Margotti Anacleto

pittore
San Polito di Lugo (RA), 2 agosto 1895 - Imola (BO), 3 maggio 1985

Margotti Anacleto è nato a San Potito di Lugo, il 2 agosto 1895. Di origini modeste, dopo essere rimasto orfano in tenera età, fu obbligato a fare ogni tipo di lavoro, finché grazie alla sua passione per la pittura fu assunto come apprendista da un decoratore. Preso si mise in evidenza tanto che diciannovenne, nel luglio 1914, dopo i disordini della settimana rossa, fu chiamato dall’arciprete di Alfonsine a dipingere il Battesimo di Cristo a grandezza maggiore del vero, nella ricostruita cappella che i dimostranti avevano incendiato e distrutto (l’opera dispersa nel 1944 quando la chiesa fu rasa al suolo dagli eventi bellici sulla linea gotica). Il musicista futurista di Lugo F. B. Pratella che faceva parte con Marinetti, Papini, Boccioni, Carrà, del grande movimento di avanguardia, lo protesse ed incoraggiò. Così il campione dell’aviazione italiana Francesco Baracca si prestò a posare per lui per il quadro del Battesimo.

Nella guerra 1915-18 perse il fratello Luigi Mario a quota 208 N sul Carso ed egli, sottotenente dell’11° Fanteria, riuscì a salvarsi a stento. Dopo la guerra scrisse i due romanzi: Sfiducia, edito da Zanichelli di Bologna nel 1920; e Ombre di Vita, pubblicato dal Baroncini d’Imola nel 1922. Incontra Elvira che diventa musa ispiratrice di molti quadri e compagna poi della sua vita. Concorse alle Mostre «F. Francia», di Bologna, a tutte le «Emiliano-romagnole» con lavori sempre ispirati alla sua terra e alla sua gente. Come scrittore collaborò all'Avvenire d’Italia, al Resto del Carlino, al Popolo d’Italia, all’Ambrosiano, al Corriere Padano, alla Stampa e saltuariamente, a varie riviste.

Nel 1926, a Modigliana, nel centenario della nascita prese parte all'Esposizione commemorativa di Silvestro Lega, con sei quadri che attirarono l'attenzione di Carlo Carrà. Nel 1927, la Galleria Celentano di Milano, gli allestì una personale che fu presentata nel Catalogo e sull’Ambrosiano da un lusinghiero commento di Carrà e assai favorevolmente salutata da un articolo di Vincenzo Bucci sul Corriera della Sera e da Sironi su Il Popolo d’Italia. L’anno seguente A. G. Bragaglia lo presentò a Roma, alla Casa d’Arte in Via degli Avignonesi, con un nutrito gruppo di lavori.

Nel 1930 partecipa alla XVII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con il dipinto: Marzo.

Nel 1934 partecipa alla XIX Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con 1 disegno.

Nel 1934 ebbe un premio dall’Accademia d’Italia. Nel 1936 il diploma d’onore all’Internazionale di Budapest.

Dal 15 al 30 settembre 1936, partecipa alla II Mostra d'Arte Moderna, Sindacato Fascista delle Belle Arti, di Ravenna, con i dipinti ad olio: La fede, La partenza del legionario, Portatrici di frutta.

Dal 4 novembre al 31 dicembre 1936, partecipa alla Quinta Mostra Interprovinciale del Sindacato Fascista Belle Arti Emilia Romagna, che si tiene a Bologna, nel Palazzo del Podestà, con il dipinto: Trebbiatura in Romagna.

Nel 1938 viene incluso fra i 120 artisti italiani per la Mostra Internazionale di Berlino, ove gli viene assegnata una medaglia d’oro.

Nel 1940 partecipa alla Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con 1 dipinto.

Nel 1942 partecipa alla Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con 2 dipinti e nello spazio del Bianco e Nero con 1 disegno.

Nel 1950 partecipa alla Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con 1 dipinto.

La RAI, il 15 giugno 1955 alle ore 22.45 trasmette un commento di Valerio Mariani, sulla Personale di Margotti dalla Galleria La Medusa di Roma.

Partecipò a tutte le Quadriennali Romane e alla VII, Luigi Einaudi, Presidente della Repubblica, fece l’acquisto del suo quadro «Autunno in Romagna» e alle Internazionali di Venezia, Budapest, Atene, Berlino, Cracovia, Parigi, organizzate dalla Biennale Veneziana; S. Paolo del Brasile, e nel 1972-73-74 alle Internazionali d’arte italiana in Nuova Zelanda e in Australia.

Sue opere sono nella Galleria Naz. d’Arte Moderna di Roma; nelle Gallerie d’Arte Moderna di Milano, di Firenze, di Bologna, di Ferrara, di Rimini, presso la raccolta Medici-Riccardi di Firenze, ecc.

Temperamento battagliero prese parte ai Premi di Bergamo, Cremona, Bari, Taranto, La Spezia, Genova, Acitrezza, Suzzara…; alle «Promotrici» di Torino; alle «Permanenti» di Milano; alle «Biennali» di Torino; alle «Biennali d’Arte Sacra» delI’Antoniano di Bologna (Premio Motta) e dell’Angelicum di Milano; alla Mostra della Fondazione Roma del 1951, ecc. Nel 1947 vinse il I Premio della Vendemmia con Saetti a Siena; nel 1949 il I Premio del Vitello a Suzzara ed il Premio «Città di Perugia»; nel 1955 il Premio Nazionale della Canapa a Frosinone ed un Premio Michetti nel 1955 a Francavilla a Mare; nel 1956 il Premio della Biennale del Disegno ed il I Premio Frattamaggiore di Napoli; nel 1961 la medaglia d’oro al concorso Ramazzotti con speciale segnalazione per il ritratto di Enza Sampò; alla VII Quadriennale di Roma la «Menzione Onorevole» nonché medaglie d’oro in parecchie esposizioni nazionali. Primo Premio di pittura «Gaudenzio Ferrari», nel 1972, alla Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea a Santhià su 800 concorrenti.

Con la moglie Elvira ha donato alla Cassa di Risparmio di Imola la casa di via Emilia e quattrocento opere per istituire la «Raccolta d’Arte».

Muore a Imola, il 3 maggio 1984.

Di lui hanno parlato Raffaele De Grada, Bruno Majer, Valerio Mariani, L. Lenzi, Ido Vicari, Carlo Barbieri, Luigi Servolini.

Collezionisti stranieri hanno acquistato opere: Laurence Fell di Parigi - Fulsberg di New York. - F. Lauge di S. Paolo, Ximenos di Atene…

I Capi di Stato, da S. M. il Re Vitt. E. IlI, Benito Mussolini, il Presidente della Repubblica Einaudi, a Goering e la Galleria Naz. d’arte Moderna di Roma, di Milano, di Ferrara, di Bologna, hanno suoi dipinti. È stato critico d’arte di alcuni giornali e riviste.

ANACLETO MARGOTTI

Anacleto Margotti di Lugo, ignora — fortunato lui — la grande confusione dei valori, delle tendenze, delle polemiche e degli acrobatismi artistici ai quali si sono abbandonati tanti e tanti pittori nostri, seguendo l’impulso che ci viene d’oltre Alpe, come se l’Italia non fosse sempre stata una delle prime nel campo spirituale.

Con giusta ragione perciò Cipriano Efisio Oppo si sta opponendo a questo dilagare straniero ed afferma e porta a cono-scenza del nostro pubblico di quali energie sane e vigorose e schiettamente ligie alla tradizione italiana, vi siano sempre da mettere in rilievo fra i nostri giovani artisti.

Fra questi credo opportuno potere annoverare Anacleto Margotti.

Di lui si sono interessati critici di valore come Carlo Carrà, Alberto Neppi, Francesco Sapori, A. Bacchioni, Corrado Ricci, Piero Scarpa ecc. ed hanno unanimemente ritrovato quelle qualità che denotano un temperamento schietto di pittore, capace di essere originale e coscienzioso senza seguire questa o quella modernità o moda che dir si voglia, proveniente dall’estero.

A prima vista le sue pitture si possono dire impressioniste, ma se ben si considerano, tale definizione non s’attaglia com-piutamente. Egli infatti non dà degli oggetti la semplice apparizione lirica, ma cerca di trarre dalla realtà tutti i succhi vitali. In sostanza, bisogna parlare più di naturalismo in quanto che, solo con questo termine si riesce ad avvicinarsi alla forma mentis del nostro artista.

La tendenza che Anacleto Margotti manifesta in prevalenza è quella di riassumere il motivo nei suoi dati essenziali, di togliere di mezzo il descrittivo il piccolo dettaglio. Sintetizza e canta, colle linee e coi colori, la sua terra, nei campi rigogliosi di grano o di viti, negli uomini robusti e laboriosi.

È difficile che egli tradisca la sua Romagna.

È sempre la sua terra ad offrire al Margotti il suo paesaggio e i suoi soggetti.

Graziata e fantasiosa, la sua abilità passa dagli effetti grigi delle piogge alle calde tonalità dei meriggi abbaglianti di sole.

«Abbiamo veduto — sulla Sera, a proposito dell’ultima mostra personale a Milano — buoi radicati alla terra, monumenti; pagliai stagliati e fusi nell’atmosfera; case rustiche per amore cercate, con amore dipinte; le noti verdi dell’Abbandonata e della lettrice, colore fatto melodia; e ne siamo felici».

Chi sfoderasse dinanzi a quest’arte le lame dialettiche de’ soliloqui critici, che sono poi monologhi stucchevoli da Sancio Pancia, baccelliere in Salamanca, farebbe l’effetto di chi suonasse musica negra in chiesa.

Noi ci contentiamo — continua Orsini — d’intendere e di godere nella pittura di Anacleto Margotti la sanità paesana della terra di Romagna.

È gran premio ci sembra.

Qui si dimenticano i guazzetti fra il sugo di seppia e la cioccolata liquida, gli arcobaleni accivettati, i nudi molluschi e delizie si- mili. Si espande qui odor di fieno e afrore di concio; qui molto si purifica e cibo vitale si trova. Quasi ci rimboccheremmo le maniche e giocheremmo alle bocce: un bicchierotto d’Albana completerebbe l’incanto.

Il pubblico segue con simpatia il successivo affermarsi dell’artista lughese.

Del resto il Margotti è un pittore di sincerità e di passione.

Le sue tele ne sono una continua testimonianza.

È anzi in questa assoluta sincerità che il Margotti poggia i rapporti delle sue esperienze.

Osservate Pagliai romagnoli, Nubi di marzo, Stanchezza e sonno, La legatura dei covoni in Romagna, L'attesa, Nella stalla, per non citare che qualche titolo principale e vi troverete davanti delle visioni semplici, pure e sane.

È l’arte italiana che prosegue il suo cammino senza infingimenti di sorta, senza false interpretazioni.

Serietà di studio, sensibilità squisita, osservazione pronta, traduzione spontanea.

Senza questa di giudizio che è etico ed estetico insieme non avremmo mai le possibilità di un vero risveglio artistico degno del nostro passato.

E Margotti è su questa strada. - B. VIVIANI (1930 - B. Viviani, Pittori di Romagna: Anacleto Margotti, La Stirpe, Roma, Anno VIII - n. 3 marzo, pp. 150/152.)


Bibliografia:

1928 - Carlo Alba, Un pittore romagnolo: Anacleto Margotti, Bologna, Il Comune di Bologna, settembre, pp. 67/68.

1930 - B. Viviani, Pittori di Romagna: Anacleto Margotti, La Stirpe, Roma, Anno VIII - n. 3 marzo, pp. 150/152.

1930 - XVII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 65.

1933 - Cesare Marchesini, Un pittore romagnolo, Bologna, Il Comune di Bologna, dicembre, pp. 58/59.

1936 - II Mostra d'Arte Moderna, Sindacato Fascista delle Belle Arti, Provincia di Ravenna, p. 21.

1936 - Quinta Mostra Interprovinciale del Sindacato Fascista Belle Arti Emilia Romagna, catalogo mostra, Bologna, novembre - dicembre, p. 19

1956 - Domenico Maggiore, Supplemento Artisti Viventi d’Italia, Napoli, Edizione Maggiore, pp. 362/365.

1996 - La Biennale di Venezia. Le Esposizioni Internazionali d’Arte 1895-1995, Venezia, Electa, p. 518.

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