In patria rimase sino ai ventiquattro anni; poi percorse l’Europa e si affermò con fortuna a Londra e a Monaco di Baviera. Nel 1911 a Parigi. Dal 1914 in poi visse tra Zurigo e Berlino; quindi nel 1927 a Colonia, dove fu chiamato a dirigere la Scuola d’Arte. Ma dalla Germania esulò in Brasile: qui la sua arte prosperò e la sua fama rifulse. Figlio d’un italiano e d’una austriaca, egli ha ottenuto individuale consistenza novecentesca nelle figure esili e salde, provvedute di singolare vitalità interiore. Principali figure e interpretazioni del nudo: “Donna rannicchiata,, (1911), “Bagnante,, (1917) “Narciso,, e “ Cercatricè ,, (1918), “Camminatore,, (1921), “L’Inglesina,, (1923-24), “Fanciulla in piedi,, e “Fanciulla gironzolante,, (1924), “Donna che fugge,, (1927). Sue opere si vedono nelle Gallerie d’arte di Berlino, Lipsia, Amburgo, Rotterdam, Londra, New York. La più importante raccolta, a Rio de Janeiro.
Bibliografia:
1927 - Emilio Szittya: Ernesto De Fiori, Milano, Hoepli.
1930 - Michele Guerrisi: Discorsi su la Scultura, Torino, Libreria Editrice di Cultura.
1994 - Vincenzo Vicario, Gli scultori italiani, Dal neoclassico al liberty, seconda edizione, volume primo, Lodi, Il Pomerio, pp. 389
2003 - Alfonso Panzetta, Nuovo Dizionario degli Scultori Italiani dell’ottocento e del primo novecento, volume I, A-L, Adarte, p. 307