Isa Gorreri (Maria Luisa) nasce a Suzzara (MN) il 21 febbraio 1931.
Consegue la maturità artistica presso il Liceo di Brera a Milano e frequenta l’Accademia di Belle Arti a Bologna, con i maestri Guidi e Mandelli per la pittura, e Morandi per l’acquaforte.
Alla Casa del Mantegna di Mantova, nell’ottobre del 1953, partecipa al Premio Mantegna.
Nel dicembre del 1954 espone al “Cavallino Bianco” di Suzzara.
Insegna educazione artistica alla Scuola Media di Suzzara.
Partecipa a mostre collettive a Reggio Emilia, Modena, Suzzara e Mantova.
Presso la Galleria “Studio Sartori” di Mantova tiene dall’8 al 21 novembre 1980, con l’amica Anna Moccia, una mostra personale di acqueforti inedite. In quella circostanza, il critico Werter Gorni, sulla Gazzetta di Mantova, scrive: “...Il segno è preciso ed in più si agghinda di accenti del tutto personali. Le zucche in primo piano che sprigionano forza naturale sullo sfondo della campagna; poi gli alberi secchi così “umani”...”.
Torna ancora alla Galleria “Studio Sartori” di Mantova, dal 21 novembre al 4 dicembre 1981, con una nuova mostra personale, con Anna Moccia, dove presenta dipinti ad olio.
Nel 1982 allestisce una Mostra Personale alla Galleria “Cavallino Bianco” di Suzzara, dove ritorna ad esporre anche nel 1985.
Presso la Casa della Gioventù di Moglia, nel luglio del 2001, ordina una mostra personale dove espone le recenti ceramiche, piatti e vasi anche di grandi dimensioni.
Dal 22 gennaio al 6 febbraio 2005, presso la galleria 2E di Suzzara (MN), si tiene la mostra "Isa Gorreri. Dagli anni di Brera a oggi. Mostra antologica (1948-2004)", presentata da Gilberto Cavicchioli.
Presso la Casa Museo Sartori di Castel d'Ario (MN), è invitata a partecipare alle rassegne: "Cento anni d'arte mantovana dal secolo breve ai nostri giorni", nel 2014; "MantovainArte2015", nel 2015; e "di Fiore in Fiore" nel 2016. Una sua formella 50x50 e inserita nel Museo della Ceramica "Terra Crea", a Casa Museo Sartori, Castel d'Ario (MN).
Isa Gorreri Palvarini muore a Mantova il 20 giugno 2022.
Una sua incisione è inserita nella Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori di Mantova,
Sito internet: www.raccoltastampesartori.it
Bibliografia:
1953 - Anna Palvarini, Gli artisti mantovani alla Casa del Mantegna, Gazzetta di Mantova, 16 ottobre;
1954 - Giordano Cucconi, Quattro pittori dilettanti espongono al “Cavallini bianco”, Gazzetta di Mantova, 25 dicembre, p. 15;
1980 - Moccia-Gorreri, Creatività grafica in accordo, Gazzetta di Mantova, 15 novembre, p. 3;
1981 - M.G.S., (Savoia), Espongono alla Galleria “Studio Sartori” due pittrici Moccia e Gorreri pittura al femminile, Gazzetta di Mantova, 28 novembre, p. 19;
1983 - Il Quadrato;
1985 - Adalberto Sartori, a cura di,Pittori Scultori Incisori nella Mantova del ’900 Mantova, Archivio Grafico Sartori, pp. 209/211;
2001 - (v.m.) Vittorio Montanari, Moglia, fino al 26 luglio la mostra dell’artista suzzarese Isa Gorreri, (con ill.), La Voce di Mantova, 23 luglio, p. 15.
2001 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume III, Dio - Ku, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. 1428/1431.
2014 - Cento anni di arte mantovana dal secolo breve ai nostri giorni, a cura di Arianna Sartori, presentazione di Stefano Bosi, catalogo mostra, Castel d'Ario, Casa Museo Sartori, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. nn.
2015 - MantovainArte2015. 1° regesto artistico mantovano, a cura di Arianna Sartori, presentazione di Maria Gabriella Savoia, catalogo mostra, Castel d'Ario, Casa Museo Sartori, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. nn.
2016 - di Fiore in Fiore, a cura di Arianna Sartori, presentazione di Maria Gabriella Savoia, catalogo mostra, Castel d'Ario, Casa Museo Sartori, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. nn.
Giudizi critici:
Credo che mancare ad uno di quei mangiari (o pranzo o cena) che Isa Gorreri prepara con dedizione e naturale vocazione alla mirabilearte del cucinare, sia cosa “riprovevole”. Tutto un itinerario esemplare della tipica cucina mantovana che trae la propria linfa profonda dal principe e dal popolo, come ci ha indicato il Brunetti, si sgrana su una tavola allestita con la semplicità e l’eleganza del buon tempo andato.
Quasi mai Isa è seduta con gli ospiti (ma il rito canonico è riservato agli amici) perchè buona creanza di una vera “rasdora” e vedere, seguire, controllare che tutto proceda per il meglio per preparazione, temperatura, cottura, eventuale tocco finale e presentazione delle portate che si susseguono numerose ed, esorcismo contro un’antica fame, abbondanti. Viene naturale il sospetto che il tutto non sia casuale e che alla base si celi un talento ed una creatività che si esprime talvolta col cibo ma che può spaziare in orizzonti ben più ampi. Ecco allora che, pian pianino, superando con cautela una serie di barriere alzate da una innata ritrosia, si scopre che Isa ha conseguito, dato mirabile a quei tempi, la maturità al liceo artistico di Brera a Milano ed ha frequentato l’Accademia a Bologna con i maestri Guidi e Mandelli per la pittura e Morandi per l’acquaforte. Scusate se è poco e alla faccia di tanti “maestri”, anche non solo locali che si credono cervi laddove sono, e si vede, solo modeste e disarmate giovenche! Allora ben si comprende la perfetta padronanza della composizione che unita alla sapiente gestione della pennellata ispessita o rarefatta, a seconda dell’espressività da conseguire, contraddistingue alcune sue opere di chiara matrice realista, probabilmente orientata dall’atmosfera che intrideva il Premio Suzzara anni ruggenti e che per nulla avrebbero sfigurato in tale esposizione. Oppure si tratta di paesaggi ariosi e dilatati in cui prospettiva, segno, colore e soprattutto naturalità della forma cifrano un personale rielaborato ricorso alle primigenie acquisizioni didattiche o di nature morte a volte fini e delicati recuperi del bel fiorito fiammingo, talaltre violente e sugose rappresentazioni che ricordano il più immediato e sanguigno Guttuso, non ancora deificato ed addomesticato. Ma tutta questa potenzialità la Gorreri ha finito per quasi completamente sacrificare ad altri scopi esistenziali, come dichiara essa stessa: “La mia attività artistica, …, è stata saltuaria perchè condizionata dagli impegni della famiglia e dell’insegnamento”. Ed è stato un peccato, perchè anche nel campo dell’incisione, specificamente della punta secca, Isa ha raggiunto livelli che andavano ben oltre la pura applicazione ed utilizzo di tecniche ed abilità scolasticamente acquisite, pur da tanto maestro. Ma è ben vero: chi è artista nell’anima non può autoescludersi, nonostante rinunce e mortificazioni, l’esprit una volta o l’altra da una parte o dall’altra, risalta fuori. Ed ecco che la Gorreri scova un settore artistico che ben si adatta ai suoi tempi ed ai suoi ritmi: la ceramica decorata. E così Isa, in ciò sostenuta anche dal marito Alberto Palvarini, appassionato d’arte e disinteressato cultore del Premio Suzzara, di cui oggi può essere, a ragione, considerato la vera “memoria storica”, riparte da zero e comincia diligentemente ad apprendere i segreti del fuoco. Perchè fare ceramica vuol dire prima di tutto studiare e spiare l’infido fuoco che cuoce lentamente la materia e trasforma una polvere amorfa ed incolore in squillanti distese di vividi pigmenti. Ma non è finita: così come si è atteso con preoccupazione che la forza del fuoco penetri nella materia muovendone sino al punto di voluta perfezione ogni più riposta molecola, altrettanto angosciante è attendere che il fuoco, ora apparentemente domo, si smorzi e lentamente abbandoni l’opera senza arrecare danno od offesa.
Non di rado infatti un piccolo salto di temperatura anche in fase
di raffreddamento, così come una micronica impurità, può provocare la
perdita del manufatto, cui anche la più piccola delle imperfezioni
toglie valore e valenza.
E così la Gorreri da una parte s’impadronisce progressivamente
del “mestiere”, che è tecnica, e dall’altra può dare sfogo alla sua
creatività artistica graffiando e colorando dapprima piccoli pezzi a
decorazione semplice e poi via via pezzi più impegnativi come piatti a
decoro rinascimentale, crateri, boccali, coppe, alzate e via dicendo
sino a giungere a quella che è oggi la sua produzione più prestigiosa: i
grandi vasi a decorazione fitomorfa. Si tratta di vasi di morbida
rotondità, di quasi un metro di altezza sulla superficie dei quali Isa
stende una copertura di fondo prevalentemente nera sulla quale risaltano
fiori o foglie dalla forma perfetta che slanciano o arrotondano il vaso
a seconda dell’obiettivo estetico dell’artista. I colori sono
rutilanti, ricchi di tonalità sfumate e mezze tinte che impreziosiscono
il pezzo e danno testimonianza della padronanza del mezzo ma soprattutto
della valentia dell’artista che da un pezzo di cruda ed impersonale
argilla sa trarre mirabile raffinatezza di segno ed un raro ed
elegantissimo trionfo di colori.
Gilberto Cavicchioli, 2001