Degioannis Carlo

pittore
Gavorrano (GR), 21 giugno 1930 - San Giorgio (MN), 22 agosto 2015

DEGIOANNIS CARLO

Nasce in provincia di Grosseto a Gavorrano, il 21 giugno 1930; dal 1931 vive a Mantova. Autodidatta, inizia a scolpire e dipingere giovanissimo. Espone negli anni Cinquanta alcune sculture a Roma e a Mantova dove ottiene significativi riconoscimenti. Poi, pur non trascurando la scultura in chiave moderna, inizia ad operare esclusivamente nel campo della pittura, esponendo in varie rassegne locali e nazionali.

Mostre:

1957 - 1a Rassegna Provinciale “Mantegna”, Mantova, premiato sezione scultura;

1958 - Collettiva d’Arte Galleria Via Oberdan, Mantova;

1958 - 3a Mostra Nazionale, Roma;

1961 - Estemporanea Enal, Mantova, maggio;

1963 - Collettiva di Giovani Pittori al circolo “Grandi”, Mantova, dicembre;

1965 - Premio Mantova (6° premio acquisto nella sezione “Mantova Industriale”), giugno;

1966 - Mostra d’Arte Figurativa, Desenzano (BS);

1967 - Rassegna d’Arte Figurativa, Circolo Acli, via Solferino, Mantova, 29 aprile-7 maggio; (Renzo Margonari sulla Gazzetta di Mantova scrive: “Anche gli equilibrismi del gioco astratto di Carlo Degioannis non mancano di un loro interesse”);

1967 - 1a Rassegna Arti Figurative Mantovane, Palazzo della Ragione, Mantova, con l’opera Composizione, 4-18 maggio;

1967 - “Arte Scambio”, Artisti Mantovani e Spezzini, Man-tova, Casa del Mantegna, 5-20 ottobre; La Spezia, Sala Dante, novembre, presenta due composizioni geometriche;

1967 - Premio Nazionale d’Arte, Cremona;

1968 - Tre pittori alla Galleria Cavallino Bianco, Suzzara (MN);

1968 - Tre pittori alla Galleria Minerva, Mantova;

1968 - Convergenze 8, Sabbioneta (MN);

1968 - Rassegna d’Arte “Linea di tendenza”, Rivalta (MN);

1969 - “Grafica 69-70”, Galleria La Saletta, Mantova, marzo;

1969 - XIX Rassegna d’Arte “G.B. Salvi”, Sassoferrato (AN);

1969 - Mostra collettiva F.N.A., Galleria L'Inferriata, Mantova;

1970 - 2° Concorso Nazionale “Memo Benassi”, Sorbolo (PR);

1970 - XX Rassegna d’Arte “G.B. Salvi”, Sassoferrato (AN);

1970 - Rassegna d’Arte Figurativa Biennale, Novi (MO);

1971 - “La Palude fiorita”, Galleria Il Chiodo, Viadana (MN);

1971 - Esposizione “L’Icaro”, Suzzara (MN);

1971 - Premio “Memo Benassi”, Sorbolo (PR);

1971 - Esposizione al Ridotto Teatro Regio, Parma;

1972 - Per un incontro con l’Arte, Gazzuolo (MN);

1972 - Per un incontro con l’Arte, Virgilio (MN);

1973 - Rassegna d’Arte Festival de L’Unità, Mantova;

1973 - Rassegna d’Arte Contemporanea, S. Giovanni Dosso (MN);

1974 - Rassegna d’Arte Contemporanea, Bozzolo (MN);

1974 - Rassegna d’Arte Contemporanea, Virgilio (MN);

1975 - Galleria La Secchia, Medolla (MO), personale;

1987 - Mostra degli Artisti Mantovani, Palazzo della Ragione, Mantova, 16 giugno-30 luglio;

1989 - “Per Isabella”, Rocca Possenta, Stellata (FE), 3-24 settembre;

1989 - “Per Isabella”, Ex Forte, Borgoforte (MN), a cura di Benvenuto Guerra e Lucio Scardino, 8-29 ottobre;

1989 - “Per Isabella”, Casa Stella dell’Assassino, Ferrara;

1990 - “Per Isabella”, Palazzo Ducale, Sale dell’Esedra, Mantova, 15-30 settembre, (con il dipinto Ermetismo di Isabella);

1990 - “Per Isabella”, Galleria Lo Scalone, Mantova;

1990 - “Di Segno in Segno”, Ex Forte, Borgoforte (MN);

1990 - “Di Segno in Segno”, Revere (MN);

1991 - “Di Segno in Segno”, Torre Civica, Medole (MN);

1994 - XXXIV Premio Suzzara, Suzzara (MN);

1996 - “11 x 11”, Galleria Atelier Ducale, Mantova;

1997 - Esposizione per l’Arlecchino Mantovano, Mantova;

1999 - Carlo Bertolini, Vittorio Carnevali, Carlo Degioannis, Galleria Arianna Sartori - Arte, Mantova, personale a tre, 15-28 gennaio;

2000 - “Il Disegno a Mantova 1950-2000”, Pinacoteca Comunale, Quistello (MN), 1 aprile-21 maggio.

Giudizi critici:

Degioannis, che ha un passato di pittore finemente tonalista, si esprime secondo moduli rigidamente geometrici. Il volto umano è stato a lungo la sua cifra-iconografica: l’uomo robot, l’uomo macchina-inutile.

Già decine di versioni di questo volto scomposto in settori, false prospettive, tasselli cromatici, finti volumi, figure geometriche primarie, si sono accumulate. Egli ha voluto tentare la stessa versione in chiave plastica, usando elementi lignei, e come trattava sensibilmente le tempere ora sfrutta la diversa trama delle venature delle assicelle, l’infinitesimale concentrazione tonale del legno.

Con queste scomposizioni che si possono far risalire a quelle proposte a suo tempo dai cubisti, Degioannis si è proposto però fini assai differenti. La sua ricerca, a mio avviso, è decisamente rivolta alla progettazione di forme antropomorfe che sono chiaramente simboliche. Ad esempio la fragilità e la povertà della scelta dei materiali, è anch’essa impiegata a questo scopo. Le scatole di cartone con le quali l’artista compone le sue fisionomie robotiche e le parti lignee con cui tende a mimare un che di meccanico, hanno chiaramente lo scopo di descrivere una macchina antropomorfa ed al tempo stesso di ironizzarne la fragilità e l’inconsistenza funzionale. Il discorso appare così evidentissimo negli elementi che si offrono alla lettura: in pratica Carlo Degioannis descrive la pretenziosità dell’apparente efficienza della nostra epoca di programmazioni, massificazioni e pianificazioni, ed al tempo stesso vuole rivelarne l’agghiacciante vuotezza e superficialità che si riflettono sull’animo delle generazioni che popolano questo secolo. Così come gli ambienti nei quali raffigura le strane architetture (razionali in apparenza ma, in effetti, assolutamente irrazionali) sono dei containers in cui potrebbe essere predisposta la vita di questi stessi robots i cui volti popolano i suoi lavori. A volte questa ironia si spinge anche più a fondo. Il personaggio-scatola appare manovrato come una marionetta o sembra essere azionato da una carica a molla come certi giocattoli, e queste figurazioni - strano a dirsi - anziché aumentare la carica di grottesco delle immagini, le rendono ancor più struggenti e desolate. Si tratta degli ultimi lavori realizzati con una tecnica di disegno a penna puntigliosa e quanto mai precisa, … L’apparente razionalismo delle sue figurazioni potrebbe, infatti, essere attribuito ad una rivalsa in chiave ironica nei confronti della sua stessa specializzazione professionale.

E tuttavia bisogna chiarire il senso giocoso che affiora nelle sue costruzioni e nei suoi disegni. È evidente che benché la lettura delle immagini conduca ad osservare una disperante concezione del progresso tecnologico, e induca a meditare sulla condizione alienata dell’uomo contemporaneo, i legami con una cultura su cui indubbiamente incide l’idea del “gioco giocato sul serio” (vedi Palazzo del Te, vedi Palazzo Ducale: Mantegna, vedi Palazzo Canossa e Palazzo Sordi), aprono la prospettiva ludica anche sui lavori di Degioannis. La si individua facilmente nel verificare l’aspetto serioso, ma fragile e precario delle sue architetture, come castelli di carte e, appunto, la mancanza di una funzionalità sia estetica che pratica, sia pure allusiva, degli elementi freddamente calcolati e geometrici delle sue composizioni-scatole.

Un’allusione alla pittura metafisica (non fosse che per la necessità di raccordare queste invenzioni ambientali a precedenti relativi) è obbligatoria. Ma probabilmente una semplice allusione non basta. Nella sua “Pittura e scultura d’avanguardia in Italia” Raffaele Carrieri scrive che: “Il manichino di De Chirico più che un personaggio è un veicolo plastico. La sua struttura è complessa ed elementare. È una macchina ma è anche un essere ‘soprannaturale’, uno scheletro ragionato, una specie di androgino matematico composto di squadre (...) ha qualcosa di solenne e di conturbante”. D’altro canto se De Chirico per i suoi ambienti avrà guardato alle architetture pittoriche di un Masolino e Pier della Francesca e, più precisamente, al Tura ed ai ferraresi in genere, è evidente che il delirante geometrismo ambientale, legato alla Metafisica, di Degioannis non avrà avuto sorgenti molto diverse e suggestioni quotidiane se non quelle che l’architettura quattrocentesca e la pittura dei principali monumenti mantovani gli potevano ispirare. E, soprattutto, quella sospensione, quello stato di silenzio perenne e di attesa che si respira nel dintorni di Mantova e che fa anche di questa città una città “metafisica” per eccellenza.

Renzo Margonari, da: La palude fiorita, Edizioni Svolta, Bologna, 1971

Un uomo compresso, squadrato, reso avolontaristico dalle infinite sollecitudini di un mondo esterno non più a sua misura, che lo preme e lo schiaccia con indifferente ferocia: questa è la matrice angosciosa che Carlo Degioannis denota nei suoi quadri e nelle sue sculture.

Gli infiniti condizionamenti di un mondo grigio e monotono che accomunano il piccolo applicato di ragioneria con l’operaio di linea in catena di montaggio si esprimono nell’uomo-oggetto in cui molti non si riconoscono non tanto per irrealtà della configurazione quanto per l’atroce terrore di identificarsi in una ‘cosa’ che confonde le proprie dimensioni tra altri oggetti di uso comune e di visione talmente abituale da non captarne ormai più alcun segnale. La perdita dell’umanità, intesa come dimensione tendente all’infinito, costringe alcuni al rifiuto della presa di coscienza, mentre porta altri, pochi per la verità, non solo all’accettazione ma addirittura all’interpretazione paradossale del reale.

Degioannis compie la sua operazione pittorica in questa seconda dimensione, esasperando anzi con toni di raffinatissima ironia la situazione del suo ‘eroe’ che si confonde morfo-logicamente e cromaticamente con gli elementi dello spazio-scatola in cui opera.

Una chiave spesso inserita in un peduncolo dell’oggetto-uomo, quale ormai è divenuto, accentua la inutilità di questa atroce ‘cosa’ che ormai non vive se non per la carica che gli proviene da una misteriosa mano, per altro quasi mai visibile, nella quale non è difficile individuare il potere, qual che ne sia l’origine, che nella sua divina dimensione tira fila e muove ruote collegate con piccoli esseri ignoti, da algidi spazi dove solo ‘pochi’ possono impunemente collocarsi. L’ironia autodistruggente di questa interpretazione è accentuata da una tecnica espressiva di Degioannis che con una certosina associazione di sottilissime linee e punti compone coreografiche scene dove colori, volumi e prospettive interagenti proiettano l’impressione di una immagine collocata su un sipario di scena dietro al quale si muove (forse) niente.

La tensione si distende appena nelle ultime opere ad olio dove in un’atmosfera meno rattrappita comincia a comparire qualche brandello di cielo metafisico che potrebbe indicare una maturazione rasserenante se non fosse pregnante il sospetto di una rassegnazione dell’oggetto-uomo spinto dalla irrealizzabilità dell’obiettivo esistenziale alla beante fuga onirica con la sostituzione di piani sognati ai precedenti piani di lotta.

Gilberto Cavicchioli

Alla Secchia di Medolla è il turno di Carlo Degioannis. Degioannis, come tutti i piu validi pittori mantovani (i migliori sono surrealisti) cura massimamente disegno e stesure cromatiche, con un’inventiva che gli fa meritare ogni elogio. L’artista, auttodidatta, spazialista con tendenza a risolvere per geometrismi i luminosi oggetti rappresentati.

Degioannis è anche scultore di ottima levatura.

In particolare, i quadri esposti a Medolla da Fulloni, sono piccoli capolavori e il frutto di un serio impegno dell’artista.

Data la finissima tecnica adottata (micropuntista e per fitte linee) la produzione di Degioannis è limitata quantitativamente, se rapportata a quella mediamente espressa da altri pittori, ed ovviamente ad un livello difficilmente riscontrabile anche tra le illustri firme.

da: Gazzetta di Modena, 15 novembre 1975

…I quadri più recenti di Degioannis ripropongono, forse con maggiore evidenza del passato, i temi della chiusura e in fondo di una sostanziale alienazione dell’uomo rispetto ad una società che non riesce a comprenderlo e ad integrarlo…

Giannino Giovannoni, dal catalogo Premio Suzzara, 1994

Bibliografia:

1961 - Pittori “en plen air” nelle vie e nelle piazze, Gazzetta di Mantova, 21 maggio, p. 5;

1963 - Giovani pittori al circolo “Grandi”, Gazzetta di Mantova, 23 dicembre, p. 8;

1963 - R. M. (Renzo Margonari), La rassegna collettiva al circolo “Grandi”, Gazzetta di Mantova, 27 dicembre, p. 6;

1965 - Medaglie, Diplomi, Riconoscimenti, Premio Mantova, Gazzetta di Mantova, 2 giugno, p. 9;

1967 - Mostra di pittura sabato alle ACLI, Gazzetta di Mantova, 27 aprile, p. 5;

1967 - Si inaugura oggi alla “Ragione” la prima Rassegna di Arti Figurative, Gazzetta di Mantova, 4 maggio, p. 4;

1967 - Inaugurata al Palazzo della Ragione la rassegna delle arti figurative mantovane, Gazzetta di Mantova, 5 maggio, p. 4;

1967 - Renzo Margonari, Al circolo A.C.L.I., Gazzetta di Mantova, 10 maggio, p. 7;

1967 - Adalberto Scemma, Poche luci e molte ombre, Gazzetta di Mantova, 14 maggio, p. 5;

1967 - Arte Scambio, Artisti Mantovani e Spezzini, catalogo, Mantova, Casa del Mantegna, ottobre; La Spezia, Sala Dante, novembre;

1967 - Artisti mantovani e spezzini espongono alla Casa del Mantegna, Gazzetta di Mantova, 18 ottobre, p. 5;

1967 - “Arte scambio” a Mantova, Terra Nostra, 19 ottobre, p. 3;

1968 - Convergenze 8, catalogo mostra, Sabbioneta (MN);

1969 - Una mostra mercato a “L’Inferriata”, Gazzetta di Mantova, 24 gennaio, p. 6;

1969 - Inaugurata a “L’Inferriata” una mostra-mercato di pittura, Gazzetta di Mantova, 26 gennaio, p. 7;

1969 - GRAFICA 69-70, catalogo mostra, Mantova, Galleria La Saletta, p. 14, tav. VIII;

1969 - Edito dalla Galleria “La Saletta” un interessante catalogo grafico, Gazzetta di Mantova, 1 marzo, p. 3;

1969 - Mostra grafica a “La Saletta”, Gazzetta di Mantova, 1 marzo, p. 3;

1969 - Umberto Bonafini, Grafica a “La Saletta”, Gazzetta di Mantova, 5 marzo, p. 5;

1969 - Collettiva a «L'Inferriata», Gazzetta di Mantova, 22 novembre, p. 6;

1971 - Renzo Margonari, La Palude Fiorita, catalogo mostra, Bologna, Ed. Svolta, pp. 60/67;

1975 - Gilberto Cavicchioli, Carlo Degioannis, catalogo mostra, Galleria La Secchia, Medolla, 9-22 novembre;

1975 - Note d’Arte-Degioannis alla Secchia di Medolla, Gazzetta di Modena, 15 novembre, p. 3;

1985 - Adalberto Sartori, a cura di, Pittori Scultori Incisori nella Mantova del ’900, Mantova, Archivio Grafico Sartori, p. 148;

1987 - Benvenuto Guerra, a cura di, Mostra Artisti Mantovani, catalogo mostra, Palazzo della Ragione, Mantova, p. 22;

1989 - Benvenuto Guerra, Lucio Scardino, a cura di, Per Isabella, catalogo mostra, Ferrara, Liberty House, p. 37;

1989 - Nell’ex forte di Borgoforte: Pittori mantovani e ferraresi “Per Isabella”, Mantova, Archivio, n. 8, ottobre;

1990 - Gianni Baldo, Benvenuto Guerra, a cura di, Di/segno in segno attraverso la Padania, catalogo mostra, Borgoforte;

1990 - Benvenuto Guerra, Lucio Scardino, a cura di, Per Isabella, catalogo mostra, Ferrara, Liberty House;

1999 - Paola Cortese, Artisti a confronto all’Arianna Sartori, La Gazzetta di Mantova, 13 gennaio;

1999 - Giannino Giovannoni, Tris mantovano in esposizione, La Voce di Mantova, 14 gennaio;

1999 - Giannino Giovannoni, In mostra alla Sartori, La Cittadella, Mantova, 17 gennaio;

1999 - Stefania Romani, Tre autori, tre modi di essere, La Voce di Mantova, 23 gennaio;

2000 - Il Disegno a Mantova 1950-2000, catalogo mostra, Pinacoteca Comunale, Quistello (MN), pp. 72, 12 (ill.).


Bibliografia:

2000 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume II, Bond - Dic, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. 963/969.

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