Frequentò con poca regolarità l'Accademia della sua città nativa e quella di Bologna.
Nel 1895 partecipò alla Prima Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con il dipinto: Venezia addormentata.
Partecipa dal 19 dicembre 1896 al 31 marzo 1897, all’Esposizione di Belle Arti di Firenze, con numerose acqueforti avanti lettera: Rio S. Barnaba, Riva degli Schiavoni, Giudecca, Venezia distrutta, Bacino S. Marco, Molo, Rio Tolentini, In laguna, Rio, La Salute, Pesca Sottomarina a Chioggia, Castello, Un traghetto del Canal Grande, Nell’estuario, Mercato di Rialto, Rio di S. Giovanni e Paolo, Ritratto di S.A.R. la Principessa di Napoli. Viveva a Venezia in Campo S. Polo, 2124.
VE 1897 (2), 1899 (2 + INC.), 1901 (1 + INC)
Alla V Esposizione di Venezia del 1903, presenta 3 dipinti: L'albero secolare, e la monotipia: Uragano.
VE 1905 (5 INC + 2 DIP)
Nel 1907 partecipa alla VII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con le acqueforti colorate: L'Albero secolare, Barche abbandonate, Pesca, e con i dipinti: Giornata finita, Vallata del Castello.
Alla LXXIX Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma, che si tiene dal 1° febbraio al 30 giugno 1909, partecipa con i monotipi: Chiesa della Salute, Barche abbandonate, Tramonto, Pesca.
Nel 1909 partecipa alla VIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con le acquetinte: Chiaro di luna, Primo quarto, ed i dipinti: L'autunno in valle della pace, La sorgente.
Nel 1910 partecipa con una Mostra Individuale, alla IX Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con trenta dipinti.
VE 1912 (12) - 1914 (3) -
Dall'8 al 29 aprile del 1917, partecipa all'Esposizione delle Tre Venezie, alla Galleria Pesaro di Milano.
Figura nel dicembre del 1918 alla Mostra del “Bianco e Nero” promossa dalla Soc. “Francesco Francia” di Bologna”, espone minuscole e interessanti prove uniche e acquetinte.
Figura nel 1919 come pittore, alla III° Esposizione Nazionale della Federazione Artistica Lombarda, che si tiene nelle sale della Galleria Pesaro di Milano.
VE 1920 (3)
Nel maggio-ottobre 1921 partecipa alla 1^ Esposizione Biennale Nazionale d’Arte della Città di Napoli, con gli acquerelli: Una notte a Venezia, Autunno, ed i dipinti: Notturno, Canale di Venezia, Mattino in Val di Pace, Prime luci.
Nel 1922 partecipa all'Esposizione Nazionale della R. Accademia di Brera e della Permanente a Milano, presenta l'opera Mia dimora a Venezia.
Nel 1922 partecipa alla XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con tre dipinti: Notturno, Calma, Sonno.
VE 1924 (2)
Nei primi di febbraio 1925 espone una sessantina di dipinti alla Galleria Pesaro di Milano.
VE 1926 (2)
Nel 1932 figura alla XVIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, (Sala 5 - Trent'anni di d'Arte veneziana) con l'opera: Pace - canale della Pescheria a Chioggia.
Dal 10 settembre al 9 ottobre 1955, figura con le incisioni: Canale a Venezia, Riva a Canareggio, Canale a Venezia, alla Mostra della Acquaforte Italiana dell’800. Rassegna storica. a cura Ente Provinciale Turismo di Reggio Emilia, che si tiene a Milano, presso la Soc. per le Belle Arti ed Esposizione Permanente.
Giuseppe Miti Zanetti
I nomi hanno il loro destino come vuole l’antico adagio latino: e Miti Zanetti pittore pareva fatto dal destino per essere un mite pittore. Mite 'nella scelta del tema e nella espressione pittorica: mite di sentimento e di tecnica senza che mai la mi-tezza sia diventata volgarità.
Era nato a Modena nel milleottocentosessanta, esponendo ancora giovanissimo (aveva circa vent’anni) a Venezia nel 1879. La sua vita fu piuttosto girovaga sebbene in lui non fosse neppure una punta di temperamento da bohème. Ma la fortuna relativamente facile, la ricerca este-sa dell'opera sua, una facilità ad ambientarsi fecero sì che lo Zanetti girasse città e paesi lavorando per tutti con una produzione che è molto abbondante.
La produzione basale sua è il paesaggio: ed in questo è veramente signore. Un signore elegante, raccolto, prudente, ricolmo di poesia e di nobiltà.
Ignoro perché non sia stato messo in evidenza il legame di Miti Zanetti con Poussin e con Fontanesi: ma chi osserva la sua serie ampia di visioni sente che qualche vincolo tra questi grandi esiste. Identica è la sensazione intima della terra, del mare, della pianta, anche se la manifestazione esteriore e la tecnica è differente.
Il suo carattere si era rivelato con una Venezia addormentata che è di una significazione speciale: è la stigmata rivelatrice delle tendenze del giovane pittore. È curioso che il fenomeno sonno, notte, torna a tutti i momenti nella visione di Zanetti che pare un pittore della sera e della notte. Delicatezza retinica? Particolare sensibilità per i mezzi toni? Non è facile dire e esplicare: ma resta curioso questo fenomeno di un pittore che sfugge le tinte vive e ama dalla tecnica alla ricerca del soggetto tutto quanto da una modulazione affievolita del colore e della visione luminosa.
I nomi stessi dei quadri giustificano questo rilievo: Giorno che muore, Tristezza, Sonno, Tramonto nella malaria; Gior-nata finita; Barche abbandonate… e si potrebbe continuare a lungo in una enumerazione che non risponde ad una semplice coincidenza, ma ad una scelta voluta dallo spirito per naturale trasporto.
L’accordo musicale nella scelta del paesaggio concorda nella scelta del colore. Esiste in Zanetti un amore per i mezzi toni: ed egli ha una musicalità sua propria per il bruno, per il nero, per le smorzature. Anche là ove è più festoso e luminoso abbassa i pedali cromatici con aggiunte di bigio quasi a dimostrare l’amore per le smorzature cromatiche.
Un giorno quando si farà lo studio della fisiologia dell’occhio nei nostri pittori e quando si rintracceranno le caratteristiche musicali della pittura, Zanetti avrà un significato particolare per queste sue nette tendenze così spiccate da parer volute mentre con ogni probabilità sono frutto del richiamo istintivo dello spirito.
Mario Pilo ha tentato una ricostruzione estetico filosofica di Zanetti: ma credo gli sia sfuggita questa particolarità dell’amore per i toni smorzati, per le note grigie, per la sensazione mitigata della retina. Lo spirito di Zanetti era più intonato al silenzio che al suono e per questo del silenzio ha fatto ragione di armonia.
La tecnica di Zanetti è molto nobile. Il disegno è accurato e studiato: egli cerca con amore le linee prospettiche armoniche, e le traduce con serena compostezza. Maneggia la sua tavolozza con garbo e con sicurezza: però la sua tavolozza è ridotta di valori. Si può aggiungere che ha una scelta relativamente modesta di motivi estrinseci e di sinfonia cromatica: non è un esuberante, non un prodigo, non uno sprecone.
Ma è di una grande sincerità ed è ricco di poesia.
Zanetti è la riprova che non occorre per giungere in alto aver da dire un grande carme; anche una modesta ode può restare nell’anima se è concepita ed eseguita da artista.
E sovratutto se ha in sé il misterioso fermento della poesia spirituale. Poiché Zanetti è poeta nel senso più pittorico del termine.
Sotto questo rapporto ravvicinamento con Fontanesi mi pare non fuori di proposito senza dimenticare che Zanetti viene dopo il grande nostro maestro. Ma innanzi a Vallata, Albero secolare, Giornata finita, non è possibile non sentire questa fratellanza, questa comunione di sensazione. Così pure Sosta, Visioni di pace. Al pascolo, sono derivazioni consce od inconsce da Fontanesi e le affinità estetiche sono troppo evidenti per necessitare di molte giustificazioni.
Che Zanetti non copiasse deriva da tutta la produzione: piuttosto il fatto esplicativo sta in una uniformità di tendenze e di sensibilità: e ciascuno dei due pittori ha risolto con nobiltà la sua propria armonia intima di sensibilità estetica. Ma la fratellanza è così evidente che merita di essere segnalata.
Questo suo mistico raccoglimento è una delle ragioni del suo successo: innumeri anime si sentono all’unisono col pittore innanzi alle sue tele: e la ricerca della sua opera si spiega molto bene con questo fatto.
Perchè Zanetti fu pittore relativamente fortunato: fuori di ogni gruppo e di ogni scuola, fuori di ogni consorteria, trovò fa-cile il compratore e l’estimatore e vide la sua opera da vivo cercata in ogni parte del mondo civile.
Il che non deriva da un facilismo dell’artista nel piegarsi alle esigenze del pubblico, ma da una rispondenza armonica dell’anima del pubblico alla sensibilità dell’artista.
E oggi a distanza di anni dalla morte del nobilissimo pittore lo charme fine e sottile che dalla sua opera, vorrei dire profumata di mistero raccolto, deriva, si mantiene intatto e ancora si riguarda la sua opera come quella di spirito francescano con lievi sfumature leopardiane nel quale il nostro spirito sempre trova qualche riscontro armonioso.
Ernesto Bertarelli - (1933 - Ernesto Bertarelli, Pittori dell’ottocento: Giuseppe Miti Zanetti, Torino, a b c rivista d’arte, Anno II, n. 10 ottobre, pp. 5/7.)
Bibliografia:
1895 - Prima Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 145.
1896 - Festa dell’Arte e dei Fiori 1896-1897, catalogo della Esposizione di Belle Arti, Firenze, p. 27, 42;
1902 - Vittorio Pica, L’Esposizione di Bianco e nero a Roma, Emporium, n. 91 luglio, p. 42
1902 - Efisio Aitelli, L’esposizione quadriennale di Belle Arti in Torino, su: Emporium, n. 94 ottobre, p. 269.
1903 - Vittorio Pica, L'Arte Mondiale alla Quinta Esposizione di Venezia, Bergamo, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, p. 183.
1907 - VII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, pp. 82, 105.
1907 - Settima Esposizione Internazionale d'Arte in Venezia, Fascicolo Secondo, Pubblicazione dell'Illustrazione Italiana, p. 16.
1908 - Eugenio Vitelli, L'Arte alla VII Biennale di Venezia, Torino, Soc. Tip. Editrice Nazionale, p. 45.
1909 - LXXIX Esposizione Internazionale di Belle Arti della Società Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma, catalogo, Roma, p. 56, 59, 150.
1909 - Luigi Serra, La Mostra di belle Arti a Roma, Natura ed Arte, edita a Milano da Vallardi, n. 16, 20 luglio, pp. 259.
1909 - VIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 77, 117.
1910 - IX Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 91.
1910 - Guido Marangoni, Note critiche sulla Esposizione Internazionale di Venezia, Natura ed Arte, Milano, Vallardi, N. 18 - 20 agosto, pp. 370, 371, 372.
1919 - Giovanni Nascimbeni, Mostra del “Bianco e Nero” a Bologna”, Emporium, n. 291 marzo, p. 164.
1919 - L. G., III° Esposizione Nazionale della Federazione Artistica Lombarda, Emporium, n. 294 giugno, p. 350.
1921 - 1^ Esposizione Biennale Nazionale d’Arte della Città di Napoli, catalogo mostra, Napoli, maggio-ottobre, pp. 20, 23, 30, 61
1922 - Rio di Valverde - Esposizione Nazionale della R. Accademia di Brera e della Permanente, Milano, La Cultura Moderna. Natura ed Arte, n. 6, giugno, p. 328.
1922 - XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 52.
1925 - Mostre a Milano, Cimento, Anno V, p. 63.
1932 - XVIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 45.
1933 - Ernesto Bertarelli, Pittori dell’ottocento: Giuseppe Miti Zanetti, Torino, a b c rivista d’arte, Anno II, n. 10 ottobre, pp. 5/7.
1949 - Armando Pelliccioni, Dizionario degli Artisti Incisori Italianiii (dalle origini al XIX secolo), Carpi (MO), Gualdi, e F., p. 116
1955 - Luigi Servolini, Dizionario Illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei, Milano, Gorlich, p. 539.
1955 - Mostra della Acquaforte Italiana dell’800. Rassegna storica. a cura Ente Provinciale Turismo di Reggio Emilia, catalogo, Milano, Permanente, p. 43.
1979 - Lando Landini. Giuseppe Mitizanetti (Modena 1859 - Milano 1929). Reggio Emilia, Tipolitografia Emiliana.
1996 - La Biennale di Venezia. Le Esposizioni Internazionali d’Arte 1895-1995, Venezia, Electa, p. 535,
2006 - Zeno Davoli, La Raccolta di Stampe “Angelo Davoli”, volume VI, M-Ne, Reggio Emilia, Edizioni Diabasis, p. 258/259, 269 ill.