Capogrossi Guarna Giuseppe

pittore
Roma, 7 marzo 1900 - Roma, 9 ottobre 1972

Capogrossi Giuseppe

Giuseppe Capogrossi nasce a Roma il 7 marzo 1900. La sua è un’antica e nobile famiglia romana che lo avvia agli studi classici fino alla laurea in Giurisprudenza. Figura determinante negli anni della giovinezza è il fratello della madre, Pietro Tacchi Venturi, segretario generale della Compagnia del Gesù e noto storico delle religioni, che lo introduce come apprendista nello studio di Giambattista Conti, affreschista e grafico. Qui impara a disegnare, a dipingere dal vero composizioni di oggetti, a fare i ritratti dei compagni di lavoro ed eseguire copie delle opere di Michelangelo e Piero della Francesca.

Ben presto però abbandona questo lavoro per inserirsi nell’ambiente artistico romano e studiare alla scuola di nudo di Felice Carena, in quel tempo tra le più accreditate di Roma.

Tra il 1927 e il 1933 compie ripetuti soggiorni a Parigi dove elabora una pittura figurativa e tonale che si ricollega a fonti classiche italiane.

Espone per la prima volta le sue opere a Roma nel 1927 in una mostra collettiva alla Pensione Dinesen con Cagli, Cavalli, e Di Cocco; ancora con Cavalli, Melli e Sciavi partecipa nel 1933 alla mostra nella Galleria Bonjean di Parigi, presentata dal noto critico Waldemar George che per la prima volta si riferì a questo gruppo con il termine Ecole De Rome.

Nel 1930 partecipa alla XVII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, con con il dipinto: Figura.

Inizia così quella che sarà un’interminabile serie di mostre in gallerie private e spazi pubblici. In questo periodo avvia una trasformazione nella sua ricerca pittorica: il colore si accende nelle gamme dei rossi, viola e arancio, e la pennellata si anima. Nelle sue opere ora si avverte la tendenza ad una riduzione dei temi e ad una progressiva elaborazione del medesimo motivo: è la maturazione di quel processo di graduale evoluzione dal realismo all’astrattismo, che Capogrossi concluderà solo alla fine degli anni ‘40.

La progressiva liberazione del segno e del colore dallo schema figurale portano l’artista ad esporre nel 1950 alla Galleria del Secolo di Roma, alla Galleria Il Milione di Milano ed alla Galleria del Cavallino di Venezia i suoi primi dipinti di indirizzo non oggettivo. La sua pittura figurativa e tonale, densa di contenuti poetici scompare per diventare poesia nel senso tecnico e strutturale del termine, come movimento metrico e tessitura ritmica.

Nel 1951 fonda con Ballocco, Burri e Colla il gruppo Origine, mentre particolari esigenze espressive lo portano nel 1953 ad aderire al gruppo Spaziale di Milano.

Il modulo grafico ricorrente in tutte le sue opere dal 1950 in poi, la famosa forma - variamente interpretata quale simbolo, ideogramma, ma più probabilmente solo segno, nota musicale e cromatica - si moltiplica sullo spazio della tela in diverse ed originali composizioni, a creare armoniosi insiemi e ritmiche serie.

Nel 1964 Capogrossi dichiara di essere semplicemente in una fase più avanti del figurativo, in cui le forme naturali non sono più imitate ma assimilate.

Si susseguono i riconoscimenti e le mostre allestite in Italia e all estero. È invitato più volte alle Biennali di Venezia, alle Biennali e alle Triennali di Milano, alle Quadriennali di Roma e a decine di altre esposizioni. È ripetutamente presente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, negli Stati Uniti - in particolare al Solomon Guggenheim Museum, al Museum of Modern Art, al Brooklyn Museum di New York — ed anche in Francia, Finlandia, Norvegia, Belgio, Iralanda, Spagna, Germania, Inghilterra, Svizzera, Austria, Giappone, Perù, Australia, Brasile, Argentina, ecc...

Negli anni del dopoguerra le sue ricerche sul segno lo affermeranno come uno dei maggiori esponenti dell’Informale in campo internazionale.

Muore a Roma il 7 ottobre del 1972.

Dal 24 maggio al 30 giugno 2003, a cura di Luciano Caramel e Ginfranco Rossi, si tiene a Reggio Emilia, presso la Galleria2000 & Novecento, la mostra: Giuseppe Capogrossi, La libertà strutturante del segno.


Bibliografia:

1930 - XVII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, catalogo mostra, p. 108.

2003 - Luciano Caramel, Giuseppe Capogrossi, La libertà strutturante del segno, catalogo mostra, Reggio Emilia, 2000 & Novecento Edizioni d'Arte, pp. 116.

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