Bruno Mantovani
Non ci è data di frequente la consolazione di trovare tra la nuova generazione di pittori, spesso armata di un sussiego disdegnoso, qualche giovane sereno è pacato che non getti il bagaglio dell’aborrito passato senza discernere il buono dal cattivo.
Oggi, le nostre ricerche, ci regalano una sorpresa: Bruno Mantovani, giovanissimo artista arrivato alle malie della pittura improvvisamente per uno di quei capricci del « caso » che lasciano confusi e ammirati.
Ecco come avvenne che il Mantovani, modesto verniciatore in una grande vetreria milanese, scalasse d’un baleno l’ardua ascesa dell’arte.
Un giorno occorrendo al reparto delle vetrate d’arte un verniciatore per un lavoretto fu scelto provvisoriamente il Mantovani. Per una di quelle folgorazioni della natura, luci improvvise che aprono sconfinati orizzonti sino a quell’istante chiusi, il giovane verniciatore sentì subito una viva simpatia per il lavoro affidatogli che gli permetteva di contemplare finalmente, nelle forme, nei colori, le immagini che la fantasia gli andava creando sin dall’infanzia anticipandogli le soddisfazioni dell’arte.
Quando alla naturale soggezione dei primi giorni seguì una maggior dimestichezza dell’ambiente, si provò ad imbrattare col carboncino larghi fogli di carta stesi sui telai; s’avvide di saper fare come gli apprendisti che copiavano con fatica gli ornati.
Il passo fu rapido: le latte di vernice e le grosse spatole furono lasciate per i piccoli barattoli di fini colori e gli appuntiti pennelli. Alle istruzioni brevi e sommarie sopperì la naturale disposizione all’arte e quella sensibilità aristocratica, manifestatasi improvvisamente, che ancor oggi guida il Mantovani nel suo lavoro, dopo un triennio di studio.
Il curriculum vitae di questo giovane è dei più semplici: ventiquattro anni, cultura elementare, parecchie vetrate eseguite per commissione, una cinquantina di lavori suoi, tenuti celati anche agli intimi.
I recenti dipinti di questo pittore autodidatta, che riproduciamo, forzando la ritrosia del giovane artista, offrono una incompleta misura della capacità di questo giovane che non cerca, come la maggioranza dei giovani d’oggi l’attuazione delle più paradossali esigenze in uno dei tanti comodi ismi bensì attinge nella contemplazione e nello studio severo dell’arte maestra del passato, l’ispirazione.
Da queste pitture riprodotte si vede con quale impegno il Mantovani lavora. Nota il vero con abbandono, persuaso che il vero ha ancora qualche cosa da insegnare all’artista; ritrae qualche bella testa senza vergognarsi di un realismo che preferisce la natura bella alla natura corrotta. È degno di rilievo il modo col quale il Mantovani, pur nella sua imperizia ed insufficienza accademica sa darci l’anima del ritratto in tutta la sua verità psicologica, in tutta la sua evidenza vitale ed irrequieta.
L’interpretazione dei ritratti guasterebbe, come pure la descrizione del disegno riprodotto largo, ben piantato nella distribuzione delle masse, curato nel particolare.
La pittura del Mantovani ha un tratto largo; la pennellata si fa fluida e leggera là ove i toni caldi i colori pastosi lasciano alla mano piena libertà.
Pur intonandosi ad una sensibilità moderna questa pittura si mantiene nel solco della tradizione.
Come tutti i giovani giunti da soli all’arte, il Mantovani è chiuso nel suo mondo artistico geloso di quel riserbo che gli crea attorno, anche per gli intimi, un’aria di mistero.
I suoi progetti per l’avvenire, che faticosamente gli abbiamo strappato, hanno come punto di partenza la completa distruzione di quanto ha fatto sino ad oggi, per poter creare libero da ogni legame del suo recentissimo passato nuove espressioni d’arte che maggiormente rispondono alla sua sensibilità.
Arrivato alla pittura con i soli suoi mezzi, con la spinta potente della rivelazione di un dono tenutogli celato dalia natura sino a vent’anni, il Mantovani sente l’arte come una missione alla quale è stato chiamato, con purezza di fede ed ardore di innamorato.
Nell’ansia di perfezione di questo giovane vediamo una radiosa promessa dell’avvenire se continuerà a lavorare e studiare come ora, in umiltà di spirito, lontano dalle approvazioni del mondo, spesso effimere e vaghe che lasciano nell’animo un amaro scontento.
B. Bagnoli (1937 - B. Bagnoli, Giovani Artisti: Bruno Mantovani, Milano, Pro Familia, n. 35 (..), 29 agosto XV, p. 458).
Dal 16 al 29 aprile 1955, tiene una mostra personale alla Galleria Bergamini di Milano.
Bibliografia:
1937 - B. Bagnoli, Giovani Artisti: Bruno Mantovani, Milano, Pro Familia, n. 35 (..), 29 agosto XV, p. 458.
1955 - Bruno Mantovani, testo di Giovanni Fumagalli, pieghevole mostra, Milano, Galleria Fumagalli.