Moretti Foggia Mario

pittore
Mantova, 25 dicembre 1882 - Pecetto di Macugnaga, 1° agosto 1954
il-tamigi-a-londra
Il Tamigi a Londra - 1909 c. (s.d.)

Nasce a Mantova, il 25 dicembre 1882; muore a Pecetto di Macugnaga il 1 agosto 1954.

Frequenta la scuola serale e domenicale di Arte Applicata di Mantova, dove si diploma nel 1899. Si iscrive lo stesso autunno alla Cignaroli di Verona presso cui riceve i primi insegnamenti; e l’anno seguente a Milano si iscrive al I anno dell’Accademia di Brera con la guida di Mentessi, Biaggi e Bignami.

Espone per la prima volta, nel 1902 a Mantova, per l’occasione presenta l’imitazione strabiliante di un arazzo.

Approfondisce lo studio della pittura sotto la guida di Tallone, e ottiene nel 1904 la licenza del corso speciale di pittura con l’abilitazione all’insegnamento del disegno nelle scuole tecniche e normali. Lo stesso anno figura all’Esposizione Annuale di Primavera della Soc. per le Belle Arti di Milano con due opere intitolate: Impressioni.

Nel 1905 consegue il primo premio assoluto, medaglia d’oro, all’Esposizione di Mantova, con il dipinto Martiri di Belfiore, opera che viene donata dall’autore al Museo del Risorgimento della città.

Dall’aprile al novembre del 1906 espone, alla Mostra Nazionale di Belle Arti che si tiene nel Parco di Milano, il dipinto: Credenti. Lo stesso anno riceve una borsa di studio Franchetti di L. 1500 per effettuare un viaggio studio a Parigi, Amsterdam. Moretti-Foggia chiede ed ottiene dalla Commissione di trasformare la sua permanenza all’estero nella permanenza all’interno per sei mesi a Venezia presso Ettore Tito e per sei mesi a Roma presso Camillo Innocenti; l’assegno gli viene ridotto a L. 1200. La Commissione in seguito visita l’esposizione delle impressioni e bozzetti eseguiti durante l’anno scolastico 1906-1907.

Nel 1907 riceve una borsa di studio Franchetti di L. 1500 per completare la sua istruzione nella figura e, particolarmente nel ritratto, presso lo studio del Prof. Tallone a Milano, dal 1 novembre a tutto ottobre 1908.

Nel 1908 riceve una borsa di studio Franchetti di L. 1800 grazie alla quale nel 1909, per un periodo di tre mesi, si può recare a Parigi, Amsterdam, Aia, Monaco di Baviera ed in altre capitali europee. Partecipa, all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera al Palazzo della Permanente di Milano, con l’opera: Fratellanza, raffigurante un minatore ferito, al dipinto viene assegnato il Premio Canonica.

Vince pure nel 1909 al “Concorso di Vedute” all’Esposizione d’Arte di Brunate, la Grande medaglia d’oro offerta dal Comune di Como, per l’opera Fresca mattinata. Sempre nello stesso anno è presente all’Esposizione riservata agli artisti Lombardi ed ai soci della Soc. per le Belle Arti di Milano con i dipinti: Ritratto del Sig. Bruno Roghi, e Dora. Figura pure alla LXXIX Esposizione internazionale di Belle Arti di Roma, Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, con l’opera Vecchie Barche. Al rientro dal suo viaggio studio, nell’ottobre dello stesso anno, invita la Commissione dell’Istituto Franchetti a visitare l’esposizione delle impressioni e bozzetti raccolti durante il soggiorno all’estero. Ancora nel 1909 gli viene riconosciuto un assegno di L. 2000 dalla Fondazione Franchetti, per visitare a scopo di studio di perfezionamento nella pittura e per un periodo di almeno quattro mesi, o l’Egitto, l’Asia Minore e Costantinopoli o la Spagna. Questo è l’ultimo contributo che l’Ente gli assegna per aver completato il suo quarto anno di perfezionamento. Parte per l’Oriente l’8 gennaio 1910.

Paesista e marinarista di tradizione ottocentesca, legato al cosiddetto “impressionismo lombardo”, con questo viaggio scopre l’Oriente che si offre con nuovi scorci e nuovi panorami.

Partecipa nel 1910 all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera al Palazzo della Permanente di Milano, nel settembre-novembre, con i dipinti: Mucche (acquistato dal sig. F. Piria di Montevideo) e Nel quartiere arabo al Cairo.

Nell’aprile/giugno 1912 espone alla Mostra Annuale di Belle Arti a Milano con tre opere: Il Tamigi a Londra, Mercato a Tripoli, Notte egiziana. Partecipa nell’autunno dello stesso anno, all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera al Palazzo della Permanente di Milano, con il dipinto: Paesaggio.

Sul numero di novembre della Rivista mensile del Touring, Guido Marangoni scrive: “Mario Moretti Foggia è fra le ultime reclute - in ordine di tempo s’intende - dell’orientalismo pittorico. Ma gli è bastato un breve e rapido giro attraverso l’Egitto ed i paesi del Libano per assurgere subito con una ricca e genialissima serie di bozzetti e di quadri, fra i campioni più notevoli e vivaci del genere.

La partenza del giovane artista mantovano per le terre del sole venne salutata con grande compiacimento da quanti ne conoscevano l’opera precedente. Il Moretti Foggia, avanti di avviarsi verso il continente africano era già conosciuto come uno appassionato folklorista del pennello. Aveva già visitato la Francia, l’Inghilterra e l’Olanda e fissati i caratteristici aspetti di città e di campagne esotiche in pagine pittoriche esuberanti di facilità e di vigore sintetico. Rimaneva però nella sensibilità un po’ melanconica dell’allievo di Mosè Bianchi una strana predilezione per l’intonazioni basse ed oscure. Vincitore de concorso “Canonica” col grande e suggestivo quadro Fratellanza arieggiante nei contrasti violenti di ombre e di luci e nella bituminosa tetraggine dell’insieme i Tenebrosi seguaci di Michelangelo da Caravaggio, il pittore pareva ostinarsi nella predilezione delle tinte plumbee, degli effetti notturni, delle ombre pesanti. Sulle rive della Senna non il fremito multanime e la folla rumorosa della città cosmopolita l’avevano colpito: bensì i cupi tramonti sul fiume popolato di barche spettrali, gli “scaricatori” affaccendati sotto il cielo nuvoloso come personaggi d’una bolgia dantesca, la mole gigantesca di Notre Dame profilata fra le nebbie ed i semispenti chiarori del giorno. Ed a Londra s’era compiaciuto intorno alle grigie melanconie del Tamigi ed alla morbida varietà di mezzi toni di cui è ricca la campagna inglese.

Orbene: un bagno vivificatore di splendori luminosi dell’Oriente parve a tutti opportuno. L’autore dei tragici Martiri di Belfiore tornò miracolosamente trasformato dai paesi della luce: colui che anche studiando le vibrazioni cromatiche del Segantini ed applicando il metodo divisionista non era riuscito a vincere le tendenze romantiche ed elegiache nel proprio istinto, non potè resistere al fascino prepotente del paesaggio egiziano. Davanti alle aurore accese sulla solitudine del deserto di Gifa e sulle tombe dei Califfi e dei Mammalucchi, davanti ai palmizi, alle piramidi, alle sfingi ed alla catena del Mobadam, l’anima coloristica del pittore si snebbiò e ritrovò se stessa. Rideva intorno in gloria d’ori e di azzurri il più incantevole spettacolo della natura: rise per la prima volta anche l’anima pittorica del Moretti Foggia… Ecco il pellegrino dell’arte, colla tavolozza sotto il braccio aggirarsi fra le foreste di palme, fra i templi emergenti solenni dalle sabbie, a scrutare l’anima dei millenni e l’incanto della luce, a scegliere i soggetti per gli abbozzi nervosi e le fulgide annotazioni di colore.

Lo colpisce anzitutto la ampia maestà del deserto colla sua luce trasparente ed aurea e lo rende nella sconfinata solennità solcato dal cammello, pacifica, indolente, veloce e strana “nave del deserto”.

Poi si inoltra fra i palmizi e le sfingi, fra le piramidi e le necropoli, cogliendo i più curiosi aspetti dei colossi monumentali.

Il notturno delle sfinge è forse l’opera più originale e completa del ciclo egiziano di Mario Moretti Foggia.

La carovana è ferma e rapita davanti al mostro immane che spalanca i grandi occhi immoti cerchiati di ombre gigantesche, sulla distesa infinita di sabbie scintillanti sotto la carezza blanda di Cinzia. L’enigma pietrificato dai secoli diventa il grande enigma della natura in quell’incantesimo fatto di dolce bellezza e di magnificenza misteriosa, le dune ondeggiano lontane e da lontano sembra venire il mormorio del Nilo che canta.

All’impressione di paesaggio - breve nelle tavolette iridescenti - ma ampia sempre di anelito e di orizzonte, si avvicendano le scenette di genere colte nel febbrile fervore della vita ad Alessandria e al Cairo. Mercati percorsi da un’onda umana variopinta e dilagante, bazars riboccanti di stoffe di chincaglierie, tripudianti di colore in mille sfumature, visioni di moschee, convegni religiosi che denunziano la strana mescolanza di misticismo e di sensualità ond’è pervasa la vita egiziana. Non facile certamente il lavoro di un pittore in mezzo a quel caleidoscopio turbinoso.

Gran parte dei bozzetti che il Moretti­ Foggia allinea davanti agli occhi di chi visita il suo studio, furono frettolosamente buttati giù alla brava sotto la vigile protezione di una guardia o dalle finestre di un albergo, al sicuro dalle minacce e dalle offese della popolazione islamica alla quale suona ancora sacrilega l’opera di un pennello europeo.

Non è difficile scoprire in parecchi di questi studi la sottile sensibilizzazione delle visite ai musei del Cairo e di Alessandria d’Egitto: la fusione in una violenta armonia dei toni più disparati e impetuosi, una compenetrazione acuta nei più diversi aspetti di vita dei multanimi elementi onde si costituisce l’esistenza remota ed attuale di quel falanterio umano dominato dal sole.

Il pittore confessa di essersi allontanato da quei luoghi incantati con una profonda nostalgia nel cuore, resa più acuta dall’ultimo sguardo ad Eliopoli, la Città del sole. Ma la visione fantasmagorica ricominciava a Beyrut di dove - attraversando in ferrovia la superba catena del Libano - il pittore giunse a Damasco, la città cosmopolita che forma una specie di anticamera alla Mecca, visitata in ogni stagione da una moltitudine di touristes. E i quadretti dipinti nel frastuono allegro di Damasco, nel concitato viavai della gente avviata alla tomba del profeta o reduce dalla gita più curiosa che devota, recano evidenti i segni della maggior tranquillità onde vennero concepiti fuori del minaccioso ambiente del Cairo”. Lo stesso anno Moretti Foggia riceve pure la Medaglia d’oro del Ministero dell’Istruzione Pubblica per l’opera Cavalleria araba.

Nel 1913, alla Mostra Annuale di Belle Arti a Milano si presenta con i dipinti: Ghiacciaio, Corteo nuziale. Partecipa lo stesso anno all’Esposizione Retrospettiva e Contemporanea di Belle Arti della Famiglia Artistica al Palazzo della Permanente di Milano con il dipinto: Lo stagno delle oche.

Nell’aprile-giugno 1914 espone, alla LXXI Esposizione Annuale di Primavera della Soc. per le Belle Arti di Milano, due dipinti: Neve recente, Piazza delle Erbe - Mantova. Partecipa nell’autunno all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera al Palazzo della Permanente di Milano con l’opera: In excelsis quies.

Guido Marangoni nel suo libro sugli Acquerellisti Lombardi, pubblicato nel 1914, dell’artista, scrive: “E chi rivela dei progressi davvero stupefacenti è il giovanissimo Moretti Foggia, specialmente nel Corteo nuziale al Cairo e nel Paesaggio inglese, due saggi acquarellistici di indiscutibile robustezza nella luminosità perfetta e nella gagliarda dovizia del tono”.

Nel 1915 all’Esposizione Annuale di Primavera della Soc. per le Belle Arti di Milano, espone due dipinti: Messa a Macugnaga, Neve e Nebbia. Nel dicembre 1915 gennaio 1916 figura alla Mostra Artistica Mantovana Pro mutilati e orfani di militari caduti in guerra, al Palazzo Ducale di Mantova, con una personale di trenta opere che elenchiamo: Caffè al Cairo, Distribuzione d’acqua al Cairo, Il minareto - Cairo, Corteo nuziale - Cairo, Mercati della Cittadella - Cairo, Venditori di frutta - Cairo, Negozio di Pane - Cairo, Gli oziosi - Cairo, Una moschea - Cairo, Quartiere arabo - Cairo, Mercato finito - Damasco, La piazza grande - Damasco, Asini da nolo - Damasco, Paese sul Libano, Fumatori, A Balbech, Tripoli, “Lolette” du teatre Chatêlet (bozzetto per ritratto), Dagmara e Mirki (bozzetto per ritratto), Neve recente, Sotto la neve, Campagna inglese, Alberi in fiore, Mucche al sole, Lo stagno delle oche - acquerello, Mattino in festa, Porto catena, Il Rio, La darsena, Anconetta, La 7a batteria del 27° Regg. Artiglieria da Campagna.

Nel 1916 espone all’Esposizione Annuale di Primavera della Soc. per le Belle Arti di Milano un dipinto: Alta marea, e tre bozzetti: Abito bianco e nero, Abito bianco, Abito lungo. Nella stessa primavera partecipa pure alla Mostra degli Acquerellisti Lombardi al Cova di Milano. È presente, lo stesso anno, anche all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera al Palazzo della Permanente di Milano con il trittico: I. Ecce Sidus, II. Imus, III. Adoremus, (acquistato per la Galleria d’Arte Moderna di Milano).

Nel 1920 figura all’Esposizione Annuale di Primavera della Soc. per le Belle Arti di Milano con due dipinti: Il ponte dell’Osmarin, Mercato delle arance a Damasco. Partecipa alla XII Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia con due vedute di Venezia: Un cantuccio e Nel Campielo. Nell’autunno, all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera al Palazzo della Permanente di Milano, figura con il dipinto: Giardino.

Allestisce la sua prima mostra personale presso la Galleria La Vinciana di Milano nel 1922.

In occasione della 3a Mostra Artistica Mantovana, che si tiene nel Palazzo Ducale di Mantova, nell’aprile-maggio 1923, vi presenta dieci opere. Nella stessa primavera, alla I Esposizione Internazionale dell’Acquerello al Palazzo della Permanente di Milano, espone tre opere: Ritorno al piano, Ritorno a sera, Mercato a Damasco. Partecipa nell’ottobre-dicembre, all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera al Palazzo della Permanente di Milano con il dipinto Affrante.

È presente, nel maggio-ottobre 1924, alla Mostra del Ritratto Femminile contemporaneo, alla Villa Reale di Monza, con le opere: Veneziana e Andalusa. Lo stesso anno è tra gli artisti espositori alla XIV Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia con il dipinto: Madonna della neve. Partecipa pure, nel novembre-dicembre, all’Esposizione Annuale di Belle Arti di Brera al Palazzo della Permanente di Milano con due opere: La famiglia del pastore, Vera.

Nella primavera 1925, in occasione della Seconda Esposizione Internazionale dell’Acquerello indetta dalla “Associazione Acquerellisti Lombardi” e dalla “Società per le Belle Arti di Milano”, espone le opere: Autunno in Valsassina e Piazza della Fontana. Nell’ottobre-dicembre, partecipa all’Esposizione Nazionale d’Arte alla Permanente di Milano con i dipinti: Danza la circassa e L’ora del rosario con il quale vince il Premio Cassani. Ancora nel novembre partecipa ad una mostra collettiva alla Bottega di Poesia in Milano.

Dal 2 maggio 1926 figura in una mostra collettiva alla Galleria Bolognesi di Milano. Lo stesso anno, partecipa alla XV Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia con il dipinto: Compiacenze materne.

Nel 1927 ci risulta residente a Milano in via Corridoni, 7. Nel febbraio/marzo 1927 espone all’Esposizione Annuale di Primavera della Soc. per le Belle Arti di Milano con quattro dipinti: Compiacenze materne, Preparativi, Silenzio bianco, Diciott’anni. È presente, dal 21 aprile al 15 giugno, all’80a Esposizione Nazionale di Palazzo Pitti a Firenze, con i dipinti Vera e Sole invernale. Partecipa anche all’Esposizione Nazionale d’Arte alla Permanente di Milano con il dipinto: Al mercato.

All’Esposizione Annuale di Primavera della Soc. per le Belle Arti di Milano, nel maggio-luglio 1928, è presente con i due dipinti Vecchie baite e Brunetta.

Nel 1930 marzo-maggio, partecipa all’Esposizione Sociale della Soc. per le Belle Arti di Milano con il dipinto: Donne sulla porta.

Dagli anni Trenta, soggiorna a Macugnaga nella Valle Anzasca, località che diventa soggetto di molte sue opere.

Al Palazzo della Permanente di Milano, nel dicembre 1936, alla Mostra Sociale Autunnale, espone i dipinti: Inverno sereno, Aere azzurro.

Dal 20 marzo all’11 aprile 1937, figura alla XVIII Esposizione Sociale - Associazione degli Acquarellisti Lombardi al Palazzo della Permanente con tre opere: Il Ponte sull’Anza, In pescheria (Venezia), Nel Suk di Damasco. Dal 14 aprile al 16 maggio, è presente alla Mostra Sociale Primaverile della Soc. per le Belle Arti di Milano con tre dipinti: Baita fiorita a Macugnaga, Cima Jazzi, Inverno. Dal 27 novembre al 6 gennaio 1938, al Palazzo della Permanente di Milano, è presente alla Mostra Sociale di Autunno con i due dipinti Fresca mattina e Valle Anzasca in aprile.

Dal 23 marzo al 26 aprile 1938, alla Mostra Sociale Primaverile della Soc. per le Belle Arti di Milano, espone i tre dipinti L’eterna sorgente di vita, Consortes Passionis, Al Gallo. Dal 14 maggio al 14 giugno, alla IX Mostra d’Arte al Palazzo della Permanente di Milano, partecipa con due dipinti: Disgelo e Biancheria al sole. Lo stesso anno allestisce una grande mostra antologica al Broletto di Novara dove espone oltre cento opere. Dal 29 ottobre al 13 novembre, partecipa alla XIX Esposizione Sociale - Associazione degli Acquarellisti Lombardi al Palazzo della Permanente con l’opera Canale a Chioggia.

Nel 1939 espone a Milano presso la Galleria Gianferrari. Al Palazzo della Permanente di Milano, alla Mostra Sociale Autunnale, nel novembre-dicembre, espone i tre dipinti: Balcone fiorito, Bagno di sole, Lieti conversati.

Nei mesi di maggio-giugno 1940, alla Mostra Sociale A. XVIII E.F. della Soc. per le Belle Arti di Milano e II Provinciale del Sindacato Fascista, è presente con tre opere: Macugnaga - Il Monte Rosa, Aranci di Giaffa e Tepori autunnali.

Nel gennaio 1942, espone alla Galleria Ranzini di Milano; così Vincenzo Costantini sulla rivista Emporium, scrive: “Moretti Foggia ha rispettato la tradizione lombarda nelle sue opere esposte alla Galleria Ranzini di Milano”. Nel dicembre dello stesso anno, ordina una nuova Mostra personale sempre alla Galleria Ranzini; il critico Dino Bonardi sul giornale La Sera, di lunedi 7 dicembre, tra l’altro scrive: “…Moretti Foggia espone un complesso di pitture di alto interesse, specie le composizioni esotiche tratte con lirica introspezione che conferisce alle scene di Damasco e di Hassuan il dovuto accento. La perizia e la forza del pittore si trovano anche espresse con limpido vigore nei paesaggi di montagna, intrisi di luce”.

Nel 1944 allestisce una mostra personale alla Galleria Italiana d’Arte di Milano.

Partecipa, nel maggio-ottobre 1950, alla Mostra Collettiva Artisti Mantovani nel Palazzo Te di Mantova, con tre dipinti: Molinella alla Rotta, Raccolta delle foglie secche e Tramontana.

Nel 1952, alla “Mostra del Risorgimento Mantovano 1848-1860”, tenutasi alla Casa del Mantegna di Mantova, dal 21 settembre al 4 novembre, viene esposto il dipinto Belfiore, 7 dicembre.

Muore il 1 agosto 1954 a Macugnaga.

Dal 19 al 30 settembre 1954, sue opere vengono esposte alla Mostra di Pittura a Bozzolo; Gian Luigi Verzellesi sulla Gazzetta di Mantova tra le opere migliori segnala il suo dipinto Raduno di passeri.

Nel 1961, alla Rassegna “Arti Figurative Mantovane dall’800 ad oggi”, tenutasi alla Casa del Mantegna, dal 25 settembre al 31 ottobre, vengono presentate le due opere Il Cairo e Circassa (Danza la circassa).

La Galleria Carini di Milano gli dedica una interessante retrospettiva nel 1981.

È ricordato con tre disegni alla “Mostra del Disegno Mantovano del ’900”, che si tiene a Mantova nel Museo Civico di Palazzo Te, nel settembre-dicembre 1984.

Figura nella Mostra “Maestri dell’Ottocento” che si tiene alla Galleria Bistro di Brescia nel 1989.

Nel febbraio 1990 suoi dipinti sono esposti alla mostra “Collezionismo mantovano: dall’800 sino ad oggi”, che si tiene nelle sale del Circolo La Rovere di Mantova.

Nel 1997, dal 23 febbraio a 9 marzo, sue opere sono esposte alla mostra “Omaggio ad Artisti Mantovani da fine 800 al 900”, alla Città degli Antiquari di Castel d’Ario (MN).

Due sue opere vengono esposte alla rassegna “Arte a Mantova 1900-1950” ordinata a Palazzo Te di Mantova, dal 26 settembre 1999 al 16 gennaio 2000. Dal 16 ottobre al 5 dicembre 1999, due suoi disegni figurano alla Mostra “Il disegno a Mantova 1900-1950” che si tiene presso la Pinacoteca Comunale di Quistello (MN).

Alla Casa del Mantegna di Mantova, dal 16 luglio al 10 settembre 2000, alla mostra della “Collezione d’arte moderna della Provincia di Mantova”, viene esposto il suo dipinto Disentis, Svizzera.

Nel Museo del Risorgimento di Mantova è collocato il dipinto, Impiccagione dei Martiri di Belfiore. Presso il Museo Civico di Palazzo Te di Mantova, vi sono i suoi dipinti: La carovana in marcia verso il Sudan del 1910 e Danza la circassa del 1915. Nella raccolta della Fondazione Franchetti di Mantova, si trova il dipinto Mercato arabo del 1910. La Galleria d’Arte Moderna di Milano possiede i suoi dipinti: Cammelli in riposo del 1910, ed il Trittico dei Re Magi, acquistato all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera nel 1916. I suoi dipinti Rimorchiatori, Lavandaie e Paesaggio egiziano (datato Giza 1910), si trovano nella Collezione Rizzarda presso i Musei Civici di Feltre. Nelle Raccolte d’arte del Comune di Littoria si trova il dipinto Mattino di febbraio sul Monte Rosa.Ha affrescato il timpano della Chiesa di Roverbella.


Bibliografia:

1925 - Guido Marangoni, Le esposizioni d'Arte - Alla Biennale di Brera, La Grande Illustrazione d’Italia, n. 10 dicembre, p. 30.

1926 - Rio di Valverde, L'Esposizione Nazionale di Brera. I Pittori. La Cultura Moderna - Natura ed Arte, Milano, Vallardi, n. 1 gennaio, pp. 6, 11.

2002 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume IV, La - Mu, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. 2019/2035.

Leggi tutto