Ermes Deodati è nato a Virgilio (MN) il 6 dicembre 1947.
Autodidatta, inizia a dipingere nel 1978 con una pittura paesaggistica. Successivamente, nei primi anni ’80, la svolta nella pittura figurativa geometrica con una tecnica a rilievo.
Contatti:
Ermes Deodati
Cell. 338.4527686
E-mail: ermes.deodati47@gmail.com
Principali esposizioni e concorsi:
1984 - Comune di Castelnuovo di Sotto (RE), 2° Premio.
1985 - Concorso internazionale “Città di Varese”, 2° Premio.
1985 - Primo concorso internazionale “Città di Bologna”, 2° Premio.
1985 - 10° Concorso internazionale “Modena Arte”, 1° Premio.
1985 - Gran trofeo “Salone Mela Verde” (MI), premiato.
1986 - 11° Concorso internazionale “Modena Arte”, 1° Premio.
1987 - Mostra collettiva “Tecnica a confronto”, Sala comunale “Di Capi”, Barbasso (MN).
1988 - Secondo convegno nazionale di pittori e poeti “A-2 in cammino tra sogno e realtà”, Sabbioneta (MN), 1° Premio assoluto.
1988 - Mostra collettiva, Studio Guerresi, Mentova.
1989 - Concorso internazionale “Città di Mantua”, 2° Premio.
2016 - “Ermes Deodati, opere scelte”, Falcinella Fine Art, Mantova.
2018 - “l’Arte tra paesaggio e periferia”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN).
2019 - Palazzo Ducale, Sabbioneta (MN), a cura di Giammarco Puntelli.
2021 - “Collettiva”, Teatro Brasil, Porto Mantova (MN).
2022 - "Ermes Deodati. Geometrie e spazialismo", Galleria Arianna Sartori, Mantova.
Bibliografia:
1988 - Periodico del Centro culturale “A Passo d’Uomo”.
1989 - Periodico “Vita”.
1989 - “Pittori e scultori italiani del ‘900”, a cura del critico prof. Calogero Ragusa, Edizioni Il Quadrato, scheda p. 711.
2016 - “Ermes Deodati, opere scelte”, testo di Gianfranco Ferlisi, Ed. Il Rio, Mantova, catalogo mostra personale.
2018 - “l’Arte tra paesaggio e periferia”, a cura di Arianna Sartori, Mantova, Archivio Sartori Editore, catalogo mostra.
2020 - “Artisti italiani 2021 catalogo Sartori d’arte moderna e contemporanea”, a cura di Arianna Sartori, Mantova, Archivio Sartori Editore.
2021 - “Artisti italiani 2022 catalogo Sartori d’arte moderna e
contemporanea”, a cura di Arianna Sartori, Mantova, Archivio Sartori
Editore.
Giudizi critici:
Ermes Deodati
"Cosa succede quando un’anima un po' futurista e un po' optical asseconda il proprio spirito narrativo e fabulistico? E cosa accade quando un raffinato collezionista d'arte si cimenta nei panni dell’artista? È presto detto. Uno speciale cortocircuito infiamma immediatamente ispirate e in inquadrabili accensioni creative con coordinate non immediatamente riconoscibili sul pianeta colore/tempo, accensioni che non permettono di dare rapida rintracciabilità dell'esperienza estetica. È quello che è accaduto a Ermes Deodati. Perché Ermes, da vero perfezionista e da persona seria qual è, ha deciso di gettare uno scandaglio concreto nel profondo dell'anima sua, per comprendere fino in fondo la dura fatica del tentativo di fare arte. Avrebbe, infatti, potuto operare diversamente e scimmiottare l'informale, oppure il neoconcettuale, oppure farsi emulo della transavanguardia oppure percorrere persino le strade della videoinstallazione. Nulla di tutto ciò è accaduto. Perché la sua operazione si fondava sull'assoluta necessità di uno speciale rapporto qualitativo con la sua cifra più vera, per poter porgere al riguardante la piccola meraviglia delle sue realizzazioni, una meraviglia data dalla sua facoltà di intenerirsi e di fare intenerire, dalla voglia di sognare e di fantasticare, dal desiderio di emozionarsi ed emozionare.
Un estro inventivo mai affiorato con così tanta prepotenza ha chiesto dunque, con urgenza, una personale e inedita scrittura cromatica, una trascrizione estetica atta a riflettere la massa caotica dei pensieri che sibilavano come fuochi d'artificio nella sua mente.
Così Ermes è riuscito a fissare, con un occhio immerso nella vecchia pittura e un altro nelle nuove materie dell'arte, i sentieri privilegiati di un percorso incalzante e pungente, un percorso denso di un immaginario personale. E un'opera dopo l'altra è emersa una esperienza intensa e una testimonianza di spessore. Perché se la più grande ambizione dell'arte è quella di dare ragione, in forma sintetica e allusiva, dei vari dilemmi dell'animo umano, con le opere di Deodati si viene a contatto con le matrici di una sensibilità unica e inconsueta. Perché l’autore, nella immersione totale nel mondo dell'arte, si è trovato a percepire il significato profondo dell’atto creativo.
Voleva tradurre in esperienza estetica un'intera area del suo teatro quotidiano, del suo fabbricar immagini, per dare corpo, forma e colore alla rappresentazione dell’indicibile e a qualcosa che, di primo acchito, non pare immediatamente significabile. E alla fine c’è riuscito. Il suo peregrinare nel regno del colore gli ha fatto scoprire un addensato solare e denso di considerazioni, un confronto intelligente con i simboli, con la società in cui vive, con le forme sempre restie a farsi dominare dalla poesia.
Facciamo cominciare perciò il nostro succinto racconto con l’arcana Figura con paesaggio urbano (1982) che sembra rammentare non troppo casualmente, alcune destrutturazioni della figura umana che sembrano apparentarsi all'abbecedario di Fortunato Depero o di Tullio Crali. Colori vivaci, vitali, brillanti, linee dinamiche, forme geometriche essenziali hanno elaborato una figura femminile smarrita.
Emerge da lì un successivo mondo popolato di vivacità espressiva, abitato da donne smarrite in un labirinto di cemento e di grattacieli che in realtà sono grigie forme geometriche che sembrano derivare da una osservazione del lavoro di Marcello Jori della fine degli anni settanta. Lo spazio fisico e quello mentale dell'autore si materializzano poi negli sgargianti triangoli espressivi (veri e propri volti), piccole geometrie incantate e caleidoscopiche che, nella loro levità, danno forma a un contesto di sogno e di magia. Ci sono testimonianze della memoria che fanno pensare a libere riletture dei tappeti cromatici di Paul Klee oppure ai suoi giardini di rose. Con un candore assolutamente autentico emergono gli Stati d'animo, graffianti e taglienti come cristalli oppure immagini spigolose e nervose, come la Figura del 1995. E tutte catturano la nostra sorpresa. Una serie di opere che sembrerebbero derivare dall'Omaggio al quadrato di Josef Albers, tra quadrati ripetuti e sovrapposti, colorati ovviamente con attente stesure di diverse tonalità impediscono l'originario effetto ottico di profondità: un tappeto di triangoli espressivi sembra occhieggiare per irridere il papà dell'op art. E ancora uno sberleffo ad Albers appare Estate in città (2010).
Il recentissimo Assedio, (2014) tra pittura, fisher come missili e inserti di tappetini a ventosa, strappati al bagno domestico, sperimenta l'approccio coi nuovi materiali dell'arte. E il gioco continua tra angoli retti e linee perfette, tra estenuate pulizie formali, con ritmi e sviluppi geometrici che sembrano baloccarsi con esperienze di sviluppi modulari. L'autore sperimenta dunque la dimensione creativa e libera dell'artista, con un rigore esecutivo certosino. E a noi che degustiamo il grado zero della sua progettualità febbrile, tutta condotta con disinteressata inosservanza ai canoni formali della contemporaneità, la sua ci appare un'esperienza assolutamente interessante e godibile.
L’autore si presenta, ora, in questo modo al pubblico, col suo grande bagaglio di un mestiere antico, quello di decoratore e artigiano che lo ha visto, fino a poco tempo fa, protagonista nella comunità mantovana. E il collezionista raffinato veste infine i panni del primo attore, per offrire emozioni e perturbazioni con un atteggiamento assolutamente inedito: quello di uno sperimentatore di ruoli che si inoltra nel mare aperto e senza ancoraggi sicuridell'arte. Proprio per tali ragioni la mostra che ci propone è un’esperienza tutt'altro che trascurabile".
Gianfranco Ferlisi, 2016
Geometrie e spazialismo
Quando si parla con Ermes Deodati, magari nel suo studio, mentre fluttua tra visioni di mondi lontani e allo stesso tempo improvvisamente vicini, ciò che si avverte nell’immediato, è che Ermes crede nell’essere umano e, anche se in certi momenti artistici le sue figure sono tristi, non smette mai di crederci; i colori, a volte vividi, altre meno, possono incarnare l’umore di un giorno, di un periodo difficile, ma non dimenticano mai l’essenza, la forza rigeneratrice del contatto umano, connotando la positività di un artista che sa sempre ritrovare luce e speranza.
Negli scenari di queste opere, c’è un messaggio antico, ma sempre attuale e moderno: dalle difficoltà si esce insieme, come elementi di un grande fiume: il corso della vita è dirompente, ma è, sopra ogni cosa, naturale.
Nei suoi quadri, Deodati fonde l’elemento antropico e l’elemento naturale per eccellenza, l’uomo e la donna; su scenari metafisici, incontriamo figure non interpretabili nel genere, rivelatrici del nostro essere un tutt’uno con l’ambiente che ci circonda.
Ogni sofferenza si cura con la presenza dell’altro, così come ogni gioia, quando ne siamo pervasi, ci porta verso la condivisione, rapida e decisa, come una figura geometrica, affinché tutti ne possano trarre giovamento.
Per la gran parte del suo percorso artistico, Deodati ha dipinto estroflessioni materiche in modo molto preciso e puntuale, guidando chi osserva, sussurrando che il flusso magmatico che anima il pianeta su cui viviamo è dentro ognuno di noi, è parte di noi in ciò che siamo e in ciò che facciamo: fondamentale è la passione che mettiamo nella tensione vitale, che oggi ci rappresenta, e che sarà l’essenza del ricordo di domani, nelle tracce che lasceremo nelle persone che ci hanno conosciuto; le opere di Ermes Deodati sono un’esperienza, ogni volta nuova, testimone della diversità del nostro vivere, attraverso il suo sentire artistico.
Dal 2014 al 2022 poi, allontanandosi temporaneamente dalle estroflessioni materiche, l’artista ha esplorato anche installazioni su tela, quasi a sottolineare che il periodo era critico, che la società si stava arroccando su posizioni troppo legate al materiale, allontanandoci dai valori che ci accomunano e ci orientano da sempre. Gli elementi di questo periodo si sono fatti più moderni, astratti, a tratti freddi, con oggetti quotidiani ripensati per sottolineare uno stato d’animo instabile e distante dal sentimento vitale. È stato un passaggio introspettivo che ha condotto Deodati addirittura alle origini del mondo, all’idea di una rinascita, in alcune tele a metà strada tra informale e spazialismo etereo, in cui si avverte la magnificenza del Caos, la genesi del tutto.
Proprio l’indagine sull’incipit, in cui tutto ha avuto inizio, ha ricondotto alla fine l’artista al cuore della sua riflessione creativa, alla sua più autentica cifra stilistica e, nei dipinti di Deodati, hanno cominciato a riapparire le figure geometriche e umanoidi: spigolose, rasserenanti, inquietanti, certamente testimoni della morfologia di ogni uomo, positiva e negativa al tempo stesso, ma definita nella scintilla vitale che non ci abbandona mai. Deodati ha riscoperto la tecnica, unica, che più di tutte ne contraddistingue l’opera, la sua storicità, ma con una maturità diversa, in cui ogni senso viene coinvolto e ci coinvolge, in una dimensione geometrica e poetica allo stesso tempo.
Gli antichi dicevano che la memoria è l’unico antidoto alla morte; Christo, un collega di Deodati, ha scritto che l’Arte, l’Amore e la Bellezza salveranno il mondo. Non è una metafora: l’amore per la bellezza emotiva che trasmette l’arte può e deve essere presente nelle nostre vite, perché è un sentimento contemplativo, perché dilata il tempo nel quale ci avviciniamo a noi, scoprendoci e riscoprendoci, ogni giorno più consapevoli e aperti al vivere da protagonisti.
Un’opera artistica, in casa, affissa a una parete, tanti giorni arreda un muro che sarebbe stato spoglio, ma molto più spesso ci cattura, rinnovando lo stupore di un’idea, di un’interpretazione fugace della vita, e rinnova lo spirito e la magia dell’arte: cogliamo un particolare, una sfumatura che per anni non avevamo notato (o forse non c’era?), e questo semplice pensare, ripensare e ripensarci, ci mantiene vivi nel percorso e sulla strada che gli artisti, attraverso le visioni delle loro menti, ci hanno donato, rendendoci protagonisti del loro mondo e della magia sincera che li abita.
Prof. Emiliano Delfini, 2022