Bianchini Arturo

disegnatore pittore scultore incisore
Viterbo, 28 febbraio 1871 - 17 novembre 1931

Collabora dal 1894, con numerosi disegni al settimanale l'Illustrazione Italiana", edita dei Fratelli Treves a Milano.

Nel 1911 è inviato speciale in Libia per seguire le vicende della Guerra italo-turca per conto di un giornale Graphic di Londra.

Per la Cassa di risparmio di Viterbo esegue il dipinto “La battaglia di Sciara Sciat”.

Esegue anche l'acquaforte "L'eroica difesa dell'11 bersaglieri a Sciara Sciat - 23 novembre 1911", Acquaforte. mm 390x605. Foglio: mm 623x841. Firmata sulla lastra in basso a destra. Titolo in basso al centro. Sotto: «Quadro ad Olio vivamente apprezzato da S.M. Vittorio Emanuele III Re d'Italia - Del pittore Arturo Bianchini inviato speciale del Graphic di Londra sul teatro della guerra in Libia». A matita in basso a destra dedicatoria e firma dell'autore.

Nipote del cardinale Pietro La Fontaine, esegue il ritratto che si conserva nel Palazzo vescovile di Viterbo.

Il 24 dicembre 1922 il settimanale "Il Lazio" riporta la notizia della recente inaugurazione del Monumento ai caduti di Vallerano, opera "egregia dello scultore Bianchini di Viterbo", che appone la sua firma sulla base della statua. L'iscrizione, che oggi si legge con qualche difficoltà, sembra essere più loquace dell'articolista in quanto lo scultore firma "A. Bianchini / Roma 1922". La personalità dell'artista non risulta altrimenti nota, ma potrebbe identificarsi con l'interessante figura del viterbese Arturo Bianchini di cui si conosce, e superficialmente, l'attività di disegnatore e pittore. Viterbo fu per Bianchini il luogo di nascita da cui si allontanò quattordicenne per inseguire la propria vocazione all'arte e dove tornò, proprio in questo periodo, per passarvi gli ultimi anni dopo una vita trascorsa in giro per il mondo ad illustrare guerre e fatti di cronaca per i maggiori giornali italiani e stranieri. In questo andare e venire la propria base era Roma. Con questo si spiegherebbe la contraddizione tra l'informazione del cronista che lo dice viterbese e quella dell'iscrizione in cui si fa riferimento a Roma. D'altronde non stupisce neanche che un pittore senza grandi esperienze di scultura si trovi a progettare e realizzare un monumento ai caduti, non è il primo né l'ultimo caso di questi anni. Il cronista riconosce al lavoro di Bianchini una grande valenza simbolica: "rappresenta il soldato italiano che, combattendo ha raggiunto la vittoria. Su un basamento di travertino si erge l'aitante, bronzea figura di un legionario: la mano destra in alto brandisce il gladio dell'antica Roma, la sinistra mostra la Vittoria alata, il capo è coperto da un elmetto, il torso è nudo, il resto del corpo porta la divisa del combattente italiano" ("Lazio" 1922)


Bibliografia:

1894 - L'Illustrazione Italiana, Milano, Anno XXI - 2° semestre, pp. 30, 49, 108, 120/121, 184.

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