Enrico Danny Peretto nasce a Cremona nel 1947.
Il 1971 segna il suo ingresso ufficiale nel mondo dell’arte con la prima personale alla Galleria Portici di Cremona; seguono alcuni anni nei quali si presenta a mostre collettive e premi di importanza nazionale ricevendo i primi riconoscimenti, le segnalazioni e le premiazioni. Le vicende della vita hanno poi costretto la sua mano a un lungo silenzio senza però riuscire a strappargli quei sogni che hanno animato le opere del passato. Si ripropone nel 2001 segnando poi una continuità più prolifica.
Contatti:
Enrico Danny Peretto
Via Roma, 169/6 - 26020 Spinadesco (CR)
Cell. 347.7130255
E-mail: enricodennjperetto@libero.it
Mostre personali:
1971 - Galleria Portici (Cremona). 2001 - Associazione Artisti Cremonesi. 2007 - Comune di Spinadesco (Cremona). 2009 - Sala Varischi (Cremona). 2010 - A.D.A.F.A. (Cremona). 2016 - Pikidi Arte (Cremona). 2017 - Comune di Torre de’ Picenardi (CR), a cura di Tiziana Cordani. 2018 - Atahotel Expo Fiera Pero (MI). 2018 - Associazione Artisti Cremonesi, “Amen”, a cura di Tiziana Cordani. 2019 - 58° Fierarte Modena. 2022 - Galleria Arianna Sartori (Mantova), a cura di Tiziana Cordani.
Mostre collettive:
2002 - Associazione Artisti Cremonesi - “Terre e acque nostre”. 2007 - A.D.A.F.A. - collettiva soci (Cremona). 2010 - Cinquantesimo dell’Associazione Artisti Cremonesi presso S. Maria della Pietà (Cremona). Arte in Fiera (Cremona) invitato dalla Galleria Art Point (Firenze). A.D.A.F.A. - collettiva soci (Cremona). 2011 - Associazione Artisti Cremonesi presso Borsino di Cremona - “Rinascita”, Centro Artistico L. Muradori (Modena). 2012 - A.D.A.F.A. - collettiva soci (Cremona). 2013 - Arte in Fiera (Modena). Associazione Artisti Cremonesi - “Musicando” presso Paderno Ponchielli (Cremona). Associazione Artisti Cremonesi - “Arts” presso il Museo di Casalmaggiore (Cremona). XI biennale internazionale per l’incisione presso Acqui Terme. Associazione Artisti Cremonesi - “Segni” presso Orzinuovi (Brescia). 2015 - Associazione Artisti Cremonesi - “Cibo per l’Anima” presso S. Maria della Pietà (Cremona). Associazione Artisti Cremonesi - “Cibo per l’Anima” presso Leno (Brescia). 2016 - Galleria Pikidi - contemporanea arte moderna. Galleria Pikidi (Cremona) - “Arte e Musica”. Amnesty International (Palazzo Cattaneo Cremona) - “Arte Senza Frontiere”. Collettiva Castello Aragonese (Ischia). 2019 - Rassegna del miniquadro, Circolo degli artisti (Modena). Opere per il calendario 2020, Circolo degli artisti (Modena). 2020 - “Vegetalia tra Alberi, Fiori e Frutti”, Casa Museo Sartori (Castel d’Ario - MN). 2021 - "Una Vita per l’Arte Enrico Peretto e Giordano Garut"i, Associazione Artisti Cremonesi - Palazzo Azzolini, Cremona.
Giudizi critici:
RICERCA e LOTTA intellettuale: l’arte al servizio della società umana
Nel rispetto delle opinioni individuali si deve riconoscere anche all’artista, in quanto uomo e cittadino, il diritto costituzionale alla libera opinione, di conseguenza alla espressione derivata attraverso il linguaggio dell’arte ed i modi della pittura, di quella che, al momento, è la visione del mondo reale, filtrata attraverso la cultura dell’artista e la sua sensibilità individuale.
Tale premessa si rende necessaria percomprendere i dipinti eseguiti dal pittore cremonese Enrico Danny Peretto in questi ultimi anni, opere che riflettono sugli eventi e, cercandone il filo conduttore, tentano di dare una risposta ai tanti quesiti, ai dubbi e alle istanze che gli stessi in nuce contengono. I quadri diventano quindi la forma visibile delle ansie, delle paure, delle supposizioni e delle fragili certezze che hanno nutrito questi anni oscuri, inquieti e subdoli, anni che hanno logorato, infragilito e talora distrutto il mondo che credevamo di conoscere e di cui ci sentivamo tutti un poco padroni.
La scrittura netta, la mancanza di qualsivoglia aspirazione alla decoratività, il nitido cromatismo attraverso il quale si declinano i simboli e le metafore, propongono nella determinazione delle forme una sorta di chiamata alle armi intensamente avvolta da un’aura metafisica, talché vi circola la consapevolezza di un appello alle coscienze, quasi di una intimazione che vuole indirizzare al libero pensiero, alla ricerca costante delle cause e ugualmente invitare a non disperare in una qualche salvifica soluzione. La veste che l’autore dà a questa sua denuncia che invita alla riflessione è dunque quella del simbolo, di una surreale realtà metaforicamente allusiva ricomposta in una pittura che rimane chiaramente leggibile ma che non si sottrae alla denuncia così come non si rifiuta ad accenti di ironia corrosiva. Secondando la storia, traccia un suo combattivo percorso intellettuale e critico, atteggiamento non ignoto all’arte moderna, tra aperta polemica e strenuo ammonimento. L’aspetto ludico che a tratti pare emergere, pur non ignorando la serietà dei temi proposti, ne alleggerisce tuttavia la formulazione pur preservandone la energica vis polemica.
L’osservatore si pone alla fine una lecita domanda: fin dove arriva la spinta ad una visione realistica del vero e fino a che punto la mimesi agisce diventando maschera in una parafrasi recitante? Ovvero fino a che punto il gioco dell’arte è sincero tormento intellettuale ed umano e non piuttosto comoda modalità per svuotare la mente e la psiche liberandole da angosce, ansie e paure in un processo di catarsi sociale universale? Personalmente trovo interessanti gli esiti pittorici di questo dibattito intellettuale ed interiore che Peretto propone alla nostra attenzione cogliendone la dinamica assai più intrigante della trita manipolazione artistica di una realtà consunta e senza echi.
Se il futuro è già qui e l’oggi è solo parvenza, se la stoltezza e la supponenza prendono sovente il posto dell’etica e del ben fare, se il lucro domina con potenza distruttiva e la bellezza conta molto meno dell’apparenza … allora questo appello sincero e caustico, che attraverso l’arte tenta di raggiungere le coscienze dormienti, non può e non deve essere ignorato.
Tiziana Cordani, Cremona 2022
Enrico Dennj Peretto. In mostra
“Non c’è scheda biografica che lo riguardi che non parta dalla sua prima mostra personale del 1971 presso la galleria Portici di Cremona; si deve, però, aggiungere che quella prima esperienza fu autorevolmente recensita sul giornale locale (“La Provincia”, 18 maggio 1971, p. 6). È pur vero che il pezzo non era firmato, ma la sottoscritta è in grado di riconoscere lo stile dell’autrice, Elda Fezzi, che non era solo il critico d'arte del quotidiano, ma la grande sacerdotessa dell'arte contemporanea a Cremona, riscattata, grazie a lei, dal suo ruolo marginale di provincia e anzi ricollegata al più ampio quadro della ricerca artistica nazionale e oltre. In quella prima esposizione, il critico aveva visto quadri che già“mostrano una loro efficacia e lasciano intravedere ulteriori sviluppi anche più interessanti”.
Seguì la partecipazione dell’artista a mostre collettive nazionali e internazionali (citiamo quelle di Modena, Milano, Mantova; in particolare in quest’ultima, del 1972, egli ottenne il terzo premio, assegnato da una giuria internazionale presieduta dalla stessa Fezzi), fino a quando il destino cinico e baro non lo costrinse ad un forzato ritiro, prima della ripartenza nel 2001 con la sua mostra presso l’Associazione Artisti Cremonesi. Anche questo dato, che non manca mai di essere riproposto, va però integrato. Davvero Peretto, lontano dai riflettori delle esposizioni, si astenne dall'attività creativa per decenni? In realtà egli lavorava nel campo dell'industrial design producendo stampi per materie plastiche; ricordo, ad esempio, tra gli oggetti messi in produzione alla EMA Stampi di Peretto Enrico, Pompeo e Carlotta, paperi presentati da Pippo Baudo a Fantastico 6 e l’anno successivo Pepè e Pollice. Un’attività, quella industriale, che lo ha messo in stretto e proficuo contatto con l’amico scultore Giovanni Solci e che ha lasciato tracce figurative nelle sue raffigurazioni pittoriche. Inoltre, la grafica industriale costringe alla progettualità e alla precisione del segno, abilità di cui l’artista ha saputo far tesoro e mantenere nel tempo anche in ambito artistico.
Certo, la sua acculturazione aveva avuto punti di riferimento pittorici di grande interesse a cominciare da Tarquinio che, pur non adottando il metodo pedagogico più efficace, lo ha introdotto al disegno; ma forse della sua arte il discepolo ha introiettato piuttosto quei silenzi metafisici che poi non avrebbe più abbandonato. Senz’altro più stimolante, la lezione di Lipara gli ha spalancato le porte dello spazio il limite dell’immaginario e dell’autentica creatività artistica, facendogli fare un salto di qualità. A lui Peretto deve l’allestimento della sua prima, citata mostra per la quale egli era andato meditando sulle opere di Ferraroni. Dal 1999, poi, nasce l’amicizia, che questa mostra bipersonale sicuramente consacra, con Giordano Garuti; pur diversi caratterialmente e artisticamente - esuberante, estroverso il modenese e surrealisticamente immaginaria la sua pittura, più riservato, ma dal pungente sense of humor il cremonese, che si esprime in meditate composizioni che stanno tra Realismo Magico e suggestioni metafisiche - essi hanno costruito un sodalizio che è stato ed è di reciproco stimolo.
Nell’ultima produzione - ma il discorso si può far risalire ai suoi esordi - Peretto ha dato sempre più spazio all'arte engagée, a discorsi politicamente impegnati, all'impegno civile e alla critica sociale. Anche l'attuale esposizione all'Associazione Artisti Cremonesi rientra in questa casistica, spostando l'accento prevalentemente sul problema ecologico che incombe sempre di più sul destino del Pianeta mettendo a rischio la stessa specie umana e determinandone lo snaturamento (Sull'orlo dell'abisso). Radici contorte e tronchi disseccati sono i soli posatoi che restano alle aquile (Dove volano le aquile) in un territorio desertificato dall'aria resa torrida e irrespirabile dai cambiamenti climatici e dall'uso irresponsabile, dissennato e incontrollato delle sostanze chimiche. Desolante, il discorso si fa ancora più struggente ne La rosa nera dove il fiore, ultimo superstite di una Natura perduta, spunta da un tubo metallico in una discarica di rifiuti dell'epoca postindustriale prossima ventura. Un analogo discorso, ma allargato a ciò che resta del genere umano, si ripropone ne L'ultimo fiore che fissa l'estremo gesto romantico, poi non più ripetibile, di un uomo che offre un Lilium alla sua donna e sul quale inutilmente si tuffa un'ape aliena. Non meno aliena, del resto, la coppia di umano conserva solo il volto, il corpo mutilo con gli arti di lamiera, essendo il risultato di un esperimento industriale mal riuscito e quindi da rottamare. Sul tema della figura umana robotizzata, cara alle avanguardie, ma interpretato anche dal cinema (ricordate l'omino di latta de Il mago di Oz?), Peretto ritorna anche ne Il custode della memoria, ma con ascendenze prevalentemente metafisiche, determinanti per la sua pittura. Esse si accompagnano, quando il soggetto appare meno straniante e più vicino alla realtà, ad una visione da Realismo Magico con profili taglienti, spessore materico della stesura pittorica e vuoto pneumatico, rivelatore della magia delle cose che ci porta oltre il dato percettivo, come ne La natura comunque. Di fatto una, seppur improbabile, natura morta giocata tra lamiere bullonate e profilati metallici - pittoricamente notevoli le loro variazioni tonali - in cui la rappresentazione raggiunge una rilevante evidenza icastica. Ma non è la bellezza del manufatto industriale che il dipinto celebra, bensì la resilienza della natura che riesce a spuntare nonostante tutto in quel contesto freddo e ostile.
Lo stesso sfondo, con le stesse raffinate variazioni tonali, si ritrova ne Gli occhi vuoti ed anche qui ritorna il motivo della piantina che sboccia in un vasetto cilindrico, ma qui il discorso è del tutto diverso; l'impressione è, infatti, quella della situazione cimiteriale col ritratto del defunto che, al centro di una cornice che ne inquadra il volto, domina dall'alto una composizione di grande rigore geometrico. / suoi occhi vuoti e la mascherina sul suo volto non lasciano dubbi circa il tema affrontato, tuttora purtroppo di attualità: quello della pandemia di covid 19 che uccide o che, comunque, nella migliore delle ipotesi, ti impedisce di vivere. In questo caso la pittura di Peretto diventa atto di protesta civile e anzi di esplicita ribellione in Novembre 2020 dove un busto “umano", la mano guantata, appare incatenato e imbavagliato da una mascherina: tutti elementi di contenzione che sembrano imbrigliargli anche il cervello - e quindi il pensiero - da bende che formano intrecci lineari, uno stilema ricorrente nella pittura perettiana. Che di tratti di un vero e proprio grido di dolore ci viene confermato dal profilo fantasmatico che urla sul fondo tenebroso.
Non c’è uno spiraglio di speranza, dunque? Inaspettatamente, l'ultima opera, La modella, ci consente una via di fuga nella dimensione metafisica: ritorna infatti la lettura meccanicistica, da automa, del corpo umano. È pur vero che “lei" non potrebbe muovere un passo, non avendo i piedi, ma indossa una maschera bianca, da geisha, che potrebbe persino trasmettere serenità. Inoltre, la ornano rendendola vezzosa, un fiore rosso portato sul cuore, un vistoso fiocco sul capo e il motivo ornamentale a pois del corpino. Preziosismi pittorici sono di frequente usati dall'artista ma, a dare un segnale positivo, ad indicare uno spiraglio, è piuttosto una nuova tavolozza fatta di accostamenti cromatici inusitati quanto sofisticati, e persino timbrici; di più, intrisi di luce, anche se non atmosferica, ma pur sempre luce. È il segnale inequivocabile di un'apertura, il sentore di un bisogno di speranza”.
Anna Maccabelli, 2021
“La pittura di Enrico Peretto si pone nel solco di una figurazione che ha le sue radici nel saldo realismo padano ma che sovente si apre a configurazioni oniriche ed a significati simbolici, ponendosi dunque in quel percorso comune al suo Maestro Sereno Cordani ed ad altri artisti del Novecento padano e cremonese, in particolare, quali Sergio Tarquinio, Goliardo Padova, Giordano Garuti, Antonino Lipara.
Il tratto disegnativo netto e preciso, la limpida scansione delle prospettive ora determinano un’accentuazione del realismo ora si alleano nel definire mondi alieni e allegorie entro le quali l’autore ammanta una narrazione pungente del mondo contemporaneo.
La vividezza cromatica e la pittura compatta e netta accentuano la luce tersa ed immobile che accoglie le composizioni”.
Tiziana Cordani, Cremona 2019