Fazzini Pericle

scultore incisore
Grottammare (AP), 4 maggio 1913 - Roma. 4 dicembre 1987

Nella bottega del padre falegname apprese da ragazzo a modellare la creta e ad intagliare il legno. Si dedicò più tardi al disegno e frequentò in Roma la scuola del nudo. Eccelle in minuscoli gruppi, vivi e spiranti, che entrano nel cavo della mano. Si può dire che mosse dallo stile “liberty,,, ma è sempre stata urgente in lui la preoccupazione di sfuggire ad ogni stile. Buon ritrattista, è un cercatore nel senso dell’arte e ottiene efficaci trasposizioni scolpendo nei tronchi degli alberi, dai quali sembra scaturito.

PERICLE FAZZINI

Discendo da generazioni di artigiani. Mio padre tutt’ora fabbrica mobili e lavora a Grottamare dove io sono nato il 4 Maggio del 1913.

A dieci anni aiutavo già mio padre nell’intaglio dei mobili e cominciavo a disegnare e a modellare pupazzi. Intanto leggevo e guardavo con vivo interesse tutte le illustrazioni che riguardavano l’arte e che mi capitavano tra le mani ; ma l’Artista moderno era la rivista che maggiormente dovea nutrirmi di quel buon gusto di provincia di cui aveva l’aria.

A 16 anni lasciai il mio paese e venni a Roma. Fu Mario Rivosecchi, poeta, a farmi frequentare la Scuola libera del Nudo all’Accademia dove disegnai per tutto l’anno con molto fervore.

Ma la mia vera vita artistica comincia nel 1930 quando, più conscio delle cose dell’arte si aprirono davanti a me nuovi grandi orizzonti che io mi misi a riguardare con tutta l’attività di cui potevo essere capace. E mi significò ricominciare da capo.

In quello stesso anno ci furono due concorsi nazionali: uno per una statua di Carrara, l’altro per il monumento al Cardinale Dusmet a Catania che vinsi ma che, sfortunatamente per me non fu eseguito.

Fu tuttavia la mia prima vittoria. Avevo 17 anni.

L’anno seguente una mostra personale fatta insieme al pittore Ziveri, alla Galleria Sabatello, mi rivelò al pubblico romano. Nel 1932 capitò il Pensionato Artistico Nazionale al quale concorsi e che vinsi. In quei due anni, durante il Pensionato, ebbi vita abbastanza tranquilla ma con in più l’aiuto finanziario di mio zio potei lavorare intensamente a ritratti e statue, fino a che nel febbraio del 1935 la Quadriennale romana mi accoglieva con due grandi bassorilievi che furono premiati con 10.000 lire e partecipai a varie altre Mostre Nazionali ed Estere come quelle di Parigi e Londra organizzate dalla Principessa di Bassiano. Da tutto questo successo ci guadagnai molti nemici e la perdita del Pensionato che mi fu tolto in quello stesso anno.

E non finì lì, che nell’ottobre seguente, partecipando al Concorso di San Remo per un ritratto della Regina Margherita, non fui neppure ammesso alla seconda gara. Fu tua anno di malinconia, di umiliazioni e di scoraggiamento, e solo la fiducia nel lavoro mi ridiede la serenità di potermi dedicare al grande bassorilievo che rappresenta alcuni episodi della guerra di Abissinia ; contemporaneamente cominciai altre statue.

Quest’anno eccomi a Venezia compreso fra i quattordici invitati.

Fu un lavoro duro di sei mesi per condurre a termine le statue che, iniziate anni prima, sono tutt’ora esposte alla Biennale. Ma in quelle prime cronache, dei soliti critici, che credono di risolvere tutto con quattro parole scritte e un periodo più o meno intenso di chiacchiere, quanta superficialità e nessun senso delle cose dell’arte ! Per fortuna tutte cose che hanno così poca importanza.

In questi brevi anni di lavoro ho visto molti successi creati dalle chiacchiere di questi critici rivelarsi poi fittizi nel giro di pochi mesi.

Tutte le volte che mi son messo a fare una statua sono, naturalmente, partito da intenti che sono lontani dal volgare preconcetto di voler ricopiare una qualunque parte del vero. Lavoro solamente quando ho maturato la visione dentro e se non avessi scopi precisi non potrei mettermi all’opera. A freddo non saprei rammentare nemmeno i particolari di una gamba, di un braccio o di altri elementi. La scultura la intendo come armonia di chiari e di scuri che si rincorrono con ritmi: contrasti, riposi e volumi, che si delineano nello spazio aderendo perfettamente al fantasma che ho dentro di me.

Dal di dentro parto per rivelarmi al di fuori e m’adopero per realizzare una forma allo stesso modo che fanno, naturalmente, tutte le cellule viventi sulla terra, le quali sono in funzione per diventare una determinata creatura.

Io sono convinto che dentro di noi ogni stato d’animo destandosi trova riposo su una certa forma che lo completa in poesia e per questo è impossibile voler fare dell’arte muovendosi da forme prestabilite; come adoperando elementi altrui senza profonda convinzione per mettere assieme una statua o una pittura, è impossibile toccare la pienezza della propria espressione: risulterebbero inutili esercizi stilistici.

Nel nostro tempo esistono tanti malintesi che provengono dal fatto che i più non sono in grado di distinguere l’artista dal mestierante, l’intelligente dall’uomo di gusto.

Ed io ho molto spesso sentito la necessità di cominciare da capo per convincermi che alla base di ogni opera, perché abbia vita, debba esserci un fatto di ordine umano o poetico o di dramma.

Con questi intenti concludo, oggi, una parte della mia attività. Il periodo che va dalla statua «Figura che cammina» ai bassorilievi della Quadriennale «Danza» e «Tempesta», fino al «Ritratto di Ungaretti» e ai «Momenti di solitudine» segna in me tutta la faticosa evoluzione di questo mondo: come se avendo messo nel fiume un qualunque pezzo di sasso a cigli vivi, che arrivato alla foce, l’acqua con lo scorrere me l’avesse reso tondo.

Ai grandi non ho chiesto astratti consigli stilistici, solo ammonimenti amorosi.

E per tornare al paragone del fiume, che d’una scheggia composta fa levigato ciottolo, allo stesso modo vorrei poter dare armonia alla materia. E come al contatto delle correnti la scheggia acquista valori naturali sempre più puri così l’idea nascendomi dentro possa rendere umana la mia pietra. Pericle Fazzini (1938 - Artisti Italiani: Pericle Fazzini. Il Frontespizio, Firenze, Vallecchi Editore, n. 7 luglio, pp. I/VIII (4 sculture - 16 disegni - 4 particolari e 1 bassorilievo).


Per la Basilica di S. Eugenio a Roma realizza nel secondo dopoguerra, la statua di Santa Francesca Saverio Cabrini.

Nel 1954 figura alla “Mostra Internazionale di Arte Grafica dal 1900 al 1953”, Castello di Arbon, Arbon.

Nel 1958 figura alla Mostra “Italiensk nutidsgrafikk”, che si tiene al Kunstnernes Hus, di Oslo, poi al Bergens kunstforening, di Bergen.

Nel 1959 figura alla Mostra “La gravure contemporaine en Italie”, presso il Musèe des Beaux Arts, a Nancy.

Nel 1959 figura alla “Mostra d’Arte Grafica contemporanea italiana”, in varie sedi dell’America Centrale.

Nel 1959 figura alla “Mostra d’incisione italiana”, a Lisbona.

Nel luglio-settembre 1961 sue opere figurano alla: Mostra di Grafica Italiana Contemporanea dalla Collezione di Paolo Cesarini, presso la Pinacoteca Nazionale di Siena.

Figura dal 25 aprile al 31 maggio 1965 alla VI biennale dell’incisione italiana contemporanea, che si tiene presso l’Opera Bevilacqua La Masa a Venezia, dove presenta 3 litografie.

Dal 13 maggio al 30 giugno 1972, partecipa con 2 pennarelli, alla Terza Biennale Internazionale della Grafica d’Arte. Grafica 1940/1960: resistenza e lotta per la libertà, che si tiene nel Palazzo Strozzi di Firenze.

Dal 20 maggio al 20 giugno 1972 partecipa su invito alla Mostra - Mercato “L’Incisione in Italia oggi”, mostra che si tiena a Padova, a cura della Galleria 1+1, espone l’acquaforte: Studio per cavallo.


Bibliografia:

1938 - Artisti Italiani: Pericle Fazzini. Il Frontespizio, Firenze, Vallecchi Editore, n. 7 luglio, pp. I/VIII (4 sculture - 16 disegni - 4 particolari e 1 bassorilievo).

1942 - Alberto Riccoboni: Roma nell’Arte. Ea Scultura nell’Evo Moderno, Roma, Casa Editrice Mediterranea.

1961 - Mostra di Grafica Italiana Contemporanea dalla Collezione di Paolo Cesarini, catalogo mostra, Pinacoteca Nazionale di Siena, p. 14.

1965 - VI biennale dell’incisione italiana contemporanea, catalogo a cura di Giorgio Trentin, Venezia, p. 47/48, tav. 52.

1966 - 2^ Biennale dell’Incisione italiana d’oggi e del disegno orginale, l’ex libris contemporaneo nel mondo, catalogo, Padova, Palazzo della Ragione, n. 66.

1970 - Seconda biennale internazionale della grafica d’arte, Mostre omaggio, catalogo mostra, Firenze, pp. 177/180, ill. DA FARE

1972 - L’Incisione in Italia oggi, IV Mostra-Mercato dell’incisione antica e contemporanea, catalogo mostra, Padova, Galleria 1+1, pp. 103..

1972 - Terza Biennale Internazionale della Grafica d’Arte. Grafica 1940/1960: resistenza e lotta per la libertà. catalogo mostra, Firenze, p. 32.

1982 - Catalogo della Grafica Italiana n. 12. Milano, Mondadori, p. 100.

1983 - Catalogo della Grafica Italiana n. 13. Milano, Mondadori, p. 114/115.

1985 - Paolo Bellini, Storia dell’incisione moderna, Bergamo, Minerva Italica, p. 426

1993 - L’incisione nelle Marche, Calcografia - xilografia, a cura di Luigi Dania, Domenico Pupilli, Vitaliano Angelini, catalogo mostra, S. Elpidio a Mare, p. 95

2003 - Alida Moltedo Mapelli, a cura, Paesaggio Urbano. Stampe italiane dalla prima metà del ‘900 da Boccioni a Vespignani, Roma, Artemide Edizioni, pp. 227, 229, 230

2006 - Una raccolta per caso. La collezione d’arte nel Liceo Scientifico “Marconi” di Pesaro, a cura di Claudio Cesarini, Metauro Edizioni, Fossombrone, p. 32.

s.d. (2009) - Mirella e Franco Pagliarini, Incisori Marchigiani, Sassoferrato, Istituto Internazionale Studi Piceni, p. 178

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