionale, Canelli.
2003 - Consolato Italiano, New York.
2004 - Cascina LA GIRONDA, Nizza Monferrato.
2006 - Piemonte Artistico e Culturale, Torino.
2006 - Museo Luzzati di Porta Siberia, Genova.
2007 - Cascina LA COURT, Castelnuovo Calcea.
2008 - Giardino Ingenioli, Milano.
2009 - Biblioteca “LA FABBRICA DEL LIBRO”, Acqui Terme.
2010 - Centro “Pio Succi”, Nizza Monferrato.
2011 - Antica trattoria MONLUE’, Milano.
2012 - Chiesetta Romanica, Bergolo.
2013 - MAMELOC museo della memoria locale, Cerreto Guidi.
2013 - Palas Cerequio, La Morra.
2014 - MUSARMO museo arte moderna, Mombercelli.
2015 -Confraternita dei Battuti, Castagnole Lanze.
2016 - Cascina La Court, Castelnuovo Calcea.
2017 - Villa Giulia, Verbania - Complesso S. Caterina, Finalborgo.
2018 - Castello di Monastero Bormida.
2018 - Fondazione Cesare Pavese, S. Stefano Belbo.
2020 - Palazzo Rabino, Cortemilia.
2021 - Castello di Costigliole d’Asti.
2022 - Gufo Bianco, Torino.
Giudizi critici:
Presentazione alla mostra personale al Museo Luzzati di Genova.
Alcune considerazioni sulla pittura di Giancarlo Ferraris
È stato il pittore - la sua convinzione anche prima delle giustificazioni - a smuovere la mia ottusità e a rimuovere la tentazione di leggere la pittura attuale come una variabile dell'interesse grafico prevalente. In primo luogo, Giancarlo mi ha segnalato l'importanza della preparazione percorsa da segni volanti, continui o discontinui; e poi la qualità dell'impasto cromatico, condizionato dalla tessitura di base, lasca ma aggressiva, e l'andamento tutt'altro che meccanico dello stendere il colore sulla carta o sulla tela. Compatta certo, la stesura, ma anche esposta, alle aggressioni dell'acqua o quale altro solvente, almeno fintanto che la materia non sia irreversibilmente indurita, e degli strumenti di punta e di filo - siano pennelli duri, punte, spatole, lame, bisturi - adatti a graffiare raschiare incidere, insomma portar via parzialmente o del tutto la tempera o l'acrilico appena depositati.
Né il "pittorico" termina qui, dal momento che avvengono (possono avvenire) ancora almeno altri due tipi d'intervento, naturalmente "sporchi": il primo consiste in una serie di tracce volanti sovrimposte - a grafite, pastello magro o grasso -, che sommuovono la durezza delle paste depositate, segnalandone la fragilità, forse meglio, la friabilità e permeabilità; il secondo, consiste nell'applicazione di ritagli cartacei (poveri, da rotocalchi, o preziosi d'oro) che staccano nel tessuto pittorico qualche particolare accento, timbrico sul tonale, tonale sul timbrico.
Ecco allora che le immagini consistono in parte di "positivi" campi cromatici, in parte di risparmi, sottrazioni e giunte; una costante, semmai, è rappresentata dalla nettezza del disegno, così dei grandi campi come delle piccole figure, detto in altro modo dal gioco fra spazio e "abitanti". Se dovessimo, in conclusione, trovare qualche elemento di continuità rispetto al passato non avremmo difficoltà a segnalare la persistenza di un'idea del figurare come rete di relazioni e tensioni, che mano a mano mettono a fuoco l'immagine, senza cancellare però le tracce del percorso formativo.
Alla fine, l'immagine si presenta chiaramente dedicata al paesaggio; probabilmente confrontabile col paesaggio collinare tra Langhe e Monferrato, ben noto al pittore che ci abita in mezzo, lo esplora di continuo e lo rivisita - in certo senso verifica - attraverso il filtro della memoria. "Paesaggi della memoria" è infatti l'insegna complessiva di una non breve stagione a cavallo del 2000: tipico della memoria spogliare l'immagine dell'inessenziale, potenziarne la chiarezza di profilo, la lucentezza cromatica, la luminosità, in una parola astrarne il carattere. "Paesaggi della memoria" non "memoria di paesaggi": a sottolineare che non si tratta di particolari luoghi esistenti filtrati dalla memoria, ma di luoghi che la memoria ha costruito, ovviamente utilizzando materiale incamerato dalla esperienza. Che non è soltanto diretta esperienza visiva: nello specifico, a me pare, non di rado l'immagine è sottesa dalla parola, nel senso che la metafora visiva è innescata da una invenzione verbale (non a caso, Ferraris è ancheillustratore). Comunque sempre è determinante la memoria della pittura: per esempio Burri, in particolare quello dei cellotex ammirato a Città di Castello, a ritroso i paesaggi realizzati da varie declinazioni di sintetismo almeno dalla seconda metà dell'Ottocento, indietro ancora i paesaggi esemplari che il pittore medievale fingeva su tavole e pareti mentre il contadino li costruiva con dati e materiali di natura. Quindi paesaggi che appartengono ai repertori del genere in pittura e in natura, e, al di fuori del genere, alla pittura come paesaggio, cioèessa stessa repertorio inesauribile ma organizzato di segni visivi.
Nei “luoghi della memoria", procedendo con una certa sistematicità, Giancarlo Ferraris ha trovato alcune "cose della memoria", cariche di particolare emozione, come lune, pianeti, stelle, fontane, alberi, e perfino "case della memoria", come ville, cattedrali, cascine....
E non mancano "gli omini della memoria", maschi e femmine, che hanno una singolare capacità di inventare il proprio rapporto con i luoghi le cose le case sfruttando agilità e leggerezza, che solo qualche volta assumono la maschera da pagliaccio o saltimbanco (il tema del circo caratterizza in particolare una stagione), mentre più spesso usano l'abito normale. Eppure, basta osservare l'angolo che tali "personaggi" (cose, case, esseri animati) stabiliscono con il livello terra - quasi mai i novanta gradi ottimi al prosaico equilibrio verticale - per coglierne la natura "poetica", e quindi l'ampiezza del divertimento giocato, che, tra le varianti possibili, comprende il pencolare il caracollare l'ondeggiare il danzare il levitare il veleggiare il volare... Del resto, mi sembra del tutto coerente con la natura di un mondo "curvo" - sia pure strutturato su uno schema a reticolo, fondamentalmente simmetrico con qualche tentazione araldica - che gli "abitanti", siano figure riconoscibili o pure tracce, sviluppinoelasticità e dinamismo. A volte la parentela fra le due forme diventa stretta, non senza ironia, come quando un equilibrista usa un ghiribizzo lineare come strumento d'esibizione.
Un'altra cosa che si potrebbe notare, sempre attenendosi alla iconografia, è che non esiste, o almeno tende ad essere messo in crisi il rapporto tra alto e basso: o che l'effetto topografico dipenda da una visione dall'alto panoramica, o che sia legato ad una esperienza tutta ancorata alla esplorazione del basso. Può anche succedere che del luogo ti sia data non una visione topografica, bensì in profondità, come se la "finestra" alla quale si confronta l'immagine dello spazio non fosse dislocata parallelamente al campo della visione, e neppure normalmente, ma calasse come una mannaia sullo spessore del mondo rappresentato e ne registrasse, appunto, la struttura a strati. Nel caso, può addirittura succedere che la crosta terrestre sia l'ultima ad essere raggiunta e con forte angolazione di sottinsù. I corpi celesti, invece, precipitati nel ventre della terra.
Ma chi non si è chiesto da quale scrigno in profondità si liberassero certe lune immense, piene o falcate, anemiche o sanguigne, che regalano le regioni collinari? O se gli astri - i maggiori all'apparenza e i minori -non appartenessero ai luoghi stessi, fatti della stessa pasta (la luna e i falò, per esempio), piuttosto che essere distanti incommensurabilmente ed estranei? E la pittura, del resto, non si fonda sull'”ingenua" convinzione che tutto possa essere rappresentato, in quanto visibile, anzi che tutto possa essere reso visibile cioè essere ricondotto ad una praticabile “vicinanza" fisica e concettuale?
Pino Mantovani