Chieppa Manlio

pittore incisore - giornalista/pubblicista
Bari, 1941
chiancaluna
Chiancaluna - 2021/2022

Manlio Chieppa, pittore e incisore (giornalista/pubblicista), Bari 1941, è fra i più rappresentativi artisti di Puglia nel panorama della Arti Visive Contemporanee.


Contatti:

Manlio Chieppa

Via cancello rotto, 3 - 70125 Bari

Tel. +39 080.5014298

Cell. +39 347.6545907

E-mail: manlio.chieppa@libero.it

Instagram: https://www.instagram.com/manlio.chieppa.artist/


Chiancaluna histoire (anteprima) è un corposo ciclo di una quarantina di opere monotematiche (2021/2022), che assume la sua denominazione dalla stessa struttura a trulli (Chiancaluna) eretti nell’Ottocento nella loro tipica conformazione con tetti a cono, su di una collinetta isolata ed esposta ai venti, in una delle più suggestive Contrade (Papariello) di Locorotondo (Ba); frammento essenziale di una qualificante pianificazione di recupero, risanamento e restauro architettonico in via di completamento (The magical summer of the “Valle d’Itria”: this awaits you at Trulli Chiancaluna), avviata in simbiosi tra l’Architetto Cristiano Chieppa e suo padre, l’Artista Manlio Chieppa.

Ideazione intesa a favorire un’attrazione diversa e stimolante verso i “luoghi dell’anima”, legati alla cultura rurale del territorio della Murgia del sudest barese con la Valle d’Itria, un’area geografica con forti tipicità paesaggistiche. In cui confluiscono i saperi, le tradizioni orali, i riti popolari, le manualità formali delle arti minori, per valorizzarli e divulgarli nella maniera più consona, attraverso l’interazione e la visione del paesaggio mutevole, interpretato in uno scandaglio antropologico del tutto originale. In sintesi, la sua trasposizione artistica nelle esperienze e nelle ricerche contemporanee – del Design e delle Arti Visive – secondo una espressività coinvolgente che si coniuga “matericamente” agli stessi luoghi originari: il recupero architettonico, la conservazione dei trulli, delle lamie, delle masserie; il punteggiare dei luoghi di casedde con le cummerse, i palmenti freschi, i vecchi casali abbandonati. In una capacità progettuale sulle orme delle esperte mani dei mastri trullari e paretari, o degli scalpellini, attraverso il ri-uso e l'utilizzo dei materiali primordiali, in primis la pietra calcarea, o il tufo zuppigno. Quali elementi heritage più autentici e poveri del passato. Ma così pregni di significato.

In questo splendido scenario di site specific, si situano le Chianche della luna di Manlio Chieppa, come pagine di storie, libri di storie, di ieri e di oggi, in tanti pezzi di land, dove la materia si fa arte sulle pareti candide dei muri. In un innesto magico (crossover) di riti propiziatori a inedite emozioni: con insolite straordinarie visioni di Ulivi e Oleastri, conturbanti e arruffati, graffiati in un reticolo di segni macchiati di pece e verderame; che vanno ad amalgamarsi a quei muschi incrostati sulle superfici grezze e sbrecciate delle basole lapidee (le chianche), segnate dal tempo e le stagioni della natura aspra e selvatica. Quella parte pregnante di un paesaggio antico, che avvince e stupisce per quei tronchi contorti in spasmi misteriosi, dalle radici aggrovigliate e infisse nella terra rossa di minio o gialloocre di argilla, che a volte, s’inerpica e sprofonda tra fenditure e incavi di rocce e scende nella macchia mediterranea verso il mare. Come tante stele di icone fantastiche scolpite nei secoli e nei millenni, sotto la calura di un sole spietato, nell’ossessivo frinire di cicale; nell’olezzo di sudore di sale a imperlare il bruciore della fronte e la memoria d’infinite schiere di uomini strappati ai fantasmi degli avi per far rivivere le bellezze della Natura. E in cielo, sbiadita, occhieggia la luna del mattino o dei tramonti infuocati. Le tante lune – racconta e fantastica il “ciclo” di queste opere – , divenendo falce, alla maniera di vascello che naviga nel firmamento immenso, in crateri di sabbia su pietre tarlate dal segno rugginoso della tarantola e dalla furia dei venti. E’ Puglia autentica e suggestiva – quel che rappresenta l’artista con le sue pagine d’histoire – , una Puglia terragna che affascina e strazia di tormenti poetici ed esistenze sfinite e visionarie di ricordanze lontane: quella Puglia dai profumi pungenti e selvatici di rosmarino e incenso, porta accogliente d’Oriente e sponda ultima di un Vecchio continente, che annaspa, soffocato sotto la stretta dell’ingordigia di anacronistici Imperi. Ma l’Arte senza frontiere sopravvive, quale “segno” universale di libertà creativa nella libertà dei popoli.


Pittore e incisore, barese di nascita (1941), è fra i protagonisti di quella certa generazione figurativa, che intorno ai primi Anni ‘60 s’indirizza in un linguaggio d’analisi neo-espressionista, sulle istanze della civiltà contadina. Evolvendosi ed assumendo col nuovo Millennio, una introspezione identitaria di una Natura naturans, nell’innesto dipinto-materia grezza e pura, dai rimandi arcaici di Arte povera. Studi a Bari e all’Accademia di BB.AA. di Napoli. Girovago dal 1965 sino ai primi Anni ‘70 fra Bergamo, Firenze, Venezia e centri vicinori; aderisce a Movimenti e Gruppi di ricerca, contrae incontri con colleghi, galleristi, scrittori e critici (R. Carrieri, M. Portalupi, E. Mastrolonardo, E. Treccani, C. Munari, D. Cara, M. Monteverdi, G. Marussi, L. Servolini, G. Kaisserlian, L. Bertacchini, L. Luisi, F. Miele, D. Campini, C. Marsan, M. Venturoli, L. Strozzieri, J. Ortega, L. Guerricchio, V. Fiore, N. Ficarra, M. Campione, R. Nigro, G. Saponaro, P. Marino, A. Rossano, S. Trevisani, e poi P. Aprile, L. Patruno, etc.; due amici, i Maestri, Pietro Guida e Michele Depalma. Conosce editori e frequenta scuole di tecniche incisorie come il Centro Internaz. della Grafica di Venezia con Enzo Di Martino. Entra nell’Associazione Incisori Veneti presieduta dallo storico Giorgio Trentin. Appare sui Cataloghi Bolaffi.


Mostre personali: Bergamo, Milano, Bologna, Firenze, Prato, Padova, Venezia, Livorno, Matera, Feltre, Bolzano, Roma, Asti e naturalmente Bari e 15 Ediz. di ExpoArte e la Puglia. Aderisce all’Ass. Incisori Pugliesi e partecipa a seminari in eventi di Mostre (per tutte Robert Rauschenberg alla Pinacoteca C. Giaquinto). Nel 1998 per iniziativa del FAI Puglia “1958/98, Quarant’anni di mostre”, Palazzo della Provincia, Bari. Nel 2012 il Cinquantenario “Legni e Chianche”, Palazzo Narducci, Università degli Studi “Aldo Moro”, Bari.


Trecentocinquanta e più le partecipazioni a Rassegne Nazionali ed Internazionali. Alcune “Europa ‘72” e il “S. Fedele”, a Milano; il C.S.R. Vita, Roma; IV° Internaz. “Michelagelo”, Caprese M.; il “Villa S.Giovanni”; II° Internaz. Città d’Asti; il VII Internaz. Sant’Ambroeus, Milano; V° Mazzacurati, Civitanova M.; I° Internaz. Free World, Roma; Biennale Internaz. Castello di Borgo Maggiore, Rep. S.Marino; I° Naz. C.Levi, Aliano; II° Internaz. “Brunellesco”, Firenze; il Borgosesia; il Saronno; il Pontano, Napoli; XIII° Internaz. Castello di Olnano, Rep. S.Marino; Maestri Contemporanei Tokio, Osaka; II Biennale Internaz. di Tenno/Riva del Garda/Arco/Torbole; il Pordenone; Gravures Italiannes Contemporaines Louxembourg/Bruxelles; l’Internaz. Lampedusa/Linosa; sei Ediz. l’Internaz. Sulmona; Rassegna della Xilografia al Castello dei Pio, Carpi e della Grafica a Forlì, Pordenone, Vicenza, etc.; XXXIII° Premio Vasto (a cura di Floriano De Santi); Art&Maggio Arena Puglia, Bari 1998 e Art&Maggio Luci del Paesaggio Pugliese 1999; Exposition d’Artistes Contemporaines de Pouilles, Bruxelles; Mail Art, Termoli; Triennale d’Arte Sacra, Lecce 2001 e 2004; Progetto Esserci Pad. Italia, 51^ Biennale d’Arte di Venezia 2005 (a cura di Philippe Daverio e Jean Blanchaert), Venezia, Biella, Milano, Napoli, Palermo; Rassegna Grafica Itinerante Museo G.I. Katsigra-Larissa (Gg); VIII Biennale dell’Incisione Italiana Campobasso 2015, etc.
Numerose le edizioni d’arte incisoria per Expo e Meeting anche Internaz. come PNS/NASA/ESA Second International Conference On Thoters in Space, Venezia, la Federfarma Italia, l’Ist. Naz. Fisica Nucleare, la Telecom Italia, la Dioguardi S.p.A., la Pavan Costruzioni, la GEDIM, VIII° Convegno Nazionale Forense, etc. Nel 2002 Schena Ed. Collana Pochepagine, diretta da G. Saponaro, Olivi & oleastri, 30 pastelli acq. Nel 2010 Sartori Ed. l’Agenda 2011 Di-segno-in-segno, 31 disegni. VINITALY 2011, Salone Internaz. Veronafiere, la Regione Puglia si rappresenta con la litografia “Terra d’antico: olivi di Puglia”. Nel 2015, Italia Expo Milano 2015 “L’arte italiana dalla terra alla tavola”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). Nel 2016 la lito “L’ulivo vive” XIII Premio “Giornalista di Puglia-Michele Campione”. Nel 2016 “di Fiore in Fiore”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN). Nel 2017 la lito “Cardi della Murgia” XIV Premio “Giornalista di Puglia-Michele Campione”. È negli archivi del Kunsthistorisches Institut in Florenz, l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee La Biennale di Venezia, il Fondo Venturoli, Roma. L’Archivio Museo Civico Bagnacavallo. Osservatore d’accadimenti d’arte, dal ‘72 recensisce per varie testate: Premio al Sulmona e al Campione. Nel 2018 “l'Arte tra paesaggi e periferie”, Casa Museo Sartori, Castel d’Ario (MN).

È iscritto all’Ordine Naz. dei Giornalisti. Studio in Bari.


Giudizi critici:
“Laudato sia l’ulivo del mattino ...Che sia un tratto o un graffio, che sia una pennellata o una manata, che sia un cesello o uno scalpello, questi suoi ulivi sono sia morenti che fiorenti, sia consolazione che disperazione, sia allegria che malinconia, sia speranza che mancanza, sia vicinanza che lontananza. Sono lo spirito dei luoghi e i luoghi dello spirito, sono trasalimento e tradimento, sono animati e inanimati, sono la nostra coscienza e la nostra inadempienza. Ed è anche inutile stare a sottolineare ciò che tutti vedono, il rosso ferace della nostra campagna, l’argento delle foglie al vento, il blu dei cieli immensi, i rosa delle albe di stupore, i bianchi dell’alluvione di luce che Chieppa distribuisce ora con pudore ora con furore. E sono una sorta di prima ora del nostro mondo e di noi stessi, il nostro paradiso e il nostro paradiso perduto, la nostra infanzia e la nostra iattanza. Ed inutile anche stare a parlare dei tronchi squartati e aggrovigliati che è un sortilegio come facciano a reggersi in piedi, tutti nodi e fatica come le mani dei nostri contadini. Contorti, piegati su se stessi sotto le staffilate del tempo e dei tempi. Possenti sculture modellate dai secoli. Capaci di vivere con un pugno di terra e una goccia d’acqua. Una enorme forza vitale che li rende quasi immortali. Che ci hanno visto nascere sulla faccia della terra. Grandi vecchi cui Chieppa conferisce la religiosità e la sacralità di un altare.
“Laudato sia l’ulivo del mattino”, poetò Gabriele D’Annunzio. Nel mattino di tutto, muto testimone che ha accompagnato la crescita della civiltà nel Mediterraneo. Questo ci dicono gli ulivi di Chieppa. Incorniciati fra quattro assi raccolte come reperti della nostra nostalgia, brandelli di vecchi tavolacci, ossario di come eravamo...”.

Lino Patruno - da “Getsemani” la lunga linea arcaica fra tronchi cavi e chiome d’argento. Bari 2009, Spazio Meridiana di Palazzo Ferrara per le Arti e la Cultura

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