Turcato Giulio

pittore
Mantova, 6 marzo 1912 - Roma, 22 gennaio 1995

Nasce a Mantova il 6 marzo 1912.

Nel 1920 si trasferisce a Venezia dove frequenta la Scuola d'Arte, il Liceo Artistico e la Libera Scuola di Nudo. Nel 1926 inizia a dipingere i primi paesaggi e nature morte e nel 1932 espone in una mostra collettiva a Venezia. Nel 1933 viaggia, spostandosi a Torino, Bologna, Milano e Firenze.

Lavora nello studio dell'architetto Breddo a Venezia dal 1934, ed espone in collettive a Firenze e a Venezia. In seguito, nel 1936, va a Palermo, dove frequenta il corso allievi ufficiali.

Nel 1937 si trasferisce a Milano, dove lavora nello studio dell'architetto Muzio, disegnando prospettive architettoniche e realizzando diversi mosaici. Nel 1939 tiene la sua prima mostra personale a Milano.

Nel 1940 espone in una mostra collettiva alla Galleria Grande di Milano. Alla fine dell'anno si ammala di tubercolosi; l'anno dopo si reca a Roma per un breve viaggio di convalescenza.

Nel 1942 torna a Venezia ed insegna disegno alla Scuola di Avviamento Professionale di Portogruaro. Si reca spesso a Milano.

Insieme a Scialoja, Vedova ed altri espone alla Galleria Lo Zodiaco di Roma nel 1943. In giugno partecipa alla Quadriennale d'Arte di Roma con Natura morta.

Partecipa nel 1944 alla Collettiva alla Galleria Il Secolo di Roma.

Nel 1945 è tra i fondatori dell'Art Club, Associazione Artistica Internazionale Indipendente, con Prampolini, Jarema, Savelli Fazzini, Mafai, Dorazio, Corpora, Perilli e Consagra. Con quest'ultimo espone alla Galleria Il Pincio e con "5 artisti" alla Galleria del Secolo di Roma, dove tiene anche una personale alla Galleria San Marco. I suoi punti di riferimento pittorici in questi anni sono il cubismo, il fauvi­smo ed una certa lettura di Matisse, elementi di un astrattismo che ancora si ispira alla natura.

Partecipa, nel 1946, all'Esposizione d'Arte Italiana Contemporanea che si tiene al Museo Nazionale di Varsavia ed è invitato alla 23a Biennale di Venezia. Vince il premio Cassa di Risparmio con Maternità. Sottoscrive il manifesto della "Nuova Secessione Artistica Italiana" e va a Parigi con Accardi, Consagra e Sanfilippo. Espone in una collettiva alla Galleria del Secolo e alla Mostra del Disegno alla Galleria Il Cortile di Roma.

Nel marzo 1947 insieme ad Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli e Sanfilippo fonda il gruppo "Forma 1", e firma il relativo manifesto del ‘Formalismo’; partecipa alla mostra tenuta dal gruppo a Via Margutta. In aprile nella rivista "Forma 1" pubblica un articolo dal titolo "Crisi della Pittura". Nel giugno partecipa alla mostra del ‘Fronte Nuovo delle Arti’ alla Galleria Spiga di Milano, presentata da Corrado Maltese. Espone a Praga alla "Mostra d'Arte Italiana" organizzata dal Fronte Nazionale della Gioventù. Alla fine dell'anno partecipa alla mostra degli astrattisti dell'Art Club presentata da Emilio Villa. In questo anno tiene una personale alla Galleria San Marco di Roma. (“…Mi sono servito dell'astrattismo per raggiungere una figurazione. Credo che l'astrattismo sia la strada migliore, per il dato scientifico d'impostazione spaziale e coloristica della composizione, e possa risolvere i problemi formali e prospettici, quale premessa ad un nuovo 'stile' del nostro tempo, in una società migliore…”).

Nel 1948 è a Milano e a Venezia con Consagra per incontrare Dova, Fontana, Munari, Pizzinato, Reggiani, Soldati, Sottsass, Vedova, Viani e raccogliere adesioni alla mostra "Arte Astratta in Italia" che si terrà alla Galleria di Roma in primavera. Nel mese di marzo, partecipa alla mostra "Arte Oggi", organizzata dagli astrattisti fiorentini a Palazzo Strozzi di Firenze ed alla 5a Rassegna Nazionale d'Arti Figurative, promossa dalla Quadriennale nella Galleria d'Arte Moderna di Roma. Nel giugno, come aderente al ‘Fronte Nuovo delle Arti’ (presentato nel catalogo da Giuseppe Marchiori) è invitato alla 24a Biennale di Venezia. Nei mesi di luglio­agosto espone alla 3a edizione del Salon des Beaux‑Arts de la Ville de Paris insieme a Consagra, Dorazio e Perilli. Nell'autunno partecipa alla mostra nata dalla spaccatura del Fronte Nuovo delle Arti dopo la Biennale di Venezia, che l'Alleanza della Cultura organizza a Bologna, scatenando la polemica di Togliatti e del Partito Comunista contro le nuove tendenze artistiche. Insieme a Salvatore Quasimodo, Mario Socrate, Raffaele De Grada, Ilario Fiore, Natalia Ginzburg, Leoncillo ed Ernesto Treccani, fa parte della delegazione Italiana al Congresso della Pace a Varsavia, spostandosi poi a Cracovia, Breslavia, Auschwiz e Lodz. Nascono al suo ritorno le Rovine di Varsavia, punto di partenza della sua poetica insieme ai Comizi, di poco successivi.

Nel 1949 espone a Roma alla Galleria del Secolo, al Caffé Greco, e alla 3a Mostra Annuale dell'Art Club alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna (GNAM) dove, tra i nuovi astrattisti, figurano anche Burri, Capogrossi, e Rotella. Partecipa alla prima Mostra Internazionale "Arte Oggi" alla Strozzina di Firenze e alla mostra "L'offensiva astrattista contro la terza dimensione", che si tiene a Roma alla Galleria L'Elefante. In maggio-giugno tiene una personale alla Galleria "La Giostra" di Asti. Espone in una collettiva a Praga e partecipa alla mostra "XX Century Italian Art" al Museum of Modern Art di New York; supera la selezione del “II Premio Suzzara” ove espone il dipinto Miniera che vince il premio di L. 50.000.

Con una borsa di studio del Ministero degli Esteri trascorre nel 1950 alcuni mesi a Parigi. Entra a far parte del “Gruppo degli 8”, promosso da Lionello Venturi, insieme ad Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso e Vedova. Fra le personali è da segnalare quella alla Galleria del Secolo di Roma, dove espone, insieme ad altre opere, Miniera, Scenderia, Rivolta. Invitato alla 25a Biennale di Venezia, vince il Premio Acquisto con Miniera.

Nei primi anni '50 Turcato ha già dato un'impronta significativa alla rinascita dell'arte italiana, restituendole una collocazione importante nella scena mondiale. Intorno alla metà di questo decennio l'artista lavora verso una formulazione del tutto lirica dell'immagine astratta entrando in un “territorio immaginario”. La sua diviene una pittura polimaterica (con immissione sia di materiali estranei alla pittura ad olio - sabbie, vinavil, polveri fluorescenti - che di oggetti veri e propri - carta moneta, pastiglie, etc.), dove l'oggetto si riduce a piccoli inserti, disposti sulla tela, che provocano suggestioni proprio dal rapporto tra tali minimi frammenti “aggrumati” e l'estensione della superficie, trattata con una pittura monocroma ricca di luminose variazioni. Prende parte al “III Premio Suzzara” con il dipinto Rivolta.

Alla Galleria di Roma partecipa alla mostra "L'Arte contro le Barbarie" nel 1951. Espone con Consagra alla Galleria del Pincio, partecipa al Premio del Fiorino a Palazzo Strozzi di Firenze. Espone in una personale a Milano alla Galleria del Naviglio.

Partecipa, nel 1952, alla mostra itinerante del Gruppo degli Otto (Monaco, Hannover, Amburgo, Berlino) promossa da Will Grohmann. Anche questa volta la Biennale di Venezia (la 26a) lo invita con cinque opere Massacro, Insetto dell’epidemia, Il lenzuolo delle indulgenze, Rovine di guerra, Primo maggio. Una sua personale alla Galleria La Cassapanca di Roma è presentata da Enrico Prampolini.

Nel 1953 prende parte al Premio “Città di Monza” con l’opera Composizione, che vince il Premio-Acquisto ed entra a far parte dei Musei Civici di Monza. Espone alla Galleria Il Naviglio presentato da Antonello Trombadori. Seguono la Biennale di Venezia del 1954, dove espone Fabbrica, Il merlo, Ricordo di S. Rocco, Paesaggio atomico, Paesaggio con fabbrica, ed il Premio Marzotto.

Nel 1955 tiene due mostre personali, una alle Gallerie La Tartaruga di Roma e l’altra presso Il Grattacielo di Milano. Partecipa alla prima Biennale del Mediterraneo ad Alessandria d'Egitto ed in ottobre alla "International Exhibition of Contemporary Painting" al Carnegie Institute of Pittsburgh. In novembre espone alla 7a Quadriennale Internazionale d'Arte di Roma (5 dipinti tra cui 3 Reticoli).

Nel 1955 partecipa con il dipinto "Paesaggio italico", alla rassegna: Viaggio in Italia. Terzo Premio di Pittura ESSO, a Venezia.

Nel 1956 compie un lungo viaggio in Estremo Oriente, passando per Mosca, Pechino, Shangai ed altre grandi città del sud‑est asiatico. Il viaggio sarà fonte d'ispirazione per parecchie opere; in particolare, il sorvolo del Deserto dei Gobi gli ispirerà la serie Deserto dei Tartari. Partecipa quindi alla 28a Biennale di Venezia con 3 Composizioni. Personali alle Gallerie L'Indiano di Firenze e Il Grattacielo di Milano. Nel novembre dello stesso anno, partecipa alla “Rassegna dei Premi Suzzara” alla Casa del Mantegna di Mantova con l’opera Miniera.

Nel 1957 partecipa all'esposizione della GNAM dedicata alla collezione Cavellini, e alla mostra "Painting in Postwar Italy" organizzata a New York da Lionello Venturi presso la Columbia University. Partecipa alla 4a Biennale di San Paolo in Brasile. Ha una personale alla Galleria La Tartaruga di Roma, esponendo, tra le altre opere, anche Mosche Cinesi.

Nel 1958 prende parte alla mostra dell'Art Club Internazionale "Pittori Tedeschi e Contemporanei" che si apre alla GNAM per poi trasferirsi a Leverkusen e a Copenhagen. Partecipa al Premio Internazionale di Pittura a Lissone e a Viterbo. È invitato nella selezione Italiana alla mostra del "Guggenheim International Award" di New York. Alla 29a Biennale di Venezia gli viene dedicata la sala XVI, vi presenta undici opere, vince il Premio Nazionale; in catalogo viene presentato con un testo di Palma Bucarelli che di seguito pubblichiamo: “Nella storia delle giovani generazioni dell'arte italiana di questo dopoguerra Giulio Turcato occupa un posto singolare, partecipe ed appartato insieme. Lo si incontra nel decennio prima della guerra vicino a tutti i movimenti, come quello di 'Corrente', che nascevano da una rivolta morale, oltre che artistica, contro i compromessi classico‑realistici della pittura ufficiale di allora. La guerra, gli avvenimenti politici, le vicende della 'resistenza', i casi personali dell'artista povero, di fragile salute, allo sbaraglio di quegli anni difficili, maturarono rapidamente la sua arte che trovò nuovo alimento in una maggior ricchezza interiore. A Roma, dove nel 1943 si era trasferito definitivamente, si trovò in mezzo al fervore d'idee e d'azione che nell'euforia della guerra finita e della libertà politica ritrovata si manifestava un po' caoticamente ma con il sentimento preciso della necessità di un rinnovamento. Riprendendo da capo la tradizione dell'arte moderna, e anzitutto Cézanne ed il cubismo, il giovane Turcato si aggregò al gruppo neo-cubista formatosi intorno al 1945-46; poi, interessato dalla forma astratta e specialmente dalla forza costruttiva del Magnelli e dalla libertà poetica di Kandinsky, aderì al movimento 'Forma 1' (1947); poco dopo, nel 1948, partecipò al 'Fronte nuovo delle arti', movimento che riassumeva in sé, nonostante la diversità dei temperamenti e delle tendenze degli artisti, la comune volontà della giovane arte italiana di trovare nuove forme espressive per i nuovi ideali di vita, inserendosi nella grande circolazione della cultura europea finalmente recuperata; nel 1952 fu uno degli 'Otto', il gruppo di artisti che, tra le tendenze opposte dall'astrattismo e del realismo, affermavano di volere esprimere con i nuovi mezzi offerti dalle forme astratte l'emozione suscitata dalle cose reali.

Nonostante tutto questo, l'immagine complessiva che si ha del Turcato è quella di un artista poco incline a raggruppamenti e a programmi, anzi riservato e forse un po' timido, indipendente fin quasi all'anarchia, intento solo ad ascoltare il proprio estro e disposto ad un'interpretazione poetica delle cose del mondo che lo mette spesso del tutto fuori della realtà. Sensibile ai richiami umani, ma nello stesso tempo alle ragioni della cultura e guidato da un istinto d'artista nel dar forma ai sentimenti entro la misura dello stile, il suo ritmo di vita interiore è stato sempre particolarmente esposto ai soprassalti, agli arresti, ai contraccolpi delle vicende del mondo esterno. Questo forse ha dato all'insieme della sua produzione un che di saltuario e d'ineguale che ha reso difficile una sua sistemazione critica. Talora del tutto astratta, tal'altra figurativa, sia pure di una figuratività estremamente semplificata in segni e colori quasi soltanto simbolici, come nella serie delle 'rivolte' e delle 'rovine', l'arte del Turcato è stata di volta in volta inclusa dagli uni nell'orbita del puro astrattismo, dagli altri attirata verso una ripresa di forme neo-realistiche. In verità a me questo sembra piuttosto, considerato il temperamento dell'artista, proprio l'indice della sua sincerità, della sua sensibilità umana e artistica insieme, e i risultati cui è giunto oggi, attraverso l'intenso lavoro di approfondimento di questi ultimi anni, lo dimostrano chiaramente. Natura complessa, vibrante ad ogni sollecitazione, in lui hanno prevalso, di volta in volta, i diversi aspetti del suo temperamento: il bisogno di racconto, la coscienza di una misura formale, il gusto dell'espressivo, del simbolo, perfino del surreale, e ogni tanto un tono di scherzo, un sorriso d'ironia, un divagare dietro l'eleganza di una linea, la grazia di un colore, talvolta fino al limite rischioso del de­corativo, anche se mai del gratuito. Ora, nelle opere recenti, toccando l'artista gli anni della sua maturità umana, questi disparati elementi della sua personalità si sono fusi ed armonizzati in uno stile compiuto ed originale: un racconto esiste sempre, ma è come un racconto interiore, le immagini del mondo esterno, elaborate nel sedimento delle sensazioni, si sono trasposte in forme di pura invenzione lirica che s'intrecciano e si sovrappongono secondo il ritmo dell'emozione creando uno spazio che è spazio poetico; allacciate a catena, interrotte, riprese, riecheggiate si svolgono liberamente come una grande scrittura alata, simbolica, lieta, drammatica, tenera, affettuosa, nervosa dove le zone ocra, verde oliva, brune, rosse, scandite dai segni bianchi o neri riflettono nella loro qualità intensa ma senza concessioni al sentimentale ed al romantico, anzi asciutta ed essenziale, la natura dell'artista schivo, intelligente, sensibile e, pur nella bohème dell’arte e della vita, intimamente aristocratico.” (Palma Buccarelli)

Nel 1959 partecipa a Documenta II (Kassel), ed alla mostra della New Vision Gallery di Londra. Prende parte alle mostre collettive alle Gallerie La Tartaruga, Appia Antica e La Salita di Roma.

Dall’inizio degli anni Sessanta Turcato domina il proprio bagaglio espressivo, con una forza creativa tutta sua. Scava ancora più a fondo nelle proprie ricerche; da una parte svolge completamente l'elemento della sua matrice dada, con una ridefinizione espressiva degli oggetti. Non lavora però su materiali esistenti, presi dalla realtà, ma agisce nel senso di una trasgressione poetica, di una reinvenzione, che delle cose valorizzi certi spessori interni, certe qualità intime, e li renda protagonisti nell'attivazione dello spazio che occupano. Dall'altra intensifica la ricerca pura sul colore che compare intrinseco alla materia, con la sua forza di stimolazione emotiva, proseguendo il filone delle pitture polimateriche.

Nel 1960 prende parte all’VIII Quadriennale di Roma; entra a far parte del Gruppo "Continuità", indicato da Carlo Giulio Argan nel 1961 come un superamento in atto dell'informale, e partecipa alle varie mostre organizzate dal gruppo fino al 1962. Allestisce una personale alla Galleria Il Grattacielo di Milano.

Nel 1961 espone con una personale alla New Vision Gallery di Londra, presentato da Argan. Vince il Premio Termoli ed il 1° Premio Esso alla mostra "Cento anni di Industria Italiana" a Palazzo Barberini. In quest'anno compie un viaggio in Marocco. Espone a Venezia i suoi primi Tranquillanti e partecipa alla VI Biennale di Tokyo.

Nel 1962 tiene una personale alla Galleria Brudecke di Zurigo, presentato da Murilo Mendes; alla Tartaruga di Roma, presentato da Emilio Villa. Intraprende una serie di viaggi in Svizzera, Svezia, e a New York, dove espone alla IBM Gallery. Vince il Premio Lignano ed inizia la sua ricerca sui colori "oltre lo spettro".

Nel 1963 vince il premio Fiorino a Firenze, il 1° premio alla 4a "Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio" ed il Premio Termoli. Tiene una personale alla Galleria Il Quadrante di Firenze, presentata da Marisa Volpi, Murilo Mendes e Giovanni Carandente. Partecipa alla 6a Biennale Internazionale d'Arte di San Marino, alla "International Exhibition Congress of Human Rights and Racial Equality". In autunno espone a Gratz alla mostra "Trigon '63". Alla fine dell'anno espone in Svezia al "Goteborg Konst Forening 6 Italianare" e al Moderna Museet di Stoccolma.

Sposa Vana Caruso nel 1964. Nella sua personale alla Galleria Il Segno di Roma presenta Le Macchinette ed altre opere sul tema della Medaglia che alludono alle polemiche nate dal Convegno di Verucchio. Espone al Carnegie Institute di Pittsburgh, alla Kunsthalle di Lundt, all'11° Festival delle Arti Plastiche di Mentone. Compie un viaggio in Egitto dove visita il Cairo, Luxor, Abu Simbel. Il viaggio sarà l'elemento fondante di una nuova serie di grandi dipinti, le Porte d'Egitto.

Nel 1965 partecipa all'8a "International Art Exhibition" presso la Metropolitan Art Gallery di Tokyo ed alla "Italian Art Exhibition" di Monaco. Tiene personali al Naviglio di Roma, presentato da Nello Ponente, e alla Marlborough di Roma. Interviene alla “XXIV Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano”, dal maggio all’ottobre, presso la Permanente di Milano con il dipinto: Composizione. Partecipa inoltre alla mostra di ricostruzione storica del Gruppo Forma 1 all'Arco d'Alibert di Roma.

Nel 1966 vince il 1° Premio della Quadriennale Nazionale di Roma ed ottiene una sala personale alla 33a Biennale di Venezia dove espone le prime Gommepiume/Superfici Lunari, realizzate con nuovi prodotti del suo gusto per la sperimentazione di materiali diversi. Anche nella serie tematica delle Superfici lunari, Turcato promuove la propria curiosità sperimentale. Attirato dallo svolgersi in superficie della pittura, trova nella gommapiuma delle possibilità divertenti di un “già fatto pittorico”, dall'epidermide naturalmente variegata, in cui ci si concentra solo sulla qualità propria del colore. Colorista nato, che sa tutto sui colori e sugli accostamenti che possono determinare una scintilla magica, egli focalizza la sua attenzione ricercando “un colore altro, che oltrepassi la soglia dell'abitudine visiva ed emani frequenze solo psichiche. Un colore fuori dallo spettro, vagante nello spazio terrestre ed anche oltre”.

Nel 1967 partecipa all'Esposizione Universale di Montréal ed alla "Mostra d'Arte della Stampa Americana ed Italiana negli USA" al Philadelphia Museum of Art.

Nel 1968 espone alla rassegna "100 Opere d'Arte Italiana" organizzata dalla GNAM di Roma, tiene una personale allo studio G30 di Parigi, ed è invitato alla 34a Biennale di Venezia.

Va a Francoforte dove tiene una personale alla Main Galerie D.I.V. presentata da Werner Haftmann nel 1969. Lo stesso anno partecipa alla 13a edizione del Premio Campigna e alla 23a "Mostra d'Arte Contemporanea" della fondazione Michetti. In novembre e dicembre ha una personale allo studio Santandrea di Milano. Partecipa alla la "Rassegna del Gioiello d'Arte Firmato" presso la sala Bolaffi di Torino.

Nel 1970 tra le personali: Galleria Schubert di Milano, Galleria Boni-Schubert di Lugano e in ottobre, Grafica Romero di Roma. Espone in altre mostre all'estero, a New York e ad Haifa. In dicembre compie un viaggio in Kenya ed inizia ad elaborare la prima serie di Oceaniche, che verranno poi esposte per la prima volta alla Biennale di Venezia del '72.

Tiene varie personali nel 1971, alle Gallerie Barozzi di Venezia e di Milano, alla Galleria Martano di Torino e allo Studio Santandrea di Milano. Partecipa a mostre collettive a Terni alla 16a Rassegna Nazionale d'Arte, a Vienna all'Accademia di Belle Arti, a Liverpool nella Walker Art Gallery, dove presenta la sua prima Porta Struttura e Tête de Negre. Alla fine dell'anno esce a Milano la sua prima monografia, curata da Giorgio De Marchis, presentata da Pierre Restany.

Nel 1972 partecipa al Premio Pittura Colleverde ad Agrigento e vince un premio. Ha una sala personale alla 36a Biennale di Venezia, dove espone la prima serie delle Oceaniche. Partecipa ad alcune collettive di arte Italiana all'estero: a Praga, a Vienna e a Santiago del Cile. Gli viene dedicato un omaggio "speciale" nel catalogo della 17a "Rassegna Nazionale d'Arte" della città di Termoli. Partecipa alla 10a Quadriennale Nazionale d'Arte, nella sezione "Situazione dell'Arte non Figurativa". Varie personali: Galleria La Gradiva di Firenze, Editalia ed Il Segno di Roma.

Nel 1973 espone a Stoccolma all'Istituto Italiano di Cultura C.M. Lerici. Partecipa al 17° Premio Campigna, alla Rassegna Triveneta di S. Martino di Lupari, alla la Rassegna della città di Gaeta, alla Mostra d'Arte Italiana Dall’8 febbraio al 25 marzo, prende parte alla “X Quadriennale di Roma”, nella sezione “Situazione dell’arte non figurativa”, con l’opera: Roccia di seno in ocra chiaro. Nell'ambito della Biennale del Museo d'Arte Moderna di San Paolo del Brasile. In giugno gli viene dedicata una prima mostra antologica a Palazzo Ancaiani di Spoleto, presentata da Giovanni Carandente, organizzata da Mario Padova, nell'ambito del XVI Festival dei Due Mondi.

Nel luglio 1974 tiene una personale di disegni alla Galleria I Diamanti di Pescara. Gli viene dedicata una grande mostra antologica al Palazzo delle Esposizioni di Roma, con oltre 300 opere dal 1945 al 1974, curata da Giovanna Dalla Chiesa e Italo Mussa. Altra importante mostra al Palazzo delle Prigioni Vecchie di Venezia, presentata da G. Carandente ed organizzata dalla Galleria Ravagnan, dove espone le prime strutture Le Libertà. Personale alla Galleria Qui Arte Contemporanea - Editalia di Roma, con presentazione di E. Villa che dell’artista scrive: “…quel modo di avvivare il respiro tracciandone i transiti, come per una vicenda che si annulla nella propria respirante apparizione medesima, condotta dalla propria naturalezza e fulmineità…” e di J. Lassaigne. Partecipa a "Grafica Oggi" al Finch College Museum di New York ed alla l0a Biennale Internazionale di Mentone.

Nel 1975 tiene delle mostre personali allo Studio Latronica di Todi, alla Galleria Editalia di Roma ed al Nuovo Sagittario di Milano. Partecipa alla mostra "Muveszeti Torekvesek" al Museo di Budapest ed alla Triennale Internazionale d'Arte a New Delhi, alla 4a Triennale dell'Adriatico a Civitanova Marche, e alla 20a Rassegna d'Arte Nazionale d'Arte Contemporanea a Termoli. Il Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris acquista una sua grande opera. Lo stesso anno, in occasione della Mostra “Centodieci opere del premio Suzzara” , tenutasi nella Galleria d’Arte Moderna di Suzzara, dal 14 settembre al 19 ottobre, viene esposto il dipinto Miniera (1949).

Ordina nel 1976 alcune mostre personali a Roma: Galleria Coltellacci presentato da Emilio Villa, Galleria San Calisto presentato da A. Bovi, Galleria Il Pilastro di Milano presentato da E. Villa. Partecipa alla mostra sulla "Pittura Italiana 1950-70" che la Quadriennale di Roma organizza a Varsavia, alla "Quality of Graphics" all'Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv e a "Forma 1 1946-49" al Palazzo del Capitano del Popolo di Todi.

All'Istituto Italiano di Cultura del Cairo tiene, nel 1977, una personale con scritti di G.C.Argan, I. Mussa, J. Lassaigne. Inoltre espone in personali alla Galleria Pancheri di Rovereto, alla Galleria Linea 70 di Verona, alla Galleria Borghese di Roma, alla Galleria Ferretti di Viareggio. La mostra "Pittura Italiana 1950-70" prosegue a Lugano, Berlino Est, Breslavia, Sofia e Bucarest. È presente anche alla Galleria Civica d'Arte Moderna di Torino in due sezioni della mostra "Arte in Italia 1960-77" curata da F. Menna, A. Del Guercio e R. Barilli.

A New York, l'Istituto Italiano di Cultura, gli dedica una personale nel 1978. Nello stesso anno gli viene allestita un’altra personale alla Frankfurt Westend Gallery di Francoforte, presentato da E. Steingraber. Partecipa a "Les éditions Scheiwiller" al Centre Pompidou di Parigi e a " Presenze Romane" alla Galleria Rondanini di Roma.

Nel 1979 il Museo d'Arte Moderna di Bucarest gli dedica una personale. Partecipa all'esposizione "Il colore e il suo campo" organizzata dalla Calcografia Nazionale di Roma, e a "Tableaux Contemponains" all'Espace Cardin di Parigi. Allestisce anche personali alla Galleria Charlton di Roma e Numero Sette di Napoli.

Nel 1980 gli viene organizzata un’Antologica al Musée de l'Athenée di Ginevra; e altre personali alla Galleria Il Milione di Milano e alla Galleria Sprovieri di Roma. Vince il premio di pittura alla Biennale Internazionale del Mediterraneo di Alessandria d'Egitto. È tra i dieci artisti di "Arte Astratta in Italia 1909-59" alla GNAM di Roma. Partecipa alla mostra di grafica alla Westend Galerie di Francoforte.

Nel 1981 tiene mostre Personali: all'Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, all'Auditorium San Lorenzo di Cento presentato da G.C.Argan, alla Galleria Cesarea di Genova e Mazzoli di Modena. Partecipa alla mostra "Linee della ricerca artistica in Italia 1960-80" al Palazzo delle Esposizioni di Roma, curata da Nello Ponente, alla 26a Biennale di San Paolo del Brasile e alla Collettiva della Westend Galerie di Francoforte.

Partecipa nel gennaio 1982 alla mostra "Generazioni a confronto" organizzata da M. Calvesi e Simonetta Lux nell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Roma. Lo stesso anno inaugura mostre personali alla Galleria De Crescenzio di Roma, Nardò di Bari e al Circolo Artistico "Iterarte" di Bologna. La Pinacoteca di Ravenna ospita una sua Antologica alla Loggetta Lombardesca e pubblica un volume monografico a cura di Flaminio Gualdoni. Nella sezione Italiana alla 40a Biennale di Venezia curata da L. Caramel presenta nuove opere, sei quadri ed una struttura. Partecipa in estate alla mostra "Avanguardia/Transavanguardia" di Roma, curata da A. Bonito Oliva e, con Le Libertà, alla mostra "Conseguenze impreviste, intrecci con sculture" a Prato. Partecipa, nella Galleria d'Arte Moderna di Bologna, a "Registrazioni di frequenze", "Pittura di Valori" di Flaminio Gualdoni, nonché ad "Arte e socialismo" di R. Barilli al Palazzo delle Esposizioni di Roma, e alla mostra "Creatività e tecnica dell'incisione" a Palazzo Venezia a Roma.

Espone una serie di acquerelli alla Galleria Il Millennio di Roma nel 1983. Nelle edizioni della Cometa appare "Colloquio con Turcato" di G. Appella; la GNAM presenta a Roma le prime Libertà realizzate nel 1974. Sette grandi strutture colorate sono collocate nel parco della Staatsgalerie Moderner Kunst di Monaco. Contemporaneamente la Galleria Anna D'Ascanio di Roma presenta opere dal 1948 al 1955 con un saggio di Maurizio Calvesi. Partecipa a "L'informale in Italia" alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna e ad altre collettive. Tiene le Personali: alla Galleria Dossi di Bergamo, a Schlossgracht in Germania, alla Galleria Nathan Silberberg di New York, alla Galleria Artequattro di Firenze e a Messina al Palazzo della Provincia. Partecipa a "Bianco Semaforo dell'Arte" organizzata dal Comune di Foggia, curata da G. Di Genova.

Nel marzo 1984 il Padiglione d'Arte Contemporanea PAC di Milano allestisce una sua antologica dal'53 all’83 curata da Flaminio Gualdoni con la presentazione in catalogo di Emilio Villa. In maggio realizza le scenografie per l'"8° Concerto" di Petrassi all'Opera di Roma e il Nuovo Museo d'Arte Contemporanea di Milano a Palazzo Reale gli dedica una sala. In giugno partecipa alla 41a Biennale di Venezia con lo spettacolo "Moduli in Viola - Omaggio a Kandinsky" con musiche di Luciano Berio, regia di Vana Caruso. A settembre partecipa alla mostra "Attraversamenti, linee della nuova arte contemporanea Italiana" realizzata dal Comune di Perugia a cura di M. Calvesi e Marisa Vescovo. La Galleria Sorrenti, con il patrocinio della Regione Piemonte, espone una sua personale con presentazione in catalogo di A. Bonito Oliva. Il Comune di Reggio Emilia ospita un'antologica dell'opera grafica dal '60 all'84 nel Palazzo del Capitano del Popolo. L'Istituto Italiano di Cultura di Madrid gli dedica una personale. Realizza un documentario sull'arte al computer. È presente con un disegno alla “Mostra del Disegno Mantovano del ’900” che si tiene a Mantova nel Museo Civico di Palazzo Te, nel settembre-dicembre.

Nel gennaio 1985 la Staatsgalerie Moderner Kunst di Monaco di Baviera organizza una mostra antologica a Villa Stuck, esponendo 97 opere dal '45 all'85, presentata da Eric Steingraber, con saggi di C. Stabenow, Schulz-Hoffmann, G.C.Argan, e M. Calvesi. Personale alla Galleria Il Ponte di Roma. Partecipa alla "Italienische Kunst 1900-1980" del CIMAC al Kunstverein di Francoforte ed espone alla Frankfurter Westend Galerie con la collettiva "5 Pittori". In agosto il teatro greco-romano di Taormina ospita lo spettacolo "Moduli in viola". In settembre partecipa al Terzo Salone Internazionale dei Mercanti d'Arte Moderna a Venezia presentato dalla Galleria dell'Oca con una sala personale.

Nel 1986 la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma gli dedica una imponente mostra antologica curata da Augusta Monferini. Partecipa all'11a Quadriennale di Roma.

Partecipa nel 1987 alle rassegne storiche dedicate a Forma 1 a Bourg-en-Bresse e a Darmstadt. Nell'88 è presente alla mostra "Il Fronte Nuovo delle Arti" promossa in occasione della 43a Biennale di Venezia. La Galleria Sperone di New York propone nell'89 "Blu oltre", comprendente alcune sue opere degli anni '80, presentate in catalogo da Giorgio Franchetti.

Nel 1990 il Castello Cinquecentesco de L'Aquila ospita l'antologica "Giulio Turcato" con presentazione di G. Lémaire. Dal 13 ottobre al 9 dicembre, Venezia gli dedica un'altra ricca Antologica, allestita nelle sale del Museo d'Arte Moderna di Ca' Pesaro e curata da M. Calvesi e Giovanna Dalla Chiesa. Due personali organizzate presso le gallerie romane dei Banchi Nuovi e Editalia esplorano la sua produzione più recente nel corso del 1992.

È ancora alla Biennale di Venezia nel 1993, ospitato nella sezione intitolata "Opera Italiana". Partecipa, con due grandi opere e 8 gioielli alla mostra "La Metamorfosi Italiana 1943-1968" che inizia al Guggemheim Museum di New York, per poi muoversi alla Triennale di Milano ed in seguito al Kunstmuseum di Wolfburg nel 1995. Figura con l’opera Miniera (del 1949) alla mostra “Il Premio Suzzara. Selezione di opere 1948-1994”, che si tiene dal 13 novembre al 4 dicembre 1994, presso la Casa del Mantegna di Mantova.

Giulio Turcato muore nella propria abitazione romana il 22 gennaio 1995, in seguito ad una crisi respiratoria.

La GNAM di Roma lo ricorda nella primavera del 1995 con un omaggio di opere presentate da Giorgio De Marchis. Sue opere partecipano alla fine dell’anno all'esposizione "Roma 1950-59. Il rinnovamento della pittura in Italia", curata da Fabrizio D'Amico ed allestita al Palazzo dei Diamanti di Ferrara.

Nel 1996 al “36° Premio Suzzara”, nella Sezione Opere del Premio Suzzara 1948-1953 viene esposto il dipinto: Miniera.

Dal 25 gennaio al 9 marzo 1997, con l’opera Composizione del 1952-53, figura alla mostra “Arte nel ‘900. Opere della Pinacoteca di Monza” che si tiene nel Serrone di Villa Reale di Monza.

Un'ampia antologica curata da Fabrizio D'Amico e Walter Guadagnini gli viene dedicata tra il febbraio ed il maggio 1998 con due grandi allestimenti a Modena, presso la Galleria Civica nella Palazzina dei Giardini, ed a Mantova nel Palazzo della Ragione.

Dal 26 settembre 1999 al 16 gennaio 2000 è inserito nella mostra “Arte a Mantova. 1900-1950”, a cura di Zeno Birolli, che si tiene a Palazzo Te di Mantova. Sue opere figurano alla mostra “Il fronte nuovo delle arti. L’Arte Italiana attraverso le avanguardie del secondo dopoguerra” curata da Luca Massimo Barbero che si tiene prima a Cosenza nel Palazzo Fondazione Carical, dal 23 ottobre al 5 dicembre, e successivamente a Matera nel Palazzo Lanfranchi, sede del Museo d’Arte Medioevale e Moderna della Basilicata, dall’11 dicembre al 22 gennaio 2000.

Dal 19 dicembre al 28 febbraio 2001 è inserito con Accardi, Consagra, Dorazio, Perilli, Sanfilippo, nella Mostra “Forma 1 e i suoi artisti” alla Galleria d’Arte Moderna di Roma; con la stessa formula viene riproposta nel 2003/2004, con il patrocinio del Festival Europalia, presso il MAMAC (Musée d'Art Moderne et d'Art Contemporain) di Liegi, in Belgio.

Dal 12 aprile al 21 giugno 2003, la Galleria Il Ponte di Firenze gli dedica una mostra intitolata “La pelle della pittura”, curata da Andrea Alibrandi.

La Galleria Ghelfi di Verona ricorda l’opera del Maestro, dal 16 aprile al 3 maggio 2004, con la mostra intitolata “Giulio Turcato. Opere 1949-1991”, con catalogo a cura di Luigi Meneghelli.


Bibliografia:

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1958 - 29 Biennale Internazionale d’Arte, Venezia, catalogo mostra, pp. 58/60, ill. 23.

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1975 - Andar per mostre: Roma: Giulio Turcato all’Editalia, Gazzetta di Mantova, 4 gennaio, p. 3.

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1979 - Dizionario degli Artisti Italiani del XX secolo, vol. I, Torino, Bolaffi, p. 356.

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1991 - Arte Moderna, L’arte contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi. Numero 27, Milano, Mondadori.

1994 - Renzo Margonari, a cura di, Il Premio Suzzara. Selezione di opere 1948-1994, catalogo mostra, p. 78.

1995 - Novecento Italiano 2. Opere e mercato di pittori e scultori 1900-1945, a cura di Maurizio Agnellini, Milano, Fenice 2000.

1996 - Annuario d’Arte Moderna ‘96 Artisti Contemporanei, Roma, A.C.C.A., p. 161.

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1996 - La Biennale di Venezia. Le Esposizioni Internazionali d’Arte 1895-1995, …, Milano, Electa, p. 661.

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1999 - Luca Massimo Barbero, a cura di, Il Fronte nuovo delle Arti, Cosenza, Fondazione Carical, pp. 218/223.

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2000 - Bruna Colarossi, a cura di, Quadriennale d’Arte di Roma, Inventario dell’Archivio, Roma, Fratelli Palombi Editori, p. 357.

2003 - Andrea Alibrandi, Turcato, catalogo mostra, Edizioni “Il Ponte”, Firenze, aprile-giugno.

2004 - Luigi Meneghelli e Francesco Butturini, Giulio Turcato. Opere 1949-1991, catalogo mostra, Verona, Edizioni Ghelfi.

2004 - Antonello Negri, a cura di, Catalogo delle opere 1948-2003 della Galleria del Premio Suzzara, Comune di Suzzara - Associazione del Premio Suzzara, pp. 346, 471.

2004 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume VI, Sa - Zir, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. 3138/3148.

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