Costa Giuseppe

pittore xilografo
Mantova, 24 gennaio 1890 - Milano, 3 agosto 1971

Sue xilografie sono inserite nella Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori di Mantova,

Sito internet: www.raccoltastampesartori.it


Nasce a Mantova il 24 gennaio 1890, muore a Milano il 3 agosto 1971.

Proveniente da una famiglia di pescatori, viene presto mandato a bottega presso un falegname; qui dimostra grande attitudine per la scultura del legno ma l'amore per la pittura si manifesta in lui sin dai primi anni.

Si iscrive alla sezione di disegno della Scuola d’Arte, pur non potendo frequentare, si presenta agli esami dove viene promosso a pieni voti.

La sua attività artistica è molteplice, lo vediamo così impegnato nella pittura, nella scultura, nell'incisione, nel restauro, nella progettazione e nell'arredamento.

La sua attività di rilievo inizia con la collaborazione con l'architetto Aldo Andreani alla progettazione, costruzione e arredamento della sede della Camera di Commercio di Mantova (1914) e di altri edifici cittadini.

Richiamato alle armi a causa della guerra, a Torino frequenta la Regia Accademia Albertina di Belle Arti, ove si diploma nel 1919.

Al suo rientro a Mantova si sposa con Pierina Sberveglieri ed apre una bottega di ebanista.

Nell’ottobre 1920 partecipa all’Esposizione del Paesaggio Italiano di Gardone e all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Brera al Palazzo della Permanente di Milano con l’opera Primi raggi.

Nel maggio 1921, partecipa alla Mostra Artistica Mantovana che si tiene nel Palazzo Ducale di Mantova; viene incaricato di arredare e decorare il Salone di Gala di Circolo Cittadino di Mantova, che tuttora si può ammirare. Lo stesso anno gli viene assegnata la Borsa di studio “Franchetti”.

Nel 1922, per conto del Genio Civile di Mantova, esegue il progetto della sistemazione del Po per la Mostra della Navigazione Interna.

Alla 3a Mostra Artistica Mantovana, che si tiene nel Palazzo Ducale di Mantova nell’aprile-maggio del 1923, è ammesso con i dipinti Studio di testa di vecchio, Studio di testa di donna, Piazza Erbe di Mantova, Scaricatori.

Nel 1923 ordina, a Varese, una mostra personale di ben 27 opere. Sulla Cronaca Prealpina di Varese, I. Mario Carrera scrive: “...Il Costa ha qui, tra l’altro, due ritratti, due opere di bellissima fattura, le quale basterebbero da sole a impressionarci favorevolmente sull’opera di questo artista.

L’arte di Costa ci ricorda quanto a tecnica certe scuole del nord che par vogliano riposare l’occhio dell’osservatore in una dolce fusione di toni, esteriorizzazione, quasi, di calma interiore.

E che cosa sia, è dimostrato da alcune opere di contenuto mistico nelle quali il Costa si è misurato mirabilmente.

Notiamo un Cristo Morto e un Cristo e l’Universo che si avvicinano, quanto a nobiltà di ispirazione, a certi esempi di “pittura lirica” degli ultimi mistici umbri. La stessa intensità lirica rileviamo in altre opere Adolescente, Mammina, Piazza delle Erbe, ecc...”.

Nel 1923/24 gli viene dato l'incarico di restaurare i dipinti di Palma il Giovane, di Paolo Zini, della scuola di Giulio Romano, nonché le 32 statue di Begarelli esistenti nella Basilica di S. Benedetto Po, e del restauro della navata centrale e del campanile della Basilica di Carbonara Po.

Nel 1927, viene invitato alla IV Mostra d'Arte Mantovana che si tiene in Palazzo Ducale ove espone 18 quadri, 4 xilografie, e 2 medaglioni intarsiati.

Partecipa su invito, nel 1927, alla IV Mostra d’Arte del Sindacato Artisti Mantovani tenutasi nel Palazzo Ducale di Mantova, dal 21 aprile al 21 maggio, presentando diciotto dipinti: Il ponte di San Giorgio, Natura morta, Giocattoli, Monte Baldo (impressione), Testa di bimba, Bambola, Cippo di Belfiore, Cristo in croce, Aragosta, Inverno a Mantova (proprietà), Studio di sole, Neve a S. Gervasio, Fiori, Notturno, Crisantemi, Ritratto di Giuseppina Verdelli, Piazza delle Erbe, quattro xilografie e due Medaglioni gonzagheschi (intarsi).

Illustra con otto xilografie originali il volume di poesie di Enzo Boccola “Schizzi e Pennellate in Tricea” stampato in Mantova dalla Tip. Provinciale di Baruffaldi nel 1927.

Nel 1927/28 è incaricato di tenere corsi, per l'insegnamento del disegno del mobile e della lavorazione del legno, indetti dal Comune di Mantova.

Dal 29 aprile al 24 maggio 1928, alla Fiera d’Arte Mantovana nel Palazzo della Camera di Commercio di Mantova, espone quattro dipinti Monte Baldo, Bambole, Porto sul Garda, Aragosta e nella sezione Bianco e Nero una xilografia.

Partecipa alla Mostra d’Arte Futurista-Novecentista-Strapaesana, tenutasi dal 23 dicembre 1928 al 15 gennaio 1929, nelle Sale del Medagliere del Teatro Scientifico di Mantova ed organizzata dall’Opera Nazionale Dopolavoro (Dopolavoro rionale Molina - S. Giorgio), con i dipinti: Giocattoli, Dopo cena, Cristo, Maternità, con il trittico di xilografie: L’eroe, Il Famedio, Aiuto e con la scultura in legno colorata: Cioci.

Nel 1931, in occasione della II Settimana Mantovana, a cura del Sindacato Fascista Belle Arti di Lombardia, Sezione di Mantova, partecipa alla Prima Mostra Provinciale d’Arte nel Ridotto del Teatro Sociale dal 27 settembre al 17 ottobre, con i dipinti Paesaggio invernale, Maternità.

Nel 1932, per conto del Ministero dei Lavori Pubblici, cura la sistemazione della Mostra del Pioppo e del Po a Cremona.

Nel 1933 allestisce una mostra personale alla Borsa del Mercato di Parma con 34 opere. Mario Borlenghi sul Corriere Emiliano scrive: “Il pittore G. Costa, già noto per le sue molteplici mostre personali, espone alla Borsa del Mercato «Parma» 34 lavori complessivamente fra opere, studi e disegni. G. Costa è un artista che ha una personalità ben definita e una atmosfera tutta particolare; nei suoi quadri non ricercheremo i colori quanto il pensiero. La sua tavolozza è francescana, è volutamente scarnita e non ama i toni che potrebbero turbare con la loro violenza quel senso di compostezza che vediamo nei suoi quadri. Sempre G. Costa sa essere coerente a sè stesso e non si lascia mai trasportare dall’estro pittorico.

Egli vive infatti, faccia il ritratto o il paesaggio o il quadro simbolico, sempre nella medesima atmosfera; egli è sempre descrittivo, narrativo. I suoi quadri non sono fine a sè stessi in quanto raccolgano, o fermino un istante un aspetto fuggente del soggetto sia esso cosa viva o inanimata. Non ci porta egli nelle sue tele una spera di sole o un sorriso fugace o un lembo di cielo. G. Costa ci racconta invece in quella gamma di colori che più si adatta al suo spirito i pensieri e i ricordi che il soggetto ha in lui suscitano.

Eccoci tra i ritratti dove ha descritti i lineamenti, i caratteri e le anime. L’Adolescente è quello che ha un fondo turchino. Noi vediamo in quel breve profilo un’anima volitiva e sensuale. Nel paesaggio ci piace particolarmente il Primo sole, il Ponte dei Gonzaga che ci narra tutta un’antica coi suoi colori cupi, Vecchio Campanile in cui riviviamo la noia pesante, l’oppressione che incombe attorno al tetro edificio coperto dalla neve. Dei quadri simbolici il Cippo di Belfiore ci dice maggiormente; c’è veramente qualche cosa di epico e di toccante. Ci piacciono pure Barconi sotto la neve, Ritratto della signora Rigotti. I quadri di Giuseppe Costa vanno considerati lungamente; per apprezzarli nel loro giusto valore dobbiamo prima entrare nell’atmosfera del pittore; non ci troviam davanti a un pittore superficiale o ad un pittore pago di rendere il colore, l’aria, la luce e i volumi. Egli ha sempre un tema da svolgere, un tema difficile, ha sempre molto da raccontarci. E molto sa dire con molti tratti e con parca tavolozza.”

Nello stesso anno si trasferisce a Milano.

Nel 1936 per incarico del Comune di Brusazze (Biella) esegue il bronzo S. Pietro per la facciata del Cimitero.

Nel 1936-1937 progetta ed esegue il plastico per conto del Ministero dei Lavori Pubblici per la sistemazione del Po a Cremona.

Nel 1938 è incaricato, per conto del Ministero della Guerra, di eseguire il plastico in bronzo posto nell'Osservatorio del Sacrario Militare di Redipuglia, plastico che riproduce le più famose zone di battaglia della guerra 1915/18.

Nel 1950 per conto del Ministero dei Lavori Pubblici esegue sei plastici in scala: 1/500, raffiguranti le dighe esistenti in Italia per la Mostra della Ricostruzione Nazionale, a Roma.

Nel 1956 gli viene conferito il titolo di “Ambasciatore di Mantova”.

Nel 1961, alla Rassegna Arti Figurative Mantovane dall’800 ad oggi, tenutasi alla Casa del Mantegna dal 25 settembre al 31 ottobre, espone l’opera: Il temporale.

Ottiene Premi come il “Gonzales” per la scultura; “Rosadi” per l'architettura del Ministero delle Belle Arti; vince Concorsi Nazionali per monumenti, arredamenti e decorazioni.

Risiede a Milano fino al 1971, anno della sua morte sopraggiunta il 3 agosto.

Nel 1984, da settembre a dicembre, i suoi disegni Profilo di donna, Ritratto e Testa di neonato vengono esposti alla Mostra Disegno mantovano del ’900 a Palazzo Te di Mantova.

Nel dicembre 1984, la figlia Raffaella dona al Museo Diocesano di Mantova il dipinto Cristo deposto del 1920.

Dal 24 agosto all’11 settembre 1985, a cura dell’Ente Provinciale per il Turismo e dell’Amministrazione Provinciale di Mantova, gli viene allestita una Mostra personale alla Casa di Rigoletto in Mantova con in catalogo il testo di Margonari e le note biografiche di Diva Bedogni.

Dal settembre 1999 al gennaio 2000, il suo quadro Ponte levatoio viene esposto alla Mostra Arte a Mantova 1900-1950, in Palazzo Te a Mantova.

Nell’aprile-maggio 2000, il suo quadro Composizione con fiori (del 1944) viene esposto alla Galleria Arianna Sartori di Mantova nella Mostra Dieci rari maestri mantovani.


Bibliografia:

1985 - Adalberto Sartori, a cura di, Pittori Scultori Incisori nella Mantova del ’900, Mantova, Archivio Grafico Sartori, pp. 137/142.

2000 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX, Dizionario biografico, volume II, Bond - Dic., pp. 886/895.

2023 - Adalberto Sartori, La stampa d'arte a Mantova dal 1800 ad oggi, catalogo mostra, Casa Museo Sartori, Castel d'Ario (MN), 17 settembre/15 ottobre, Mantova, Archivio Sartori Editore, p. 22.

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