Michele Roccotelli, nato a Minervino Murge, ha cominciato ad esporre nel 1968 e da allora ha allestito numerosissime personali. Presente in importanti rassegne nazionali e fiere d’arte contemporanea, sempre ospitato da prestigiose gallerie italiane, dove espone in permanenza da circa trenta anni come negli spazi espositivi della Ghelfi di Verona. Presente a Napoli, nel Castel dell’Ovo, con la personale “mediTERRANEO”, mostra trasferita poi a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo. Torna a Napoli esponendo le sue più importanti opere sul tema “La Camera delle Meraviglie” che ha proposto negli spazi espositivi in Germania, Austria e Svizzera. Intantoviene continuamente convocato per personali e antologiche quale significativo rappresentante della pittura locale e si dedica alla ceramica prendendo spunto dalle forme e tecniche pugliesi per invenzioni sempre nuove. Partecipa alle Biennali d’arte ed è più volte insignito di importanti premi.
Numerosi e di prestigio i cataloghi pubblicatigli da rinomati istituti culturali, con interventi di critici di chiara fama conservati al Thomas J. Waston Library del The Metropolitan Museum of Art di New York.
Le ultime personali inglobano opere di pittura di grande formato, ceramiche, sculture, lavori di riciclo di oggetti di scarto ma rivissuti con il suo particolare timbro creativo, fatto di colori e materie. Instancabile Maestro d’arte per allievi di talento nell’Accademia Margherita di Bari,prepara con loro mostre in gallerie d’arte e spazi espositivi pubblici e privati. Le ultime mostre a Mantova presso la Galleria Sartori e a Milano nella galleria di Elena Ferrari hanno riscosso vivo successo.
Contatti:
E-mail: micheleroccotelli@libero.it
Sito Internet: www.roccotelli.it
Poetica:
“Per tentare una nuova presentazione delle mie più recenti opere di pittura e collocazione soprattutto in situazioni private e pubbliche sono qui a proporle su queste due pagine di Rivista periodico bimestrale d’Arte e Cultura, dipinti BIG dal titolo “Sogni Appesi” realizzati per stimolare la curiosità e l’interesse, desiderio e anche possesso nella fruizione.
In particolare spaziano nella loro creatività, come filo conduttore di un discorso culturale, partito dagli albori: cicli di idee che portano serie di opere di pittura ad olio cromaticamente materica e non solo. Ora questi cicli di figure rincorrono voli abbozzati. Voli che dialogano tra loro, lasciando spazio all’intuizione di una possibile morfogenesi. Forme evolute, incarnate su linee e spazi, che si frantumano, si compenetrano a volte in sintesi operative diventando vibranti. Gocciolature che richiamano l’action painting del lontano ricordo di Jackson Pollock. Scrive Toti Carpentieri “Ribadita, a ben guardare, nelle altre opere dislocate negli anni… si modificano secondo un’astrazione progressiva, assumendo nuove connotazione/sembianze più figurali. Puranco embrionali, ma assolutamente tali.”
Colore e materia si avvicendano nella costruzione di uno spazio astratto, dal quale le forme si moltiplicano e si sovrappongono giocando sull’allusione e sul ricordo. I ricordi si affastellano, si affagottano, si ammassano ma poi infine emergono: figure bellissime nude nel lucido corpo, volti sistemati di profilo in angoli perduti, amplessi al centro, corpi ravvicinati. In secondo piano, oscurati in vibrazioni emotive, accenni di situazioni contemporanee esistenti, tipo “Espatrio”, deflusso di gruppi provenienti da terre lontane e disastrate per rispondere a esigenze di sopravvivenza. È motivo di contrasto nelle mie opere, ove la figura con un taglio decisamente equilibrato sviluppa il senso dell’armonia, proponendo una sorta di geografia del corpo naturale, informe, avvolgente, l’audace riscoperta del colore. Materia. Sono questi i miei recentissimi dipinti che crescendo di intensità emotiva e attualizzando la fisicità dei corpi e dei temi, approdo a “La petite seconde d’éternité/Où tu m’as embrassè/Ou je t’ai embrassée”, di cui scrive Jacques Prévert, ovvero alla sospensione del tempo”(Toti Carpentieri). Raggiungimento del soqquadro dell’armonia e della bellezza”.
Michele Roccotelli
Biografia critica:
"Michele Roccotelli: una vita per l’arte Altro che retorica di vita d’artista. Quando aveva 14 anni, Michele lasciò Minervino Murge per venire a studiare a Bari, la grande città in cui perdersi. Abitava all’estrema campagna di periferia, e l’istituto d’arte era dal lato opposto. Nelle assonnate prime mattine, lo si vedeva a piedi con grossi rotoli di carta sotto il braccio, a piedi ed erano chilometri. E passava anche per il mare, completando, con la terra e il cielo, la santissima trinità che lo farà diventare Roccotelli. Dai tempi del sacrificio veniva del resto, nato nel 1946, il più piccolo di una famiglia di nove figli (cinque rimasti in vita), ma quando ancora si poteva sognare un futuro. Famiglia con un pezzo di terra, trecento mandorli e una casetta, ma poi venduto. Un piccolo negozio di generi alimentari gestito dal padre e con la madre che faceva la panettiera: quindi pane che non solo metaforicamente non mancava mai come sempre nella civiltà contadina. E una voglia di disegnare e dipingere che un cugino capì subito dove avrebbe portato. Vecchi lenzuoli, logori e stinti, gli dava la madre perché lui potesse cominciare ad essere ciò che sarebbe stato, e fogli di carta gialla da formaggio, e chiodi arrugginiti a dare l’idea della tavolozza. E poi lì, a scuola, l’ispirazione che diventava tecnica. Tra colori primari e complementari. Tra linea e forma. Tra toni, semitoni, spazi, pause, come ha ricordato il suo maestro di discipline pittoriche, un nome del prestigio di Francesco Spizzico. Poi il perfezionamento degli studi a Roma, e una iniziale frequenza di studi di architettura. Ma l’arte fremeva. Ora l’atelier di Michele Roccotelli a Bari rievoca, e neanche questa è retorica, la Parigi romantica dell’esodo di tanti maledetti che sarebbero diventati giganti restando maledetti. Un vecchio cortile. E alte volte bombate, e pietra viva, e archi, e una fantasmagoria di barattoli di colore che farebbero e fanno la gioia del fanciullino che è in tutti noi. E di sicuro anche in lui. Un mondo incantato di colore che ha fatto giustamente dire allo scrittore Raffaele Nigro, ricordando che Roccotelli . Roccotelli . Roccotelli è la Puglia. La Puglia dell’oro dei campi di grano, del rosso dei pomodori, del giallo delle sabbie, del verde degli ulivi, del bianco del sale, del blu delle onde. La Puglia, della quale egli stesso parla con quella sua aria mite e pacata e tutt’altro che maledetta, col sorriso buono ma il piglio contagioso e rassicurante di chi si è fatto da sé, di chi viene dal poco. Ché poi ben altro piglio quando, indossato il camice e posata la tela, esplode nei suoi gesti d’artista che sono tutto uno spettacolo. Alla Nigro appunto. Ora mazzate ora carezze, ora strisciate ora toccate, ora soste ora fughe sulla superficie inanimata che diventa respiro, e anima, e pulsazione, ed emozione che ci parla e vive: natura viva, altro che natura morta. Il prodigio di Roccotelli in azione. Come tutti i grandi artisti, Roccotelli ha raccolto per donare. Ha raccolto, racconta, dai rovi di una Murgia pietrosa, spinosa di asfodeli, viscida di muschio profumato, di bassi ginepri, di calde dune chiazzate di pruno o rosmarino selvatico, di mortella verdeggiante. Può sembrare una lezione di botanica, è una lezione di mistica. Il fatto è che Roccotelli non sarebbe Roccotelli senza la macchia mediterranea. E Roccotelli non sarebbe Roccotelli senza la pietra di Puglia diventata cattedrali, e tetti, e chianche. Vedi le sue tele, e scopri una basilica, e uno squarcio di centro storico, e una casedda. Né Roccotelli sarebbe Roccotelli senza i reperti di una Puglia che fu. Anche in questo il suo atelier è una Wunderkammer, una di quelle Stanze delle Meraviglie nelle quali fra Barocco e Illuminismo si collezionavano oggetti straordinari. Ti aggiri fra pile di tele e odori di vernici e ti imbatti ora in una vecchia finestra che sotto le sue mani e il suo genio riprende a fiorire. Ora in una vecchia sedia da rigattiere che occhieggia sorniona. Ora in una damigiana che troneggia da lume. Ora in un sasso rianimato in gnomo. Ora in piatti promossi in quadri. Ora in un tronco nobilitato in scultura. La scultura, altra passione di Michele. La ceramica. Come le poesie, che con modestia e passione ma sorprendente bellezza accompagnano molte delle sue opere, l’altra faccia della sua sensibilità. Hanno scritto di Roccotelli i più accreditati critici. Da quel 1968 della prima mostra, ha esposto in tutt’Italia e in mezzo mondo, dagli Stati Uniti, al Canada, alla Germania, all’Austria, alla Svizzera, in Belgio (Parlamento Europeo), a Singapore e Dubai. E premi ovunque. Dipinge e crea da 48 anni, dice guardandoti con infantile stupore. Continua a lavorare otto ore al giorno e ogni giorno. Qualche lezione di qua e di là dopo aver lasciato l’insegnamento molti anni fa. Ha un altro studio nella sua Minervino, uno nel buen retiro estivo di Rosa Marina fra le dune di sabbia e gli ulivi centenari. Ritorna verso la tela e spiega, vedete, il colore si asciuga e prende corpo, è come se si muova, un po’ più di giallo, rafforza il rosso. E così si diffonde la magia. E di fronte al prodigio che poco a poco sulla tela sotto la sua mano e il suo spirito si compie, ti chiedi se sia più vero il mondo lì fuori o quello suo lì dentro, se lui sia l’originale o la copia. Roccotelli è l’inconscio di tutti noi.
A Bari le opere di Michele Roccotelli sono esposte dal 2021 nella galleria Passepartou, spazio diretta mirabilmente dagli amici dell’artista Pierpaolo de Paolis e dal collega Antonio Gigante".
Lino Patruno
Mostre personali e collettive:
Galleria D’Urso, Roma, Roccotelli, collettiva, 1969.
Galleria S K, Taranto, personale, 1970.
Galleria il Braciere, Caserta, personale, 1971.
Centro d’arte Le Pleiadi, Torino, Invito al collezionismo, collettiva, 1974.
Galleria Le Muse, Andria, personale, 1975.
Officer’s Club, Shape Belgium, Michele Roccotelli, personale, 1975.
Galleria Ghelfi, Montecatini, Roccotelli, personale, 1977.
Galleria L’Ariete, Monopoli, Michee Roccotelli, personale, 1977.
Galleria dell’Angelico, Roma, collettiva, 1978.
Galleria d’arte 3,14, Bari, Michele Roccotelli, 1978.
Galleria d’arte Michelangelo, Firenze, Roccotelli, 1979.
Galleria d’arte 3,14, Bari, Expo arte, 1979.
Bottega d’arte Minerva, Torino, Nazionale di pittura, 1979.
Galleria del Popolo, Aradeo, Realtà pugliesi, collettiva, 1981.
Galleria Ariete, Bologna, personale, 1986.
Chiesa Giorgeto, Verona, Michele Roccotelli, pers.1987.
Teatro Garibaldi, Bisceglie, Pittura immagini di pace, personale, 1987.
Galleria Arteincornice, Torino, Roccotelli, personale, 1987.
Galleria del circolo Unione, Bari, Olii,ac ueforti,litografie, 1988.
Università di Ottawa, Ottawa, Viaggia in Italia, personale, 1988.
Galerie Halbach, Celle, Gemalde und Gouachen, personale, 1989.
Artefiera, Bologna, collettiva, 1990.
Palazzo dei Congressi, Roma, Michele Roccotelli, 1991.
Galerie Halbach, Celle, Neue Bilder und Keramiken, 1992.
Congress Union, Celle, Neue Bilder, personale, 1995.
Kommunikation, Wien, Fiera ‘ 96, collettiva, 1996.
Sparkassengalerie, Starnberg, personale, 1997.
Galerie Halbach, Celle, Gemalde und Gouachen, personale, 1998.
Expo arte, Bari, collettiva, 1998.
Galleria La Fayette, San Giorgio a Cremano, Emozioni, personale, 1999.
Villa Campolieto, Ercolano, Paesaggi a confronto, collettiva, 1999.
Galleria Memoli, Potenza, Paesaggi dell’anima, personale, 2000.
Cafe Prag, Dresden, Festa mediterranea, personale, 2001.
Palazzo Margutta, Roma, personale, 2001.
Villa Bruno, San Giorgio a Cremano, Mondi, personale, 2002.
XII Assise del mediterraneo, Trani,Olii & ceramiche, personale, 2002.
Chiesa del Pendino, Napoli, Worlds, personale, 2003.
Galleria Mondo dell’Arte, Roma, Worlds, personale, 2003.
Galleria San Luca, Sirmione, Worlds, personale, 2004.
Galleria Arteincornice, Torino, Rus et urbs, personale, 2004.
Galleria Margherita, Taranto, Roccotelli, personale, 2004.
Galerie Halbach, Celle, News 2005, collettiva, 2005.
Galleria Hakepa, Catanzaro, Anime mediterranee, personale, 2005.
Museo del mare, Ischia Ponte, Il mio viaggio a Ischia, personale, 2005.
Galleria Contemporanea, Busto Arsizio, Il potere dell’emozione, personale, 2005.
Villa Savonarola, Portici, Worlds- Mondi, personale, 2005.
Galleria Contemporanea, Roma, Il potere dell’emozione, personale, 2005.
Cittadella della Cultura, Bari, Mondi, personale, 2005.
Palazzo Cutò, Bagheria, Mondi, personale, 2006.
Galleria Il Ramo d’oro, Napoli, Mediterraneo, personale, 2007.
Galleria Il Mondo dell’Arte, Roma, Stella danzante, personale, 2007.
Palazzo Margutta, Roma, Stella danzante, personale, 2007.
Museo Campano, Capua, Mediterraneo, personale, 2008.
Teatro Luigi Pirandello, Agrigento, Roccotelli, collettiva, 2008.
Castel dell’Ovo, Napoli, Sentieri del pensiero, personale, 2008.
Chiesa S. Marta, Ivrea, Pitture e ceramiche, personale, 2009.
Monastero del Soccorso, Altamura, Per Federico II di Svevia, collettiva, 2009.
Galleria Maringer, St. Poolten Vienna, Lange Nacht der Museum, personale, 2010.
Galerie Halbach, Celle, 40 Bilder, personale, 2011.
Villa San, Veli Losinj Croazia, Roccotelli, 2011.
Gradski Muzej Korcula Croazia, "Rari Nantes" between the Adriatic borders, pers.2011.
Chiostro di S. Michele, Capri, Fascinazione, personale, 2012.
Palazzo Gattini, Matera, Tetti e Sassi, personale, 2013.
Castel dell’Ovo, Napoli, mediTERRANIO, personale, 2013.
Trade Center UAE, Dubai, Roccotelli a Dubai, personale, 2014.
Università di Bari, Bari, Di Terra e di Mare…, personale, 2015.
Chiesa del Carmine, Ostuni, personale, 2015.
Palazzo Beltrani, Trani, Di Terra e di Mare… personale, 2015.
Palazzo Vescovile, Altamura, 10 Artisti per Murat, collettiva, 2015.
Galleria Ghelfi, Verona, Mediterraneo, personale, 2016.
Galleria Maringer, St. Poolten, 40 jahre Galerie Maringer, personale, 2017.
Palazzo della Marra, Barletta, Donna fonte di vita, collettiva, 2017.
Galleria Nuova Vernice, Bari, personale, 2018.
Palazzo Ducale, Martina Franca, Sale d'Avalos, personale, 2018.
Galleria Reichert, Kupferzell, Einladung zur vernissage, personale, 2019.
Cappella Palatina, Napoli, Il senso del sacro, collettiva, 2021.
Galerie Halbach, Celle, Neue Bilder, personale, 2022.
Galleria Arianna Sartori. Mantova. Embrace. Pers.2022.
Galleria E. Ferrari.Pero,Milano.Una hotels, Expo fiera. Embrace. Personale, 2022.
Di Michele Roccotelli si sono interessati su cataloghi, riviste, quotidiani i seguenti critici d’arte, scrittori, galleristi e cultori d’arte:
Giuseppe Accettura, Lino Angiuli, Agostino Bagordo, Alberto Bevilacqua, Renzo Biasion, Massimo Bignardi, Liana Bortolon, Carlo Emanuele Bugatti, Francesco Butturini, Michele Campione, Gloria Caracciolo, Yvonne Carbonaro,Toti Carpentieri, Vinicio Coppola, Raffaele De Grada, Giuseppe De Vita, Don Pedro, Enzo Fabiani, Elena Ferrari,Antonio Filippetti, Oliv Freia, Clemente Gily Reda, Erich Grunwald, Ute Halbach, Oscar Iarussi, Cataldo Leone, Giuseppe Lucatuorto, Karl Maringer, Pietro Marino, Teodosio Martucci, Rosalba Matarrese, Pasquale Massari, Gaia Martinetti, Luigi Meneghelli, Alessandro Mozzambani, Raffaele Nigro, Giuseppe Otranto, Tommaso Paloscia, Dino Pasquali, Giuliana Pellegrino, Luigi Petruso, Piero Ragone, Alessandra Redaelli, Daniela Ricci, Paolo Rizzi, Maria Gabriella Savoia, Giorgio Segato,Richard Seidl, Ignazio Schino, Franco Silvestri, Vittorio Sgarbi, Franco Solmi, Ladislao Suchy, Bianca Tragni, Michele Traversa, Luciano Venturi, Giuseppe Veronesi, Vittorio Vettori,Maurizio Vitiello.
Bibiliografia essenziale:
1978
PIETRO MARINO, Cosa c'è al mercato dell'arte, La Gazzetta del Mezzogiorno, 9 Aprile 1978.
1979
LUIGI MENEGHELLI, Quaderno artisti italiani d'oggi, Monografia Ghelfi, Verona, 1979.
RAFFAELE DE GRADA, Nuova figurazione e creatività, Catalogo, 17 Ottobre 1979.
1980
CARLO EMANUELE BUGATTI, Roccotelli e la sua terra, Cat. Grandi Artisti Contemporanei, 1980.
1981
RENZO BIASION, Roccotelli, Cat. Roccotelli, 1981.
1982
ENZO FABIANI, Michele Roccotelli alla 3,14, Meridiano Sud, 15 Maggio 1982.
1986
FRANCO SOLMI, Roccotelli, Cat. Ghelfi ed, 1986.
LINO ANGIULI, Roccotelli, Cat. Ghelfi ed, 1986.
1987
ALESSANDRO MOZZAMBANI, Michele Roccotelli, Cat. Quaderni "Artisti Italiani D'oggi" n.714, 1987.
DINO PASQUALI, Michele Roccotelli, Cat. Quaderni "Artisti Italiani D'oggi" n.714, 1987.
1988
FRANCO SOLMI, Roccotelli, Luce, Flash Art, Giugno 1988.
1989
MICHELE CAMPIONE, LUIGI MENEGHELLI, RAFFAELE DE GRADA, ALBERTO BEVILACQUA, GIUSEPPE VERONESE,BIANCA TRAGNI, Roccotelli, Cat. Roccotelli, 1989.
HALBACH, Was macht die Kunst?, In Celle, Aprile 1989.
1990
FRANCO SOLMI, Michele Roccotelli, Arte Mondadori, Giugno 1990.
DON PEDRO, Quel "Vulcano" di Michele Roccotelli in luce astratta, Puglia, 8 Dicembre 1990.
ALESSANDRO MOZZAMBANI, Michele Roccotelli, una natura appassionata, Arte in, 1990.
1992
INGRID KULENKAMPFF, Michele Roccotelli - Neue Bilder, Cat. Galerie Halbach, 1992.
TOMMASO PALOSCIA, Personale di pittura di Michele Roccotelli, Il Salatino, 30 Ottobre 1992.
1995
LIANA BORTOLON, Roccotelli, Cat. Ghelfi, 1995.
ERICH GRUNWALD,Roccotelli’s Farbexplosionen, Cellefahe Zeitung, 4 Ottobre 1995.
1997
FREIA OLIV, Italienischer Sinn fur Design und Romantik , Erscheinungsdatum / Bemerk, 21- 22 Giugno 1997.
1998
GIORGIO SEGATO, Roccotelli, Cat. ufficiale Fiera del levante, 12-20 Settembre 1998.
1999
RAFFAELE NIGRO, Il sentimento della luce, Il Fauno - foglio d'arte, Genn. Febb. Mar. 1999.
2000
PIERO RAGONE, Emotive astrazioni di Roccotelli, La Nuova Basilicata, 6 Dicembre 2000.
GIUSEPPE DE VITA, Lo spettacolo dell'informale, La Nuova Basilicata, 9 Dicembre 2000.
2002
PAOLO RIZZI, Pittore dell'ebbrezza, Arte in, Giugno Luglio 2002.
2003
FRANCESCO BUTTURINI, Roccotelli, Cat. Roccotelli InArte, 2003.
2005
ALESSANDRA REDAELLI, Roccotelli, Cat. Il potere dell’emozione, Luglio 2005.
VITTORIO SGARBI, Roccotelli , Cat. Il potere dell’emozione, Luglio 2005.
WORLDS ARTS, Mondi Mediterraneo, Arte Mondadori, Dicembre 2005.
MAURIZIO VITIELLO, Roccotelli, Centro S. Agostino Caserta, Il Quotidiano di Caserta, 22 Dicembre 2005.
2007
VINICIO COPPOLA, I colori di Roccotelli hanno irretito Clinton, Il quotidiano di Bari, 26 Ottobre 2007.
2008
RAFFAELE NIGRO, Michele Roccotelli in una tempesta di solarità, Novecento a colori Progedit ed., 2008.
YVONNE CARBONARO, Luoghi ed atmosfere mediterranee, Albatros, Ottobre 2008.
ACCA EDITRICE, Roccotelli, Acca in arte, 2008 Dicembre Gennaio.
2010
GIORGIO OTRANTO, Cento itinerari più due in Puglia, Libro, 28 Aprile 2010.
LUCIANO PETRUSO, La Natura: un percorso creato dall'artista, Arteincornice Torino, 15 Maggio 2010.
KARL MARINGER, Lange Nacht der Museum, St. Poolten Vienna, 2 Ottobre 2010.
2011
P. LADISLAO SUCHY, Intervento all'inaugurazione della mostra "La Montagna dell'Angelo", Cat., 2 Luglio 2011.
2012
TEODOSIO MARTUCCI, Nell'animo del vento il cuore del mare il verde della natura, Artecultura Milano, Maggio 2012.
ROSALBA MATARRESE, Roccotelli introspezione e armonia, La Gazzetta del Mezzogiorno, 30 Giugno 2012.
LUCIANO VENTURA, L'armonia del soqquadro, Il Tacco di Bacco, Giugno 2012.
2013
YVONNE CARBONARO, MediTERRANEO mare in mezzo alle terre, Comune di Napoli, Gennaio 2013.
DANIELA RICCI, Roccotelli e le atmosfere mediterranee della pittura, il Mattino, 23 Gennaio 2013.
GAIA MARTIGNETTI, Roccotelli viaggia nel Mediterraneo, Il Mondo di Suk, 23 Gennaio 2013.
ANTONIO FILIPPETTI, Michele Roccotelli e la totalità dell'arte, Cat., Gennaio 2013.
2015
BIANCA TRAGNI, Il Mantello di Murat, Cat., 2015.
2016
CLEMENTINA GILYREDA, Roccotelli - La Camera dellemeraviglie, Cat., 11 Settembre 2016.
2019
Acquedotto Pugliese speciale conven., Con l'acqua nel cuore, Tutto in un mese A P, Giugno 2019.
2022
MICHELE TRAVERSA Arte la summa, La nuova collezione pittorica…, La Gazzetta del Mezzogiorno, Aprile 2022.
TOTI CARPENTIERI, Embrace, Libro, Adda ed., 2022.
Giudizi critici:
Dentro ad un abbraccio puoi fare di tutto. (Paulo Coelho)
DIPINGERE L’ETERNITÀ
Il senso di un “Embrace”
“Ci accade sovente nell’esercizio di quello che è il mestiere del critico d’arte, ma ancor più in quest’occasione (la messa in cantiere di “Embrace”, la personale di Michele Roccotelli artista dalla molteplice, durevole e importante creatività), chiedersi quale sia il ruolo dell’arte, e quale quello dell’artista. A prescindere dalle circostanze/eventi nei quali i due interrogativi si manifestano, o si possono manifestare,in maniera più o meno pacifica e/o conflittuale.
Per cercare di rispondere ai due quesiti, in questo loro più immediato ri/proporsi, ci piace fare esplicito riferimento allo strumentalismo del filosofo e pedagogista statunitense John Dewey, ovvero a quel suo considerare l’esperienza (anche quella artistica del fare) quale rapporto interattivo tra l’uomo e l’ambiente, riconoscendole il potere dell’estensione del pensiero e il suo divenire realmente educativa nel momento in cui promuove lo sviluppo e il potenziamento razionale dell’individuo. Bisogna, quindi, partire dalla constatazione/conferma che l’uno (l’artista) e l’altra (l’arte), e quell’altro ancora che è il fruitore dell’opera d’arte, appartengono tutti alla normale quotidianità del vivere, nella quale appunto l’attività/esperienza creativa si manifesta e attualizza inventando significati. Spesso, a prescindere dal linguaggio utilizzato, rivendicando/assumendo un ruolo comunicativo fondamentale e prioritario, in quella sua plurima sensorialità legata al vedere, al sentire e al toccare, e, quindi, al suo poter essere musica, video, architettura, cinema, oltre che pittura e scultura. Nella conferma, come accade appunto in Michele Roccotelli, della sincrona continuità tra arte ed esperienza. Riconoscendo all’immaginazione, e quindi all’esercizio della fantasia, la capacità, tra intuizioni, progetti e utopie, di modificare il reale, o meglio di pervenire ad una sua più profonda e pertinente conoscenza evolutiva. Quella che consente all’artista, in particolari situazioni, di andare oltre il ripetersi/riproporsi di fatti/sentimenti/emozioni per approdare ad una differente modalità di relazionarsi con se stesso e con quanto gli è intorno, conferendo all’arte e al suo manifestarsi, ovvero all’opera, il superamento del puro e semplice aspetto formale/materiale, per divenire una congèrie di percezioni, emozioni e passioni.
Come, in realtà, è accaduto a Michele Roccotelli in questi due anni e passa appena trascorsi. E come, a ben guardare, sta ancora accadendo a lui e a tutti noi, tra un’epidemia infinita (della quale per alcuni versi siamo anche responsabili/colpevoli) e il ritorno, con sempre maggior virulenza, di quello status di belligeranza permanente, tipico dell’umano genere, a lungo e fortunatamente, dimenticato. Portandoci, l’artista incluso, a nuove ed impreviste, oltre che imprevedibili modalità del vivere, contraddistinte ad un’infinità di progressive, e talvolta, perfino problematiche e dolorose rinunce, quali l’incontro, il dialogo, la partecipazione, la vicinanza, l’abbraccio. Emergenza, quest’ultima, concreta e tangibile su cui riflettere ed interrogarsi, e con cui interagire. Partendo, ovviamente, dall’etimologia del termine, e quindi dal suo significare “cingere e chiudere tra le braccia” (che ci rimanda a Giacomino Pugliese e all’inizio del XIII secolo), e dai suoi sinonimi che, secondo il Pittàno, vanno da stretta ad amplesso.
Cos’è allora l’abbraccio? Un gesto, un movimento delle braccia che stringe e avvolge l’altro a sé, una “dimostrazione di affetto, di intensa partecipazione o di amore, consistente nell'accogliere o nell'attrarre l'altra persona”. Un’azione, che va ben oltre il contatto fisico per essere anche immediatezza, pensiero, emotività, rapporto, sintonia, dialogo senza parole, che in questo lungo momento ci è maledettamente mancato, privandoci della sua immaginifica magia.
Quella di cui scrive Pablo Neruda in una sua indimenticata poesia, chiedendosi dapprima: “Quanti significati sono celati dietro un abbraccio?”, per poi aggiungere: “Esistono molti tipi di abbracci”, e quindi concludere: “Ma il più delle volte un abbraccio/è staccare un pezzettino di sé/per donarlo all’altro/affinché possa continuare il proprio cammino meno solo”. Ma anche ed ancor più, quella percepibile nelle tante maniere e nelle tante materie in cui l’abbraccio è stato raffigurato dagli artisti nel corso dei secoli, a partire da “Memi e Sabu” l’egizio calcare dipinto del 2575-2465 a.C. per poi giungere alle infinite raffigurazioni di Renato Guttuso degli anni Ottanta, passando per il Beato Angelico, Peter Paul Rubens, Elisabeth Le Brun, Antonio Canova, Paolo Troubetzkoy, Pablo Picasso, Umberto Boccioni, Gustav Klimt, Oskar Kokoschka, Marc Chagall, Giorgio De Chirico, Egon Schiele, Henri Matisse e tantissimi altri. Fino allo sciame di “Embrace” di Michele Roccotteli, che costituiscono il risultato più recente della sua intensa/proficua energia immaginativa e il corpus di questa mostra/percorso.
Da leggere secondo differenti tracciati e modalità, tenendo ben presenti alcuni presupposti da cui non poter prescindere. Primo tra tutti il tempo del fare, con il localizzarsi della totalità delle opere nel quinquennio che va dal duemiladiciotto al duemilaventidue, tranne due che dal duemilaventi vanno indietro di ben sei anni confermando così la continuità operativa ben evidente nell’analisi del suo modus operandi, assolutamente personale e coerente. Ribadita, a ben guardare, nelle altre opere dislocate negli anni, nelle quali le precedenti attenzioni tematiche di Roccotelli, tutte legate alla naturalità, urbana o ancora più ampia, si modificano secondo un’astrazione progressiva, assumendo nuove connotazioni/sembianze più figurali. Puranco embrionali, ma assolutamente tali. Quindi il colore e la materia, l’unapropedeutica all’altro e viceversa, nella costruzione di uno spazio pittorico astratto nel quale i punti di osservazione si moltiplicano e si sovrappongono, tra ristagni cromatici ed improvvise linee di fuga effervescenti che alludono a forme ben identificate ed identificanti, giocando sull’allusione e sul ricordo. Perfino quello degli studi/approfondimenti effettuati nel tempo e del mestiere a lungo esercitato e manifesto. Astrazioni cromatiche ed espansioni dinamiche da cui emergono corpi (quanti nudi, e quante aggettivazioni: seduto, sensuale, piegato, roseo, plastico, frontale, laterale, giallo, dormiente…) di donna e di uomo, e parti di essi: mani, profilo, rotondità, retro… . O forse, solo la loro memoria, in quell’essere l’uno e/o l’altra, e l’uno e l’altra insieme. Come, appunto, negli “Embrace” dell’ultimissimo periodo. Nei quali Michele Roccotteli propone una sorta di geografia del corpo, vista attraverso la tematica dell’abbraccio con il suo essere materico, naturale, informe, rosso, avvolgente, audace… nella ri/scoperta del bacio (giallo,notturno, … e strutturato in polittici)… e infine in quella fusione di corpi che è l’amplesso. Facendoci riandare ad alcune sue precedenti prove, ma anche e nuovamente, al lungo percorso della storia dell’arte e a quel suo costante muoversi tra sensualità ed erotismo, spingendoci a ri/fermarci su questi suoi recentissimi dipinti che, in un crescendo di intensità emotiva, attualizzano la proiezione della fisicità dei corpi in quella dimensione immaginativa, misteriosa e misterica che caratterizza l’animo umano e identifica isentimenti. Approdando a “La petite seconde d’éternité/Où tu m’as embrassé/Ou je t’ai embrassée”, di cui scrive Jacques Prévert, ovvero alla sospensione del tempo”.
Toti Carpentieri
"Michele Roccotelli e la sua ricchissima tavolozza cromatica, il suo giovanile abbandono della pittura figurativa; tutta la vita a dimostrare a se stesso prima e poi agli altri, di essere un pittore di valore con il desiderio e la volontà costante di testimoniare quella tensione partecipativa che attraverso una disordinata scomposizione di momenti oggettivi, riesce a restituire opere dall’alto contenuto sociale.
Tutta la vita impegnata nella conquista di una pittura astratta che con il tempo, si è caratterizzata per quella spiccatissima gestualità personale, che ha permesso e permette il riconoscimento immediato dell’autore, che in ogni suo dipinto ti cattura e ti fa entrare nell’opera come se tu fossi parte di essa.
Conosciamo le sue opere che hanno analizzato, nel passare del tempo, la bellezza del mare pugliese, il Mediterraneo, la compagnia dell’assordante suono delle cicale delle Murge, nella seduzione degli abbracci, metafore di un paesaggio mentale. Opere che ci hanno reso abbagliante il suo cosmo ottico, grazie a quella particolare e personalissima peculiarità di porsi davanti alla tela bianca con il desiderio e l’ambizione di scrivere e dipingere una storia già detta o già vista, ma che deve essere raccontata e riaffermata nuovamente, e ancora e ancora, con quel suo astrattismo naturalistico con guizzi di colore nuovi, campiture diverse, nella volontà di approfondire, di analizzare il discorso cercato.
Oggi con “Sogni appesi”, una nuova tematica, una serie di grandi opere realizzate nel corso del 2022, l’artista ancora riesce a stimolare la curiosità e l’interesse del pubblico, il nuovo temadell’emigrazione da affrontare con nuovi dubbi, nuovi obiettivi, nuove speranze, una nuova sfida, la vita…”.
Maria Gabriella Savoia, 2023