D'Ambrosi Diego

pittore
Treviso, 1951

Diego D’Ambrosi è nato a Treviso nel 1951, ha conseguito la maturità d’arte presso l’Istituto Statale d’Arte di Venezia dove, dal 1979 al 2010, è docente d’arte applicata.


Diego D’Ambrosi vive ed opera a Casier (TV) in Via L. da Ponte, 18 b/12.

Contatti:

Cell. 328.4717704

E-mail: diegodambrosi@libero.it


Primi premi:

1979 - Concorso Nazionale Moriago della Battaglia (TV). 1980 - “Bagattino d’oro” (TV). 1981 - Concorso Estemporaneo “Treviso entro le mura” (TV). Concorso Estemporaneo Noale (VE). 1983 - Concorso Estemporaneo Carpenedo (VE). 1985 - “Cavino d’oro” Galleria “La Cave” (TV). 1987 - Sezione Grafica Extempore Quarto D’Altino (VE). Sezione Grafica Extempore Erto e Casso (PN). 1991 - Concorso Nazionale “Centro Culturale” Marcon (VE). 1994 - Concorso Nazionale “Sezione Ambiente” Pasiano (PN). 1995 - Sez. “Maimeri Puro” Conc. Naz. Marina di Ravenna. 1996 - Concorso Estemporaneo Portogruaro (VE). 1997 - Concorso Estemporaneo Cimadolmo (TV). 1999 - Concorso Nazionale “Cupra Marittima” (Ap). 2000 - Concorso Nazionale Monselice (PD). 2001 - Concorso Estemporaneo Peseggia di Scorzè (VE). 2003 - Ravenna Estemporanea Marina di Ravenna. 2004 - Concorso Nazionale “G.B. Cromer” Agna (PD). 2008 - Biennale di Baselice (BN). 2008 - “Arte in Circolo”, Faenza (Ra). “Extempore”, Cà di Rajo, San Polo di Piave (TV). 2010 - “Extempore”, Città di Noale (VE). 2012 - “Etichetta d’autore”, Cà di Rajo, San Polo di Piave (TV). 2014 - “Premio Pro Barcis”, Barcis (PN). 2016 - “Sacra Natività”, Fratta Polesine (RO). 2016 - “Premio Segantini”, Arco (TN). 2016 - “Incontri d’arte”, Tricesimo (UD). 2017 - “Extempore”, Massa Finalese (MO). 2017 - “Extempore”, Cerea (VR). 2019 - “Extempore”, Fontanabona Pagnacco (UD). 2019 - “Extempore”, La Tavolozza, Stanghella (PD).


Principali mostre collettive:

1981 - Mostra Incontro degli Artisti de “La schola” (VE). 1982 - “Artisti in collettiva” Comune di Trevignano (TV). “Proposte Contemporanee” Galleria Malatestiana (RI). 1983 - 3ª Biennale d’Arte “Città della Spezia”. 1984 - 68ª Mostra collettiva “Opera Bevilacqua” La Masa (VE). Collettiva Galleria “Selarte 1” (PD). Rassegna Artistica “Villa la Quiete” Paese (TV). 1986 - Collettiva “C. Artistico Piranesi”, Kursaal, Jesolo (VE). 1987 - Collettiva “Galleria d’arte Gigli” Mestre (VE). 1988 - 2° Convegno “Arte per la vita” Bellariva di Rimini. 1989 - “Rassegna d’arte figurativa” Villa Loredan Stra (VE). “15 pittori Veneti” Villa Badoera Fratta Polesine (RO). 1990 - Collettiva “I vincitori del Premio Noale” Noale (VE). Collettiva “Villa Farsetti” Santa Maria di Sala (VE). 1991 - Collettiva “C. Artistico Piranesi” Ca’ dei Carraresi (TV). 1997 - Collettiva “Incontro con 5 pittori” Spilamberto (MO). 1998 - Collettiva “Galleria Via Rosa Mestre (VE). 2000 - Collettiva del Miniquadro Città di Soliera (MO). 2001 - Collettiva “C. Artistico Piranesi” Kursaal, Jesolo (VE). 2002 - “Rassegna d’arte pittorica” Giussano (MI). 2004 - “Arte Padova 2004” (PD). 2005 - “Mostra del Miniquadro”, Agna (PD). 2006 - Collettiva “C. Artistico Piranesi” Brolo Mogliano (TV). 2007 - Collettiva Cà Da Noal (TV). 2010 - “Mostra del Miniquadro”,Soliera (MO). Mostra Primi Premi, Agna (PD). 2012 - “Mostra invito Miniquadro”, Soliera (MO). 2013 - “45 Aspetti di Ubu”, Galleria Galgarte, Bergamo. 2014 - “Artisti per Nuvolari 2014”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). 2015 - “L’arte italiana dalla terra alla tavola”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). “Artisti per Nuvolari 2015”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). 2016 - “Incontri D’Arte”, Rive d’Arcano (UD). “6 artisti per una nuova figurazione”, Galleria Signorini, Lendinara (RO). 2017 - “Artisti per Nuvolari 2017”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). 2018 - “l’Arte tra paesaggi e periferie”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). “Tempo passato presente”, Museo Benetton, Mogliano Veneto (TV). “Incontri d’Arte”, Rive d’Arcano (UD). “Artisti per Nuvolari 2018”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). 2019 - “XI Premio Nazionale di Pittura del carnevale di Foiano”, 2° classificato. “ARTeSPORT”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). 2021 - “Autoritratti e Ritratti di personaggi illustri”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN).


Di Lui hanno scritto:

R. Bovo, S. Braido, G. Censini, G. Gasparotti, G. Ghidoni, P. Gialli, L. Lepri, V. Magno, M. Missaglia, L. Posani, E. Pouchard, R. Prandi, M. Puleo, N. Ranci, P. Rizzi, A. Spizzo, F. M.G. Savoia, Stefanini, U. Zaccaria, G.C. Zaramella.


Giudizi critici:

“…gioco di sequenze, proporzioni e accordi cromatici; una poesia segreta sta dietro ai suoi quadrati che costringono all’analisi…”.

R. Prandi, 1977


“…originale il suo racconto visivo che coniuga momenti di poetica riflessione sul vissuto quotidiano con ironici riferimenti al mondo dell’illustrazione e dell’album dei ricordi…”.

Premio Marcon, 1991


“…ritaglia e sottilmente congela spezzoni di una visione che parte dall’oggetto e, con cadenze esatte, diventa squisito parametro intellettuale, addolcito dalle tonalità sfumate del colore…”.

P. Rizzi, 1989


“…un artista la cui poetica è dominata da una favolistica vena simbolica, su una struttura quasi architettonica di immagini stilizzate, distribuite secondo uno schema analiticamente e compostamente chiarissimo e nel medesimo tempo complesso”.

E. Pouchard, Premio Agna 2004


“…Un’indagine colta sul retaggio del progetto storico dell’ultimo cinquantennio rivissuta nella nebbia metafisica che ne esalta le qualità dense di serenità emotive”.

Premio Arte in Circolo 2007


“…Originale e immediato al primo sguardo, colto, pensato e citazionista a un’osservazione più ragionata, D’Ambrosi fonde analisi e sentimento, gusto retrò e linguaggio moderno, il tutto dietro una patina dal sapore nostalgico ed evocativo”.

Giuliana Ghidoni, Extempore, Massa Finalese 2017


“…D’Ambrosi racconta storie con raffigurazioni colte, suddivise come una pagina a fumetti. Un taglio pop per una raffigurazione arcaica, quattrocentesca. Una scelta equilibrata di colori e di figure che contorna. D’Ambrosi racconta. Per queste opere non è sufficiente uno sguardo veloce, ma occorre scorrere mentalmente la storia dell’arte. Interviene concettualmente evadendo dalla mera pratica della pittura. Piccole raffinate installazioni”.

Alessandra Spizzo, giugno 2018


Il gioco della pittura

“Se è vero, come qualcuno ha detto, che non c’è cosa più seria del gioco allora dobbiamo tranquillamente dire che non c’è cosa più seria della pittura di Diego D’Ambrosi che con essa sembra giocare in virtù di una maniera, tutta particolare e personale, di costruire il quadro, di creare la propria poetica, di esternare la propria visione della vita e dell’arte. Un’arte che è percepibilmente propositiva, che manifesta interpretazioni di valori, che filtra sottili espressioni del pensiero, che riesce a raggiungere le vette della poesia, un’arte che mantiene inalterata la capacità del D’Ambrosi di stimolare la fantasia, di entrare in nuovi spazi dell’animo umano. Egli infatti riesce, supportato da una tecnica raffinata e delicata, a creare immagini, frutto di una sorta di trasfigurazione culturale, che sono in grado di comunicare un messaggio sia estetico che spirituale, alimentato di evocazioni e impercettibili suggerimenti. Un “topos”, questo, che è presente, ricorrendo con una certa frequenza, nelle sue opere dove pare sussistere la mediazione metaforica di un artista acculturato che si diverte a manifestare, o suggerire, citazioni di dipinti rappresentati all’interno del quadro stesso che, quasi sempre, risulta essere un mosaico di piccoli quadri. Sono interventi, questi, nei quali D’Ambrosi sembra realizzare immagini con una scelta comunicativa istintiva, di tale limpidezza da rendere assente ogni assetto di calcolata elaborazione della forma. È un linguaggio visivo che suggella una scelta espressiva in cui l’equilibrio formale della composizione costituisce uno degli aspetti più affascinanti dell’artista e dove la sua fantasia si origina dall’essenzialità della forma e dello stile”.

Luciano Lepri, Perugia, aprile 2016


Diego D’Ambrosi

L’infinita curiosità del gioco incredibilmente serio di fare arte

curiosità

/cu.rio.si.tà/

sostantivo femminile

“Desiderio, abituale o episodico, di rendersi conto di qualcosa per vie insolite o per motivi personali: la curiosità di sapere, di conoscere, di vedere; stuzzicare, soddisfare la curiosità di qualcuno.

Definire in maniera univoca quale sia la funzione primaria di un’opera d’arte, è forse un’impresa tra le più ardue al mondo per cui sarebbero necessari sterminati saggi e innumerevoli interventi di critici, di storici dell’arte, antropologi o forse addirittura di scienziati nucleari; sarebbe indispensabile leggere tanti tomi quanti basterebbero per riempire un’intera piscina olimpionica.

Tutto questo senza probabilmente venirne a capo.

Azzardo un’ipotesi di risposta, che rifugge dalla mera ricerca del compiacimento estetico e dallo scatenarsi emotivo di stendhaliana memoria, e si appella invece a quell’istinto che si sviluppa nel fruitore di fronte ad un’opera d’arte alla presenza di quel “qualcosa” d’indefinibile ma potente: un’opera d’arte serve innanzitutto a stimolare curiosità. Senza questo prerequisito siamo di fronte ad un eccelso manufatto artigianale che ben poco ha a che vedere con l’arte.

Il fruitore che si trovi di fronte alle opere di D’Ambrosi non potrà non provare un’irrefrenabile curiosità nello scoprire svelato quel mistero in cui i suoi lavori appaiono indissolubilmente immersi.

Sarà tentato di risolvere un rebus figurativo che trova una parziale soluzione nei titoli, sarà invitato a giocare con l’opera mediante i suoi curiosi artifizi metapittorici iperrealisti: le matite appese, i pennelli dipinti, le puntine disegnate. Gli verrà voglia di spostare gli spazi che compongono l’opera come fossero tessere di un puzzle e per gioco, poi, scambiare l’ordine.

Di fronte ai quadri di D’Ambrosi nasce il desiderio di conoscere le molteplici simbologie raffigurate con sapienza dall’artista, con i continui rimandi alta storia dell’arte, alla filosofia e alla stretta contemporaneità; piccoli tableaux che s’intersecano l’uno con l’altro per donare infine un’immagine che è quella trasparente e nitida di opere che sono progettate dall’artista per stimolare innanzitutto un pensiero.

Nelle azzurrate visioni del D’Ambrosi è racchiusa l’essenza di un artista padrone della tecnica. Un sapore grafico, ordinato e pulito permea il tutto, nessun dettaglio è lasciato al caso: ma a un rigore compositivo assoluto fa da contrappunto il desiderio dell’artista di giocare, lui in primis, e poi anche noi. Con le immagini, con le parole, con l’arte. Mai banale e ripetitivo, nei suoi tableaux segnatamente grafici, illustra un mondo fatto di contraddizioni, che creano nello spettatore un turbinio di pensieri e d’innumerevoli possibili letture di questo suo personalissimo universo ludico incredibilmente interrogativo.

La netta suddivisione degli spazi caratterizzante dell’opera del D’Ambrosi, rimanda metaforicamente a un desiderio di riordino del mondo, il reale è sezionato, analizzato e infine disegnato; nei suoi racconti per immagini non c’è una pedissequa descrizione ma un continuo tentativo di suggerimento. D’Ambrosi sussurra all’orecchio di chi ammira i suoi lavori: “Su dai, avvicinati, curiosa pure e se vuoi, gioca!”.

Anche nella scelta del formato emerge questo desiderio dell’artista: ci si deve obbligatoriamente avvicinare all’opera per scorgere gli infiniti particolari: non sono le grandi tele urlate ma minute poesie, dove è richiesta una fruizione lenta e meditata.

Si potrebbero spendere paraboliche analogie con artisti che percorrono sentieri pittorici simili a quelli del D’Ambrosi, artisti che lo ispirano o che inconsciamente si ravvisano nei suoi lavori, ma sono convinta che ciò che è primario nell’analisi di un artista è soprattutto la comprensione del suo pensiero più che contaminazioni o rimandi vari ed eventuali.

Il linguaggio pittorico di Diego è figlio naturale del disegno, dove non c’è mai eccessiva mediazione: il disegno rappresenta più di ogni altra operazione artistica il trait d’union diretto tra la mente e la mano.

Molti arguti intellettuali sostengono che tela, carta, colori e matite non siano altro che continui autoritratti degli artisti che, nel disperato tentativo di raccontare il mondo, raccontano sé.

Se questo è vero le opere di Diego, si fanno specchi di un artista sincero, di un eterno fanciullino che con ingenuità ci sfida a finire di colorare le sue opere lasciando in dono ai nostri occhi un poetico invito a guardare sempre il mondo con curiosa ironia”.

Dott.ssa Nicol Ranci

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