Italo Cenni (figlio di Quinto Cenni) nato a Milano nel 1874, si spegneva a Colmegna di Maccagno il 30 gennaio 1956. Italo, formatosi all’Accademia di Brera, ebbe fra i suoi maestri Vespasiano Bignami e Ludovico Pogliaghi. Per oltre vent’anni tenne la cattedra di disegno al Collegio arcivescovile di Saronno.
Affrescò varie Chiese.
Figlio d’arte, ripercorse le orme del padre Quinto cui Milano dedicò nientemeno che una via. Era stato, infatti, il massimo illustratore di uniformi italiane e straniere ed uno storico rigoroso che aveva attinto direttamente alle testimonianze dei protagonisti del nostro Risorgimento, tra i quali lo stesso Garibaldi, di cui si conserva una lettera autografa. Specialista di paesaggi, di cavalli, di scene di caccia e di episodi militari, dipinse molti olii, tempere e acquerelli, oggi in collezioni private soprattutto lombarde. La sua caratteristica fu la straordinaria duttilità nelle diverse tecniche.
Si dedicò inizialmente alla composizione di soggetti sacri e a questo periodo appartengono gli affreschi delle chiese di Crodo in provincia di Novara, di Brezzo di Bedero, di Garabiolo e di Cadero, in Val Veddasca, ma passò presto a soggetti di carattere storico e militare e a scene di battaglie; fra queste, il quadro Napoleone durante la campagna di Russia appare come l’opera più importante e significativa. Dipinse anche paesaggi e acquerelli con scene di caccia a cavallo di squisita fattura. Collaborò assieme alla sorella Elda alla rivista L’Illustrazione militare italiana fondata dal padre e al Giornale del soldato, fondato nel 1898 e pubblicato, con alterne vicende, a cura dell’Esercito Italiano. Affiancò inoltre il padre nella stesura dell’Album della guerra Italo-turca e della conquista della Libia.
Aveva sposato, nel 1905, Maria Cantù, conosciuta durante i suoi periodici soggiorni a Colmegna dalla quale ebbe tre figli, Zenaide, che morì prematuramente nel 1925, Franco, emigrato in Brasile, ed Elisa.
Nel 1914 pubblicò, per i tipi dell’editore Vallardi, L’esercito italiano, un album di sedici tavole a colori, oggi patrimonio di pochi collezionisti. Lavorò anche per Pettinaroli e Duval che divulgavano i suoi quadri su cartoline ed almanacchi. Collaborò inoltre alla stesura dell’Enciclopedia Vallardi e fu un apprezzato illustratore di libri di storia destinati alle scuole.
Dipinse moltissimo su commissione di privati italiani e stranieri. Alcune opere si trovano in Inghilterra, Spagna e Belgio. Si dedicò inoltre ai bozzetti per cartoline illustrate nel 1911, per conto dell’editore Vallardi, che ne pubblicò 52 soggetti diversi.
Soprannominato «il secondo Fattori», tra il 1928 e il 1943 gli vennero commissionati circa 200 soggetti per varie Armi. Privilegiò soprattutto la Cavalleria dal momento che nel realizzare disegni di cavalli, battaglie equestri era maestro.
Dal 1943 Italo Cenni e la moglie Maria lasciarono definitivamente a causa dei raid aerei americani, per trasferirsi alla Torretta, nella casa del suocero Angelo Cantù, che nella seconda metà dell’ottocento, aveva acquistato una masseria. Qui Italo Cenni trascorse il resto della sua vita, immerso negli studi e dedito alla pittura.
Bibliografia:
1936 - ILVA Alti Forni Acciaierie d'Italia Genova, Almanacco degli Italiani ell'Estero 1936 - Roma, Edizioni Roma, p. 190.
1956 - Domenico Maggiore, Supplemento Artisti Viventi d’Italia, Napoli, Edizione Maggiore, p. 135.