Sciltian Gregorio

pittore disegnatore litografo
Rostov-na-Donu (Armenia) 20 agosto 1900 - Roma, 1 aprile 1985
elide
Elide - 1977

Formatosi all’Accademia Di Belle Arti di San Pietroburgo, l’armeno Gregorio Sciltian mostra nelle opere giovanili un linguaggio vicino alle avanguardie cubo-futuriste russe.

Spaventato dalla Rivoluzione d’Ottobre, fugge a Vienna nel 1919, qui studia il Rinascimento italiano, dopo una sosta a Berlino dove si sposa con Elena Boberman, nel 1923 decide di trasferirsi a Roma.
Il linguaggio dei primi anni Venti è vicino al generale clima di ritorno all’ordine, con un grande interesse per la pittura caravaggesca e fiamminga, ottiene un certo successo critico, tanto che Roberto Longhi gli organizza una personale da Bragaglia. Espone poi alla Biennale di Roma nel 1925 e a quella di Venezia del 1926.
Nel 1927 si trasferisce per un periodo a Parigi, dove realizza nature morte di stampo fiammingo con la tecnica illusionistica del “trompe l’oeil”.
Tornato in Italia nel 1934, si trasferisce a Milano, espone nelle rassegne più importanti e, nel 1947, firma con Annigoni ed i fratelli Bueno, il Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà, in aperta polemica con l’arte astratta.
Negli anni successivi continua a proporre, nei ritratti e nelle nature morte, i giochi ottici, le trasparenze, il mortale languore del Barocco, con una tale perizia da suscitare lo sgomento dello spettatore.
Negli anni Cinquanta e Sessanta si occupa di costumi e scenografie per il Maggio Musicale Fiorentino e per il Teatro della Scala di Milano.
Negli anni Sessanta produce molte opere religiose e si occupa di grafica, illustrando Anna Karenina di Tolstoj, scrive inoltre la sua biografia e un trattato sulla pittura.

Nel 1977 disegna la litografia "Elide" stampata in 75 esemplari su carta sughero formato mm. 700x500, (formato immagine mm. 470x350), ns. 53/75.


Bibliografia:

1982 - Catalogo della Grafica Italiana n. 12. Milano, Mondadori, p. 147/148.

1983 - Catalogo della Grafica Italiana n. 13. Milano, Mondadori, p. 160.

1985 - Paolo Bellini, Storia dell’incisione moderna, Bergamo, Minerva Italica, p. 501.

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