Cappiello Leonetto - Lionetto

pittore illustratore caricaturista
Livorno, 9 aprile 1875 - Cannes (F), 2 febbraio 1942

Nel 1922 partecipa alla XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con una Mostra Individuale, dove espone: 12 originali per Cartelloni, e 53 Bozzetti per Cartelloni.


Cartelli e Cartellonisti - Cenni storici sull’arte pubblicitaria, III:

In Francia dove il cartello pubblicitario ha avuto il suo primo slancio, sembra che la sua originalità nazionale si conservi meno genuina e meno pura.

Difatti, mentre è raro vedere nelle altre nazioni dei manifesti di artisti che non siano quelli propri del loro paese, in Francia gli artisti stranieri affluiscono e si mescolano agli artisti francesi.

E così, non solo lo svizzero Steinlein, il boemo Mucka, l’italiano Cappiello, hanno assicurato al loro talento un posto meraviglioso nell’arte del manifesto, ma un’infinita schiera di artisti, non solo pittori, di ogni nazionalità, lavora e vive a Parigi e le porte si schiudono con facilità e pronta considerazione del loro talento, alle loro aspirazioni perché essi aggiungono delle note originali alle caratteristiche che dominano il gusto francese contribuendo un po’ tutti con le tendenze della loro nazionalità alla espressione d’arte della loro razza.

Uno dei più fortunati e più ricercati artisti stranieri residenti a Parigi fu certamente Lionetto Cappiello.

Trapiantate le sue tende nella capitale francese, lasciando la sua natia Livorno, egli ben presto abbandonò le sue occupazioni di Courtier in borsa, per slanciarsi, con tutta la passione della sua giovinezza, nell’arte della pittura e del disegno, esplicando le sue naturali doti di caricaturista che gli permisero di aprirsi la strada ed arrivare alla celebrità.

Ed il debutto che egli fece a Parigi fu veramente lusinghiero.

Attrici, attori ed autori, ecc., quasi tutti subirono la verve della sua matita che, con tratto sottile, afferrava a meraviglia le caratteristiche fisiche dei suoi modelli esercitando sempre più la sua facile interpretazione. Senza dubbio nelle sue caricature egli non cercava di esprimere i caratteri morali, stimando, ben inteso, che il caricaturista deve avere altre vedute, ma i suoi personaggi erano presentati nella loro posa abituale che li caratterizzava, deformandoli solo in quello che poteva accentuare il carattere essenziale della fisionomia, il che li rendeva divertenti, e ciò era sufficiente. Questi caratteri egli li cercava anche nei suoi ritratti che disegnava con particolare cura e di cui si compiaceva, caratteri però che trovava nella verità dei tratti e non nella loro esagerazione. Certi ritratti di donna così concepiti, pieni di grazia e di finezza, sembrano fatti con una grande facilità di esecuzione e sono nello stesso tempo incantevoli e caricaturali pur rimanendo sempre dei ritratti fedeli.

Come tutti gli artisti, che dotati di curiose facoltà, vogliono approfittare della facilità del proprio talento, il Cappiello si è rivelato anche come decoratore, ed anche in questo campo la sua fantasia ed il suo spirito d’artista ha saputo trovare accenti veramente nuovi. I suoi pannelli sono difatti pieni di effetti graziosi e lo spirito si riposa sia per la composizione facile del disegno alle forme semplici e gradevoli, che per la colorazione armoniosa.

Il posto però più considerevole che ha saputo conquistare il Cappiello è quello di cartellonista, e lo ha conservato fino a pochi anni or sono, ed è dovuto alla sua personalità, formata non solo dalla sua particolare originalità nella composizione di un cartello, ma nel carattere speciale del suo disegno e del suo colore, sovente più strano che armonioso.

Il successo di un manifesto dipende, il più delle volte, unicamente dall’abilità dell’artista nel localizzare una macchia di colore, e gli affissi di Cappiello non potrebbero confondersi con altri per questa sua originalità.

In tutte le sue creazioni l’impostazione del soggetto, della lettera e la distribuzione del colore sono ricercati, studiati ed impiegati con arte. Difatti il carattere è sempre molto visibile, il colore originale, anche se un po’ stridente, non è privo di un certo sapore e balza violentemente ai nostri occhi perché messo quasi sempre su fondo nero. Contrariamente allo Chéret che cercava nelle sue composizioni una silhouette femminile graziosa ed una colorazione armoniosa ottenuta con mezzi semplici, cercando di fondere i colori con intonazioni dolci che cantassero all’occhio, il Cappiello è ricorso ad altri mezzi, meno seducenti se vogliamo, ma più convincenti e molto più adatti allo scopo pubblicitario a cui erano destinati i suoi affissi.

Noi non abbiamo nessuna pretesa di presentare al pubblico il Cappiello come cartellonista perché, chi più, chi meno, quasi tutti lo conoscono, ma abbiamo voluto soltanto, oltre che fare conoscere molto largamente le sue diverse attività, mettere nel suo giusto valore l’opera cartellonistica di questo simpatico artista, perché è senza dubbio grande, come non meno grandi sono la sua attività, la sua verve, e la sua facilità.

C’è stato un tempo che i suoi affissi non si contavano più perché tutti i giorni ne uscivano dei nuovi, ed è veramente raro, dice M. P. Verneuil su Art et Décoration del 1906, che l’impressione causata da uno dei suoi affissi sia fatta per incantarci nel senso proprio della parola. È lo strano in sé che ci attira, (continua il Verneuil) ci stupisce e ci trattiene, è una fantasia che gli è molto particolare, come molto particolare è pure il suo colore. Ed i suoi affissi sono sempre un poco caricaturali ma essi raggiungono ammirevolmente lo scopo di pubblicità al quale essi sono destinati.

Certo che la fantasia del Cappiello si presenta al pubblico sotto infiniti aspetti e la trovata è sempre geniale ed interessante.

I cartelli che noi presentiamo sono poco conosciuti in Italia e non sono certo molto recenti perché fatti non prima del 1904, ma, a parte qualche particolare della moda, essi sono freschi e modernissimi e possono ancora insegnare a molti cartellonisti di oggigiorno che se la cavano con tanta facilità, chiamando le loro incomprensibili creazioni: 900, che il cartello è un’arte molto complicata e difficile a cui non basta la conoscenza del disegno e della forma, ma che richiede un infinità di requisiti personali che sono naturali, e che non possono essere sostituiti da linee o piani incompleti, privi di consistenza e più particolarmente privi di quello che non tutti possono avere e che si chiama Arte. L. Paradisi (1934 - L. Paradisi, Cartelli e Cartellonisti ... / III. Torino, a b c Rivista d'Arte, anno III, n. 11, novembre, pp. 18/20).


Bibliografia:

1922 - XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 125/127.

1922 - XIII Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, Numero speciale della Illustrazione Italiana, Milano, Treves, supplemento al n. 31 del 30 luglio, p. 29.

1934 - L. Paradisi, Cartelli e Cartellonisti ... / III. Torino, a b c Rivista d'Arte, anno III, n. 11, novembre, pp. 18/20.

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