Jemolo Salvatore

pittore incisore
Comiso (RG), 10 marzo 1927 - Carugo (CO), 1 novembre 2007

Salvatore Jemolo nacque a Comiso (Ragusa) il 10 marzo 1927.

Si formò con un tirocinio artigianale presso un decoratore - restauratore; in seguito, si trasferì a Firenze dove frequentò l'Istituto d'Arte con Magistero e l'Accademia delle Belle Arti.

L’operato artistico di Salvatore Jemolo non può essere circoscritto all’appartenenza ad una corrente artistica codificata. Il modo in cui le sue tele, i suoi graffiti, le sue pirografie ed i suoi sbalzi su rame affrontano le tematiche a lui care non appartiene a nessuna delle correnti che hanno caratterizzato la seconda metà del Novecento.

I temi ricorrenti della sua carriera artistica sono quello religioso, quello carnevalesco-allegorico e quello dell’amata terra natia, la Sicilia, che viene descritta in tutti i suoi aspetti: dal lavoro nei campi assolati, alla vita di paese, alla pesca. Oltre alla produzione di nature morte, di paesaggi e di ritratti che rappresentano il suo paese, la sua via, le colline intorno, i fiori freschi del giardino e, ancora più importanti, una serie di autoritratti che, integrati con i suoi scritti, ci aiutano a conoscere meglio la sua figura.

Nel 1949 approdò in Brianza, a Canzo.

Molto importante per lo sviluppo della personalità artistica di Jemolo è la figura di Salvatore Fiume, maestro e, soprattutto, amico con cui stringe un rapporto molto stretto, anche grazie alle comuni origini siciliane, all’arrivo in Brianza all’inizio degli anni ‘50. Fiume lo volle al suo fianco nel suo studio e i due artisti, nel ’51-’52 si occupano assieme della decorazione del transatlantico “Andrea Doria” per il quale Jemolo si occuperà del salone della prima classe.

Jemolo, successivamente, si occupò di grafica come illustratore di libri e settimanali per le case editrici Garzanti, Mondadori e per la Domenica del Corriere, quando direttore della terza pagina (La Novella Celebre) era Dino Buzzati.

Per la casa editrice Garzanti, si ricorda il lavoro svolto per illustrare i classici della letteratura greca ed indiana in un volume dell'Enciclopedia "Il Mio Amico".

Nel 1954 iniziò ad insegnare educazione artistica in diverse Scuole Medie Statali della zona, attività cui si dedicò con impegno e dedizione sino al 1991, anno del suo pensionamento.

Salvatore Jemolo sperimentò diverse tecniche: olio su tela, acquaforte, graffito, pirografia, sbalzo su rame, ceramica. Fra i suoi temi uno spazio privilegiato rivestono le narrazioni che traggono ispirazione dalla vita quotidiana. Lo troviamo bene espresso nelle nature morte, ma non sono da meno né i racconti della vita contadina, né la pittura di tema religioso. L'attenzione è sempre per gli umili, gli uomini semplici della sua Sicilia, da cui attinge anche per ciò che riguarda la gamma dei colori.

L’operato artistico di Jemolo è inoltre influenzato dal periodo francese di Fiorenzo Tomea e quindi dal rapporto con artisti del calibro di Severini, De Pisis, Guttuso, De Chirico, Funi e Campigli. Troviamo infatti tratti comuni nella scelta cromatica e compositiva delle nature morte di Tomea e di Jemolo e affinità di contenuti: come la tematica delle candele, dei candelabri e delle maschere carnevalizie oltre che le nature morte con frutta accumunate da una stessa scala cromatica molto calda.

La scala cromatica e l’attenzione alla condizione del lavoratore accomunano Jemolo anche ad un altro grande conterraneo, Renato Guttuso con le loro opere dedicate ai lavori nei campi.

Nelle maschere carnevalizie si evidenziano raffronti comuni con l’operato dell’espressionista belga Ensor, nel trattamento di tematiche, nella linea compositiva e nella suddivisione dello spazio della tela condivisa da entrambi i pittori.

Nell’operato artistico di Jemolo si riscontra anche l’importante influenza di Aligi Sassu, pittore e ceramista nato a Milano nel 1912 che negli anni ’60 si trasferisce in Brianza. Qui lavora alle vetrate della sala comunale di Giussano e anni più tardi terrà una conferenza cui assisterà lo stesso Jemolo. I punti in comune tra questi due artisti sono parecchi, a partire dalla passione per i cavalli, che per entrambi sono una celebrazione della forza della natura, fino alle tele mitologiche che ritraggono i guerrieri e i condottieri dell’antichità, quelle religiose e quelle dedicate alle tematiche sociali e di cronaca; e la visione comune nell’approccio al lavoro: le Mattanze di Jemolo e Sassu, infatti, nascono da una comune base di rispetto ed ammirazione per la fatica e il dolore del lavoro manuale.

Anche da un punto di vista cromatico possiamo ravvisare delle somiglianze, soprattutto per quanto riguarda i colori caldi e terrosi, chiaro retaggio delle origini isolane degli artisti.

Le opere religiose di Jemolo, dalle prime Deposizioni del 1956 denotano una variazione della scala cromatica dell’artista nel corso degli anni: le prime sono caratterizzate dall’utilizzo di colori freddi che delineano corpi e volti ben poco definiti. Nel corso degli anni però vediamo come l’utilizzo del colore cambi e si modifichi: i colori caldi e una pittura più morbida e pastosa, come invase dai colori della terra natia, processo che non avviene solo per le opere a sfondo religioso, ma anche per il resto della produzione.

Un tema molto attuale e sicuramente molto caro a Jemolo, il quale non si scorderà mai del dramma di dover lasciar la propria terra in cerca della possibilità di un futuro migliore manifestato in opere come La fuga in Egitto. La Sicilia rimarrà comunque sempre nel cuore del pittore che troverà il modo, soprattutto nelle opere più tarde, di inserire ricordi e dettagli della terra natia. é utile anche un confronto fra le due ultime cene dell’artista: quella ante 1970 presenta uno schema collaudato e abbastanza classico, l’opposto de Il testimone dell’ultima cena in cui la scena è vista con gli occhi di una figura che la osserva di nascosto, da dietro ad una tenda in una composizione sicuramente anticonvenzionale.

Ciò che unisce quindi le opere religiose realizzate da Jemolo è proprio questa poetica intimità per pervade tutte le scene e nella quale sicuramente l’artista riflette la sua salda e profonda fede che non lo abbandonerà mai.

Jemolo ha sempre nutrito un profondo interesse per le tematiche sociali ed attuali e prova ne sono quelle cinque opere che sotto questo titolo vengono radunate. I titoli sono particolarmente evocatori: La liberazione dei costumi a Kabul, Profughi bosniaci, La protesta, L’addio al paese e Muro del pianto; si tratta di una panoramica sui fatti di cronaca che negli ultimi anni hanno maggiormente scosso e commosso l’opinione pubblica.

Tecniche particolari: pirografie, graffiti e sbalzi su rame e acqueforti

Nel corso del suo operato artistico Jemolo si è dedicato anche alla produzione di opere realizzate con tecniche differenti da quella trattata finora. Nel corso degli anni si è interessato anche alla creazione di pirografie, graffiti e sbalzi su rame e acqueforti che trattano tutte le tematiche a lui care. La sperimentazione sulla pirografia risale all’incirca agli anni ’70 e vede tra i suoi soggetti essenzialmente quelli religiosi, ma anche tavole dedicate ai cavalli, ai musicisti, e quella dedicata alla piazza del paese.

La particolarità che contraddistingue queste opere è sicuramente legata alla tecnica, gli sbalzi su rame, i graffiti, le pirografie e la tecnica delle acqueforti richiedono infatti metodiche molto particolari e permettono sviluppi interessanti e diversi dall’espressione artistica dell’autore.

L’artista è deceduto il 1 novembre 2007 nella sua casa di Carugo (CO).


Sue incisioni sono inserite nella Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori di Mantova,

Sito internet: www.raccoltastampesartori.it

Contatti:

Stefania Proserpio Jemolo

Via E. Toti, 48 - 22060 Carugo (CO)

E-mail: nunzia_iemolo@hotmail.com

Sito Internet: http://www.circulturaledonberetta.it/jemolo/index.php


Opere pubbliche:

Pala altare cimitero di Carugo - 1985.

Saloni prima Classe Andrea Doria - 1951-1953.


Tavole illustrazioni in opere pubblicate:

Enciclopedia per ragazzi “il mio amico” – classici letteratura greca e indiana –Vol. II-1955(Garzanti).

Ben Hur - 1953 (Garzanti).

Iliade e odissea- 1954 (Garzanti).

Il Mahabàrata e il Ramayana - 1955 (Garzanti).

Da Foglio Editore - Aspetti d'arte grafica in italia - 1970.

Domenica del Corriere, illustrazione del racconto in terza pagina scritto da Dino Buzzati (1954-1964).


Mostre personali:

1958 - Milano - alla Vinciana.

1960 - Como - alla Caravella.

1962 - Monza - all'Arengario.

1964 - Como - al Broletto.

1966 - Milano - alla Velasquez.

1968 - Busto Arsizio - Galleria Busto.

1970 - Varese - Casa Varesina d'Arte.

1973 - Milano - Ars Italica.

1974 - Seregno - Galleria San Rocco.

1976 - Castelmarte - Villa Castelli.

1979 - Inverigo - alla Rotonda.

1984 - Mariano Comense - Biblioteca Civica.

1985 - Giussano - Il Carroccio.

1986 - Luino - Sala d'Arte.

1989 - Giussano - Palazzo Municipale.

1992 - Mariano Comense - Galleria Mauri.

1995 - Giussano - Palazzo Municipale.

1999 - Seregno - Galleria E. Mariani.

2008 - Carugo - Spazio Cappellini.

2010 - Giussano - Villa Sartirana - Scuola Media A. da Giussano.


Di Lui hanno scritto:

Santi L.Agnello, C. Ambrosini, M. Bargna, E. e C. Barzaghi, G. Bennati, L. Borghese, D. Buzzati, G. Bufalino, E. Calvelli, F. Caiani, A. Cassago, F. Catania, P. Colacitti, R. De Grada, E. De Melli, L. Elli, M. Fagnani, C. e G. Fumagalli, F. Galbiati, M. Lecci, M. Lepore, A. Margotti, L. Marziano, N. Migliorina, I. Mononi, U. Nebbia, E. Piceni, O. Pozzoli, F. Provasi, M. Radice, D. Sarlo, C. Scarpati, S. Valentini, G. Zappa.

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