Rossoni Duilio

incisore
Roma, 27 maggio 1931 - Roma, 2 maggio 2011

Sue incisioni sono inserite nella Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori di Mantova,

Sito internet: www.raccoltastampesartori.it


Nasce a Roma il 27 maggio 1931, dove muore il 2 maggio 2011.

1947-1950: Frequenta l’Istituto d’Arte di Roma sotto la guida di Alberto Ziveri e incide la prima acquaforte (1948). Nello stesso Istituto insegna Luigi Bartolini, sotto la cui supervisione Rossoni inizia a stampare i suoi fogli.

1950: Inizia ad affinare le proprie ricerche e approfondisce l’interesse sul linguaggio dell’incisione seguendo il tracciato storico da Barocci e Stefano Della Bella, attraverso Daumier ed Ensor, fino ad arrivare ai più contemporanei e a lui congeniali Luigi Bartolini e Giorgio Morandi.

Stampa le prime prove da Michele Gnocchi presso la Calcografia Nazionale di Roma e conosce Carlo Alberto Petrucci, storico direttore dell’Istituzione.

Negli stessi anni, fra il 1950 ed il 1952, frequenta l’Istituto Centrale del Restauro, allora diretto da Cesare Brandi.

1951: Si laurea con una tesi su Goya all’Università La Sapienza di Roma, discutendo la tesi con Lionello Venturi.

Inizia la collaborazione con Ferruccio Ferrazzi, del quale diviene assistente per i tre anni successivi, ma che continuerà a frequentare fino alla morte del maestro nel 1978. Fra i primi lavori insieme la nuova decorazione del Mausoleo degli Ottolenghi ad Aqui Terme, le cui tempere, già eseguite dal Ferrazzi nel 1936, vengono staccate e sostituite da nuove pitture.

1952: Iscritto all’Accademia di Belle Arti frequenta il corso di incisione tenuto da Mino Maccari. Tramite Alberto Manfredi - all’epoca assistente di Maccari - conosce Arnoldo Ciarrocchi, dando inizio ad un sodalizio artistico ed umano che durerà oltre quarant’anni. Ciarrocchi, di cui Rossoni apprezza in particolare i paesaggi della fine degli anni ’30, lo inizia ad una pratica dell’incisione più rigorosa e sistematica, retaggio della Scuola del libro di Urbino.

1953: Collabora con gli architetti Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti realizzando due altorilievi murali in ceramica policroma per l’atrio di una palazzina progettata dai due architetti in via Madonna del Riposo, a Roma.

1954: Progetta ed esegue un mosaico di 40 metri quadri per la decorazione dello stand del Ministero dei Trasporti alla Fiera di Milano.

1955: È assistente della cattedra di pittura tenuta da Alberto Ziveri all’Istituto d’Arte di Roma.

Carlo Alberto Petrucci gli richiede alcune incisioni per le collezioni della Calcografia Nazionale.

Nello stesso anno esegue per il Salone d’Onore del Ministero dell’Agricoltura e Foreste un fregio di ceramica policroma realizzata nell’atelier dello scultore Salvatore Meli.

1956: In luglio partecipa inoltre alla IV Mostra Nazionale di Pittura Contemporanea, Premio Marzotto, dove presenta l’olio Ritratto di Maria Luisa.

Introdotto da una presentazione di Alberto Ziveri in ottobre espone alcune di acqueforti (Rose secche, Paesaggio serale) presso la galleria romana Il Torcoliere: è la sua prima esposizione personale e si inaugura il 24 ottobre.

Da quest’anno e sino al 1960 stampa i suoi fogli presso Emiliano Sorini, Galleria Il Torcoliere.

1957: Vince il premio acquisto alla II Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea di Venezia, a cui partecipa insieme, fra gli altri, a Walter Piacesi, Carmelo Zotti, Enrico Baj, Mario Guadagnino e Giuseppe Guerreschi; in contemporanea partecipa alla I Mostra dell’Incisione Italiana Contemporanea curata da Carlo Alberto Petrucci presso la Galleria Opera Bevilacqua La Masa al Palazzo delle Procuratie Nuove: in mostra, fra gli altri, opere di Morandi, Ziveri, Rosai, Ciarrocchi, Bartolini, Barriviera.

Nell’estate partecipa alla II Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea di Pittura e Bianco e Nero a San Benedetto del Tronto (21 luglio-15 agosto), dove espone Paesaggio serale e Natura morta: in commissione, fra gli altri, Carlo Alberto Petrucci, Marco Valsecchi, Virgilio Guzzi e Francesco Arcangeli.

Con l’incisione Paesaggio romano partecipa alla XX Biennale Nazionale, Palazzo della Permanente di Milano (16 novembre-31 dicembre); partecipa inoltre al Premio Nazionale di Arte Figurativa di Frosinone (espone Natura morta, Trittico) ed alla VI Biennale reggiana del disegno e dell’incisione moderna a Reggio Emilia (15-dicembre 1957-6 gennaio 1958). In quest’ultima occasione le sue acqueforti vengono segnalate, insieme a quelle di Leonardo Castellani di Urbino ed alle xilografie di Remo Wolf di Trento: in commissione Valerio Fraschetti, Tono Zancanaro e Guido Cadorin.

Realizza insieme a Leoncillo la decorazione del cinema Mignon di Roma, eseguendo il fregio in ceramica policroma per la balconata della galleria.

A partire dal 1957-1958 e fino alla metà degli anni ’60 insegna mosaico all’Istituto d’Arte di Roma.

1958: In aprile partecipa alla III Mostra Nazionale d’Arte Giovanile, allestita presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma (13-27 aprile) e sponendo La conchiglia, Paseaggio n. 1 e Paesaggio n. 2; in maggio prende parte alla VI Mostra Internazionale di Arti Figurative di Gorizia.

Con le incisioni Paesaggio romano 1 e Paesaggio romano 2 espone nel mese alla 2a Mostra Nazionale del Bianco e nero di Catania (29 giugno-20 luglio): in commissione Palma Bucarelli e Antonio Corpora.

Dal 2 al 10 ottobre partecipa con tre opere alla seconda edizione della collettiva Premio di Pittura di Cinecittà organizzata dal Consiglio Direttivo della sezione del Partito Comunista Italiano di Cinecittà. Insieme a Rossoni espongono, fra gli altri, Antonino Virduzzo, Mario Schifano, Tano Festa, Piero Guccione, Renato Mambor e, fuori concorso nella sezione dedicata alla pittura, Ugo Attardi, Luigi Bartolini, Riccardo Francalancia, Renato Guttuso, Titina Maselli, Francesco Trombadori, Renzo Vespignani. Dei tre dipinti esposti (Paesaggio, Natura morta e Ritratto) il ritratto ad olio della sorella Maria Grazia verrà acquistato per 30.000 lire da Amerigo Terenzi, amministratore del quotidiano «L’Unità» e co-proprietario, assieme al costruttore Marchini, della Galleria La Nuova Pesa.

Con altri tre dipinti ad olio - Autoritratto, Natura morta e Ritratto - partecipa in novembre alla Rassegna di Arti Figurative del Lazio.

Partecipa al Premio di incoraggiamento ad artisti promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione con l’acquaforte Paesaggio sull’Aventino e la Commissione Giudicatrice del concorso gli assegna il premio acquisto di lire 40.000.

Mino Maccari e Italo Cremona lo invitano a partecipare all’illustrazione del volume Almanacco dell’antipatico, edito da Vallecchi.

1959: Dal 25 aprile al 31 maggio partecipa alla III Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea di Venezia e, pressoché in contemporanea (30 aprile-20 maggio), al Premio Nazionale di Pittura Il paesaggio italiano di Foggia.

In giugno inaugura una personale dedicata all’opera grafica allestita presso il Siparietto di Luciani a Roma (15-giugno-15 luglio), spazio espositivo presso un atelier di haute couture, la cui cura è affidata già da qualche tempo ad Arnoldo Ciarrocchi.

Sempre in giugno espone a Roma alla mostra di Dipinti e disegni di 8 giovani pittori allestita presso la Galleria d’Arte Babuinetta (20 giugno-2 luglio), presentando nella sezione dedicata al disegno tre paesaggi e due nature morte; insieme a Rossoni espongono, fra gli altri, Luca Patella e Giorgio Vaccari. Fra giugno e luglio partecipa inoltre alla Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio allestita presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, a Palazzo Braschi. In quest’ultima occasione presenta due paesaggi romani (Paesaggio e Paesaggio romano n. 1) nella sezione del Bianco e Nero (sala XVIII), nell’ambito della mostra concorso dedicata alla vedute di Roma.

Ancora in luglio partecipa con tre opere alla III Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea Pittura e Bianco e Nero di San Benedetto del Tronto (25 luglio-16 agosto): in mosra Natura morta, Paesaggio e Pasaggio verso l’Aventino.

Partecipa inoltre alla III Biennale Internazionale di Scultura a Carrara (5 luglio-31 agosto), dove presenta due incisioni, Paesaggio romano e Paesaggio n. 1: in commissione Mino Maccari e Marco Valsecchi.

Nuovamente con due Paesaggi, questa volta ad olio su tela, partecipa in agosto alla X Mostra Nazionale delle Arti Figurative ad Avezzano (16-31 agosto), mentre dal 2 al 10 ottobre presenta i due dipinti Natura morta e Obelisco di Axum alla III Mostra di Pittura Premio Cinecittà: in commissione Renzo Vespignani, Alberto Ziveri, Corrado Cagli e Ugo Attardi. Partecipa inoltre all’VIII Quadriennale, dove presenta tre incisioni.

Continua il sodalizio artistico con Arnoldo Ciarrocchi, insieme al quale realizza i mosaici della chiesa a Testa di Lepre, nei pressi di Roma.

1960: In marzo è invitato a partecipare alla Mostra dell’Incisione Italiana Contemporanea presso la Kunstlerhaus di Vienna: l’esposizione, itinerante, verrà portata poi a Varsavia, Cracovia, Poznan, Lublino, Bydgoszcz.

In giugno partecipa alla Mostra Nazionale di Pittura Gaetano Loffredo a Latina. Con l’opera Paesaggio vince il Premio acquisto della Camera di Commercio al XI Premio Città di Terni Pittura e Incisione della città umbra.

Vince il Premio Pubblica Istruzione.

A partire da quest’anno Luigi Bartolini mette a disposizione di Rossoni il proprio torchio presso l’Istituto d'Arte per stampare i suoi fogli.

1961: Dal 25 aprile al 15 giugno partecipa alla IV Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea di Venezia.

Espone l’incisione Rose secche alla mostra dedicata al Mostra del fiore nell’arte, organizzata presso la Calcografia Nazionale di Roma e partecipa alla III Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio di Roma.

1962: Con l’acquaforte Paesaggio controluce partecipa al Premio di incoraggiamento ad artisti promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione allestita presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dal 27 giugno al 22 luglio: la Commissione Giudicatrice del concorso gli assegna il premio acquisto per l’incisione del valore di lire 50.000.

Dal 1 al 30 dicembre partecipa alla mostra Omaggio al Concilio allestita nella Sala Barbo di Palazzo Venezia a Roma.

Realizza l’incisione Paesaggio romano per la cartella dedicata a 50 incisioni di artisti italiani I, edita l’anno seguente dalla Libreria Antiquaria Prandi di Reggio Emilia, introdotta da un testo di Marco Valsecchi e comprendente 50 incisioni originali realizzate oltre a Rossoni, fra gli altri, da Luigi Bartolini, Renato Bruscaglia, Felice Casorati, Leonardo Castellani, Renato Guttuso, Mino Maccari, Ardengo Soffici, Renzo Vespignani e Alberto Ziveri.

Prosegue anche l’attività di mosaicista realizzando la decorazione delle due cupole della chiesa di San Giovanni Bosco a Roma, assieme ad Augusto Ranocchi.

1963: Nel febbraio di quest'anno partecipa alla Mostra Concorso di arti figurative promossa dall’I.N.P.S. quindi, in aprile, espone tre opere alla V Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea a Venezia (25 aprile-26 maggio). Nel mese di maggio vince il I premio al Premio Amedeo Tedeschi a Pratola Peligna (Pescara), in commissione Alberto Ziveri e Arnoldo Ciarrocchi.

Fra giugno e agosto partecipa con un dipinto ad olio al Premio Arezzo, quindi alla XXVII edizione del Premio Nazionale di Pittura F. P. Michetti a Francavilla al Mare ed alla Biennale di Pittura contemporanea di Caorle.

Dal 21 luglio al 2 agosto partecipa inoltre ad una mostra di incisioni insieme agli amici Mino Maccari, Arnoldo Ciarrocchi, Alberto Manfredi e Fiorella Diamantini. L’esposizione è presentata in catalogo da Marco Valsecchi ed è organizzata sulla Motonave Franca Costa in occasione delle Giornate Mediche a cura di Gino Cerastico, brillante figura di editore e collezionista con il quale Rossoni collaborerà pochi anni più tardi. In mostra cinque acqueforti: Paesaggio, Anemoni e rose secche, Natura morta con cardi, Natura morta col cesto e Susanna e i vecchioni.

Con cinque dipinti ad olio (Ritratto di uomo grosso, Finestra romana, Paesaggio 1, Paesaggio 2 e Natura morta) partecipa inoltre alla IV Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio.

A partire da quest’anno le sue opere compaiono nei celebri cataloghi di vendita della Libreria Prandi di Reggio Emilia.

Su disegno di Luigi Montanarini esegue i mosaici per la fontana del cortile del Palazzo dell’INPS all’Eur.

1964: Partecipa ad Arezzo alla collettiva di 21 autori contemporanei allestita dalla Galleria Contemporarte, inauguratasi il 23 dicembre in concomitanza con una mostra monografica dedicata alla grafica di Lorenzo Viani. Oltre a Rossoni, che espone un olio dal titolo Paesaggio marchigiano, in mostra anche opere di Maccari, Omiccioli, Rosai, Tamburi e Villoresi.

Insieme a Gisberto Ceracchini esegue i mosaici dell’abside e la via Crucis per la chiesa dell’Istituto Cottolengo di Manziana, nei pressi di Roma.

Dal 1964 fino al 1966 ha studio al numero 52 di via Margutta.

Con Renzo Vespignani, Ugo Attardi, Ennio Calabria e Piero Guccione, partecipa alla realizzazione della cartella intitolata La violenza, edita dal gruppo «Il Pro e il Contro» e dalla Galleria Il Fante di Spade di Roma.

1965: Vince il concorso per l’insegnamento dell’incisione all’Accademia di Belle Arti e diviene assistente di Lino Bianchi Barriviera.

È invitato a esporre nella sala del Bianco e Nero della IX Quadriennale di Roma con cinque opere, numero massimo consentito dalla Commissione: in mostra Figura, Uomo contemporaneo, Il bue rosso di Acqui, Il mostro 1 e Il mostro 2. Le opere da inviare in mostra sono selezionate da Dario Micacchi.

Insieme a Lino Bianchi Barriviera, Arnoldo Ciarrocchi, Federica Galli, Raffaella Magliola, Cesco Magnolato, Antonio Pettinicchi e Valeria Vecchia partecipa alla mostra dedicata a 8 incisori contemporanei organizzata dalla Galleria S. Andrea di Parma dal 15 al 26 marzo. Rossoni vi espone undici incisioni - nove paesaggi e due nature morte - tutti realizzati in acquaforte: Villa Borghese, Ponte sul Tevere, Paesaggio, Paesaggio romano, Paesaggio n. 1, Paesaggio col Tevere, Paesaggio col ponte, Paesaggio a Villa Borghese, Via dei Cerchi, Natura morta con strumenti musicali e Natura morta con i granchi.

Dal 15 al 31 dicembre espone nuovamente insieme a Ciarrocchi, Maccari, Magliola, Manfredi e la Diamantini alla Galleria Imperatori di Porto San Giorgio.

Assieme a Arnoldo Ciarrocchi, Mino Maccari, Alberto Manfredi, Carlo Mattioli e Alberto Ziveri collabora all’illustrazione del volume di Jean de la Fontaine Fables Choisies per le edizioni della Libreria Antiquaria Prandi di Reggio Emilia.

Per la stessa libreria prende inoltre parte alla realizzazione della cartella 10 incisioni di artisti italiani insieme a Paolo Manaresi, Arnoldo Ciarrocchi, Mino Maccari, Sigfrido Bartolini, Fiorella Diamantini, Nello Leonardi, Alberto Manfredi, Carlo Mattioli e Alberto Ziveri.

1966: In maggio partecipa all’VIII premio Nazionale di Pittura Silvestro Lega a Modigliana (FC). Dal 1 ottobre al 15 novembre espone le due acqueforti Ricordo e L’uomo contemporaneo alla I Biennale dell’Incisione Italiana organizzata dal Rotary Club di Cittadella, in provincia di Padova.

Per circa un decennio stampa i propri fogli con Giuseppe Postiglione e Salvatore Santo.

1967: Dal 5 al 14 febbraio partecipa insieme a Manlio Bacosi e Luciano Schifano ad una mostra dedicata a paesaggi, fiori e figure presso il Circolo Unione di Bari (Manlio Bacosi / Duilio Rossoni / Luciano Schifano / Paesaggi fiori figure). In mostra 15 dipinti ad olio: Paesaggio emiliano, Autoritratto, Paesaggio romano, Ritratto di Alberto Manfredi, Paesaggio marchigiano, Anemoni sul piano, Fiori sulla finestra, Colline romane, Paesaggio, Fiori e limone, Natura morta con fiori, Paesaggio verso Recanati, Fiori, Colline romane e Periferia.

Insieme ad Arnoldo Ciarrocchi, Fiorella Diamantini, Mino Maccari, Raffaella Magliola e Alberto Manfredi espone in aprile alcuni dipinti (Paesaggio marchigiano, Paesaggio e Natura morta) alla Nuova Galleria La Barcaccia di Reggio Emilia (29 aprile-8 maggio).

In maggio espone nuovamente insieme, fra gli altri, agli amici Arnoldo Ciarrocchi e Alberto Manfredi, presso la Galleria d’Arte Metastasio di Prato in un’esposizione dedicata all’Arte Grafica Internazionale.

Dal 25 novembre al 16 dicembre presso la Galleria Molino di Roma è allestita una sua personale con presentazione in catalogo di Arnoldo Ciarrocchi, Alberto Manfredi e Alberto Ziveri: in mostra, fra gli altri, alcuni paesaggi ad olio realizzati nello stesso anno.

In occasione dell’esposizione Omaggio a Giovanni Boccaccio degli artisti contemporanei allestita presso il Palazzo Pretorio di Certaldo espone due disegni a matita raffiguranti l’episodio de La beffa al giudice pitocco.

Partecipa al Premio Villa S. Giovanni.

A partire da quest'anno e fino al 1969 tiene al Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma alcuni cicli di lezioni dimostrative di incisione affidate a diversi artisti: Rossoni per l’acquaforte, Attilio Giuliani per la xilografia, Mario Baiardi per il bulino.

Inizia la collaborazione con l’editore Gino Cerastico, per il quale progetta il libro d’artista Un giorno a Roma… Cattiva memoria di Libero Biagiaretti che doveva comprendere dieci acqueforti e quattro xilografie, ma che non verrà realizzato.

1968: Nel mese di luglio partecipa alla II Biennale Internazionale di Incisione a Pescia (13 luglio-8 settembre), quindi alla Mostra Internazionale del libro moderno figurato allestita a Villa Olmo, Como (15-25 luglio) dove viene esposto il volume illustrato Fables Choisies (Libreria Antiquaria Prandi, Reggio Emilia 1965).

Prosegue la collaborazione con l’editore Gino Cerastico per il quale esegue tredieci linoleum a colori per le illustrazioni del Favolello Medioevale / Una lezione… salata. Sempre per Cerastico Rossoni progetta inoltre un’edizione illustrata del volume di Apuleio, L’Asino d’oro, da cui verrà tratta un’unica litografia a colori.

Alla fine di ottobre inaugura una personale presso la Galleria Metastasio di Prato (26 ottobre-9 novembre).

Partecipa al Premio Villa S. Giovanni.

1969: In aprile partecipa presso la Galleria Metastasio di Prato alla collettiva intitolata I fiori di... (13-20 aprile) insieme ad opere, fra gli altri, di Bartolini, Ciarrocchi, De Pisis, Rosai, Tosi, Scatizzi.

Con l’opera Ricordo di Calabria partecipa inoltre, nei mesi di luglio e agosto, alla XIV edizione del Premio Villa S. Giovanni di Pittura: in commissione, fra gli altri, Virgilio Guzzi e Marco Valsecchi.

Partecipa al Premio Villa S. Giovanni.

Il 28 ottobre di quest’anno inaugura con la mostra Rapporto sull’autore la Galleria Aldina la cui attività proseguirà, in contemporanea con l’omonima stamperia d’arte, sino al gennaio 1973: in mostra i disegni di Renzo Vespignani. Il mese successivo l’attività espositiva prosegue con una mostra dedicata a Carlo Mattioli.

1970: È fra gli artisti italiani invitati a partecipare alla Seconda Biennale Intenazionale della Grafica a Firenze (30 aprile-29 giugno), allestita nelle sale di Palazzo Strozzi, dove espone cinque paesaggi ad acquaforte realizzati fra il 1969 ed il 1970: Paesaggio n. 1, Paesaggio n. 2, Paesaggio n. 3, Paesaggio n. 4 e Paesaggio n. 5.

Presso la Galleria Aldina organizza, fra gli altri, le mostre dedicate a Mario Sironi, Orfeo Tamburi, Arnoldo Ciarrocchi e Dario Cecchi.

1971: Si inaugura alla fine di febbraio la personale presso la Galleria Pananti di Firenze (27 febbraio-19 marzo), in cui sono esposti dipinti ad olio e incisioni, paesaggi prevalentemente marchigiani i primi e romani le seconde: Paesaggio verticale, Fiori, Alberi di Fontespina, La strada bianca, Paesaggio di Fontespina, Anemoni azzurri (dipinti), Paesaggio sul Tevere, Paesaggio col muro, Lungotevere, Paesaggio romano, Paesaggio alle Terme di Caracalla, Anemoni e rose secche, Figura, Pigna e cardi, Balaustra al Pincio, Natura morta, Paesaggio d’inverno, Ritratto di Agar, Natura morta con conchiglia, Natura morta con la rosa, Paesaggio controluce (acqueforti). La presentazione in catalogo è dell’amico Arnoldo Ciarrocchi che, nell’autunno seguente, presenterà anche la mostra al Circolo degli 11 di Reggio Emilia dove, dal 23 ottobre al 5 novembre, sono nuovamente esposti oli e acquerelli.

Presso la Galleria Aldina organizza, fra gli altri, le mostre dedicate a Corrado Cagli e Leonardo Castellani.

1972: In maggio inaugura un personale presso la Galleria Canova di Roma, ove espone una decina acqueforti realizzate negli ultimi vent’anni: Lungotevere, Paesaggio con muro, Alberi sul Tevere, La casa delle monache, Paesaggio, Alberi e casa, Paesaggio con la casa rossa, Paesaggio e tre alberi, Paesaggio controluce, Paesaggio all’Aventino, Figura.

Nello stesso anno partecipa, sempre presso la Galleria Canova, ad una collettiva insieme, fra gli altri, a Mario Guadagnino e Attilio Freschi.

Presso la Galleria Aldina organizza, fra gli altri, una mostra dedicata a Leonetta Cecchi Pieraccini.

1975: Scrive l’introduzione per la monografia dedicata all’amico Arnoldo Ciarrocchi (Duilio Rossoni, Arnoldo Ciarrocchi, Giardini Editori e Stampatori, Pisa 1975), che raccoglie dipinti, acquerelli ed acqueforti realizzate nel 1974.

1976: Vince il concorso come titolare della cattedra di incisione all’Accademia di Belle Arti, dove insegnerà fino al 2001.

1978: Presentato da Fortunato Bellonzi, Segretario Generale della Quadriennale di Roma, partecipa ad Atene ad una collettiva dedicata alla grafica italiana contemporanea (26 maggio-30 giugno) ove espone cinque acqueforti (Incisione n. 1, Incisione n. 2, Incisione n. 3, Incisione n. 4, Incisione n. 5). L’esposizione, organizzata dalla Quadriennale in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, il Ministero degli Affari Esteri ed il Ministero dei Beni Culturali, ha sede presso la Pinacoteca Nazionale di Atene e vede la partecipazione, oltre a Rossoni, di Enrico Baj, Lucio del Pezzo e Renzo Vespignani. La mostra, itinerante, è presentata l’anno seguente (gennaio-febbraio 1979) a Meylan (Strasbourg), presso il Centre des Arts Hexagon.

1979: Realizza la decorazione a mosaico per la chiesa degli Agostiniani a Frosinone.

1981: Realizza la decorazione a mosaico per la Cappella della XVIII legione della Guardia di Finanza a Roma.

1982: Dall’8 al 15 gennaio espone presso la Saletta Galaverni di Reggio Emilia: la presentazione in catalogo è di Arnoldo Ciarrocchi e Alberto Ziveri.

Affitta la casa-studio che fu di Renzo Vespignani in piazza Dante a Roma.

1984: Partecipa al Premio Villa d’Este a Tivoli, che si svolge nella cittadina in provincia di Roma dall’8 al 15 gennaio.

1985: Con l’olio Due rose e l’acquaforte L’ansa del Tevere partecipa alla mostra collettiva organizzata dalla Saletta Galaverni di Reggio Emilia (7 dicembre 1985-7 gennaio 1986) in occasione del venticinquesimo anniversario di attività della galleria.

1986: Furio Romualdi dell’INClub include le opere di Rossoni nei suoi cataloghi di vendita dedicati a L’incisione romana prima del segno e subito dopo.

1987: Partecipa alla Fiera Internazionale di Arte Contemporanea di Bari.

1994: In gennaio partecipa alla collettiva organizzata dalla Galleria SpazioErgy di Milano che intende ravvivare l’attenzione verso le arti grafiche, proponendo l’opera di maestri storici. Rossoni vi espone la vernice molle Ponte vecchio.

Dal 18 al 25 settembre partecipa inoltre alla terza edizione del Premio Montevertine (Radda in Chianti, Siena), dove vince uno dei cinque premi acquisto designati dalla commissione composta, fra gli altri, da Alberto Manfredi e Dino Prandi.

1996: Partecipa alla 4a Biennale di Incisione dedicata ad Alberto Martini allestita presso Palazzo Foscolo a Oderzo (Treviso) dal 24 marzo al 19 maggio. Nell’occasione Rossoni presenta quattro vernici molli, tecnica alla quale si dedica con successo già da diversi anni: La vigna e la luna, Il chianti, La collina del bosco e La collina del bosco 2.

Prende inoltre parte alla tredicesima edizione del Premio Internazionale Biella per l’Incisione (aprile-maggio) con la vernice molle Colline del Chianti.

1998: Partecipa alla VI edizione della collettiva Aspetti dell’incisione oggi in Italia ’98 allestita dal 29 marzo al 26 aprile a Villa Altan (Gaiarine, Treviso) e dedicata a Luciano Minguzzi, esponendo quattro vernici molle: Canneto Pignatelli, A destra del lago, Le fornaci e Le fornaci n. 2.

1999: Nell’estate di quest’anno partecipa alla collettiva Accademia Roma Milano, curata da Domenico Guzzi a Colonnella (Teramo, 17 luglio-5 settembre), nella quale espongono i docenti delle Accademie di Belle Arti delle due città: in mostra la vernice molle Canneto Caffarelli.

2000: Partecipa alla mostra organizzata a Bassano del Grappa dedicata alla Presenza dell’Arte Incisoria nella cultura contemporanea / Opere dei maggiori artisti italiani del Novecento (25 marzo-28 maggio). Accanto a Rossoni, che presenta la vernice molle Vigneto, sono esposte opere di, fra gli altri, Renato Bruscaglia, Arnaldo Ciarrocchi, Piero Guccione, Alberto Manfredi, Walter Piacesi, Pietro Sanchini, Luigi Spacal, Walter Valentini e Renzo Vespignani. Nell’estate di quest’anno partecipa inoltre con quattro opere alla I Biennale dell’Incisione italiana contemporanea Città di Campobasso allestita nei mesi di giugno, luglio e agosto nelle sale di Palazzo D’Ovidio a Campobasso. In mostra quattro opere: Valerio con la palla, Ponte vecchio, Canneto Caffarelli e Paesaggio col lago.

2003: Dal 27 settembre al 19 ottobre partecipa alla 2a Biennale Nazionale d’Incisione dedicata a Giuseppe Polanschi a Cavaion Veronese (VR), ove espone l’acquaforte Paesaggio.

2006: Le acqueforti Paesaggio sull’Aventino e Paesaggio controluce sono esposte alla mostra curata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dedicata ai Premi di Incoraggiamento fra il 1942 ed il 1964 (Debutto d'artista / I Premi d'incoraggiamento 1942-1964, a cura di Angelandreina Rorro e Alessandra Barbuto, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna 9 marzo-28 maggio e Bergamo, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea 8 giugno-16 luglio).

2004-2007: Prosegue l’attività incisoria prediligendo l’uso della puntasecca.

Nell’estate 2007 le Edizioni Officine Vereia editano una cartella di tre acqueforti realizzate nello stesso anno dal titolo Giardino autunnale, con una poesia di Dino Campana. Il 10 novembre avviene la presentazione del catalogo “Duilio Rosoni incisioni e disegni 1949-2007” al Centro per l’Incisione e la Grafica d’Arte di Formello e lo stesso giorno inaugura la personale a Palazzo Chigi di Formello (RM).

(a cura di Agnese Sferrazza)

“Estasi limitate ad oggetti minimi: Duilio Rossoni incisore”

L’area culturale cui si deve la formazione artistica di Duilio Rossoni, costituita in questo caso da incisori e da incisori-pittori (in quest’ordine), ovvero da un ambiente contraddistinto dalla messa in opera di linguaggi similari, può essere circoscritta ad un limitato numero di persone e luoghi. L’interlocutore principale, su cui occorre soffermarsi, è Alberto Ziveri. Docente presso l’Istituto statale d’Arte di Roma Ziveri inizia il giovane allievo Rossoni ai misteri dell’acquaforte indicando precetti e metodologie. Ziveri privilegia un’inquadratura da esercizio quotidiano come un narratore che si serva di un diario, non cura la stampa, né le finezze dell’inchiostrazione e delle morsure, e Rossoni ne eredita le conseguenze sul piano personale, estetico ed ideologico: «Le fumosità dei vari Disertori, Celestini, Umberto Prencipe, con i loro alambicchi, sofisticismi degli acidi di morsura e proprietà miracolose delle vernici, non ci hanno convinti e abbiamo approfittato della fede altrui: quella di Alberto Ziveri e Mino Maccari. Con Maccari l’Incisione nasceva nei sottoscala, tra le segature miste all’umidità, al freddo, al caldo che condizionava i tempi di morsura e che era vagamente jettatoria»1. Rossoni si avventura dunque in questo spazio ambiguo e mutevole della modernità ovvero lontano sia dall’estetica ridondante tardo simbolista e crepuscolare che aveva caratterizzato buona parte della produzione grafica fino al 1945, sia dai bagliori e dai proclami degli artisti astratti di ambiente romano (Corpora, Perilli, Accardi, Consagra etc.). Anche se privo di punti di partenza netti in queste prime opere Rossoni non rinuncia a misurare scrupolosamente i dettagli fluttuanti del reale con una precisione analitica degna dei grandi incisori del sei-settecento che Ziveri gli mostrava e gli faceva apprezzare. Dietro l’estrema ricercatezza che vorrebbe preservare la lievità del dilettante frettoloso - si veda a tal proposito l’acquaforte Villa Celimontana del 1948 (cat. n. 1) - si cela un disegno disinvolto ma studiato, come testimoniano i molti bozzetti a matita e carboncino. A ben vedere questa formula poteva condurre ad una forma insidiosa di estetismo, all’elogio della disinvoltura grafica che non riesce a trovare un nucleo stabile di valori formali. Ma in Rossoni questa prospettiva trova una duplice funzione che da un lato apponeva l’accento sul carattere letterario che si soffermava sul dettaglio superfluo a spese del generale e dell’universale, dall’altro esprimeva l’obbiettivo di «assecondare la forma alla logica del visibile». Lo stesso Ziveri ne sottolineerà gli intenti in un testo di presentazione dell’allievo: «I suoi paesaggi, anche se possono sembrare affrettati, sono il risultato di una lunga preparazione interiore, mista al dubbio emotivo»2. Personalità ricca ed autonoma, seppure con netti referenti, terminata la formazione Rossoni emancipa la sua voce autentica sin dalle prime prove all’acido. Un significato particolare, in tale contesto, assumono le due acquaforti Ponte sul Tevere del 1952 e Balaustra al Pincio del 1955 (cat. nn. 17 e 20) dove, dietro l’omaggio costante ma discreto al suo maestro, si trova un inventario che fornisce un compendio di «tratteggi incisivi e acuti, sorretti da una struttura di segni corti e serrati, portati a condensarsi in una secessione di sintesi, intensificata nel ritmo degli incroci sovrapposti»3. Agli inizi degli anni ’50 la circolazione della grafica, almeno per quello che riguardava la linea figurativa, era appannaggio della Calcografia Nazionale allora diretta da Carlo Alberto Petrucci, illustre acquafortista. Oltre a sistemare le collezioni di grafica dell’Istituto Petrucci ordinava mostre collettive di incisione che includevano incisori di diverse generazioni, da Umberto Prencipe e Bruno da Osimo, incarnanti un ideale ormai trapassato, ai moderni Morandi e Bartolini, ai modernissimi Manaresi, Bruscaglia, Orsatti, Guerreschi, Romagnoni e Vespignani e lo stesso Rossoni. Ciascuno per proprio conto questi artisti elaboravano modelli personali contraddistinti da quel legame indissolubile tra visione e manualità, tra realtà e segno. I demiurghi nella vita e nell’opera di questi incisori erano, senza dubbio, Giorgio Morandi e Luigi Bartolini. I due incisori rappresentavano, in un clima ancora imperante di crocianesimo, una nuova estetica incentrata sul valore della «trasfigurazione». Se però in Morandi l’approccio alla forma brillava più nella totalità, nella quale i particolari si disponevano in un «Tutto» grazie al legame unitario che li avvicinava e li trascendeva, in Bartolini gli stessi particolari slegati e autonomi, schegge e frammenti che non rimandavano ad alcuna unità superiore, componevano una superficie che manteneva «quella freschezza e innocenza che contraddistingueva l'artista, apparentemente, senza grandi problemi estetici-culturali, come già abbiamo visto, per certi aspetti, in Callot e Corot»4. Per quasi tutti i fogli incisi fino alla fine degli anni ’50, in particolare Paesaggio sul lungotevere (1956, cat. n. 29), S. Clemente (1958, cat. n. 40) e Tre donne (1959, cat. n. 43) Rossoni, che si richiama alla categoria bartoliniana, agisce come un poligrafo, intrecciando un convulso repertorio di immagini con un incontrollato e violento registro grafico. Momento di affermazione, di confronto con quanto prodotto e quanto si andava allora producendo nello scenario dell’incisione a Roma sono le personali presso la Galleria il Torcoliere di Roma (1956), introdotta da una presentazione di Alberto Ziveri, e quella presso il Siparietto di Luciani (1959), sempre a Roma, curata da Arnoldo Ciarrocchi. Certo con il nuovo decennio la situazione sociale ed il panorama artistico era decisamente mutato: «Il neorealismo era finito, e in tutti c’era una gran voglia di mettere nella pittura il mondo così com’era magico e provocatorio: o semplicemente come stava diventando, toltisi gli occhiali delle ideologie. Ognuno di noi spremendo dai vitigni della tradizione un succo amarognolo e velenoso»5. Abbandonati allora i corposi ritratti metropolitani, illusoriamente e fittiziamente fedeli alla loro immediatezza naturale, il paesaggio - non quello tragico delle periferie e dei mercati ma quello arioso e dolce dei declivi boscosi - diventa una seconda realtà dove il nero nitido di un tronco di albero e la grigia luce di un fogliame si trasforma in un trattato sulla tranquillità del mondo (Colline Tuscolane, 1962, cat. n. 50). In una delle visite presso il «santuario» di Morandi a Bologna, accompagnato da Ciarrocchi, il maestro alternava lentissime descrizioni delle sue opere con i precetti e le formule che lo avevano distinto e che Rossoni distillerà negli anni a seguire: anzitutto l’assoluto rifiuto della rappresentazione della figura umana. A parte l’isolata presenza dell’uomo in una acquatinta inserita nella cartella La violenza edita dal gruppo «Il Pro e il Contro» nel 1964 e ad altri fogli appartenenti allo stesso ciclo (Figura, Il bue rosso di Acqui, Il mostro 1, Il mostro 2 e Uomo contemporaneo, cat. nn. 63-67) esposti alla IX Quadriennale di Roma nel 1965, il grande assente nella grafica di Rossoni in questi anni è infatti l’essere umano visto nella sua totalità. La vicinanza costante di Ciarrocchi, che proveniva dalla meravigliosa fucina della Scuola del Libro di Urbino, trasmette a Rossoni una più accurata grammatica incisoria ed una coscienza da incisore più che da peintre-graveur: «Nella scuola di Incisione di Urbino, la «serietà» di intendere il momento incisorio è costituita da una «severa» e «rigorosa» esecuzione; eppure il duca Federico questo non l’ha detto. Però Carnevali, il santo dell’incisione, faceva disegnare in pochi millimetri di bosso decine di figure che prevedevano la lente di ingrandimento. Lo zinco, come matrice calcografica, era lasciata agli allievi dei primi corsi perché ne traessero esperienza prima di «intaccare» il rame, metallo nobile. La pittura in Urbino era bandita; lasciata ai pressapochisti. La predella dell’Ostia di Paolo Uccello e la Flagellazione di Piero nelle sale del Palazzo Ducale montefeltriano, languivano sotto gli sguardi indiscreti di alcuni allievi della scuola del Libro, che col calar del sole andavano a sorprenderli con la stessa urgenza di chi vuol sapere tutto sull’erotismo. Ciarrocchi era fra questi»6. Da questo momento per l’artista romano l’incisione non è più un disegno sulla lastra ma qualcosa di inottenibile in altro modo. Le opere della maturità mantengono tutte la medesima attenzione per le masse arricchite da prospettive morandiane con case e muri perimetrali in cui l’opera umana scompare a discapito della natura vera e unica protagonista. L’illusoria saldezza dei bagliori tranquilli di una lontana borgata marchigiana, vigne, alberi e case costituiscono composizioni immaginarie e irreali (Paesaggio marchigiano, 1968 e Ponte ad Osimo, 1968, cat. nn. 81 e 82). Ciarrocchi contribuisce - non influenzandolo se non in maniera molto indiretta - alla costituzione del raffinato modello grafico di Rossoni per mezzo del quale l’artista romano riforma e riorganizza la sua rinnovata concezione della grafica. Sono gli anni del successo, testimoniato dalla presenza costante delle sue opere nei celebri cataloghi di vendita della Libreria Antiquaria Prandi di Reggio Emilia e dalla partecipazione all’importante cartella 50 incisioni di artisti italiani, edita dallo stessa Libreria con una presentazione di Marco Valsecchi. Con la stampa di quella cartella Prandi «riportava finalmente la grafica d’arte, anche in Italia, ai suoi elementi più propri, contribuendo fra l’altro a valorizzare la produzione incisoria di quegli artisti, come Morandi Viviani, Bartolini, lo stesso Maccari, che nell’incisione avevano dato e continuavano a dare il meglio della loro ispirazione»7. Quel clima prosperato attorno alla celebre libreria-galleria nutrì una copiosa famiglia nella quale i diabolici fogli di Alberto Martini convivevano con i grandi maestri del novecento italiano e con le giovani leve della grafica italiana del secondo dopoguerra. La lunga frequentazione con Alberto Manfredi - della cui opera Dino Prandi si avvalse non solo come autore, ma altresì come stampatore - e con Arnoldo Ciarrocchi spinge Rossoni a cimentarsi anche con l’incisione dal vero. Sono gli anni in cui l’artista riprende i temi più ricorrenti della sua opera non più in chiave di rappresentazione o finzione realistica, ma in forma di parabola e metafora (Il virgultino soffre chiuso dentro, cat. n. 108 e Il papavero che riporta nell’inciso l’iscrizione «quasi non parlavamo, nemmeno tra noi», cat. n. 104, entrambe datate 1985). La fluida e sfuggente visione del modello è un elemento che obbliga l’incisore ad istituire relazioni di somiglianza con il reale e a ricorrere alla metafora, alla seconda vita delle cose, segreta e sfuggente: «Guardare per lunghe ore il modello. Guardandolo, vi si scoprono sottigliezze che a prima vista rimanevano nascoste. Quel che si può gustare nel primo momento è buono, ma non è profondo: anzi è comune impressione; da una ripetuta, lunga osservazione nascono i sensi amorosi che immedesimano la nostra anima con la natura»8. Se si muove da queste considerazioni sarà facile comprendere perché Rossoni è tra coloro che privilegiavano l’acquaforte come mezzo di espressione cardinale, in quei decenni di clamori e battaglie, di scoperte e rivendicazioni. Renzo Vespignani, Alberto Manfredi, Leonardo Castellani, Arnoldo Ciarrocchi, Sigfrido Bartolini, Giuseppe Guerreschi erano tutti mossi dal linguaggio aristocratico dell’incisione che, pur non essendo la sola forma d’arte possibile e comunque una totalità scissa dall’idea di perfezione, alimentava in questi artisti il flusso vitale di un irriducibile linguaggio. (Francesco Parisi)

Note:

1 Duilio Rossoni, Che cos’è un incisore, 1984, vedi appendice documentaria.

2 Alberto Ziveri, in Duilio Rossoni / Oli acquerelli incisioni, catalogo della mostra, Reggio Emilia, Saletta Galaverni, s.l. 1982, s.p.

3 Giorgio Trentin, in Aspetti dell’incisione oggi in Italia ’98 / Omaggio a Luciano Minguzzi, catalogo della mostra, Gaiarine (Tv), Villa Altan, Francenigo 1998, s.p.

4 Duilio Rossoni, Rapporto sull’incisione, 1985, vedi appendice documentaria.

5 Renzo Vespignani, cit. in Domenico Guzzi, Renzo Vespignani “questa mia quotidiana avventura”, Roma 2007, p. 297.

6 Duilio Rossoni, Rapporto sull’incisione, cit.

7 Luigi Tavola, Alberto Manfredi - Opere su Carta, Reggio Emilia 2004, pp. 5-6.

8 Luigi Bartolini, Passeggiata con la ragazza, Milano 1961, p. 24.


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