Garuti Giordano

pittore
Modena, 30 gennaio 1930
martirio
Martirio - 1992 ca.

Giordano Garuti nasce il 30 gennaio 1930 a Modena.

È portatore di un’espenenza di vita insolita, intensa, romanzesca e avventurosa in Africa, fra gli Indios boliviani, tra cercatori d’oro garimpeiros… Simile esperienza ha dilatato tanto la capacità tecnica quanto le facoltà percettive dell’artista che si sublimano nei suoi dipinti.

Espone sin dal 1965.


Tra i premi vinti ricordiamo nel 1973 il Primo premio d’Arte Contemporanea “II Cavalletto D’Oro” (Milano), nel 1975 Primo premio “Cavalletto” (medaglia d’oro) Comune di Cremona, nel 1996 Ville della Padania (1 Premio Pittura), Cella Dati (CR), nel 1997 Comune di San Vincenzo (LI), nel 1997 Comune di Dozza (BO), nel 1998 1 Premio Assoluto Concorso Nazionale Giovanni Quaglino, nel 1998 Etruriarte9, Venturina (LI), nel 2001 Comune di Dozza (BO), nel 2009 "46 Mostra Nazionale di Pittura Contemporanea" Santhià, nel 2011 International Art - England Award, Macclesfield (Inghilterra), nel 2014 Magna Grecia, Sala degli Specchi, Taranto, nel 2020 Premio Pro Biennale, Venezia.

Giordano Garuti vive e lavora a Cremona.


Mostre e rassegne recenti:

1965 - Personale, Galleria Cornice, Cremona.

1966 - A.A. mostra dei giovani, Cremona. Mostra sulla resistenza, Palazzo gotico, Piacenza. Concorso di pittura - FRI.DISCONT.HAL, Premiato.

1967 - Personale, Galleria Cornice, Cremona.

1971 - Personale, Gran Hotel Niamey (Niger). Terza rassegna Internazionale, Piero Manzoni, premiato. Personale, Galleria La Cornice, Cremona.

1973 - Primo premio d'arte contemporanea Milano, premiato.

1975 - Il cavalletto d'oro - Rassegna Internazionale d'arte, Cremona, premiato con medaglia d'oro.

1986 - Personale, Galleria Il Triangolo, Cremona.

1987 - Pittori e scultori in S. Maria della Pietà, Cremona.

1989 - Prima Biennale d'arte Lombarda, Cremona.

1990 - Personale, Atelier degli artisti, Brescia.

1991 - Mostra d'arte sacra, Palazzo Alabardieri, Cremona. Seconda Biennale di Cremona.

1992 - Seconda Biennale d'arte sacra, Cremona.

1993 - Omaggio a Claudio Monteverdi. Terza Biennale di pittura Lombarda, Cremona.

1994 - "Fascino Magico" personale, Centro studi L.A. Muratori, Modena. "Il fascino magico" personale, Centro Culturale Fontanella Borghese, Roma. Personale, Palazzo Nervi, Torino. Collettiva Artinsieme, Villa Dati, Cremona. Premio internazionale ETRURIARTE, Venturina (LI). Collettiva, Centro studi L.A. Muratori, Modena. Collettiva internazionale Brez'ice Galerija, Meke (Slovenia) - Zagreb Galerija - Grafie'ni Muzei.

1995 - Collettiva di 12 artisti - Un dipinto per il museo, Pinacoteca di Novosibirsk (Russia). "Atmosfere inquietanti" personale, A.D.A.F.A., Cremona. "Condizione donna", Palazzo Comunale, Cremona. Tredicesima mostra d'arte sacra. Personale, Contemporanea, Comune di Verolanuova (BS). "Mappe dell'Immaginario" personale, Galleria Lo Scalone, Mantova. "Colori Armonia Ritmo", Palazzo Comunale, Cremona. Terza Biennale di Cremona."Opere recenti di Giordano Garuti" personale, AAC Associazione Artisti Cremonesi, Cremona.

1996 - Personale, Giubbe Rosse - Locale storico letterario, Firenze. Collezioni personali, Centro studi L.A. Muratori, Modena. I pittori cremonesi, Galleria Ciferri, Brescia. Primo concorso nazionale Ville della Padania, Cella Dati (CR), primo premio. Umanesimo fantastico, Pinacoteca d’arte contemporanea, Pavullo nel Frignano (MO).

1997 - "Magia della forma e della musica" personale, Associazione Artisti Cremonesi, Palazzo Grasselli, Cremona. Mostra Antologica, Museo d'Arte Moderna Gazoldo degli Ippoliti (MN). Mostra internazionale ETRURIARTE, Piombino (LI), secondo premio. Personale, Suzzara (MN). Personale, Galleria L’Oro di Noma, Milano. Collettiva, Forte Crest. Biennale Muro Dipinto, Città di Dozza (BO).

1998 - Personale, Centro studi L.A. Muratori, Modena. La donna nell'arte - Festa provinciale Unità. Collettiva, Ghenz (Belgio). ETRURIARTE, premiato. XL Grandi tele di artisti contemporanei, Salone Mantegnesco, Mantova. Artisti cremonesi in mostra, Comune di Breno (BS). Collettiva, Studio D'ARS, Milano. MIART, Milano. Collettiva - L’altra moneta, Banca popolare di Milano.

1999 - Presenze nell'arte cremonese del dopoguerra, Festa dell’Unità. Collettiva tre pittori, St. Gallen All. Wanghaus Bohl. Personale, Giubbe Rosse, Firenze. Regione autonoma trentina, Arte Padova. Giovanni Segantini - Mostra omaggio di artisti italiani ed europei, Alto Adige. Collettiva - I grandi maestri del 900, Galleria B&B, Mantova. Arte Europa, Reggio Emila. Primo Premio Giovanni Onaglino, Novara, primo premio. Artisti in fiera, Pavia, primo premio. M.A.C. - Mostra di artisti contemporanei, Pavia. Personale, Galleria Zammarchi, Milano. Personale, Art. Gallery Le Lac, Lugano.

2000 - Personale, Galleria artisti di Cremona. ETRURIARTE, Piombino (LI), premiato. Artisti europei, Reggio Emilia. Arte insieme, Parma.

2001 - "La natura morta nel fantastico" personale, Pinacoteca Comunale, Rocca Sforzesca, Dozza (BO). "La realtà metamorfica nella pittura di Giordano Garuti" Mostra Antologica, Galleria Amici dell'Arte, Palazzo Ricci Oddi, Piacenza.

2002 - "Aria Terra Acqua e Fuoco" personale, Centro Arte Moderna, Pisa.

2003 - Certaldo in Cornice - Mostra degli artisti di Art Point Black, Certaldo Alto. "Piccola Antologica 1993-2003", Arianna Sartori - Arte, Mantova. Biennale Nazionale di Pittura, Città di Soliera. Il corpo e lo sguardo. Mostra Int. di arte. Selezione opere esposte, Young Museum, Revere (MN). Labirinto, Code Focus, a cura di Art Point Black, Firenze. 40° premio città di Legnago, premiato. Omaggio a Boccioni, Comune di Marciano. Mostra d’arte per la solidarietà, Area expo, Cerea. Immagina, Arte moderna e contemporanea, Reggio Emilia. Personale, Luciferarts, Parma.

2004 - 41° premio nazionale di arti figurative città di Legnago, primo premio. Personale, Galleria Miniaci, Venezia. Paure desideri conflitti, la dittatura dell’esistenza, collettiva Studio C., Piacenza. L’uomo ed il suo doppio, Art Point Black, Firenze. Le stanze di Eros, Galleria d’arte moderna, Piombino. Rassegna d’arte moderna, Fondazione Logudoro Meilogu (SS). L’arte dal vivo, realizzazione di due grandi opere ad encausto, collezione del museo, Reggia di Caserta. Immagina, Reggio Emilia. XVII mostra ADAFA, Cremona.

2005 - The Artcard, Sharjah Art Museum (UAE), L’uomo ed il suo doppio, Art Point, Firenze.

2007 - "La forma nel segno" personale, Centro Studi L.A. Muratori, Modena.

2007/2008 - Personale, ADAFA Casa Sperlari, Cremona.

2011 - Personale, Arianna Sartori - Arte, Mantova.

2012 - Personale, Centro Culturale Santa Maria della Pietà, Cremona.

2014 - “Donna fonte ispiratrice d’arte”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). “Tiltestetica Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma”, Università di Roma “La Sapienza”, Roma.

2016 - “di Fiore in Fiore”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). “Giordano Garuti”, Pikidi Arte, Cremona. “Africa: suggestioni etniche ed intrecci culturali”, Santa Maria della Pietà, Cremona. “50anni d’Arte in Lombardia”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN).

2017 - Personale, Sala delle Colonne di Ca' la Ghironda-ModernArtMuseum, Zola Predosa (BO).

2018 - “Artisti per Nuvolari”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN).

2019 - “ARTeSPORT”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN)."Aromie dinamiche" personale, Centro Studi L. A. Muratori, Modena.

2019 - da mercoledì 11 dicembre nel salone del Centro Diurno della Casa di Riposo ‘Giovanni e Luciana Arvedi’ a Cremona, in via Massarotti 49, è possibile ammirare l’esposizione permanente di 20 opere della ‘Donazione Garuti’.

2020 - “Vegetalia, tra Alberi, Fiori e Frutti”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN).

2021 - "Una Vita per l’Arte Enrico Peretto e Giordano Garuti", Associazione Artisti Cremonesi - Palazzo Azzolini, Cremona.


Di Lui hanno scritto:

Ferdinando Arisi, Giorgio Balistrocchi, Guy Barbey, L. Bignotti, Achille Bonito Oliva, L. Boarini, Nazario Boschini, Alberto Chiappani, Tiziana Cordani, Mauro Corradini, Giacomo Danesi, Antonino Del Bono, Dino Del Vecchio, Oscar De Marchi, Fiorenza De Vecchi, Giorgio Falossi, Elda Fezzi, Simone Foppanni, Michele Fuoco, Mario Ghilardi, Werther Gorni, Boris Gorupic, Rosaria Guadagno, Gianluigi Guarneri, Benvenuto Guerra, Giovanni Maria Incorpora, Joze Konec, Anna Maccabelli, Gilberto Madioni, Ezio Maglia, Renzo Margonari, Daniela Mattarozzi, Donatella Migliore, Ferruccio Monterosso, Franco Pone, R. Puviani, Carlo Roberto Sciascia, Francesco Solitario, M.D. Storari, Gino Trabini, Ferruccio Veronesi.


Bibliografia essenziale:

1994 - Francesco Solitario, Il fascino magico, pieghevole mostra, Roma, Centro Culturale Fontanella Borghese.

1995 - Giordano Garuti, testo di Guy Barbey, Lalli Editore, Poggibonsi (SI).

1995 - Con Garuti nel subconscio. I Quaderni dell'Arte, anno V, n. 12 nov.-dic., Lalli Editore, pp. 54/57.

1996 - Renzo Margonari. Giordano Garuti. Collana Arti e Artisti del Terzo Millennio / 2, diretta da Francesco Solitario, Milano, Prometheus.

1997 - Giordano Garuti, a cura di Renzo Margonari, catalogo mostra, Museo d'Arte Moderna dell'Alto Mantovano, Gazoldo degli Ippoliti (MN)

2001 - Giordano Garuti. La natura morta nel fantastico, a cura di Renzo Margonari, catalogo mostra, Dozza, Rocca Sforzesca.

2003 - “Autoritratto con modella”, a cura di Adalberto Sartori, Arianna Sartori Editore, Mantova.

2005 - “La vite, l’uva, il vino”, a cura di Adalberto Sartori, Arianna Sartori Editore, Mantova.

2005 - “Giordano Garuti. Atmosfere inquietanti”, testo di Renzo Margonari, Fantigrafica, Cremona.

2007 - Marilena Pasquali. La memoria del Muro Dipinto di Dozza. Cinquanta bozzetti di pitture murali dal 1972 al 2005, catalogo mostra, Imola, Centro Polivalente Ganni Isola, p. 75.

2007 - Domus Dei, Templum Vitae. 900 anni di storia e di fede: dal Cristo morto di Andrea Mantegna alla contemporaneità, mostra e catalogo a cura di Tiziana Cordani, Fondazione Città di Cremona.

2012 - “Giordano Garuti - Giorgio Mori: una vita”, catalogo mostra, Centro Culturale S. Maria della Pietà, Cremona.

2012 - Arianna Sartori, “Catalogo Sartori d’arte moderna e contemporanea”, Archivio Sartori Editore, Mantova.

2013 - Arianna Sartori, “Catalogo Sartori d’arte moderna e contemporanea 2014”, Archivio Sartori Editore, Mantova.

2014 - “Donna fonte ispiratrice d’arte”, a cura di Arianna Sartori, catalogo mostra, Mantova, Archivio Sartori Editore.

2014 - Arianna Sartori, “Catalogo Sartori d’arte moderna e contemporanea 2015”, Archivio Sartori Editore, Mantova.

2014 - “Tiltestetica Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma”, a cura diDaniele Radini Tedeschi, Editoriale Giorgio Mondadori.

2016 - “di Fiore in Fiore”, a cura di Arianna Sartori, catalogo mostra, Mantova, Archivio Sartori Editore.

2016 - “50anni d’Arte in Lombardia”, a cura di Arianna Sartori, catalogo mostra, Mantova, Archivio Sartori Editore.

2017 - “Catalogo Sartori d’Arte moderna e contemporanea 2018”, Archivio Sartori Editore, Mantova.

2018 - “Artisti per Nuvolari”, a cura di Arianna Sartori, catalogo mostra, Mantova, Archivio Sartori Editore.

2019 - "Stati d'anima" Disegni e poesie di Giordano Garuti, Cremona.

2019 - “ARTeSPORT”, a cura di Arianna Sartori, catalogo mostra, Mantova, Archivio Sartori Editore.

2020 - “Vegetalia, tra Alberi, Fiori e Frutti”, a cura di Arianna Sartori, catalogo mostra, Mantova, Archivio Sartori Editore.

2020 - Giordano Garuti. Atmosfere inquietanti, testo di Renzo Margonari, Cremona, Soc. Coop. Antares.

2021 - In mostra. Giordano Garuti, Enrico Dennj Peretto, Associazione Artisti Cremonesei, Cremona.

2021 - Artisti Italiani 2022 catalogo Sartori d'arte moderna e contemporanea, a cura di Arianna Sartori, prefazione di Maria Gabriella Savoia, Mantova, Archivio Sartori Editore, p. 159.


Giudizi critici

“…Giordano Garuti, caro artista, che si insinua violentemente in questo movimento, ha una mentalità che non chiede un incontro col mondo pittorico sul piano della verosimiglianza e della duplicazione (come ormai è facile constatare negli artisti che rifanno il verso a…) bensì della concentrazione sulla libertà della propria originale azione artistica.

I materiali pittorici da Giordano Garuti adoperati vengono composti per semplice associazione, perché l’ideologia dell’autore non è intenta a costruire un meccanismo competitivo con la perfezione asettica della tecnologia pittorica ma a promuovere l’innescamento di un procedimento artistico che produce originalità ed il movimento della fantasia globale.

Bravo”.

Achille Bonito Oliva


“…Le composizioni fantastiche di Giordano Garuti, spesso viene all’informale, sono radicate nel classico, assorbito nella pratica del restauro dei dipinti, in particolare del Cinque e del Seicento.

Recuperi onirici di forme abbandonate nei ripostigli della memoria?

Sembrano alluvioni alcune di queste composizioni, con forme vive sott’acqua; o apparizioni tra le nuvole, dove schizzano fulmini dal comignolo d’una vaporiera.

S’è parlato, e a proposito, di fascino magico, di subconscio rivelato, di espressionismo, di esotismo, assimilato in viaggi senza ordine e senza fine nelle parti più remote d’un mondo abbandonato da Dio, a contatto con culture strane, con l’elemento catalizzatore della fantasia, attiva nell’elaborazione del vero.

Libri? “No, i libri ho smesso di leggerli tanto tempo fa”, dice, “i miei libri sono il mondo”.

Esperienze assimilate con la violenza d’una rapina.

È una pittura, quella di Garuti, che mentre ne rivela, di riflesso, il carattere generoso, la sua ribellione alle turlupinature, ne rispecchia anche le angosce.

C’è sempre qualcosa di grandioso nelle sue visioni, e non solo per i contenuti (per il “giudizio universale” dipinto quest’estate o per la recente “Apocalisse”), ma per quel gigantismo che si nota persino nei “frammenti di ricordi”.

Il mondo, la vita, sono visti come luogo di lotta, come campo di battaglia, con vittime sommerse fra grovigli variopinti di plastica, ma soprattutto dilaga un senso di pietà che lega vittima a vittima, in un rapporto che sembra d’amore, nel riposo finale.

Garuti si ascolta e suggerisce; commenta con colori bellissimi, con una musica che avvolge e travolge, al di là del soggetto, del racconto, della “morale”, “e naufragar m’è dolce in questo mare”.

Ferdinando Arisi


Giordano Garuti

“È ovvio che ogni esperienza - e più di altre quelle di viaggi e soggiorni mediante i quali è possibile immergersi in culture differenti dalla nostra - può essere terreno fertile per l’artista. Quando lo spirito d’avventura conduce a vicende esistenziali capaci di modificarci, ciò non solo è inevitabile ma del tutto conseguente. In un pittore l’espressione figurativa ne risente in modo determinante, e l’emozione diventa visibile. Più rara, però, è l’intelligente capacità di estroflettersi senza cedere a tentazioni imitative e rendere le forme, i segni che abbiamo introitato facenti ormai parte della nostra coscienza, ma diversi da quelli che abbiamo appreso nel nostro “inconscio collettivo” di europei mediterranei, senza cedere al descrittivismo: eppure l’epoca in cui gli esotismi formali fornivano stimoli e nuovi valori alle ricerche estetiche è tramontata. Questa intelligenza la riconosco a Giordano Garuti, che tanto intensamente ha vissuto in Africa, in modo avventuroso, nel Sudamerica, e in Estremo Oriente. Ha studiato da sodale e non da antropologo quelle civiltà dalle quali, tra l’altro, ha riportato cimeli e rarità con una delle più belle raccolte di scultura tribale africana, ma di queste esperienze trattenendo soprattutto lo spirito profondo, non già i segni e le forme, accogliendone l’empito magico ed esoterico che pervade ora le sue immagini.

Si è già detto abbastanza dei colori africani e amazzonici di Garuti, e non sempre a ragion veduta. Non v’è dubbio, certo, che il suo nero e i suoi rossi siano quelli della patina fumosa delle sculture tribali e della pista savanica, che i verdi e i violetti siano memori della giungla pluviale, ma si è attribuito valore di risvolto grafico alle sue avventure, alle situazioni che ha conosciuto in Biafra, in Bolivia, e si è voluto che la sua pittura ne risultasse come un réportage emotivo. Ciò, francamente, mi pare una restrizione critica, se si fonda l’apprezzamento sugli esiti estetici piuttosto che sul dato biografico. In quelle situazioni Garuti è andato bensì a cercare l’oro, confondendosi coi garimpeiros, alla scoperta di sé; per “essere” e non per “avere”. Il suo è stato una sorta di periplo alchemico: trovarsi, questo è l’oro che ha avuto. Dunque, credo che l’analisi della sua pittura debba essere condotta guardando principalmente alle valenze estetiche e psicologiche dei segni e delle forme, alle loro derivazioni: e si dovrà partire dall’estremo eclettismo fattuale che determina il tessuto pittorico nei suoi dipinti.

Non è un caso se il processo evolutivo di questo artista lo conduce sempre più nei territori dell’astrazione gestuale con un progressivo allontanamento dall’oggettività figurale. Garuti ormai viaggia entro se stesso. A proposito dei suoi modi pittorici si può denotare che le spruzzature sono in realtà “sbruffi”, come li producono gli sciamani a scopo rituale-simbolico; l’inganno ottico di carte stropicciate non consiste in una dotta citazione, ma si rifà, invece, alla necessità di manipolare materialmente il supporto sul quale poi elaborare l’immagine; contare sul fatto che Garuti è artista per istinto e non per cultura, e tener presente la sua capacità tecnica derivante da un’esperienza manuale ed empirica nella pratica dei più svariati materiali. Ha ammirato un grande maestro, ignorato stupidamente dalla maggior parte dei' pittori italiani, Corrado Cagli; è stato, a Cremona, uno dei rari amici del più solitario maestro del Fantastico, Sereno Cordani. Dunque egli ha un riferimento nazionale ed uno locale che individuano due artisti per i quali l’eclettismo di tecniche e di forme era la pratica costante nella dimostrazione della propria poetica libera da ogni schematismo o preconcetto. Fatte queste premesse, si deve riservare a ciascuna evidenza una sia pur breve riflessione. Così è possibile comprendere perché una pittura in fondo barbarica, talvolta violenta, quasi sempre drammatica, per nulla cattivante, spesso cataclismica, e con delle varianti di tensione che la spingono in opposte direzioni lacerandone l’unità espressiva, risulti tanto affascinante e grandemente empatica. Un percorso nell’inconscio: è già stato significato autorevolmente (Fezzi, Bonito Oliva) come l’artista, senz’alcuna premeditazione, sia pervenuto a lavorare in territori fantastici, più prossimi al Surrealismo del quale inavvertitamente anche luoghi spirituali tanto cari ai bretoniani, ad esempio quello delle “arti selvagge”.

La tecnica dell’immagine di Garuti agisce su due piani, dall’imitazione proposta come inganno ottico alla diretta suggestione emessa dalla materia pittorica autoreferente. Devo rammentare, poiché significativo, che simile ampio ventaglio d’esperienza fattiva s’avvale d’una lunga pratica professionale da restauratore rinomato, che pone una base di solidità e capacità pratiche non comuni. Pertanto la spontaneità apparente delle sue figurazioni è il risultato di un esercizio liberatorio, non solo manifestazione istintuale. Su questa constatazione si può aprire la pagina delle bipolarità multiple che caratterizzano l’espressività di questo artista dalla duplice cultura, modenese e cremonese.

I suoi dipinti si determinano come superfici che slittano una sull’altra da percepirsi in trasparenza. Gli effetti rocciosi-cartacei, ritrovato appreso dalle sperimentazioni di Cagli, utilizzano la pittura pulviscolare (che fu invisa a certa critica per molto tempo, accusata di tecnica anodina) adottata occasionalmente anche da Cordani oltre che da pochi altri artisti (tra gli altri, Roberto Crippa): il maestro cremonese, però, l’associava spesso alla lavorazione col pennello. Ibridando la procedura, Garuti, forse inconsciamente, accoglie questo dato ma sovrapponendo le varie tecniche, così che attraverso l’una si intraveda l’altra. Nel suo lavoro simile procedura acquista un significato del tutto particolare, poiché attraverso la consistenza di questi differenti modi pittorici può trovare il punto di sutura tra la propria sensibilità europea - portatrice della regola severa derivata dal retaggio estetico greco antico quindi rinascimentale - e la conoscenza profonda dell’arte tribale africana ed estremorientale. La prima è determinata dalla calligrafica consistenza del segno. La pittura pulviscolare è una tecnica primordiale: i nostri attuali strumenti a pressione d’aria non sono che la moderna versione dell’osso cavo attraverso il quale l’uomo primitivo soffiava polvere colorata sulle pareti delle caverne, e viene ancora usata da popolazioni aborigene. Nell’arte pittorica estremorientale il segno e la macchia, originando una scrittura lungamente premeditata secondo concetti filosofici esistenziali, si manifestano quasi per forza medianica: anche la pittura di Garuti ha brani determinati da una gestualità che si evidenzia con pennellate ampie, forti, e coaguli materici che ricordano l’Action Painting. Tutti questi aspetti convivono in un difficile ma interessante connubio interdipendente.

Nell’osservazione delle opere di Garuti un’ulteriore ambivalenza emergente è il coesistere tra soluzioni espressive divergenti e anche contrastanti che giungono tuttavia ad armonizzarsi nella costituzione di una stessa immagine. La barriera normalmente frapposta tra ciò che convenzionalmente chiamiamo astrazione e figurazione viene saturata. Abbiamo così la dimostrazione per evidenza che nella pratica dell’arte certe insistite convinzioni teoriche hanno sovente'scarso significato. Attraverso la pittura pulviscolare con cui determina i caratteri ambientali, assommando la rappresentazione di figure a forme più tradizionalmente delineate, e concludendo col dripping, precisa le atmosfere dell’evento lungamente ma velocemente elaborato, Garuti realizza una sorta di sandwich figurale con un particolarissimo sapore. Nel contempo colloca la propria azione immaginativa in un territorio dai confini piuttosto indefiniti dove la materia cromatica svolge il doppio ruolo, appunto, di descrivere e rappresentare le cose, ma anche fissare le atmosfere, dunque con un impiego tradizionale a scopo di “finzione” ma, con altre differenti applicazioni, estrinsecare anche la propria consistenza materiale secondo una visione attuale della funzione stimolatrice di sensazioni che viene attribuita all’identità fisica del mezzo.

Garuti, dunque, si è trovato a svolgere una ricerca che è giunta, in tempi paralleli, a risultati consolanti alle risultanze transavanguardistiche e ciò rende il suo attuale lavoro pienamente leggibile in rapporto a talune istanze d’attualità neoavanguardistica. Accanto alla notevole complessità di carattere formale la sua opera offre una qualità ideologica alquanto articolata, ma soprattutto sembra rappresentare una condizione poetica ben consapevole che il “villaggio globale” si determina (inevitabilmente, noi consenzienti o meno) a partire dall’integrazione culturale. Se vogliamo considerare quanto l’arte occidentale debba, risalendo dal Romanico alla Mesopotamia, e anche precedentemente, all’arte indiana e a quella nordafricana - la cosa, è chiaro, non riguarda solo la cultura figurativa - si vedrà come non si dovesse attendere l’impennata cubista per riconoscere gli influssi, anche quelli giapponesi, che stanno, mescolati indistricabilmente, nella struttura delle immagini dell’arte occidentale: e credo utile, forse solo per puntiglio critico, farne cenno. Nell’opera di Garuti, comunque, tutte queste esperienze vanno sottolineate in quanto sono così ben fuse da non potersi enucleare, non sempre distinte, e nel contempo sono talmente visibili da non darsi per scontate, poiché a ciascuna è confermata una precisa funzione.

A ragion veduta Achille Bonito Oliva è disponibile ad accogliere l’artista che “s’insinua violentemente in questo movimento” (della Transavanguardia). Naturalmente è più facile piazzare l’etichetta su un prodotto che effettuarne una ricognizione puntuale, ma certamente Garuti può essere considerato non soltanto per la sua prossimità al Fantastico, anche per questa indubbia trasversalità rispetto agli eventi della ricerca avanguardistica, che si evidenzia concretamente nella varietà dei mezzi tecnici e degli strumenti di cui fa uso.

Non vi è quasi nessuna immagine, tra quelle elaborate da questo pittore, nella quale la sensibilità cromatica non trascorra dal bianco abbacinante al nero più cupo: dalla massima luminosità alla più cupa tenebra, passando attraverso tonalità apocalittiche, gli zolfi, i veleni e le fiamme, ma vi sono anche algidi azzurri come quelli dei cieli mattutini nel deserto. E la gestualità ampia della grafia s’intana in pieghe, riverberi sfaccettati e spezzature che si fanno corolle di cristalli sognanti; misteriose efflorescenze baluginanti rompono l’orrore nero del vuoto: una lotta tra il giorno e la notte, l’amore e l’odio, la vita e la morte. Pare vincano le forze positive poiché un dato incontrovertibile che si ricava dall’osservazione di questi dipinti è il vitalismo travolgente, il senso di movimento portato dalla dominante obliqua e dal ricorso costante alla linea curva, avvolgente. E sono tutte costruzioni centrifughe, aperte; aspirano ad espandersi oltre il limite fissato dal supporto. Forme che si tuffano, si lanciano verso l’alto, si contorcono, bruciando un eroico istante d’esistenza. Il contrastante dualismo di dolcezza e furore si aggiunge a quelli, già numerosi - sia dei significati che dei contenuti - fin qui segnalati. Non c’è da aspettarsi di meno da una pittura essenzialmente istintiva, dettata da pulsioni non mediate: così è l’uomo tra l’eterna contraddizione che ne domina l’esistenza. L’arte medesima non è anche la ricerca di un equilibrio tra la ragione e il sentimento?

Quando Elda Fezzi aveva già individuato quell’“energica furia visionaria” che movimenta i quadri di Garuti aveva di fronte le opere di un artista ancora mancante di questo equilibrio. Ora non è più così. Quell’impellente necessità espressiva si è impastoiata nelle ambigue forme della natura umana. Queste immagini che incessantemente si trasformano fissano come in un’istantanea il momento culminante nel quale il magma inquieto che delinea le passioni sembra poter dare una risposta: forse il passaggio dalla vita alla morte è solo una metamorfosi. La conosceremo quando il dualismo non esisterà più, e lo spirito sarà libero dalla materia.

Renzo Margonari, 1996

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