Campagnari Vera Scaravelli

pittrice scultrice
Cavriana (MN), 16 maggio 1911 - Mantova, 15 settembre 2003

Vera Campagnari nasce il 16 maggio 1911 a Cavriana, nell’affascinante località dei Colli morenici, per puro caso. Suo padre, anarchico socialista, in fuga nel Trentino, si era avvicinato il più possibile al paese dove risiedevano le sorelle e i fratelli, Guidizzolo, per far nascere il quarto figlio, Vera appunto. In poco meno di dieci anni tra una fuga e l’altra, Vittorio Campagnari e la moglie Maria Bozzi avevano messo al mondo cinque figli: la primogenita muore a pochi mesi, gli altri sono: Ricciardo, Lidia, Vera e Vanio. Rimangono orfani della madre in tenerissima età: Ricciardo, il più grande, ha otto anni. La morte della madre lascia un segno molto forte nei quattro fratelli: un perpetuo bisogno di affetto, una certa insicurezza di fondo, un senso di inquietudine che ciascuno manifesta nei modi più vari. I Campagnari a Guidizzolo erano gli intellettuali: avevano studiato i vecchi, avrebbero studiato anche i quattro fratelli: all’università i maschi, alle scuole superiori le femmine, secondo la mentalità del tempo e della famiglia. Vera, sin da adolescente, manifesta, come i fratelli, una predisposizione ed un interesse per ogni forma di conoscenza, ma in particolare una grande facilità all’espressione visiva (disegno, pittura). L’ambiente che la circonda ed in particolare le zie e i nonni materni che in qualche misura sostituiscono la madre, decidono il suo futuro di donna: non una artista ma una buona conduttrice familiare. È questa spaccatura fra il suo bisogno di esprimersi e la situazione concreta di vita a creare la sua sofferenza di vivere. Quando incontra Giordano Scaravelli, amico dei fratelli Campagnari, vede in lui quello che lei non aveva e non avrebbe potuto realizzare: un giovane libero, che a 23 anni era già uscito di casa per fare l’artista, dopo aver frequentato i corsi di figura alla scuola d’arte e il corso di violino alla scuola di musica. Vera e Giordano si sposano dopo pochi mesi di fidanzamento col proposito di condurre una vita alla ‘Bohème’, magari all’estero. Le cose non vanno esattamente secondo i loro sogni: la nascita di due figlie nel giro di un anno e mezzo, la guerra e la morte della primogenita frenano i loro sogni di vagabondaggio. Vera si trova a fare la moglie dell’artista: è la sua modella, il suo sostegno spirituale nei momenti di incertezza ed anche la più autentica estimatrice della sua arte. Per anni Vera si illude che l’arte vissuta di riflesso possa appagare i suoi bisogni spirituali. Ma viene un momento in cui una crescente inquietudine fa emergere la necessità di liberare i contorni netti della sua personalità e di esprimerla in immagini. Lo fà con una ricchissima produzione sia pittorica che scultorea, ma per salvare il suo rapporto con il marito preferisce limitare la propria visibilità come artista e di conseguenza l’esposizione delle opere. Non rinuncia tuttavia a partecipare a mostre collettive e a concorsi, dove riceve chiari riconoscimenti dalla critica. Il marito dal canto suo manifesta sempre apprezzamenti verso la produzione scultorea di Vera.

Sia nelle sculture come nei dipinti e nei disegni è evidente una ricerca di un equilibrio interno che si traduce in una struttura compositiva. Ma in Vera questa struttura è la spina dorsale di un messaggio nato direttamente dall’anima, da una spiritualità pura, intensa, espressa anche nelle numerose poesie. I soggetti da lei considerati sono vari, con una netta prevalenza della figura umana. L’umanità che vive nelle opere pittoriche e liriche di Vera è una umanità sofferente: vittime delle guerre, della droga, di eventi disastrosi, ma soprattutto vittime di una solitudine - la sua - contro la quale non è possibile combattere, una solitudine che le persone vicine non possono riempire, una solitudine che grida il suo dolore non percepito, anche nelle composizioni astratte. Eppure in Vera c’è una spinta vitale estrema, espressa prevalentemente nella scultura, in particolare nelle frequenti immagini della maternità: essa stessa vive questo evento psico-fisico come temporaneo allontanamento dall’angoscia del vivere.

La indomita vitalità le permette di creare senza sosta dipinti, sculture, scritti, la porta anche ad avere rapporti epistolari con tutto il mondo e in particolare con i paesi di cultura slava, che conosce fin dall’adolescenza attraverso le opere letterarie, in cui trova una forte affinità spirituale.

Il fatto di esprimere una eccezionale capacità creativa attraverso molteplici strumenti linguistici forse rappresenta un limite di lettura per chi vuole costruire un discorso organico attorno alla sua opera.

Vera ha i suoi estimatori, ma non ha mai monetizzato una sua opera; ha regalato molta parte dei suoi dipinti e dei suoi disegni a chi li apprezzava.

A posteriori è possibile definire un asse cronologico della sua produzione, diciamo dalla fine degli anni 50 agli anni 80.

Nel giugno 1958, alla II Mostra d’Arte di Viadana, vince il Secondo Premio per la scultura, con l’opera Cavalla con puledra.

Nel luglio 1959 partecipa alla Mostra L’arte nel tempo libero, alla Casa del Mantegna di Mantova.

Nell’agosto dello stesso anno, partecipa a Bari, alla Mostra nazionale L’Arte nel Tempo Libero, con i dipinti Figure, La città sommersa.

Nel 1960, con La Famiglia Artisti Indipendenti Mantovani, partecipa alla Mostra d’Arti Figurative alla Casa del Mantegna di Mantova, dal 24 settembre al 9 ottobre, ove espone cinque opere, le sculture: L’uomo e la bestia e Cavalli, i dipinti: Nel cantiere, Il ponte, Il parco dei divertimenti. Ancora nel novembre, viene ammessa alla Mostra “Arte nel Tempo Libero” che si tiene nelle sale del Palazzo dei Priori a Perugia, con il dipinto L’uomo e gli animali e la scultura Testa di bimba.

Partecipa, nel maggio del 1962, al Concorso-Mostra della gara estemporanea organizzato dall’Enal di Mantova; la sua opera Visione Notturna viene selezionata per la Mostra Nazionale dell’Enal. Nello stesso anno partecipa alla Mostra d'Arti Figurative, organizzata dalla Famiglia Artisti Indipendenti Mantovani, dal 4 al 21 ottobre, nel Salone Mantegnesco del Convento di San Francesco, presenta quattro dipinti e due sculture tra cui l’Autoritratto.

Negli anni Ottanta Vera ha reso visibile la sua opera in modo più completo attraverso alcune mostre personali ed in particolare: nella primavera 1985, presso il Centro per i problemi dell'anziano di Mantova in via Mazzini; dal 5 al 19 ottobre 1985, presso la Galleria d'Arte Andreani di Mantova, in Corso Vittorio Emanuele, con presentazione di Renzo Margonari; dall'8 al 27 marzo 1988, a Gazoldo degli Ippoliti (MN) al Museo d'Arte Moderna.

Muore il 15 settembre 2003 a Mantova.

Nel 2012 sue sculture vengono presentate nella mostra "Forme rivelate. Rileggendo l'arte di Giordano Scaravelli", che si è tenuta a cura di Paola Artoni, presso l'Associazione Postumia a Gazoldo degli Ippoliti (MN).


Giudizi critici:

"Vera Scaravelli insiste ad essere l’artista delle premesse e delle promesse. Insiste cioè in quel tentativo creativo che è fervido come un lievito, e in quel suo modo di lasciare in chi guarda le sue opere uno strano, grato senso di aspettativa. I visitatori delle Mostre d’arte del Tempo Libero ne sanno qualcosa. Ad ogni sua Mostra la solita viva luce dell’ingegno, ad ogni Mostra una sfaccettatura nuova, il ciclo d’insorgenza sempre compiuto e sempre in travaglio di fermenti.

Vera Scaravelli maneggia pennelli e scalpelli con la felice spontaneità e la limpida sensibilità dell’infanzia; i colori e le linee essenziali nella scoperta grazia di cose e di persone.

Poi in fondo quando hai finito di guardare, ti rendi conto che le sue opere denunciano maturità di spirito e un’insistente, quasi dolorosa ricerca della verità. Un contrasto apparente con l’ingenuità, e invece ne rialza i toni, che è un po’ la fusione base di tutte le più belle fiabe artistiche, ovunque siano, nel mondo della penna, dei colori, della pietra o della musica.

E anche se non la conosci, da tutta la produzione si stacca netto il ritratto dell’artista, una timida donna dai trasparenti occhi cerulei, che guardano con la stessa curiosità la vita che scorre vicina e l’altra lontana e funambolesca della fantasia e ne traggono tele e forme. Ne traggono le armonie che conosciamo.

Una timida donna dallo spirito tradizionalista col radar sul presente e sul futuro, il naturale evolversi del progresso ancorato al solido rispetto della prospettiva in un morbido crescendo sinfonico che fa agevole il passo dallo ieri all’oggi. Senza salti e senza capogiri di stranezze indecifrabili.

Se un artista può essere chiuso in una definizione, diciamo che Vera Scaravelli è il più indovinato e il meno “voluto” trait d’union fra il passato e il moderno inteso questo come rinnovazione genuina non come ricerca di “originalità ad ogni costo”.

Noi diffidiamo dei cosiddetti “capiscuola” che in arte fanno le capriole fra l’“ermetico” e il “quiz”, l’enigmistica come bandiera.

Vera Scaravelli non ci chiama a risolvere indovinelli ma a godere di sincere espressioni artistico-spirituali: e, all’aristocrazia del bello, va completa la nostra fiducia e il nostro incoraggiamento".

Rita Zanini


"…Nei dipinti della Scaravelli le linee di tensione si articolano verticalmente convergendo verso un punto generalmente individuato fuori ed al di sopra della dimensione del dipinto. Lo spazio e le forme hanno una spinta ascensionale, tagliate da barbagli di luci violente che ricordano talune formulazioni futuriste. L’insieme dei segni e dei colori, la materia pittorica stessa, che è scabra, divide ogni superficie in tasselli netti, attribuiscono alle immagini della Scaravelli un senso drammatico ed angoscioso che sembra dilatarsi ed espandersi oltre il quadro.

La pittrice ricorre spesso alla simultaneità degli elementi narrativi, sviluppando immagini libere da ogni convenzione accademica nelle quali compaiono spesso figure diafane di uomini e donne imbozzolati in celle anguste come in un esangue alveare. Quest’idea della costrizione, della prigionia, della mancanza di libertà si ripresenta insistentemente nella tematica dell’artista così da rivelare un’ossessione. Vi si associano scene che chiariscono l’anelito all’evasione. E così anche altre immagini sono sempre ispirate da un’umanità angustiata ed angariata, e persino le sue più semplici composizioni - come le vele ammainate - rispondono a sentimenti di privazione e di speranza, ad un’idea dolente della vita.

Pur nell’ambito di uno sperimentalismo non sempre lucidamente indirizzato, e più accentuato nell’opera plastica, prevale chiaramente in Vera Scaravelli una vena espressionistica…"

Renzo Margonari


Bibliografia:

1958 - Inaugurata la Mostra d’arte dedicata a Viadana e al suo paesaggio, Gazzetta di Mantova, 29 giugno, p. 5.

1958 - Ottocento artisti hanno inviato opere per l’XI edizione del Premio Suzzara, Gazzetta di Mantova, 21 agosto, p. 5.

1958 - Rina Zanini, L’arte eclettica di Vera Scaravelli scultrice pittrice e scrittrice ispirata, Gazzetta di Mantova.

1959 - Rina Zanini, L’arte nel tempo libero alla Casa del Mantegna, Gazzetta di Mantova, 22 luglio, p. 7.

1959 - Gli artisti mantovani a Bari alla Mostra nazionale di pittura e disegno, Gazzetta di Mantova, 5 agosto, p. 7.

1959 - Freddi, I trecento artisti che hanno aderito alla XII edizione del Premio Suzzara, Gazzetta di Mantova, 20 agosto, p. 5.

1960 - Un primo elenco di pittori e scultori che hanno aderito al Premio Suzzara, Gazzetta di Mantova, 21 agosto, p. 6.

1960 - Cospicua partecipazione mantovana alla 13a edizione del Premio Suzzara, Gazzetta di Mantova, 7 settembre, p. 4.

1960 - Quadri in vetrina da oggi in Corso Umberto, Gazzetta di Mantova, 22 settembre, p. 5.

1960 - Inaugurata la Mostra degli Artisti Indipendenti, Gazzetta di Mantova, 25 settembre, p. 9.

1960 - Conclusa la Selezione provinciale per la “Mostra di arti figurative”, Gazzetta di Mantova, 28 settembre, p. 7.

1960 - Inaugurata la Mostra “Arte nel Tempo Libero”, Gazzetta di Mantova, 23 novembre, p. 7.

1962 - R. Z. (Rina Zanini), Vera Scaravelli di Mantova: artista del pennello e dello scalpello, Gazzetta di Mantova, 17 gennaio, p. 7.

1962 - Pittori estemporanei all’opera ieri in città, Gazzetta di Mantova, 21 maggio, p. 6.

1962 - Celebrata con numerose manifestazioni “La Festa della ricreazione” dell’ENAL, Gazzetta di Mantova, 28 maggio, p. 2.

1985 - Renzo Margonari, Vera Campagnari Scaravelli, presentazione catalogo, Galleria d'Arte Andreani di Mantova.

2000 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume II, Bond - Dic, Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. 679/688.

2012 - "Forme rivelate. Rileggendo l'arte di Giordano Scaravelli", a cura di Paola Artoni, catalogo mostra, Associazione Postumia, Gazoldo degli Ippoliti (MN).

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