Malgarini Egidio Giuseppe

scenografo pittore
Viadana (MN), 22 gennaio 1882 - Viadana (MN), 19 agosto 1913

Frequenta, con lodevole profitto, la Scuola di Arti e Mestieri di Viadana. Incoraggiato dagli insegnanti prosegue gli studi frequentando l’Accademia di Belle Arti di Parma, sotto la guida del Prof. Soncini, seguendo il corso di Scenografia. Durante il suo quarto anno conosce il giovane Marcello Nizzoli che frequenta pittura.

Conclusi gli studi, si trasferisce nel 1903 a Milano per mettere in pratica gli insegnamenti appresi per la scenografia, vera ed unica passione della sua vita. Nella metropoli milanese, incontra il conterraneo Vittorio Rota che dirige la Scenografia della “Scala” con il Sala, il Songa e il Parravicini; il Maestro, notate le grandi qualità di Malgarini, lo aggrega come collaboratore nel proprio studio dove resta per un periodo di tre anni.

Apprende con facilità il difficile compito che spetta allo scenografo; realizza scene sempre di dimensioni enormi (m. 12 x 18) e poiché per dare l’idea di un interno erano necessari almeno cinque o sei fondali, si riesce appena ad ipotizzare quale fosse l’impegno dell’artista che per questa specialità applicata al Teatro aveva una particolare vocazione.

Con la scuola del Rota la notorietà di questo giovane varca facilmente i confini della “Scala” e della stessa Milano.

Nel 1907 venne scelto dai dirigenti del Teatro “Massimo” di Palermo per la creazione delle scene dell'opera “Otello” di Verdi: è il debutto che lo conferma Scenografo di primo piano avendo ottenuto uno strepitoso successo.

Fra Malgarini e il Nizzoli che si trasferisce a Milano all'inizio della brillante carriera, si stabilisce una perfetta fusione d'arte che culmina con i successi al “Carlo Felice” di Genova dove la coppia Malgarini - Nizzoli illustra stupendamente, nella stagione lirica 1911-12, le opere “Aida” e “I Maestri Cantori”.

Malgarini ha una suggestiva forza di chiaroscuro ed evidenti qualità coloristiche da ottimo pittore. Ma la sua passione è quella di disegnare l'architettura. La prospettiva scenica è materia tutta a sé e per impararla occorre un lungo tirocinio. La finzione scenica è espressa soprattutto dalla prospettiva. La geometria lineare ne è il mezzo semplice che anatomizza la realtà, la rende pratica, lirica, suggestiva. La fatica che occorre per eseguire manualmente un effetto prospettico è notevole ma, Malgarini possiede tutte le virtù atte a realizzare magistralmente le fantasiose ideazioni.

Crea pure scene per Teatri milanesi quali il “Lirico” il “Dal Verme”, e per molti altri della penisola oltre che per il “Carlo Felice” di Genova, il “Massimo” di Palermo, “La Fenice” di Venezia, il “San Carlo” di Napoli: i più celebri Teatri italiani.

Secondo la consuetudine degli Scenografi, fissa il suo atelier di volta in volta negli ampi saloni di scenografia dei vari Teatri, dove trascorre giorni e notti in lotta con i colori e con gli immensi teloni tutto preso dalla spaziale realizzazione delle sue scene fissate in minuscoli disegni e bozzetti. Purtroppo pochi bozzetti ci restano di lui per non parlare delle scene che, come si sa, una volta utilizzate vengono cancellate per far posto ad altre. L'amara sorte che tocca agli Scenografi è quella di vedere il loro lavoro fatto di ansie, di sofferenze, di studio, di sacrifici di ogni genere, liquefarsi come neve al sole dopo aver toccato, per un breve periodo le alte vette del successo. Essi vivono più che altro di cari ricordi, e non sempre, di qualche ritaglio di giornale che ne esalta l'opera.

Malgarini, ormai lanciato sulla via di una sicura e duratura celebrità, si sposa il 21 marzo del 1912 di ritorno dai successi ottenuti al “Carlo Felice”.

Un anno dopo, impegnato a Verona come aiuto per l’allestimento scenico del primo spettacolo lirico alla “Arena”, all’età di 31 anni, muore durante un bagno estivo, travolto dai gorghi del Po a Viadana, il 19 agosto 1913.


Bibliografia:

1956 - Cesare Meneghini, Scenografi mantovani alla Scala, Milano, Edizioni Padania, pp. 43/60.

2002 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume IV, La - Mu, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. 1765/1766.

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