Salvatore Saponaro, nato a San Cesario di Lecce nel 1888, iniziò a frequentare lo studio di Achille e Augusto De Lucrezi, dedicandosi al disegno e alla modellazione.
Nel 1909 ottenne una borsa di studio dall’Amministrazione Provinciale che gli permise di iscriversi ai “Corsi speciali di Scultura” presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, licenziandosi giovanissimo. Ufficiale al fronte, durante la prima Guerra mondiale, fu congedato nel 1919.
Stabilitosi a Firenze, entrò in contatto con la cultura Rinascimentale che tanto dovette incidere nella sua produzione.
Nel 1921 si trasferì a Milano collaborando attivamente con i principali architetti del cosiddetto “Novecento” milanese. Nel 1926 fu nominato “Accademico di merito” presso l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia.
Tra le più importanti Rassegne alle quali partecipò ricordiamo: l’Esposizione romana (1912), la Mostra d’Artisti pugliesi a Taranto (1921), la Prima Mostra Nazionale d’Arte Sacra (1922), la Biennale Monzese (1925), la Biennale di Venezia (1926), l’Esposizione Internazionale di Madrid (1928) su invito del Ministero dell’Educazione Nazionale, la IV Esposizione Triennale delle Arti Decorative e Industriali di Milano (1930), l’Esposizione di Belle Arti di Torino (1931).
Alla fine degli anni Venti, scelse come luogo di decentramento alla sua attività, la zona del Varesotto, abitando a Bizzozero nella Villa “La Novella” dove si ritirò sempre più frequentemente fino alla morte avvenuta nel 1970.
Lo scultore Salvatore Saponaro, esegue in bassorilievo le figure sul portale d’ingresso, del Palazzo della Banca Bergamasca di Bergamo.
Bibliografia:
1929 - Roberto Papini, Bergamo rinnovata, Ivi, I.I.D.A.G., p. 115.
1984 - Salvatore Saponaro scultore tra gli architetti del "Novecento milanese", catalogo mostra, Chiostro di Voltorre - Gavirate (VA), pp. 96.
1994 - Vincenzo Vicario, Gli scultori italiani, Dal neoclassico al liberty, seconda edizione, volume secondo, Lodi, Il Pomerio, pp. 953.
2003 - Alfonso Panzetta, Nuovo Dizionario degli Scultori Italiani dell’ottocento e del primo novecento, volume II, M-Z, Adarte, p. 841.