Clementoni Remigio

pittore
Terni, 28 marzo 1912 - Viterbo, 2000

Remigio Clementoni, nato a Terni il 28 Marzo 1912, dopo aver dimorato a Roma, morì a Viterbo nel 2000.

Discendeva da una famiglia di artisti: suo nonno paterno fu un pittore noto in Brasile emigrato nel 1896; il nonno materno fu scrittore. Suo padre si dedicò alla musica. Remigio fin da ragazzo prese contatto col disegno all’aria aperta; i suoi soggetti erano i paesaggi campestri, i coloni, i ragazzi del rione; un lavoro istintivo senza guida e senza una disciplina. Più tardi ebbe a Maestro il pittore Giuseppe Preziosi, artista di grande pregio. E’ stato forse questo il buon seme che ha reso Clementoni padrone di se stesso senza doversi mai accodare a determinate correnti artistiche o a scuole pittoriche. Questa libertà lo poneva al di sopra di ogni conformismo.

Per Remigio Clementoni il 1945 è l’anno in cui si sviluppò la sua attività. Giunsero i primi inviti a mostre di rilievo nazionale. Al 1946 risale la sua prima personale. La critica poneva la pittura di Clementoni sul piano della più moderna concezione dell’arte che ma tentava di avvicinare il popolo all’arte. E’ in tal senso che si inquadravano le successive personali del 1947 - 1948 - 1950 - 1953 alle quali si aggiunsero gli inviti a Mostre Nazionali a Roma, Siena, Suzzara, Cremona, Francavilla, Napoli, Milano, Bari, Trieste ecc. Fu presente alle Quadriennali di Roma del 1948 e del 1951.

In ogni partecipazione Clementoni raggiunse una sempre più definitiva personalità artistica, perché la sua sensibilità, e il suo carattere di uomo che si oppone a tutti, lo portavano ad allontanarsi dalle artificiali e glaciali astrazioni delle ultime conseguenze del cubismo. Nel 1953 erano trentanove le mostre più importanti alle quali egli ha partecipato e questo suo ciclo di vita attiva lo possiamo dire concluso con opere di alto valore pittorico dal titolo «Colle dell’oro - Ritratto di Concetta - Peschereccio - Paesaggio col cielo giallo».

Intanto Clementoni affrontava altre tecniche: l’acquarello, il pastello, l’incisione. «nelle sue opere non c’è lui solo, la sua volontà, il suo ingegno; c’è la sua missione di artista intento a interpretare validamente lo spirito del suo tempo nella forma immutabile dell’arte universale; c’è la sua personalità che va per proprio conto per guadagnarsi il frutto della sua febbre di scoperta, c’è il grido sincero a sfida di tutto ciò che tarpa le ali dell’entusiasmo poetico ».

Le sue opere si trovano in raccolte pubbliche e private in Italia, a New York, a Londra. I critici, i poeti, gli scrittori che si pronunciano sull’arte di Clementoni riconoscono che l’artista ha raggiunto una poeticità toccante, ch’egli è riuscito a liberare un mezzo d’espressione pittorica capace d’autonomia, che, autentico pittore, è ormai arrivato a ritrovare le cose in modo da iscriverle in un clima lirico che declama un dramma di cui è partecipe, anzi attore: il silenzio più profondo.


Bibliografia:

1956 - Domenico Maggiore, Supplemento Artisti Viventi d’Italia, Napoli, Edizione Maggiore, pp. 139/143.

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