Piero Dalle Ceste
Pittore nato a Refrontolo (TV), il 1° novembre 1912.
Iniziò lo studio del disegno alla scuola d’Arte Sacra Enrico Reffo di Torino sotto la guida di Luigi Guglielmino. Diplomatori poi all’Accademia Albertina, frequentò alcuni corsi della Facoltà di Architettura, è stato anche Docente della stessa Accademia.
La Chiesa parrocchiale di Refrontolo, ospita la pala d'altare della Madonna del Rosario, realizzata da Dalle Ceste nel 1931.
Si dedicò principalmente all'Arte Sacra nelle varie forme: dal mosaico alla vetrata istoriata e in modo particolare alla pittura di "buon Fresco". Tali suoi lavori sono sparsi ovunque. In Italia e all'estero dalla Svizzera sino nelle Americhe e ad Hong Kong. I suoi grandi cicli celebrativi, le sue cupole sono affrescati con gusto di composizione, di colore e di luci e di forza espressiva. Sa inserire armoniosamente i suoi affreschi anche, talora, in architetture impegnative come quelle pregevoli del Vittone: così per la cupola, appunto vittoniana, della chiesa dell'Assunta di Montanaro presso Chivasso e per la chiesa, pure vittoniana, di Santa Chiara in Bra. Sa rendere la moltitudine in modo impareggiabile. L'elenco dei suoi affreschi sarebbe lunghissimo; ricordiamo il Santuario della Madonna dei Fiori in Bra; la cupola del Santuario di Maria della Stella sopra Ivrea; San Paolo in Alba; San Giuseppe ad Imperia; chiese a Caramagna Piemonte (dove uno dei vasti affreschi commemorativi aduna una cinquantina di figure, tutte ritratte dal vero); a Priocca d'Alba; a Lucinasco; a Tiglieto; a Verolengo; a Repergo; la grande vela centrale nella chiesa di San Francesco d'Assisi ad Altessano; la cattedrale di Recanati. Opere a Torino: chiese di Santa Rita: di Maria Ausiliatrice; dell'Annunziata; di Cristo Operaio; della Madonna della Pace. Altre nel santuario di Vespolate; nel santuario Madonna di Lourdes di Alessandria; nel duomo e nel santuario della Madonna del Suffragio ancora ad Alessandria; alla Visitazione di Asti, chiesetta delle suore francescane Angeline di via Zangrandi:; nella cattedrale di Albenga.
In seguito si dedica alla pittura di cavalletto eseguendo ritratti prevalentemente femminili e di bambini.
Partecipa a varie mostre collettive e vinse parecchi premi, tra cui, al Circolo degli Artisti di Torino (con un ritratto femminile); alla Promotrice di Belle Arti; il Premio Camera di Commercio di Alessandria 1967 per La Maddalena; il Premio nazionale Bodda con un Interno con modella.
Ha tenuto la sua prima personale soltanto nel gennaio-febbraio 1969 alla Galleria d'Arte dell'Associazione Piemonte Artistico e Culturale a Torino.
Muore a Torino nel 1974.
Dal 16 luglio al 02 ottobre 2016, il Molinetto della Croda di Refrontolo (TV), ha ospitato la prima mostra retrospettiva di Piero Dalle Ceste.,
Sulla rivista “Piemonte Vivo” del marzo del 1965, si scriveva di lui:
“Piero Dalle Ceste rivive oggi le vicende dei pittori del quattrocento; preso tra l'impegno del suo lavoro e le sollecitazioni dei committenti… Il sapersi inserire in questo settore difficoltoso della pittura sacra è possibile a chi abbia serietà di preparazione e talento: doti che non fanno difetto al pittore veneto, ma torinese da quaranta anni. Ho potuto vedere alcuni bozzetti, disegni che traducono la prima idea; sono condotti con cura e sicurezza, con il segno deciso e largo di chi lavora nelle vetrate e ha il dono nativo di un talento pittorico duttile e vigoroso… A colloquio diretto con i suoi Angeli, lassù a venti metri dal suolo, solo di fronte alla curva delle volte bianche di calce fresca il Dalle Ceste trae sempre nuove ispirazioni. Con i colori dell'affresco, quasi velati da una patina antica, ricopre absidi, cupole, pareti; e non è poco l'aver mantenuto freschezza di ispirazione su temi logori da secoli di ripetute imitazioni”.
Analizzando l'Arte di Piero Dalle Ceste, Marziano Bernardi nel 1969 scriveva:
“Nel clima d'impazienza che contrassegna l'attività di tanti giovani artisti smaniosi di affermarsi con risultati spesso ancora immaturi, è un caso quasi eccezionale. Finora egli si è dedicato in prevalenza alla pittura d'affresco, tecnico eccellente in questo campo: vaste, imponenti composizioni religiose sulle cupole e le pareti di chiese piemontesi, tra le altre di Bra, di Ivrea, di Montanaro, di Altesano, di Caramagna, di Alba, di Verolengo, e poi pale di altare, vetrate, mosaici fra Torino, Alessandria, Asti, Albenga. In lui, in questo veneto di corpo minuto che non parrebbe poter reggere alla dura fatica del dipingere a testa rovesciata sulle vertiginose impalcature, s'è rinnovata la fertilità del Vecca e del Gaidano. Un simile lavoro presuppone un mestiere sicuro, una scioltezza esecutiva che sappia anche piegarsi alle esigenze del committente, le quali quando di figure sacre si tratta, non sempre concordano con la libertà invocata dall'artista. Ma il nostro ha più volte saputo riunire in sapiente equilibrio di disegno e di colore moltitudini di figure inserendole felicemente nelle architetture degli edifici che le accolgono: talora nobili architetture del Vittone. Quel tanto di convenzionalismo accademico che permane è riscattato dal gusto pittorico dei vivaci particolari. Da ciò risulta chiaro che il Dalle Ceste è essenzialmente pittore figurista, esecutore di buoni ritratti femminili e infantili di cui subito si intuisce la precisa rassomiglianza (qualità assai rara tra i ritrattisti d’oggi) però senza pedanterie calligrafiche, anzi trattati con grande spontaneità, immersi in una luce che si potrebbe dire impressionistica: ritratti che rivelano una acuta comprensione dei soggetti: e la mostra vuole appunto indicare una maggiore disponibilità dell'artista, ormai maturo d'anni, alla pittura di cavalletto. A questa egli adesso dedica maggiore tempo alternando la figura ad altri temi; ed è singolare che in questi suoi quadri, bozzetti, disegni appena toccati dal colore, il Dalle Ceste appaia di gran lunga più moderno, rapido, sintetico, finissimo nelle limpide modulazioni luminose”.
Vittorio Bottino scriveva:
“Piero Dalle Ceste è pittore riposante, nel senso lirico e spirituale dell’astrazione. Bimbi, adolescenti, donne, animali e fiori, stanno a comporre soggetti nel più classico del figurativo, ma quando hai osservato, penetrandovi, il quadro, scopri che esiste in ognuno un’atmosfera quasi incantata e che quei soggetti, vivi per forza descrittiva disegno e colore, sono aperti a tutti i sogni e ad ogni considerazione.
La creazione visiva prelude sempre a quella intima ed è in tale emozione che si identifica la personalità di Piero Dalle Ceste. Diremmo che l’artista è soprattutto uno psicologo che sa intuire e tradurre sulla tela certi momenti magici che egli stesso crea davanti al cavalletto: una ragione che lo porta ad essere sempre diverso negli accordi musicali tratti da una tavolozza ricca ma stupendamente controllata affinché il contrasto cromatico non strida mai dove la esaltazione è dovuta a timbri collocati con senso di responsabilità ed arte. Piero Dalle Ceste, per anni noto quale affrescatore di raro talento, ha trovato, proprio dall’affresco commissionato, la spinta per inventare tematiche reali. Perché la realtà di Piero Dalle Ceste è una sua verità in quanto la figura può anche avere un nome ma ha pur sempre una precisa dimensione sentimentale”.
Bibliografia:
1965 - A. Rossi, “Piemonte Vivo”, marzo-aprile.
1967 - “Gente nostra, pittura e scultura contemporanea, regione Piemonte, 1967-1968”, seconda edizione diretta da S. Grasso e da A. Capri, Torino.
1969 - Catalogo personale alla Galleria d’Arte Piemonte Artistico e Culturale, Torino, (18 gennaio - 4 febbraio).
1969 - Marziano Bernardi, “La Stampa”, 19 gennaio.
1969 - Enciclopedia Universale SEDA dell'Arte Moderna, Volume Terzo, Milano IDAF, p. 850
Catalogo Bolaffi;
1971 - A.M. Comanducci, “Dizionario illustrato dei Pittori, Disegnatori e Incisori Italiani Moderni e Contemporanei”, Volume Secondo, quarta edizione, Milano, Luigi Petuzzi Editore, pp.895/896.