Zappino Michele

scultore
Zungri (VV), 21 febbraio 1949

Michele Zappino nasce il 21 febbraio 1949 a Zungri (Vibo Valentia), un piccolo paese prevalentemente contadino, situato sull’altopiano del Poro.

Il suo percorso formativo risulta interessante. L’artista studia presso l’Istituto d’Arte di Vibo Valentia, dove dimostra da subito una forte propensione artistica.

Conseguito il diploma, il Prof. Tumino e il Prof. Reginaldo D’Agostino, impressionati dal talento consigliano a Zappino di iscriversi all’Accademia delle Belle Arti.

Zappino si trasferisce quindi a Milano e nella città segue a Brera i corsi di scultura di Francesco Messina, dimostrando una forte capacità artistica.

Milano risulta essere per il giovane artista città ricca d’arte, culturalmente attiva, piena di continui stimoli per le sue ricerche figurative.

Nel giugno del 1971, a soli ventidue anni, consegue il diploma all’Accademia di Brera (MI).

Gran parte della sua vita è dedicata all’insegnamento; nel 1972 per meriti artistici, sotto lo sprone del prof.

Enrico Manfrini, entra come docente di scultura ai corsi serali di Brera, rimanendovi fino al 1990; nello stesso anno viene trasferito ai corsi diurni dell’Accademia mantenendo il ruolo sino al 2008, anno in cui va in pensione.

Artista impegnato nel campo della sperimentazione scultorea, lavora con tenacia e intraprendenza, organizzando importanti mostre sia a livello nazionale che internazionale, con consensi positivi da parte della critica.


Contatti:

Michele Zappino

Cell. 335.8152003


Principali mostre personali:

1971 Arengario di Monza (MI).

1972 Galleria “MB” di Meda (MI).

1975 Crodo Terme (NO).

1977 Sala culturale Don Paolo Cairoli, Olgiate Olona (VA).

1979 Villaggio Paraelio, Tropea (CZ).

1979 Sala Borroni, Busto Arsizio (VA).

1980 Comune di Zungri (VV).

1980 Ispra (VA).

1980 Catanzaro.

1980 Cerano Intelvi (CO).

1981 Vibo Valentia.

1982 Galleria “La Conca”, Conca del Naviglio, Milano.

1982 Comune di Zungri (VV).

1983 Casa Giacobbe, Comune di Magenta (MI).

1983 Broletto di Como.

1983 Sala Consiliare Zona 15, Comune di Milano.

1984 Galleria d’Arte Grigoletti, Pordenone.

1985 Centro d’Arte Giacomo Gerardini, Mola di Bari.

1985 Mostra Nazionale Monterosso calabro (VV).

1987 Salon Pascal pour les artistes italiens - APT - Francia.

1987 Gordes, Francia.

1987 Centro d’Arte Giacomo Gerardini Mola di Bari.

1987 Galleria Magenta, Magenta (MI).

1988 Galleria d’Arte Moderna Carla Limoncelli di Teramo.

1989 Centro d’Arte Giacomo Gerardini, Mola di Bari.

1990 Galleria Grigoletti, Pordenone.

1990 S. Fedele, Como.

1991 Mostra omaggio a Mazzacurati, Alba Adriatica (TE).

1991 Centro d’Arte Giacomo Gerardini Mola di Bari.

1991 Galleria d’Arte Moderna, Teramo.

1992 Famiglia Fidentina, Fidenza.

1994 Centro d’Arte “Lo Spazio”, Molfetta.

1995 Melograno d’Oro, Milano.

1996 Palazzo Archinti, Mezzago.

1997 Galleria Grigoletti, Pordenone.

1998 Galleria Grigoletti, Pordenone.

1998 Centro d’Arte Giacomo Gerardini, Mola di Bari.

2000 D. L. Arte, Milano.

2002 Centro Prospettive d’Arte, Milano.

2008 Mostra centro Culturale di Broni.

2008 Castello di Melegnano, personale.

2009 Mostra presso Comune di Mezzanino (PV).

2009 Mostra presso Centro Espositivo San Rocco di Cantù.

2010 Palazzo Comunale E. Gagliardi, Vibo Valentia.

2012 Corte Ducale, Vigevano.

2013 Galleria Arianna Sartori, Mantova.

2014 Artecultura, Milano.

2015 Expo, Milano.


Sculture eseguite per conto di enti vari:

Monumenti

• Caslino d’Erba (CO) - Forum Francescanum:

- alla Pace - alla Libertà - alla Giustizia,

- alla Conversione dell’Innominato,

- ritratto di Silvio Ceccato.

• Mesiano (VV) - a Madre Teresa di Calcutta.

• Santuario Madonna della Neve, Zungri (VV): Via Crucis - Annunciazione - Battesimo.

• Nella piazzetta Madonna della Neve di Zungri (VV) - Stele a Madre Teresa di Calcutta.

• Zambrone (VV) - al Calvario, all’Emigrato, ai Caduti, al Contadino.

• Buonvicino (CS) - a S. Ciriaco Abate (h 7 m, bronzo).

• Nereto (TE) - al Presidente Pertini.

• Cattedrale di Mileto (VV):

- all’interno della Cattedrale: San Pietro sul trono.

- sulla facciata: San Gregorio VII - San Gerlando Vescovo - San Francesco di Paola - San Umile da Bisignano - Gesù Portatore della Croce.

- Tre portali in bronzo per il Giubileo 2000 (Natività, Morte, Resurrezione).

• Chiesa di Gesù Salvatore, Vena di Jonadi (VV):

- all’interno della Chiesa: - Cristo Redentore - Altare - Ambone - Fonte Battesimale - Tabernacolo - Via Crucis.


Riconoscimenti:

premio Cassio d’Oro, Paola (CS); nel 2007 - premio Follaro d’Oro, Mileto (VV); nel 2007 Riconoscimento alla carriera, Zungri (VV).


Giudizi critici:

Arte e poetica corporea nella passione creativa

(…) La vitalità delle sue creazioni, l’estrema facilità nel configurare la forma, aprirla alla sensibilità, modellarla con energia ed al tempo stesso con dolcezza convalidano tutto questo.

Zappino si rivela nella sua lucida personalità estraneo a quello che può essere il richiamo delle mode, delle neo-avanguardie, convinto com’è che il vero aggiornamento non è tanto un fatto stilistico, quanto una tensione interiore che va ben al di là di ogni acquisizione culturale, approfondita od orecchiata che sia.

Per questo nelle sue sculture non v’è traccia di anacronismi, citazioni, allettamenti, ma tutto viene rapportato alle esigenze primarie della vita, degli effetti, dei pensieri.

Solo così il confronto con il passato diventa una finestra sul futuro, che anche in tempi non facili, si apre sulla nostra disponibilità e sensibilità.

Zappino non è un metafisico, ma il vero scultore che elabora un suo duttile realismo, che possiamo definire psicologico, vale a dire, attento al sentimento, alle sensazioni, alla vita reale dell’uomo, senza schemi ideologici o di pura descrizione.

Alla realtà non si assiste passivi, si partecipa, ed è proprio questo che per diversi aspetti l’aulico pragmatismo di Zappino trasmette e vivifica.

Diversi i critici che si sono occupati della sua significativa ricerca, tra cui Mario De Micheli e, per venire ai giorni nostri, lo stesso Vittorio Sgarbi che ha espresso un vivo compiacimento per il suo lavoro.

Nel corso del tempo l’artista naturalmente ha allargato il richiamo della sua scultura, approfondito vari temi e soggetti, con notevoli esposizioni sia in Italia che all’estero sempre riscuotendo un vivo consenso per la sua scultura che da un certo punto di vista si pone in una legittima e confortante alternativa a molte deviazioni e fraintendimenti della plastica contemporanea.

Così l’artista prosegue nella sua creativa tensione ascoltando soltanto l’interiore disposizione.

Zappino annoda ancora il filo dell’armonia espressiva, convinto, e a nostro avviso con piena ragione, che da lì, inevitabilmente, scorre il vero e coerente percorso dell’arte e della vita.

Teodosio Martucci, 2022


Bellezza, grazia e dinamismo

Gli eventi dell’esistenza hanno condotto Michele Zappino dalla Calabria a Milano, ma lo spostamento non ha modificato il senso profondo della sua matrice culturale, anzi l’acquisizione di un notevole bagaglio tecnico gli ha permesso di depurare e filtrare la sua matrice classica.

Ma la classicità di Zappino non è quella che si impara sui libri di scuola o nell’immobilità silenziosa del museo, ma è quella che respira nei tempi dorici della Magna Grecia, in cui la testimonianza sopravvissuta al tempo si mescola al sapore acre e polveroso della terra, all’odore delle capre ed ogni elemento umano diventa parte del mito ininterrotto dell’età dell’oro ed il corpo incarna in sé il senso della bellezza e della bontà.

E questa equivalenza di positività, Zappino l’ha ricercata nella scelta dei suoi maestri ideali: dai bronzi di Riace al torso del Belvedere, da Michelangelo a Bernini, da Rodin a Degàs.

Non ultimo il maestro diretto, Francesco Messina, cui deve la sua formazione e a cui si richiama spesso, anche nella scelta dei temi, come nelle «Ballerine» dalla grazia acerba, che hanno la sicura improntitudine della giovinezza e che muovono titubanti, eppure speranzose, i loro primi passi di danza.

Zappino raffigura un ideale femminile che si ferma alle porte della piena maturità, per vivere in una dimensione sospesa, una sorta di età dell’oro che non può essere contaminata dalla realtà, per cui le ballerine adolescenti non sono espressione di movimento concluso, ma di un gesto che non ha ancora raggiunto la perfezione e, proprio per questo, conservano la loro innocenza.

Nella scultura di Zappino non esiste racconto: ogni figura è in sé conclusa e si colloca con sicurezza nello spazio, talvolta bloccando, quasi fosse un’istantanea, la provvisorietà del movimento, come appare evidente nella scalpitante vitalità dei suoi cavalli dalle gambe agili e sottili, più figli del dinamismo barocco che della fissità dell’iconografia equestre contemporanea.

Ma lo Zappino che preferisco è quello più diretto e meno levigato, che procede per masse e volumi nella modellazione dei torsi maschili e figure femminili, in cui anche nel bronzo si avverte ancora il senso fisico della creta e la volontà dell’agire dello scultore.

La plastica scabra evidenzia l’intera forza fisica e l’arroganza maschile di sostituirsi agli dei, mentre l’eterno femminino si manifesta in forme composte ed eleganti, talvolta levigate al punto di sottendere la morbidezza della pelle, siano essere madri o figlie.

Ad esse spetta il regno della bellezza e della grazia, come nel ritratto della figlia, in cui si avverte quasi la trepidazione nello sfiorare con la creta i piani del viso amato.

Marcello Colusso


Michele Zappino

Tu sei risolutamente uno scultore d’immagine, persuaso di una ricerca che fa parte, sino a tutt’oggi, della migliore tradizione italiana di una linea ininterrotta che identifica le possibilità dell’espressione solo nella verità del mondo oggettivo.

La tua fatica d’artista si muove unicamente in questa direzione, avendo rifiutato ogni illusione di tanto sperimentalismo insieme con l’adeguamento ai più correnti canoni della moda e del gusto.

Testardo e ostinato, persegui il tuo scopo di una scultura di solida struttura, di sicura energia, dove la figura sia dominante, dove tra tanti antichi temi ritroviamo vitalità e autenticità. Ecco dunque riacquistare forza il motivo del torso umano, del nudo femminile, dei cavalli scalpitanti.

Mario De Micheli

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