Severino Bellotti nacque a Bergamo nel maggio del Novecento da povera famiglia di lavoratori.
Diventato garzone di negozio di mercerie e, successivamente, apprendista tipografo, doratore, ecc., frequentava, intanto, la Scuola serale di disegno per operai, a quindici anni si iscrive alla Scuola d’Arte applicata «Andrea Fantoni» e l’anno seguente era bergamasca Scuola di Belle Arti Accademia Carrara.
Vinti alcuni premi scolastici, e beneficiando d’una borsa di studio, andava a Roma per un biennio.
Esordisce alla II Biennale romana con Nudo femminile alla toletta lodato dai giornali romani. Partecipa alla Mostra Nazionale del ritratto femminile col Ritratto della fidanzata. Al Concorso Centenario Francescano il suo bozzetto S. Francesco predica agli uccelli è segnalato tra i cinque migliori. Alla II Sindacale Lombarda del 1929 il Comune di Milano, per premio, acquista Paesaggio autunnale ora alla Galleria d’Arte Moderna. Presente alla Internazionale d’Arte Sacra del 1931 a Milano col quadro « Cristo e la Veronica » (lodato nel commento radiofonico).
Negli anni 1924-1927 insegna interinalmente all’Accademia Carrara.
Fatta la prima prova nella pittura ad affresco, sotto il consiglio e la direzione dell’architetto Muzio (facciata della Chiesa di S. Alessandro della Croce in Bergamo), si dedicava per alcuni anni a questa tecnica maschia e veramente italiana. Disertando le mostre per lunghi anni, interrompeva il filo dei successi, ma compiva lodatissime opere nel campo della pittura murale e religiosa, in Lombardia, in Piemonte, in Liguria e in particolar modo a Salsomaggiore con gli affreschi della vita di S. Antonio (Tempio di S. Antonio). (Francesco Sapori, Dino Bonardi e Enrico Somare, chiamati di volta in volta a giudicare i suoi affreschi, li dichiarano composizioni d’ampio respiro, degni della miglior tradizione Italiana).
Nel 1939 si stabiliva a Milano e ritornava alla pittura di cavalletto e alle mostre. Inaugurava la sua prima Personale a Milano alla Galleria Bolzani nel 1941. Mostra fortunata che gli procurava l’ambito consenso di Carrà e di altri noti critici.
Durante la guerra sfollò coi suoi ad Ardesio nell’alta Valle del Serio.
Nel 1950 vinse un premio a Terni.
Nel 1951 vinse la grande medaglia d’argento messa in palio dall’Accademia di Belle Arti di Perugia.
Fu invitato a numerose mostre nazionali.
Nel maggio 1953, dopo dodici anni, tenne a Milano alla Galleria Gussoni la seconda Personale milanese.
Bibliografia:
1956 - Domenico Maggiore, Supplemento Artisti Viventi d’Italia, Napoli, Edizione Maggiore, pp. 49/51.