Arriva poi l’esperienza del secondo conflitto mondiale che lo vede tenente combattere in Africa settentrionale e poi prigioniero degli inglesi in India dal 1941 al 1945.
Rientrato in Italia nel 1946, nel dopoguerra insegna per molti anni educazione artistica nelle scuole pubbliche cittadine. Riprende l’attività artistica, segnata dalla guerra e dalla prigionia, approdando a una personale stagione “cubista” testimoniata in due importanti personali: a Torino nel 1960 con la presentazione di Elvira Cassa Salvi; a Lione, l’anno seguente, introdotta da Giuseppe Tonna.
Numerose sono le sue partecipazioni a rassegne e concorsi anche internazionali, così come i premi e i riconoscimenti, Nel 1948 vince il primo premio S. Remo per la pittura. Ma è soprattutto nei concorsi e nelle esposizioni dedicate all’arte sacra che Di Prata ottiene considerazione e riconoscimenti: Milano, Roma (1955), Bergamo (1957), L’Aquila (1997).
La sua produzione non si esaurisce nell’opera da cavalletto, ma si esprime anche nei più impegnativi affreschi e nella realizzazione di mosaici e vetrate a decoro e ornamento di tanti luoghi di culto, come la chiesa del Seminario vescovile di Brescia, la Pieve di Urago Mella.
Socio dell’Ateneo di Brescia dal 1981.