Frazzetto Elena

pittrice
Catania, 1957

Elena Frazzetto è nata a Catania nel 1957 dove vive e lavora.

Inizia i suoi studi artistici presso il Liceo Artistico Statale di Catania.

Frequenta i Corsi di Pittura e di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Catania e consegue la laurea Specialistica di Decorazione.

Dal 1986 al 2019 ha insegnato “Laboratorio di Decorazione Pittorica” e “Discipline Pittoriche” presso l’Istituto Statale d’Arte di Siracusa e di Catania e al Liceo Artistico Statale M.M. Lazzaro di Catania.

Dal 1976 ha tenuto diverse personali e partecipato a numerose mostre collettive e rassegne d’arte.


Contatti:

E-mail: elena.frazzetto57@tiscali.it


Principali rassegne d'arte dal 2017:

2017, Centrum Latinitatis europae – Presidio Arete (APERN) SR - Mostra internazionale di Mail Art. Lidia Pizzo. 2019, SPLASH! Un tuffo nell’eros a cura di Giorgio Di Genova, Edizioni Premio Centro – Comune di Soriano nel Cimino (VT). 2020, XLVII Premio Sulmona Rassegna Internazionale d’arte Contemporanea. 2020, Quintetti d’arte a cura di Giorgio Di Genova e Carla Guidi. 2021, Venti per Venti – Bella ciao – Mostra Internazionale del piccolo formato, curata da Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma, Napoli. 2022, Artisti per Nuvolari, Casa Museo Sartori – Castel d’Ario (MN). 2023, Mostra Personale Fantastiche visioni cromatiche, testo di Giuseppe Bacci, Galleria Arianna Sartori Mantova. 2024, Mostra Personale Del colore, anzitutto testo di Corrado Peligra, Galleria Arianna Sartori, Mantova. 2025, Galleria Arianna Sartori, Mantova, Dei fiori e altri incanti, presentazione di Giuseppe Bella, catalogo Maimone Editore.


Bibliografia

2017, Percorsi d’Arte in Italia 2017, a cura di Giorgio DI Genova, Enzo Le Pera, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli (CZ). Catalogo Mostra SPLASH! Un tuffo nell’eros a cura di Giorgio Di Genova, Edizioni Premio Centro. 2019, Giorgio Di Genova, Carla Guidi - Quintetti d’Arte mostre paradigmatiche e vetrina dell’invisibilità, Robin Edizioni. 2020, Catalogo Il Quadrivio, XLVII Premio Sulmona per “Gaetano Pallozzi”, Rassegna Internazionale D’Arte Contemporanea, Hatria Edizioni. 2021, Giorgio Di Genova, Interventi ed erratiche esplorazioni sull’arte La dialettica del mestiere di un critico. Tre. Gangemi editore. 2022, Artisti Italiani 2022, Catalogo Sartori d’arte moderna e contemporanea a cura di Arianna Sartori. Archivio Sartori Editore. 2022, Artisti per Nuvolari “130” anniversario della nascita, ottava rassegna, Archivio Sartori Editore. 2023, Fantastiche Visioni cromatiche. Catalogo Giuseppe Maimone Editore. 2024, Del colore, anzitutto. Maimone editore. 2025, Dei fiori e altri incanti, Maimone Editore.


Giudizi critici

I fiori, di ogni specie.

I fiori. Di ogni specie, in varie fogge. Epifania costante, in pittura. Ditemi: c’è mai stato un artista che non abbia subito il delicato sortilegio del loro apparire? Raffigurano ciò che il bello naturale produce come forme di compiuta e fragile eleganza, con il germe tuttavia del progressivo smorire in marcescenza. Si tratterebbe allora, per lo sguardo, di coglierli o nell’attimo del loro splendore o in quello stadio che prelude al loro essiccamento - in quella fase che si situa tra vividezza e rovina, tra colori che principiano a stemperarsi e un’opacità di morte. Elena Frazzetto sceglie di votarsi a quel tipo di felicità cromatica, a quella voluttà di chiarezza che fu di Matisse; quando pensa ai fiori, li immagina come corpi di colori puri, con predominanza di giallo e di rosso. Ritorna, in questo modo, a quella maniera espressionistica che potremmo definire mediterranea, perché nella temperie solare del Sud trova la sua schietta sorgente. Saremmo persino autorizzati a pensare che la pittura di Elena Frazzetto, pur mantenendo il rispetto della figura, sia, nella sua intima essenza, immateriale. Non si incontra la materia con la sua labile grazia, nelle sue visioni floreali o campestri; né la materia con la sua corruttibile concretezza, la materia che trattiene la luce ma anche la sua ombra, lo spettro della corruzione che inevitabilmente prenderà il sopravvento. Non la materia pereunte, pertanto. Solo luce: la gaiezza del suo manifestarsi. Con i colori attraverso cui si sostanzia. Se non c’è materia, il dolore non avrà campo. Se la materia è ridotta a semplice concrezione di luce, svanisce ogni dissidio tra la figura e l’ambiente in cui si colloca. La figura avrà la medesima natura e qualità dello sfondo; nessuna prerogativa ontologica la stacca da ciò che la contiene e circonda. Ecco, quindi, un vaso con fiori traboccanti. I colori di cui i fiori si adornano sono gli uguali di quelli che tingono la base su cui il vaso poggia nonché lo sfondo che potrebbe essere una parete, ma con identica probabilità anche una banda di cielo iperuranico, sì che il vaso appare come fluttuare danzando su onde di colore. Dai fiori sprigiona un campo di energia espulsiva per cui macchie cromatiche si proiettano tutt’intorno, come quelle esplosioni solari che insinuano nelle tenebre dello spazio lingue di fuoco sfrangiate e vibranti.

I fiori, in questa poetica di Frazzetto, non hanno nome; non importa che l’abbiano. Come in quel verso balbettante della Stein (“Una rosa è una rosa è una rosa”), possiamo qui ripetere, ribaltando: “Un fiore è luce è luce non altro che luce”.

Ma non solo fiori Elena dipinge; anche paesaggi, alcuni ottenuti, con tecnica collagistica, distendendo lembi e scarti di giornali, che costituiscono l’insolita campitura per la successiva applicazione di carte veline percorse da bande di tenui colori (azzurro, giallo paglierino, verde); si colgono pure segni come riccioli o svirgolature ornamentali. Qui c’è materia, ma non è la materia a cui comunemente si pensa; è materia, per così dire, denaturata. Oppure: declinata per allusioni o simulazioni, perciò vuota di sostanza e presentata nel suo nudo profilo di linee e onde e rotondità collinari. Altrove, il paesaggio è dipinto con l’esplicita intenzione di rappresentare una realtà tangibile: e c’è l’albero, immancabile topos figurale, leggero e snello; e il tronco ha il colore del legno giovane, con nervature di verde - lo stesso verde della fronda. Ma ecco che il terreno su cui l’albero si radica, è un’improbabile sovrapposizione di strisce, un nervoso intreccio di fasci colorati in cui è ripreso il tema cromatico del verde e del marrone, oltre al rosso che combinandosi col verde dà un giallo paglierino. Finzione e pretesto, dunque: per inscenare ancora una volta la chiarità di quell’energia primeva che si addensa in materia per rendere palpabile il mistero del creato. Ora si tratta di constatare come Elena Frazzetto affronta e risolve il problema della figura umana. Ho disponibile alla mia osservazione un ritratto di donna. Certo è difficile se non impossibile eludere il tema del corpo fisico, della carne, quando l’artista si pone davanti a una persona con il proposito di trasferirne in pittura (in scultura, in concetto) l’essenza umana (il carattere, il temperamento, le qualità morali); si può nobilitare questo corpo o degradarlo o denigrarlo: ma è lì ed è materia mobile. La nostra artista aggira il punto. Volge lo sguardo al proprio interno, al mondo oscuro del sogno e del ricordo, lì dove le figure sono fantasime, ombre che labilmente si configurano, per poi dissolversi nel nulla come lo spettro della madre, nella Nekyia, che Odisseo tenta inutilmente per tre volte di abbracciare. La donna di questo ritratto flette le braccia unendole ai gomiti e con le mani fa una coppa su cui si adagia il volto; di lei è mostrato soltanto il busto. Tutto è trasparente. Attraverso il corpo si vede lo sfondo; pure qui, ritagli di giornale. Ma è la posa, l’espressione di questo fantasma ciò che si imprime nel nostro sguardo: un fantasma che emerge da un ricordo, un ricordo che nasce da altri sogni.

Giuseppe Bella, 2025


Elena Frazzetto, autonomia di una sperimentazione

In campo artistico con sperimentazione si intende una ricerca di radicali mutazioni soprattutto formali, raramente una ricerca sì di nuove tematiche e forme, ma misurata solo sul lavoro proprio dell’artista, non necessariamente legato a interventi di assoluta innovazione. È invece quest’ultimo il caso di Elena Frazzetto: la ricerca del nuovo, nel suo caso, è da intendere in senso prettamente personale, in un percorso piuttosto solitario e libero che, beninteso, non esclude per nulla confronti con correnti e posizioni dell’arte contemporanea.

L’artista si lascia alle spalle una produzione di tecniche miste ove l’acrilico su tela sottosta a carte, tessuti, altri materiali poveri, traspare da esso o vi si mescola, con effetti che possono far pensare a posizioni varie del contemporaneo quali, per esempio, Carla Accardi o Mimmo Rotella, ma del tutto reinterpretate da visioni originali di tecniche e modelli. In maniera un po’ spiazzante Elena Frazzetto ritorna invece adesso al quadro ‘tradizionale’: fiori, paesaggi e ritratti in acrilici su tela. Ma bisogna intendersi su questo ritorno.

Non ci ingannino i soggetti ‘desueti’: difficile dire se è stato un interesse vero dell’artista verso queste tematiche, o se esse siano state vere occasioni di ulteriori esperienze pittoriche. Sta di fatto che Elena Frazzetto su piante paesaggi e soprattutto ritratti trasferisce quelle evidenze di luce e colore che, sia pure con variazioni in qualche modo imposte appunto dalla sua idea di sperimentazione, hanno costituito i valori fondamentali della sua opera. Il colore è tutto: ascendenti segnici tratti per straordinaria simultaneità da varie risorse espressionistiche delegano al colore i valori luministici, quelli prospettici e grafici e, in ultima analisi la costruzione stessa delle immagini.

Si veda La modella, acrilico su tela del 2024. Qui le differenze cromatiche sfuggono volutamente a ogni senso di ripartizione e, a parte il flebile (e in qualche modo obbligato) stacco della figura dal fondo, sono immerse nella fluidità della luce e di uno spazio aprospettico, dove distanze e profondità assumono un valore prettamente pittorico ed evadono con forza da impulsi impressionistici e da referenti di superficie e verosimiglianti. È qui la coscienza dell’artista a rifondare la realtà come flusso di luce che fonde e valorizza i colori, investendo di espressioni altrimenti impossibili il soggetto e il suo spazio. Soggetto e sfondi finiscono così per perdersi in una distinzione solo suggerita, puramente occasionale e forse solo pretestuosa. La figura femminile è infatti ‘accolta’ in profondità sue, per essa esclusivamente inventate attraverso una sorta di magica sottrazione di aria e attraverso fusioni di colori che hanno trasgredito ogni definizione grafica, attraverso ‘prospettive’ che incrociano e scambiano distanze e profondità, espressione pressoché diretta dell’anima.

I colori della figura del resto ‘dialogano’ con quelli del suo spazio, fondano sì una differenza, ma tendono a fondersi in uno sguardo profondo della mente, che impone una sorta di anteriorità rispetto agli aggiustamenti retinici. Eppure la figura non si risolve in astrazioni coloristiche. La pensosità e l’abbandono del volto sostenuto dal braccio, la modellazione del corpo resa dalle variazioni di luce implicite nei passaggi di colore, la carnalità ora lieve ora pesante espressa da un cromatismo sfuggente ma non evasivo, l’accensione del rosso dello sfondo elegantemente attenuato dal giallo compongono il quadro di una sensualità dibattuta tra naturalezza e artificio, dell’essere qui della donna e, allo stesso tempo, dell’esserci stata posta, lì, davanti al pittore che la dipinge e, in ultima analisi, davanti a chi guarda.

Osservazioni, queste, che possono chiarire il senso di questa tappa del cammino artistico di Elena Frazzetto: non certamente una regressione (si intende rispetto alla sua trascorsa modernità); anzi, una entrata non travolgente ma decisa nelle risorse del modernismo espressionistico a trarre segni di una coscienza che si muove per eterogeneità e contrari e con le eterogeneità e i contrari delle forme e del senso della pittura vuole incontrarsi.

Del resto il ‘problema’ del rapporto tra arte e realtà visibile ancora resiste, si complica, diventa a tratti ineludibile a tratti effimero in una contemporaneità che stenta a esaurirsi e non trova novità. Tra le altezze di un allontanamento dalla realtà e gli abbassamenti (o i coinvolgimenti) verso di essa Elena Frazzetto rende implicita la sua posizione. Che non è quella di rappresentare pienamente la realtà visibile, e neppure di allontanarsene definitivamente, ma di escluderne da essa la superficie e l’eteronomia per trarne segni di una differenza estetica, segni di una autonomia dell’arte, riflessi di impulsi della coscienza della realtà.

Corrado Peligra, 2024


Visioni cromatiche di Elena Frazzetto

“Dinamismo e natura affascinano Elena Frazzetto, che si immedesima tanto nel paesaggio quanto nella sua riproposizione pittorica. La maestosità e la determinatezza delle posture dei suoi paesaggi producono e infondono quiete e movimento, nobili sicurezze e piacevoli sentimenti.

Un’opera, la sua, impregnata di passione, che nella struttura ricorda la festosità dell’artificio in cui domina l’apoteosi del colore sorretta da una scansione convenzionale. È un genere di rappresentazione caratteristico dei coloristi come Elena Frazzetto, che pennelleggiano strane, spesso bellissime immagini ispirate alla natura, alla narrazione fantastica.

Le opere di Elena Frazzetto fanno pensare ad una pittura affollata di paesaggi fantasticati e di vasti spazi, inadeguatamente domati dalla furia degli eventi atmosferici, così da poter affermare che la sua pittura viaggi sulla nostalgia armonizzata, sulle reminiscenze evocate dalla natura, avvicinandosi ad essa più per l’amore di frequentazione e attitudini ambientalistiche che per la ricerca del soggetto pittorico. Pertanto, i suoi lavori sono la rivelazione di un’intima analisi, che ripercorre il ricordo vago e incompleto di una natura incontaminata, la cui presenza, avvertita attraverso il senso di mancanza, suscita l’esigenza della ricerca e la dirige. Nel prosieguo delle indagini visive, oltre la vivisezione estetica dei manufatti pittorici, comincia ad affiorare la propria storia personale e il rapporto con la natura.

L’artista e il filosofo, quali amanti della bellezza e della cultura, sono i profeti dell’essere e dell’Assoluto, in quanto conducono gli uomini alla rivelazione metafisica e teologica. Gli artisti attivano quella sensibilità, ossia la capacità di percepire prima di altri, attraverso la passione, l’emozione, ciò che non si riuscirebbe a recepire con raziocinio per cui, sismografi del proprio tempo, raggiungono le aree più profonde dell’animo umano. L’artista e il filosofo aprono la strada assolvendo all’impegno sociale di rischiarare la via a chi deve percorrere quelle strade accidentate e poco illuminate. Per tale ragione, arte e filosofia devono riconciliarsi nell’artista e nel fruitore. In Elena Frazzetto si sta facendo strada un impulso creativo, un desiderio a produrre più e più opere e nel suo studio si vede un proliferare di soggetti assai diversi tra loro e realizzati su altrettanti differenti supporti. La sua ricerca appare “spasmodica”, la sua sintesi da consolidare e il suo percorso artistico alla ricerca del suo punto di equilibrio. Ma è proprio questo a stimolare l’artista catanese a realizzare nuove opere e a proseguire nell’altalenante percorso del mondo dell’arte, per raccogliere, un giorno, i frutti di questa diuturna semina. In realtà la sua arte si unisce ad una filantropia che è da buon conoscitore dell’anima e ciò che più importa è che Elena Frazzetto confermi, attraverso il fare artistico, il senso della quotidianità, l’orientamento fondamentale della vita stessa e la possibilità di superare le difficoltà, così da non intralciare la realizzazione di grandi progetti. (…)”

Giuseppe Bacci, 2023


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