Scultore, pittore e decoratore, nato a Trieste nel 1873, studiò all'Accademia di Brera e completò la sua formazione all'Accademia di Monaco. Lavorò prevalentemente nella città di Venezia, dove partecipò, insieme al socio Raffaele Carbonaro, alla V Biennale. Negli anni '10 del 900 diede vita ad una fabbrica di ceramiche insieme allo stesso Carbonaro. Visti i floridi esiti dell'attività artistica e decorativa gli fu affidato l'incarico di fondare la scuola di oreficeria all'interno della Scuola Superiore d'arte applicata di Venezia.
Realizzò molte sculture con soggetti patriottici anche commissionate da Gabriele D'Annunzio che lo nominò suo personale «scultore di guerra»*. Tamburlini, infatti, realizzò per il Vate diverse sculture tra cui, nel 1905, il monumento in marmo a Francesco Querini, scomparso nella spedizione al Polo Nord del Duca degli Abruzzi. (rappresenta il Querini nel tragico momento in cui, sopraffato dalla stanchezza e dallo sconforto, accasciato nella slitta, sperduto nell'immenso deserto di ghiaccio, scruta l'orizzonte grigio e si abbandona, vinto, alla inesorabile Sfinge polare. Due cani sono accovacciati ai suoi piedi. Due targhe in bronzo ricordano la guida valdostana ed il macchinista norvegese, scomparsi insieme al Querini). Questa statua è tutt'ora esposta ai Giardini comunali di Venezia.
Nei sette anni che interconno tra l'inizio della I° Guerra Mondiale e il 1925 (anno in cui si trasferì definitivamente a Roma) Achille Tamburlini visse a Genova. Abbiamo notizie della sua attività artistica di quegli anni dall'articolo scritto in occasione del centenario della sua nascita su «L'Osservatore Romano»:
«dopo una 'personale' che fu una sua presentazione, lavorò intensamente soprattutto in opere di sculture e per edifici pubblici e su commissione di privati. Fra le prime uno splendido tripode votivo, omaggio agli studenti caduti in guerra, che adorna la scalinata centrale dell'Università»**
Da fervido credente, giunto a Roma si dedico all'arte sacra. Il 1941 fu l'anno d'inizio della collaborazione tra l'artista e l'Istituto di Studi Romani, per cui realizzò alcuni disegni delle vedute esterne dell'ex Convento dei Ss. Bonifacio e Alessio. Collaborò sempre con l'Istituto, disegnando Roma e i suoi monumenti fino alla sua scomparsa nel 1958.
Nel 1973, alcune delle sue opere (141 disegni) furono donate dalla moglie, Elisa Mannucci Tamburlini, al Gabinetto Fotografico Nazionale con sede a Roma.
Presso l'Archivio iconografico dell'Istituto Nazionale di Studi Romani sono custodite tutt'ora 167 tavole realizzate per le pubblicazioni dell'Istituto.
Bibliografia:
1905 - Venezia - Il monumento a Franco Querini, L'Illustrazione Italiana, secondo semestre, p. 519.
1994 - Vincenzo Vicario, Gli scultori italiani, Dal neoclassico al liberty, seconda edizione, volume secondo, Lodi, Il Pomerio, pp. 1019, 1020 ill.
2003 - Alfonso Panzetta, Nuovo Dizionario degli Scultori Italiani dell’ottocento e del primo novecento, volume II, M-Z, Adarte, p. 901.