Juvara Salvatore

scultore
Catania, 1877 - Argentina, 1969

Juvara era stato avviato alla scultura da Francesco Licata (Catania 1844-1882) e aveva frequentato la scuola serale operaia "I figli del Lavoro", ma sognava di andare a studiare a Roma. Purtroppo, le ristrettezze economiche della sua famiglia non gli permettevano tanto ed egli dovette limitarsi a lavorare per la committenza locale di ritratti e monumenti funerari, si afferma come valente ritrattista nel busto della madre di Mario Rapisardi (la scultura in bronzo si trova nel Museo Civico di Catania). Realizza i busti dei professori Carnazza Amari, Nicola Coviello e Salvatore La Rosa, i primi due collocati nel loggiato vaccariniano dell' Ateneo e il terzo in un'aula del Palazzo di Giustizia di Catania.

Nel 1904 vince il concorso nazionale per una targa a Gioacchino Biscari presentando un bozzetto che secondo i giudici si coniugava con eleganza all'epigrafe dettata da Mario Rapisardi. La targa non viene realizzata per l'improvvisa decisione dell'autore di allontanarsi dalla Sicilia e di partire per Milano, città in cui esegue poche opere di carattere decorativo che risentono dell'influsso di Leonardo Bistolfi. Di carattere ornamentale o commemorativo sono pure i lavori eseguiti a Buenos Aires, dove lo Juvara dimorò fino al 1911.

Tornato a Catania, esegue numerose opere di scultura funeraria per la committenza privata. Nel cimitero di Catania, due rilievi per le pareti laterali della cappella Fichera, raffiguranti La Fede e L'Angelo in estasi (1916), il monumento della tomba Platania (1913 ca.) e quello della tomba Sanfilippo. A Giarre scolpisce l'angelo che decora la tomba Patanè (1928-1935?).

Per la committenza pubblica realizza nel 1924 una targa agli studenti di Catania Caduti in guerra, collocata nella Sede del R. Istituto Tecnico di Catania, il Monumento ai Caduti di Licodia Eubea (1925/26), il Monumento ai Caduti di Regalbuto, in marmo e bronzo, dono dei cittadini emigrati a New York e il Monumento ai Caduti di Paternò, inaugurato nel 1931, caratterizzato da un'elegante grande figura femminile forse simboleggiante la Patria che risente ancora delle suggestioni dello stile Liberty utilizzato nelle sculture funerarie. A Catania riceve la commissione per la realizzazione di sculture celebrative in edifici pubblici rappresentativi: l'altare del sacrario dei Caduti della Prima guerra mondiale nella chiesa di S. Nicolò l'Arena (1930), il monumento agli universitari caduti nell'atrio del palazzo universitario e due lapidi dedicate al Milite Ignoto murate nel palazzo municipale. Per la Casa del Mutilato di Catania, inaugurata nel 1939, realizza le prime due delle sei statue di fante a grandezza naturale del prospetto esterno (uno dei bozzetti si conserva nella Collezione Granata oggi di proprietà della Regione Siciliana), mentre al figlio Francesco si deve il gruppo scultoreo intitolato La Pietà posto all'interno. Più tardo (1945?) è il monumento Musumeci Di Maggio nel cimitero di Catania, replica della tomba Patanè di Giarre.

Nel secondo dopoguerra Juvara si trasferisce con il figlio Francesco in Argentina dove muore nel 1969



Bibliografia:

1924 - Una targa agli studenti di Catania Caduti in guerra, Cimento, Anno IV, fascicolo IX e X, febbraio e marzo, p. 206.

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