Lavacca Emanuele

pittore
Bitonto (BA), 14 gennaio 1896 - Santo Spirito (BA), 1968

LAVACCA EMANUELE- CAPITANO DI FANTERIA

Nato a Bitonto barese il 14 gennaio 1896, si diplomò al R. Istituto tecnico di Bari. Ufficiale combattente della guerra 1915- 1918. Combattente sul fronte occidentale e sul fronte greco-albanese. Ferito nelle guerre mondiali, invalido di guerra, geometra capo del Genio Civile, Cavaliere della Repubblica.

Autodidatta, apparve quale pittore nel 1928 a Roma, classificandosi al primo posto nel concorso nazionale per il manifesto della I Esposizione generale dell’agricoltura.

Ha preso parte alle Mostre sindacali d’Arte di Milano, Firenze, Pescara, Teramo, Chieti; alle Mostre dei cartelli turistici di Roma e al Primo Concorso Premi San Remo (1936). Opere in Gallerie pubbliche. Palazzo della Provincia di Chieti. Collezioni private di Roma e Milano.

Nel 1933 dall'11 marzo all'11 aprile, partecipa IV° Mostra d’Arte del Sindacato regionale Fascista Belle Arti di Lombardia al Palazzo della Permanente di Milano con il dipinto: Il pranzo.

Nella primavera del 1942 partecipa a Roma, alla Prima Mostra degli Artisti Italiani in Armi, presenta il dipinto a olio: Sentinella in terrazza (40x50).

Partecipa a Roma alla Mostra del Mezzogiorno, Marzotto, EA/53, VI e VII Quadriennale) a Napoli (Oltremare, Struscio artistico, Artisti del Mezzogiorno) a Francavilla al mare, La Spezia, Torino, Spoleto, Macerata, ecc... ottiene segnalazioni, vince il I Premio Melfi 1952 e il Premio Primavera alla Mostra naz. del Maggio di Bari 1955..

Testo critico:

Vi sono ai giorni nostri dei professionisti o addirittura degli accorti impresari di presunte originalità, di novità inconsistenti e caduche le quali, scontate in partenza, sembrano fatte a posta per confondere meglio le idee in fatto di arte figurativa contemporanea.

Il bitontino Emanuele Lavacca per fortuna sua, ed oggi anche nostra, non appartiene ad alcuna di queste infauste categorie.

I quadri di Lavacca hanno da essere giudicati innanzi tutto come momenti felici di una ispirazione cromatica sempre desta e viva, capace di sempre inedite reazioni davanti al motivo più banale, di fronte al più corrente pretesto.

La elementarietà delle tinte e la innocenza con la quale sono accostati ed intonati i colori, il senso con cui le masse cromatiche sono coordinate d contenute entro la trama di disegni senza pentimenti e di prospettive geometricamente perfette costituiscono dunque il primo e men caduco significato di questa pittura. La fantasia insomma è già dentro il modo di colorire, anche prima che in quello del comporre.

A questa stregua l’opera del Lavacca potrebbe essere benissimo giudicata, aH’infuori di ogni contenuto, al metro severo e, sa volete, asceticamente arido degli astrattisti, al metro cioè di un purismo che rifiuta ogni contaminazione intellettuale. Ma la pittura di Lavacca ha anche il senso di una umana simpatia per tutto il mondo che lo circonda e ch'egli rende con una sorta di amplificazioni ed accrescimenti che non hanno nulla in comune con le deformazioni dei sedicenti avanguardisti e che si adagiano, con una tecnica che ricorda le tasselle degli intarsiatori, in schemi armoniosi e persuasivi. (Domenico Masell)

Hanno scritto sulla sua arte: Luigi Bartolini, Piero Scarpa, Carlo Barbieri, Michele Campione, ....


Bibliografia:

1933 - IV° Mostra d’Arte del Sindacato regionale Fascista Belle Arti di Lombardia al Palazzo della Permanente di Milano, catalogo mostra, pp.nn.

1942 - Prima Mostra degli Artisti Italiani in Armi, a cura Stato Maggiore R. Esercito, catalogo mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, primavera, pp. 55, 247.

1956 - Domenico Maggiore, Supplemento Artisti Viventi d’Italia, Napoli, Edizione Maggiore, pp. 325/326.

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