Colombati Egidio

pittore
Roncoferraro (MN). 23 marzo 1878 - Bologna, 11 febbraio 1962

Nato a Roncoferraro (MN) il 23 marzo 1878, studia decorazione, disegno e pittura a Mantova.

Nel 1900 si trasferisce in Svizzera, a Zurigo ove risiede fino al 1905. In questi anni, vissuti alla bohèmien, matura la sua formazione artistica ed umana, acquisisce entusiasmi artistici, sociali, politici; si sposa e dal matrimonio nasce la sua prima figlia.

Lo spirito libero ed anarchico che lo caratterizzano non gli facilitano il rientro in Italia. A Mantova, ove risiede definitivamente, si dedica all'attività artistica spaziando dalla scultura, alla decorazione lignea, alla pittura che predilige eseguendo paesaggi, nature morte e ritratti.

Alla attività di copista affianca il costante studio degli amati, grandi Maestri dell'Arte, con umiltà e passione alimentate da una visione serena e mistica della vita e dell'Arte, che fanno di lui un contemplativo silenzioso e schivo.

Tra gli impegni di maggior importanza sono gli affreschi della Chiesa di Asola, di molte ville mantovane e della Chiesa di Campitello, questi ultimi commissionati per “L'apoteosi di Cristo Re”.

Il 19 settembre 1947 per l'inaugurazione della decorazione della Chiesa fu scritto di lui: “L'arte è stata servita con intelligenza e passione".

"Egidio Colombati, molto modesto ed altrettanto poco desideroso di plausi e di risonanti … encomi, ha sempre lavorato nel silenzio e nell'incognito. La sua fama di pittore è limitatamente conosciuta anche sul mantovano. Quanti però, anche sacerdoti, ebbero la sorte di vederne i lavori, non hanno potuto non ammirarne la precisione meticolosa delle sue produzioni. È poi impossibile, per chi ne scrive far silenzio sulla sua costanza ed infaticabilità nel lavoro d'importanza come è l'affresco.

Il primo raggio di sole lo trova sempre davanti al suo quadro, e non scendeva che a mezzodì scoccato. Mangiava in breve e poi, senza un minuto di riposo, raggiungeva il posto di lavoro per non vederlo più che a sera inoltrata; e ciò me lo diceva lui stesso “perchè la calce fresca non permette comodità alcuna al pittore”.

E tale sistema di intenso lavoro non fu per qualche giorno, ma per molti mesi, anche nei mesi infuocati dell'estate 1946 e '47.

Chi avrebbe fatto garanzia sulla sua costanza e sulla sua salute, pensando che egli conta ormai sessantacinque anni? Ma - bisogna dirlo - la passione dell’arte era anche la sua robustezza.

La sua capacità d’artista quindi merita una più larga risonanza del suo nome nel campo dell’arte.

Sono perciò lieto che Campitello a lui abbia offerto l’occasione di rendersi illustre e di legare il suo nome ad un’opera tanto delicata ed importante, qual è la decorazione di una chiesa. Opera destinata a far vivere gli artisti nei secoli, anzi nell’eternità, come diceva il pittore greco Zeusi: Pingo ad aeternitatem - dipingo per l’eternità”.

Nel 1948 si trasferisce a Bologna con il figlio e vi resta fino alla morte avvenuta l’11 febbraio 1962.

Molta della sua opera è dedicata alla malinconica essenza della natura mantovana ed alla bellezza classica delle sue donne con qualche divagazione a piccoli scorci delle amate dolomiti.

Dal 29 settembre al 12 ottobre 1990 la galleria La Torre di Mantova gli dedica una mostra postuma.

Giudizi critici:

Quale la segreta ed intima corrispondenza tra il pittore e la sua opera? Un modo istintivo di guardare al mondo ed alla vita e l'uso di una tecnica raffinata al servizio della propria segreta inclinazione e capacità di espressione.

Forse la sottile e malinconica malia che domina costantemente la pittura di questo artista mantovano ne guida la Kunstwolle (volontà artistica) sia negli occhi vivaci, ma tristi dei bimbi che luccicano tra le frutta delle sue nature morte, che nella nebbia sottile che ovatta di silenzio e nella morbidezza dei colori i suoi paesaggi virgiliani (La neve).

Restano tra le sue cose migliori, oltre agli affreschi religiosi, alcuni autoritratti e ritratti (La seconda figlia bambina) dove la penetrazione svela l'acuto sguardo dell'uomo e dell'artista.

Il 900 italiano presentava nella tradizione dei vari stili le sue non rare contradditorietà tra contenuto spirituale e molteplici caratteristiche formali.

La realtà nel suo valore essenziale diveniva col XX secolo per la pittura un fattore decisivo; già da tempo chiuso il periodo della "macchia" i pittori italiani divengono così descrittori e narratori attenti, alcuni "puristi" ed ossequiosi della tradizione.

Scompare generalmente il soggetto storico e religioso a favore del paesaggio inteso come incontro con la natura, con la vita quotidiana, con la natura morta.

In esse l'artista cerca l'essenza e il senso del reale in un'Italia in cui l'oscuratismo culturale non è ancora stato vinto.

Chiuso in se stesso, interrogando i grandi esempi nello studio raccolto, ben poco distratto dall'ispirazione al "genius loci" delle sue contrade, dei parchi e dei suoi laghi, anche il Nostro artista esegue su commissione copie di soggetti famosi meticolosamente dedicandosi alla riproduzione di quadri di artisti quali Leonardo, Tiziano, Lippi, Melozzo da Forlì o Mantegna.

La sensibilità deriva dalle influenze della pittura romantica e del ’900, che appaiono in alcune scene di vita rustica e di sereno lavoro nei campi, in cui traspare l'esaltazione del valore umano rassegnato e sereno della vita.

Il decoratore si tradisce ogni tanto nella cura del particolare, così come si ammira il disegnatore nella solidità costruttiva e nella precisione della pennellata. Intimi­sta sensibilissimo lascia nei tramonti appena accennati e nella solitudine dei paesaggi il segno della modestia delle anime semplici e profonde al tempo stesso.

Il pericolo di un convenzionalismo accademico viene evitato per lo spontaneo lirismo ed il talento pittorico che lo contraddistingue.

È negli ultimi anni, nei quadri che si fanno quasi bozzetti, che ricompare maggiormente la macchia di colore e l'ironia (Le bagolone); ma soprattutto nei paesaggi e in quell'ultima opera rimasta sul cavalletto alla sua morte (La quercia) emana, in un mistico tramonto, la forza della solitudine contemplativa e del sogno della vita.

In Egidio Colombati anche il motivo religioso è sempre presente, naturalmente connaturato all'uomo in una visione mistica.

Su tutta l'opera di questo artista che si annovera tra i pittori mantovani lo sguardo poetico e perfezionista, la misura più che l'istinto si congiungono con la riproduzione della vita, della sua esperienza e della sua contemplazione.

Claudia Colombati

Bibliografia:

1947 - La decorazione e l’arte, La Chiesa di Campitello, numero unico, 19 settembre, p. 2;

1990 - Egidio Colombati (1878-1962), Galleria La Torre, Mantova, pieghevole mostra;

1990 - Egidio Colombati Mostra postuma…, Archivio, Mantova, n. 8 ottobre;

1990 - Spiritualità e profondi contenuti rivalutando l’opera di Egidio Colombati (ritaglio), La Voce di Mantova???, ottobre.

2000 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume II, Bond - Dic, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. 828/830.

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