Realizza il monumento ai Caduti di Triggiano, l'opera distrutta dalla guerra, viene rifatta nel 1960 dallo stesso Stella.
Altri lavori presenti soprattutto sulle strade della città di Bari, il monumento in bronzo dedicato al senatore Nicola Balenzano che volle l’Acquedotto Pugliese nella piazza omonima, in piazza Sant’Antonio, ecco dominare un altro bellissimo bronzo dedicato al taumaturgo di Padova, sul Lungomare, ecco il bel busto dedicato ad Armando Perotti, l’illustre studioso della vita barese, e la lapide per Francesco Saverio Abbrescia incastonato nell’edificio dell’hotel Palace.
La Pinacoteca Corrado Giaquinto di Bari conserva la sua scultura in marmo Ravvedimento, del 1950.
Nelle collezioni del Quirinale è conservata la sua scultura in bronzo del 1918: Ragazzo che fischia.
Dal 25 ottobre 2008 al 28 febbraio 2009 alla Pinacoteca Corrado Giaquinto di Bari, si tiene la mostra: "Gaetano Stella e la scultura da camera pugliese nella prima metà del Novecento". La mostra prende spunto dal consistente nucleo espositivo di scultura della prima metà del Novecento conservata (ma non esposta) presso la Pinacoteca Provinciale di Bari, ed ha come protagonista Gaetano Stella (Bari 1888-1964), di cui nel 2008 ricorre il 120° anniversario dalla nascita, autore di numerose sculture-ritratto di piccolo formato in gesso, per lo più patinato, in marmo, o in bronzo, di cui sarà esposta una vasta selezione di oltre 50 pezzi.
Gaetano Stella, nato a Bari in quella stessa casa in cui vide la luce quel grande musicista che fu Niccolò Piccinni, vissuto in seguito quasi sempre in Puglia, fa la prima apparizione nel campo della scultura col mondo del bimbo, che è poi il più bello ed il più difficile. Sono sue guide, l’osservazione umile del vero e l’adorazione della bellezza, qualità direttamente provenienti dal classicismo greco, che già prima di Dante concepì l’arte figlia della natura e nipote di Dio. Nei bimbi è la bellezza che trionfa, quella bellezza schietta che il Nostro sente ed ama, ama col suo più profondo amore. E che il mondo dei bimbi lo commova e lo inebri dimostra in modo chiaro ed inequivocabile la produzione sovrabbondante delle testine, che hanno in loro tutta la grazia ingenua dell’infanzia e rappresentano la spirituale padronanza della bella e lucida materia da parte dell’artista. Varietà di atteggiamenti trattati tutti con singolare perizia, rivelando nel sembiante e l’intimo e l’anima dei bimbi; della fanciullezza lo Stella rapisce i segreti c li tramuta nel marmo, nel bronzo: essi rimangono impressi nella mente di chi vede, meravigliata dinanzi a tale suggestiva rappresentazione della poesia infinita ond’è pervasa l’anima infantile.
L’ancor giovane artista ha al suo attivo molte vittorie: egli lascia ai posteri innumeri statue monumentali, nel plasmare le quali tiene sempre presenti i modelli greci; il ricordo classicista, però, se è stato presente alla mente dell’artista nella esecuzione di quelle, non fu di per sè la causa della bellezza dell’opera: l’opera è bella, e cosi com’è, perchè riflette ciò che vi è di particolare in un vero amatore del classicismo; essa non ripete un motivo dell’arte classica: è il risultato della classicizzazionc dell’arte moderna. Infatti il soggetto moderno è trattato con la elevatezza e la venustà dei soggetti antichi: la linea nel monumento dello Stella è ornamentale: egli rivela ovunque istintivo senso dell’insieme e spiccato gusto decorativo. Nei monumenti ai Caduti, ai quali si accinse con severa autocritica, i fini dell’architettura sono sottoposti a quelli della scultura e ne vien fuori una mirabile fusione armonica. Guardiamo un po’ il monumento ai Caduti di Triggiano, che impressiona sia per lo stile austero che per il simbolismo agevolmente tradotto in forma umana. Su quattro massi che formano una croce s’aderge la figura dell’eroe vittorioso modellata vigorosamente, avente ai fianchi due figure raffiguranti il popolo. Nella parte posteriore è la statua della Patria, che rigida e austera domina in una solitudine religiosa. In alto poi maestosa si eleva la Vittoria, in cui mirabilmente è fusa la forma giunonica con la potenza e la severità romana. Il gruppo è tutto pervaso di movimento c dalla robustezza della base si sale alla leggerezza dell’ala che sfugge aerea. Non meno insigni sono gli altri monumenti ai Caduti, a cui si può guardare con sereno compiacimento tra la costernazione che ai più infligge la visione di altri ricordi monumentali ai Caduti sorti in altri paesi, ove imperò l’arte di qualche scultore che volle sembrare originale.
Accanto ai monumenti possono occupare degno posto le «distrazioni» dello scultore, cioè gli «studi». G. Stella tratta il nudo mirabilmente, con garbo cinquecentesco, si direbbe. Ho visto nella sua bottega una Venere. La scolpi cosi in un momento di grande entusiasmo, dopo aver studiato i nudi dei grandi, con preparazione più mentale che manuale: e gli riuscì senza fatica, con grande morbidezza di modellatura, con gioco di piani rendente compiutamente l’astratta bellezza; d’altra parte sempre con la solita tecnica: la composizione dei bassorilievi che corrono intorno alla tomba del dott. Storelli lega pienamente con l’architettura. Essi si svolgono con fusione di parti: le figure sono tutte legate fra di loro: ognuna ha il proprio ufficio: se se ne toglie una si frustra il tutto armonico. Il rilievo è man mano degradante, senza sbalzi violenti: le immagini affiorano senza bruschi passaggi da luce ad ombra, ma abbastanza vibratamente e determinano col loro risalto un largo moto di azione. Si rivela anche qui l’influsso dcU’arte greca: sempre faro di luce e di perfezione. Influsso semplice però che del resto è creazione di creature viventi c palpitanti.
Un altro genere di scultura tratta il Nostro e questo più largamente: Stella c ritrattista; per questa attività basta una passeggiata nel Cimitero di Bari: è ricco di busti, di ritratti, di medaglioni del nostro scultore. Nei ritratti egli si mostra cesellatore ed idealista nello stesso tempo: coglie la fisonomia del soggetto e lo modella con la solita robusta plastica; una volta ottenuta la rassomiglianza, però, non si cura dei particolari: cerca invece di dare alla materia la sua impronta personale: poi compone armoniosamente l’insieme. Tutto ciò gli giova il successo mentre crea vera arte. Anche a Ncw-York lo Stella, nella sua breve parentesi americana, diede saggio di tale attività scolpendo vari busti. Ultime sue creazioni in tale campo sono un ritratto di Niccolò Piccinni ed uno del Duce. Esaminiamo questi particolarmente.
Il busto del musicista si presenta con forte modellatura, dal tocco robusto e chiaro, con un bel senso di superfici, con un largo gioco di piani: il tutto è molto bene indovinato: lo sguardo è espressivo: le sopracciglia leggermente arcuate rendono compiutamente l’immagine dell’uomo acuto e fine; sereno Patteggiamento della bocca, che si schiude in un tenue sorriso melanconico.
Il busto di Mussolini è di fattura invero pregevole: lo stile è severo e maschio, perfettamente adeguato al soggetto. L’artista che nella creazione si ispirò ad una concezione del Duce in relazione al suo motto: «Autorità, Ordine. Giustizia» è pienamente riuscito nel suo intento: l’autorità, l’ordine, la giustizia sembra che dal busto si irradino luminosamente. L’opera non è una di quelle che comunemente si vedono: di forte impostazione, di reale potenza scultorea ha modellatura larga e disinvolta. La figura del Duce vive nel bronzo fortemente muscolosa, energica ed espressiva: lo sguardo è quello del dominatore, il sorriso è quel suo particolare sorriso. La scultura è tanto naturale ed il fremito della vita è cosi forte che per un attimo cade il velo teso a dividere le creazioni artistiche da quelle della natura, e dal viso rude e tutto muscoli sembra che emani un po’ di quel fascino che avvince l’animo di tutti coloro che hanno la fortuna di vedere quest’Uomo.
Ora il Nostro lavora, lavora con instancabile lena presso alcuni bozzetti: in questi come in tutti i lavori in cui è libera da vincoli la sua ispirazione, la scultura vibra di nervoso e vago movimento, mentre sagacemente si ricollega col suo tocco elegante agli esempi della nostra migliore arte; mai la smania del nuovo lo alletta: c non accade che egli pensi di essere originalmente creatore di aberrate produzioni. Se qualche studio egli ha fatto, che si allontani dalla bella scultura classica c ottocentesca, è stato per tentare dei motivi pittorici con lo scalpello. Del resto ha sempre conservato e migliorato il suo stile che di certo dà più gradita impressione di un qualsiasi altro modo di scolpire opportunisticamente futurista o novecentista o bugiardamente primitivo.
Gino De Donno - (1935 - Gino De Donno, Gaetano Stella, (con ill.), Torino, a b c rivista d’arte, n. 10, ottobre, pp. 21/22).
Bibliografia:
1935 - Gino De Donno, Gaetano Stella, (con ill.), Torino, a b c rivista d’arte, n. 10, ottobre, pp. 21/22.
2003 - Alfonso Panzetta, Nuovo Dizionario degli Scultori Italiani dell’ottocento e del primo novecento, volume II, M-Z, Adarte, p. 858.
2008 - "Gaetano Stella e la scultura da camera pugliese nella prima metà del Novecento", a cura di Clara Gelao, Marsiglio Editore.
2009 - Clara Gelao, Gaetano Stella scultore barese del Novecento, Editore Congedo, p. 306.