De Rocchi Francesco

pittore
Saronno (VA), 13 marzo 1902 - Milano, 9 aprile 1978

Artisti italiani: FRANCESCO DE ROCCHI - Francesco De Rocchi è nato a Saronno, il 13 marzo 1902.

Fin da ragazzo dimostrò amore per la pittura, e appena fuor della scuola, correva a vedere i dipinti di Gaudenzo Ferrari e di Bernardino Luini, nella chiesa dell’ Immacolata.

Egli ricorda ancora il grande viale, in fondo al quale sorge quel santuario, e i suoi primi entusiasmi e i suoi primi sogni d’arte.

Nella sua famiglia c’era chi capiva e seguiva la passione del ragazzo. Il nonno era decoratore, ed eseguiva alla perfezione soffitti in stile pompeiano. Il babbo,. appena poté, fece iscrivere il figliolo all’Accademia di Belle Arti di Milano.

Qui Francesco De Rocchi seguì il corso di pittura sotto la guida di Ambrogio Alciati.

Uscito dall’Accademia, si ritirò in famiglia, a studiare e lavorare per cinque anni. Finalmente, nel 1927 espose per la prima volta in Milano, e al suo quadro intitolato La siesta venne assegnato il Premio Fornara.

Per dieci anni poi ha lavorato con fede, serietà e costanza, sempre in seno alla sua famiglia, presso Cislago.

In questi giorni il pittore è stato colpito da un grande dolore. Il suo babbo, il suo caro babbo che lo aveva avviato e confortato nell’arte, che lo aveva seguito e aiutato con affetto e trepidazione, è morto. «Ho perso il più grande compagno, l’animatore della mia vita d’artista - ha scritto Francesco agli amici. - Nella terribile sofferenza, il suo pensiero era sempre stato rivolto al mio lavoro ».

Mario Tinti, il critico d’arte, spentosi improvvisamente a Firenze in questi giorni, stimava molto Francesco De Rocchi. Egli aveva scritto dell’arte di questo giovane lombardo:

«C’è un tremore e una placidezza nel suo spirito, l’un dentro l’altra, e vicendevoli quale un fremito di giovanissime e trasparenti foglie dentro un estatico cielo d’alba fra rosa, grigio e azzurrino (madreperlaceo) in aprile; e questo stato interiore trabocca e si effonde come musicale atmosfera in ogni sua tela: ogni forma e colore ne sono avvolti, accarezzati, acquistando un sottile profumo di casta giovinezza: e tutto ciò in schietta, limpida, genuina pittura.

«I modi pittorici di De Rocchi appartengono alla tradizione romantica lombarda; ma all’ordito del chiaroscuro ranzoniano, che già si era rarefatto e schiarito in Grubicy, il De Rocchi ne ha sostituito uno fondato sul chiarissimo-chiaro-meno chiaro, evolvendosi verso gamme sempre più trasparenti e limpide. Alla poesia del crepuscolo egli ha sostituito quella dell’aurora. Ha portato all’aria aperta e nella gran luce il romanticismo mesto della Scapigliatura e lo ha redento dalla sua tristezza non consolata di fede.

«Dalle prime sue cose che ammirai a Milano, nella II Mostra del Novecento (1929), - e da allora 1’ho sempre seguito - la tavolozza del De Rocchi si è a mano a mano schiarita, allumeggiata, così come i suoi tessuti plastici si sono sfoltiti, alleggeriti e areati.

«Graficamente De Rocchi può definirsi un primitivo, se questa parola - tanto contaminata dal razionalismo - può ancora voler dire la genuina presa di possesso dello spirito, non deformato da pregiudiziali accademiche, con l’intimo senso plastico delle apparenze reali.

«L’arte di De Rocchi ha su me un potere consolatorio ed euforico, come proiezione di un animo buono, placido, armonioso, leggiadro: come la lirica del Virgilio «minore», quella di Shelley e di Pascoli, e come la pittura dell’Angelico, di Masolino e del Pesello.

«Chi conosce personalmente Francesco De Rocchi, biondo, pallido, alto, sottile, si rende conto quanto la sua pittura gli assomigli anche fisicamente. Certe analogie biologiche-estetiche hanno un valore non trascurabile, seppure non sempre probatorio ».

Poiché Mario Tinti ci aveva sempre parlato di Francesco De Rocchi con ammirazione; ce lo aveva fatto conoscere, e aveva insistito perché fosse presentato ai nostri lettori, dedicando questo numero al pittore di Cislago, intendiamo tributare anche un omaggio allo scomparso critico, cui l’arte moderna italiana e i giovani artisti debbono tanto.

Avremmo volentieri parlato di Mario Tinti e della sua opera in altra parte della rivista, ma abbiamo poi pensato che certe commemorazioni comandate dalle sciagure o dal calendario sono spesso mutili.

Meglio, molto meglio, commemorare un critico dando posto nella rivista a un artista da lui stimato e amato, quasi da lui scoperto.

S’egli oggi fosse vivo, sarebbe contento di vedere Francesco De Rocchi accolto dalla nostra rivista.

Francesco De Rocchi ha esposto alle mostre italiane organizzate a Vienna, Parigi, Oslo, Stoccolma, Buenos Aires, Budapest, Monaco e Berlino.

Nel 1934 gli è stato assegnato il «Premio Ricci» per il paesaggio alla Biennale di Brera. Nel 1936 il «Premio Principe Umberto».

Opere sue si trovano nella Galleria del Governatorato di Roma, nella Galleria d’Arte Moderna di Milano, nella Galleria delle Stampe di Firenze, nella Galleria del Jeu de Paume di Parigi e nella Galleria d’Arte occidentale di Mosca, e presso noti collezionisti italiani e stranieri.

Han parlato della sua arte, oltre a Mario Tinti, Torriano, nel 1932 in un articolo su Casa bella, Carrà, Bertocchi, Aniceto del Massa, Giovanni Scheiwiller, Lamberto Vitali, P. M. Bardi, Margherita Sarfatti, Enrico Somarè, Dino Bonardi e altri. (1938 - Artisti Italiani: Francesco De Rocchi. Il Frontespizio, Firenze, Vallecchi Editore, n. 15 maggio, pp. I/VIII).

Nel 1928 partecipa alla XVI Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con 2 dipinti

Nel 1930 partecipa alla XVII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con due dipinti: Sofferenza materna, Bambina povera.

Nel 1932 partecipa alla XVIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con il dipinto: Figura del Concerto.

Nel 1933 dall'11 marzo all'11 aprile, partecipa IV° Mostra d’Arte del Sindacato regionale Fascista Belle Arti di Lombardia al Palazzo della Permanente di Milano con i dipinti: Natura morta, Venere che si specchia, Figura.

Nel 1934 partecipa alla XIX Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, con i dipinti: Ritratto di mia moglie, Piccolo Santo, Mia figlia, Comitiva nel bosco, La Madonna della Selva.

Nel 1936 partecipa alla XX Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, con 5 dipinti.

Nel 1938 partecipa alla XXI Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, con 11 dipinti.

Nel 1940 partecipa alla XXII Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, con 1 dipinto.

Nel 1942 partecipa alla XXIII Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, con 1 dipinto

Nel 1948 partecipa alla Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, con 3 dipinti

Nel 1950 partecipa alla Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, con 1 dipinto

Nel 1956 partecipa alla Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, con 3 dipinti

Nel 1953 partecipa all'Esposizione Nazionale d'Arte. Biennale di Brera e della Permanente, con il dipinto: Primavera in Brianza.

Nel 1955 partecipò con il dipinto "La conca di Lerici", alla rassegna: Viaggio in Italia. Terzo Premio di Pittura ESSO, a Venezia.


Bibliografia:

1930 - XVII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 91.

1932 - XVIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 138.

1933 - IV° Mostra d’Arte del Sindacato regionale Fascista Belle Arti di Lombardia al Palazzo della Permanente di Milano, catalogo mostra, pp.nn.

1934 - XIX Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, catalogo mostra, p. 166.

1938 - Artisti Italiani: Francesco De Rocchi. Il Frontespizio, Firenze, Vallecchi Editore, n. 15 maggio, pp. I/VIII (11 quadri - 6 disegni).

1953 - Esposizione Nazionale d'Arte. Biennale di Brera e della Permanente, catalogo mostra, tav. 35.

1955 - Viaggio in Italia. Terzo Premio di Pittura ESSO, Venezia, p. 37.

1996 - La Biennale di Venezia. Le Esposizioni Internazionali d’Arte 1895-1995, Venezia, Electa, p. 387



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