Alessandro FONTANA (Castel d'Ario, 22 marzo 1898 – 3 febbraio 1925)
Figlio primogenito di un fabbro, Alessandro Fontana ebbe l’opportunità di coltivare la sua passione per la pittura frequentando l’Accademia “Giambettino Cignaroli” di Verona grazie all’aiuto economico di una maestra casteldariese che ne aveva intuito la potenzialità artistica. Diplomato e impaziente di esercitare la sua arte, condivise per qualche anno l’atelier di lavoro in paese con il coetaneo amico e scultore Giuseppe Menozzi. Ma la morte prematura del padre, che lo obbligò a prendersi cura della numerosa famiglia facendo pure lui il fabbro e anche l’imbianchino, e poi il sopraggiungere della tisi, allora incurabile, fiaccarono in breve tempo le sue forze e il suo entusiasmo.
Morì prima di compiere i 27 anni, ma le poche opere rimaste lo rivelano davvero come un artista promettente. Ancora vent’anni dopo la sua morte veniva definito dal professor Francesco Pinelli il corrispettivo, in pittura, di Giuseppe Menozzi, in scultura.
E proprio gli eredi di Pinelli conservano forse l’unica opera pittorica di Alessandro Fontana a noi pervenuta: un attestato, commissionatogli da 26 esercenti casteldariesi per il loro presidente Aniceto Pinelli. La raffinata cornice dell’attestato racchiude infatti, oltre ai due elenchi di nomi, uno spettacolare dipinto nella fascia superiore, celebrativo della laboriosità umana. Per realizzare quella striscia, Fontana si era ispirato all’eclettico artista fiorentino Galileo Chini (1873-1956) e alla sua opera VIVO NE L’OPRE E NE LA LUCE ESULTO, titolo riportato appunto sotto il dipinto. In esso la perfezione del disegno e l’uso straordinario del colore fanno davvero rimpiangere una carriera stroncata troppo presto, come aveva sottolineato, nel febbraio 1925, anche il quotidiano “La Voce di Mantova” in un commosso ricordo dell’artista appena scomparso. (Gabriella Mantovani - Castel d'Ario)