Ricci Dante

pittore incisore xilografo
San Quirico (AN), 20 settembre 1879 - Roma, 1957

Dante Ricci nacque a Serra San Quirico nelle Marche il 1879, morì a Roma nel 1957.

All’età di dodici anni, rimase orfano dei genitori. Il suo tutore Conte Montani di Acquasparta, provvide a fargli proseguire gli studi nel collegio di Rieti. Lì frequentò i corsi di disegno con i pittori Colarieti Tosti e Antonino Calcagnadoro, che lo incoraggiarono e lo spronarono a studiare.

Quando ebbe lodevolmente superato gli esperimenti preparatorii lo iniziarono agli studi del vero con l’uso del colore. Da allora la passione e la volontà di apprendere lo condussero ad improvvisare schizzi a matita e a penna ed a produrre bozzetti in pittura, i quali confermarono la spiccata attitudine e la rara sensibilità dello studente per quell’arte che, in breve spazio di tempo, doveva procurargli soddisfazioni e onori. Dante Ricci insieme al suo maestro Antonio Calcagnadoro lasciarono Rieti e si trasferirono a Roma. All’Accademia di Belle Arti, Dante Ricci, seguì i corsi di Filippo Prosperi e Dario Querci.

Il maestro Onorato Carlandi, viste le qualità del Ricci, non esitò a prodigargli aiuti e consigli, così Dante si dedicò allo studio dell’acquarello e ne ottenne tali risultati da emergere assai presto tra i migliori in Italia.

Partecipò alle esposizioni della «Secessione» romana, ottenendo anche giudizi positivi da Antonio Mancini

Dante Ricci si dedicò anche all’incisione, all’acquaforte, che egli riteneva complementare della sua personalità e non sussidiaria dei suoi studi di pittura. Espose le sue prime incisioni alla mostra del «Gruppo incisori romani» presieduto dal prof. Federico Hermanin riportando un lusinghiero successo.

Nel 1923 partecipò alla Seconda Biennale Romana d’Arte, con le incisioni raffiguranti: un maestoso portale dal cancello che porta sopra un viale di cipressi, Palazzo della Scimmia, La città Santa.

Le sue opere che sono sparse in Italia, in Europa e nel mondo e molte conservate nei Musei e Gallerie pubbliche e private, costituiscono la documentazione d’un valore reale che onora l’arte italiana quale è Dante Ricci, che per i suoi meriti distinti fu scelto nel 1931 dal Governo egiziano per fondare la Reale Accademia egiziana in Roma, ove poi insegnò e diresse la Scuola d’Arte Figurativa.

Dante Ricci espose costantemente alla Biennale di Venezia dal 1905 al 1920,

Nel 1909 partecipa alla VIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con le opere: Riflessi d'oro, Il Palatino.

Nel 1910 alla IX Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con il dipinto: ricorsi.

Nel maggio-ottobre 1921 partecipa alla 1^ Esposizione Biennale Nazionale d’Arte della Città di Napoli, con gli acquerelli: Sulle rive del Tevere, Teatro Marcello, ed i dipinti: Rosso e nero, Bluet,

Esibì le sue opere anche all'estero: Leningrado, San Pietroburgo e in America a New York, Filadelfia, Boston e Saint Louisalle; alle « secessioni » romane, all’Esposizione degli Acquerellisti Lombardi, dei «Grigio verdi» di Napoli ecc. Meritate soddisfazioni ebbe Dante Ricci sia quando dipinse nel salone del palazzo della Regina Madre in via Vittorio Veneto i grandi pannelli decorativi per la Federazione degli Agricoltori che nel 1928, appena ultimati, furono lodati da autorità, da critici e dagli amatori del puro e del bello in arte, sia quando nel 1942 espose le sue opere nella galleria San Marco e nel 1948 nella galleria Giosi di Roma. Una medaglia d’oro si guadagnò nel concorso bandito nel 1931 dalla Regina Elena tra scultori, pittori e incisori per esaltare l’eroismo e commemorare i caduti della guerra 1915-18, ed una medaglia di argento di primo grado gli fu assegnata quando partecipò nel 1932 ad una delle esposizioni del « Gruppo incisori romani » e ricordiamo in fine i giorni tristi della guerra del 1915 in cui il 24 maggio il nostro artista si trovava addetto al presidio di Venezia quale ufficiale occupato a comandare un reparto di zappatori del Genio e questi uomini gli procurarono più noie che onori. Ritrasse in pittura alcune vedute e diversi paesaggi del territorio montuoso in cui si svolgevano le operazioni belliche, ma dopo la ritirata di Caporetto dovette rinunciare anche a questa sporadica attività pittorica, pure con la soddisfazione dell’acquisto da parte del Re dei suoi diciotto acquarelli del Carso e dell’Isonzo. Rientrato dalla zona di guerra altri dispiaceri accentuarono il disagio.

Dante Ricci durante i vent’anni a Corte fu l’unico insegnante di pittura dei principi Umberto, Jolanda, Mafalda e Giovanna di Savoia fu trattato dalla famiglia reale con la massima cordialità. La regina Elena più volte gli assegnò speciali commissioni ed ebbe da Lei e dal Re delicati incarichi come quelli di approntare alcune opere da offrire in dono ai sovrani di nazione straniera.


Bibliografia:

1909 - VIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 84.

1910 - IX Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 110.

1910 - Guido Marangoni, Note critiche sulla Esposizione Internazionale d'Arte in Venezia. Arte Italiana: Romani, Toscani e Triestini. Milano, Natura ed Arte, anno XIX, n. 15, 5 luglio, pp. 149/160 + tavv. f.t.

1921 - 1^ Esposizione Biennale Nazionale d’Arte della Città di Napoli, catalogo mostra, Napoli, maggio-ottobre, pp. 20, 23, 36.

1923 - Arturo Lancellotti, La Seconda Biennale Romana d’Arte, Roma, Edizioni La Fiamma, p. 62,

1929 - Piero Scarpa, Artisti Contemporanei italiani e stranieri residenti in Italia. (…), Libro Primo, Milano, Amatrix, pp. 189/192.

1929 - Cesare Ratta, a cura, Acquafortisti Italiani, III, occhietto ill., tavv. 69, 70.

1955 - Luigi Servolini, Dizionario Illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei, Milano, Gorlich,p. 692;

1956 - Domenico Maggiore, Supplemento Artisti viventi d’Italia, Napoli, Edizioni Maggiore, pp. 171/181.

2012 - Zeno Davoli, La Raccolta di Stampe “Angelo Davoli”, volume VIII, Rd-S, Reggio Emilia, Edizioni Diabasis, p. 56, 61 ill.

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