Antonio Pilato, originario della Sicilia (Grotte - Agrigento), prestissimo non resta indifferente davanti alle problematiche esistenziali angoscianti degli oppressi, di pirandelliana memoria ed evocati dallo scrittore L. Sciascia, che conosce personalmente e sentito parlare durante i brevi incontri estivi a Racalmuto. Frequenta per alcuni anni l’accademia di Palermo, ma mal sopportando l’impostazione didattica, che non tarda a definire pedante e carceraria, e per le nuove esigenze sopravvenute di carattere spirituale si scrive nella facoltà di pedagogia e filosofia, dove si laurea con la tesi in filosofia su “I problemi di estetica in B. Croce”.
Trasferitosi a Milano nel 1977, alterna l’insegnamento della filosofia e della pedagogia negli Istituti superiori, con la frequenza saltuaria del libero corso di composizione a Brera, dove stringe rapporti di amicizia di lunga durata con G. Migneco, neorealista, suo conterraneo e con L. Veronesi, caposcuola dell'astrattismo, coi quali matura il meglio del processo di sintesi linguistica e formale, consona alla sua originale personalità.
Numerose sono le mostre collettive e personali in Italia e fuori, in spazi altamente qualificati.
Le più recenti sono:
Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea “G. Sciortino”, Monreale (PA). Biblioteca “F. La Rocca”, Agrigento, con il patrocinio della Provincia. Circolo della Stampa Palazzo Serbelloni, Sala Lanfranchi, Milano. Sala Consiliare del Comune di Castellammare del Golfo (TP). Polo Umanistico di Erice (TP). Centro Arte-cultura, Brera, Milano. Galleria Civica, Enna. Galleria Roma, Siracusa. Museo d’Arte Contemporanea Guglielmo II, Monreale (PA). 54^ Biennale di Venezia, curata da V. Sgarbi, Sala Nervi, Torino. Collettiva Pittori Contemporanei “Donna Sommelier”, Galleria Castello, Torino. Biennale Arte Contemporanea, Anagni-Frosinone-Alatri. Collettiva pittori Contemporanei, Galleria Bagutta, Milano. Collettiva “l’Arma, l’Arte e la Società Civile”, Sala Murat, Bari. Circolo della Stampa, Palazzo Bocconi - Sala Bracco, Milano. Società delle Belle Arti, Casa Dante, Firenze. Brerart, Milano. Palazzo Sant’Elia, Palermo. Foro Bonaparte, Milano. Spazio Oberdan, Milano. Italia Arte Museo MIIT, Torino. Villa Gina, Trezzo sull’Adda, con il patrocinio del Comune. Castello di Oxford. Castello Svevo, Porto Recanati. Artisti per Nuvolari, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). Bratislava, Sederadio nazionale, Montmartre. Mantova, Galleria Arianna Sartori. Assisi, Sala della Pinacoteca. Fermo (Civitanova Marche). Cassina de’ Pecchi (MI). Corchiano (VT). Castellana. Venezia, Santa Croce Spazio Kanz. Acicastello (CT). Pisa. Galleria arte moderna, Longarno mediceo. Longarone (BL), Arte fiera Dolomiti. Gubbio, Museo Diocesano. Palermo, Teatro Biondo. Gubbio. Roma. Berlino. Vienna. Parigi. Lisbona. Zurigo. Oxford. Bratislava. Matera. Arcore. Venezia. Firenze.
TEMATICA
Il tema costante della pittura di Antonio Pilato, “immagine e realtà e la forza della speranza”, vuole essere un atto di denuncia, con risvolto etico, contro ogni forma di prepotenza, di violenza psicologica e di sfruttamento economico dell’uomo sull’uomo, che muove in quest’ultimo il bisogno disperato di “fuggire” dall’incatenamento cieco e crudele.
LO SQUALO
L’animale marino, che ha la forma dello squalo, rappresenta per l'autore simbolicamente la forza cieca, istintiva, irrazionale, egoista e oppressiva che è nell’animo degli uomini, soprattuttodei più forti, che fa essere ognuno lupo dell’altro , “homo homini lupus”, per citareil filosofo T. Hobbes.
LA PRESENZA FEMMINILE
La donna nella mia pittura rappresenta l'umanità in generale femminile, che richiama la forma perfetta dell'arte, la bellezza per eccellenza, che ha ispirato nella storia tutti gli artisti. Essa è anche grazia piena, in quanto sintesi di tutte le virtù etiche: temperanza, saggezza, coraggio, ne è esempio la creatura che cresce in grembo e porta alla vita con abnegazione.
LINGUAGGIO (così parla di se stesso l’artista).
La mia pittura è la voce del sentimento, fatta di linee, colori e forme calligrafiche liberamente ed emotivamente concepite, fissate nei contorni, lasciati aperti all’intuizione ritmica della dinamica spaziale, che va oltre il limite del quadro, dall’abilità e spontaneità della mano che domina il segno. A prima vista le immagini, prodotte con aggressiva immediatezza, sembrano ripetersi; in verità variano negli spazi, sempre bidimensionali e nei colori luminosi, e rappresentano idee simboliche che pur ispirate alla realtà, acquistano un carattere di assoluta libertà introspettiva, conevocazione etica.
PROCESSO CREATIVO E ACCORDO SOGGETTIVO CROMATICO E FORMALE.
Il mio processo creativo deriva da emozioni immediate e determinanti, e la composizione ha inizio da macchie di colori, che ne sono il medium espressivo principale, e solo successivamente sono tracciate le linee.
L'accordo cromatico soggettivo è sicuro e deciso. In questo consiste la mia originalità.
Contatti:
Prof. Antonio Pilato
Studio: Via Alessandro Stradella, 2 - 20129 Milano
E-mail: antonioprofpilato@gmail.com
Cell. 348.1272903
https://www.exibart.com/community/pilato/
Di Lui hanno parlato e scritto:
G.B. Volino nel Corriere dell’Adda, Mario Portalupi in Arterama, Mario Monteverdi, Fulvio Papi (filosofo), Alessandra Lucia Coruzzi (storico d’arte), F. Daverio, Catalogo Internazionale d’Arte Torino, Armando Capri, Salvatore Di Bartolomeo, Angelo Calabrese, Giornale di Crema, S. Ramat, F. Daverio, V. Sgarbi.
Riviste e giornali:
Teleagras - Giornale di Sicilia: cronaca di Agrigento, di Castellammare del Golfo, di Erice, di Siracusa - Corriere della Sera - Arte Cultura - Quotidiano l’Avvenire - Il Giornale - Catalogo Nazionale della 54^ Biennale di Venezia - Effetto Arte Palermo - Avvenire 2012 - Corriere della Sera - La Voce di Mantova - Mensile d’Arte Archivio, Mantova.
Giudizi critici
“Un attento scrutare di ambienti del profondo, il tracciare segni virtuosi alla ricerca di forme dimentiche di una arcaica cultura, trovare effetti cromatici, plasmanti pensieri elaborati interiormente, sentire il fluire dell’acqua quale condizione di avvolgente certezza, sono costanti elementi del messaggio artistico di Antonio Pilato. Coinvolgenti spessori plastico-formali, gettati in ricchi intrecci gestuali, immediatezze di intuito, valenti volumi opalini, rievocano canti antichi, racconti lontani, nenie melodiche di antiche terre lontane, e silenti richiami caratterizzano attraverso personali tratti stilistici il messaggio dell’autore. Forze prorompenti estese in pur piccoli tagli esecutivi, intrecciati a contorni carichi di vigore, avviluppati garbugli di pensieri reconditi, impetuosi avvolgono lo spettatore sognante destini sperati. Trascinati in un motoimpetuoso, sollecitati da un percorso intellettivo ricco di quesiti ed alla ricercadi ferme risposte, il segno artistico di Pilato diviene chiaro. Di fronte al suo operato ci si fa prendere da ansie, desideri di salvezza, necessità di ancore vitali, di giustizia, proposte di attenzione verso i modelli esistenziali: ed in questo l’artista è maestro”.
Alessandra Lucia Coruzzi, critico d’Arte e perito d’Arte Moderna e Contemporanea presso il Tribunale di Milano
“Antonio Pilato si avventura molto felicemente in una pittura che vuole essere una rappresentazione (vor-stollen, mettere davanti) di eventi del mondo secondo una vocazione narrativa che solo un percepire morale può instaurare nella sua energia espressiva. Abituati ai numerosi collassi manierista, all’aggressività di superficie, o a segni inevitabilmente ridotti nell’angolo della decorazione, questa pittura evoca e, in un certo senso impone, un referente etico comune, conferendo all’esperienza estetica un approdo ulteriore. L’immagine si trasfigura nella comprensione emotiva, così che guardare questi lavori espone al giusto rischio che appaiano sentimenti e propositi tacitati spesso dallo scorrere sordo dell’essere. Il tema di Pilato è l’insieme delle tracce, tracce devastanti del prendere un mare infido per una speranza, devota nel cuore, fragilissima nel mondo. A fronte di queste rappresentazioni del migrare torna alla memoria , in un contesto differente, il sintagma celebre di Primo Levi” se questo è un uomo”. Azzardando astrazioni direi che la pittura di Antonio Pilato appartiene al continente del solo realismo possibile, quello che non parla con il lessico dell’immigrazione quotidiana, ma educa a vedere come si deve vedere (l’“infanzia negata” è il degrado di una figura chiusa, priva di ogni gestualità, propria di quegli anni: una figura che vive nella sua stasi tale che evoca altra specie vivente. E gli altri bambini, angeli senza cielo, abbandonati sulla riva con la memoria o la visione di un viaggio che ha il peso del destino. Dovrei parlare del colore di Pilato: una tavolozza che ha preso tale confidenza con le sue risorse da costruire scene che catturano lo sguardo: sfondi paralizzanti, cieli crudeli, mari senza luce, ricchezze senza amore. E non vorrei dimenticare la “Carretta della speranza”, dove la distribuzione del colore nel variare della sua dovizia, delle apparizioni, delle luci, fa persino evocare un tratto di felicità, quello del partire, dell’abbandonare la sorte già prefigurata, la morte quotidiana, per aprirsi ad una storia incognita, per lo più pericolosa, ma ancora invisibile e assente. Dicevo del realismo etico, possibile solo per l’arte sapiente del colore, capace di divenire una profonda inquietudine, millanziona lo sguardo, lo coinvolge e, un poco come questo, lo opprime”.
Fulvio Papi, filosofo
“La forte denuncia sociale è il tema cardine di Antonio Pilato, in cui è evidentel’influenza degli scrittori, per esempio L. Sciascia, che hanno fatto parte della sua formazione umanistica. Lo sfondo nero, emblema di paura e smarrimento, fa da scenario a immagini cariche di notevole simbologia, espressione dei pensieri più personali dell’artista. Col suo occhio fortemente acuto e critico, rappresenta allegoricamente degli “squali”, animali marini, ipiù aggressivi, che distruggono l’umanità oppressa e le sue bellezze. Quella di Pilato è un’arte originale ed autentica, che contiene un’intensa violenza critica e che acclama a gran voce un forte sentimento di giustizia”.
S. Nugnes