È Leonardo Commetto, nato a Pordenone nel 1898. Ecco il suo curriculum vitae: nel 1914 entra nell’Accademia di Venezia e frequenta il corso tenuto dal Prof. Sézanne; nel 1917 parte con la sua classe per il fronte; nel 1920 smesso il grigioverde, consegue la licenza dell’Accademia e l’abilitazione all’insegnamento; ma, per non allontanarsi da Venezia, si occupa in lavori artigiani e di pittura, la quale gli offre qualche successo a Milano. Nel 1933 apre la sua prima mostra personale a Pordenone, incoraggiato ed aiutato con sincero disinteresse dal Conte Francesco Gigoletti. La mostra ha buon successo. Nel ’34 concorre ad una cattedra d’insegnamento e vince, ottenendo di essere assegnato a S. Pietro al Natisone tra la quiete dei monti del suo Friuli. Nella primavera del ’36 è ospitato gentilmente dalla Giunta Diocesana nel salone dell’Azione Cattolica di Udine per una mostra personale, la quale viene accolta favorevolmente dal pubblico e dalla critica.
Nel settembre dello stesso anno espose nel salone Michelazzi a Trieste dove vide rinnovato il consenso generale.
I suoi intendimenti d’arte sono:
«Necessità di uno studio profondo dei mezzi tecnici indispensabili per esprimere le sensazioni dell’animo di fronte ai multiformi aspetti del vero e per comunicarle all’osservatore.»
Quindi la tecnica considerata non come fine a se stessa, ma come un mezzo per eccitare nell’osservatore la stessa sensibilità soggettiva che eccitò il pittore nel fervore del suo lavoro.
Visse a lungo a Bucarest. Paesaggista monocromo, ritrattista, molto abile nelle nature morte. Fece parte del Gruppo Pittori Moderni della Realtà. Prese parte ad importanti mostre collettive e rassegne d'arte, ed allestì personali in diverse città. Nel 1968 fu allestita una sua grande mostra postuma alla Galleria Cairola di Milano. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero.
Nel Teatro Verdi di Pordenone è conservata una sua bella natura morta raffigurante dei pesci.
Bibliografia:
1937 - Un pittore friulano, Milano, Pro Familia, n. 2 (1886), 10 gennaio XV, p. 22.