Arrivabene Giulio Cesare

pittore
Mantova, 1806 - Firenze, 1896

Nasce a Mantova nel 1806 da una famiglia comitale.

Sin da giovane mostra grande attitudine alle arti, tanto che si sposta a Milano dove studia all'Accademia di Brera con il professor Luigi Sabatelli, dal quale è stato sempre influenzato per lo stile grandioso e corretto, e che, anche in seguito, gli rimane sempre vicino anche dal punto di vista affettivo.

Nel 1833 a Milano, partecipa al grande premio di pittura in Accademia, e la Commissione assegna il premio a due delle opere esposte dall’Arrivabene. Dipinge soprattutto quadri storici e religiosi.

Nel settembre del 1838, in occasione della Pubblica Esposizione di Opere di Belle Arti e d’Industria fatta in Milano, Opprandino Arrivabene scrive: “Conte Giulio Cesare Arrivabene. Nato in Mantova nel 1806, mostra sino dai primi anni una forte inclinazione per le arti del disegno, alle quali in onta a molte traversie domestiche si diede a tutt'uomo. Passato a Milano, fu accettato come allievo dal professore Luigi Sabatelli, che gli fu per più anni non solo maestro, ma ancora padre. Nel 1833 concorse al grande premio di pittura, e la Commissione accademica trovati, fra i lavori de' concorrenti, due che le parvero degni del premio, lo aggiudicò ad entrambi; ma non essendo poi stato per ragioni economiche seguito il giudizio accademico, il quadro dell'Arrivabene (Amano innanzi alla regina Ester condannato a morte dal re Assuero) passò in Mantova alla marchesa Strigi. La piccola mezza figura che si vide quest'anno in Brera, rappresentante una Madonna, è un suo lavoro di second'ordine. La testa è dipinta con grassezza e verità di colorito, e lo stile n'è puro come l’anima che le traspare sul viso: la mano che ai posa sul cuore è assai ben disegnata; ma il panneggiamento, specialmente la tunica rossa, lascia molto a desiderare. Mantova e Castiglione delle Stiviere hanno opere sue senza dubbio migliori, e n’ha pur Roma, ove ora egli sta dipingendo a fresco una stanza in quello splendido palagio del duca Turlonia, ove dipingono Podesti e Coghetti.”

Il 2 gennaio 1836, la Gazzetta di Mantova riporta un sonetto a lui dedicato da “una colta dama mantovana”. A Milano, per la Marchesa Ala Pongoni, dipinge il Divorzio di Arrigo VIII e Caterina.

Trasferitosi a Roma esegue per il marchese Lomellini de Gênes l’opera Giovanna Grey giudicata e condannata a morte.

Sempre la Gazzetta di Mantova il 20 maggio 1843 riporta che l’Arrivabene, spostatosi a Roma, dipinge per Maria Cristina di Savoia la Consacrazione della chiesa di S. Maria di Altacomba.

Del 1846 è infine la grande tela di Santo Antonio che rimprovera Ezzelino da Romano, eseguita su commissione del marchese Annibale Cavriani, che viene conclusa e collocata, all’inizio del 1848, sull’altare nella seconda cappella a destra della chiesa di Sant'Andrea in Mantova. Enrico Tazzoli su “Il Mondo illustrato” dopo un’attenta descrizione dell’opera scrive: “…La composizione di tutto il quadro è mirabile, il disegno castigatissimo, e lo stile della buona scuola italiana. L’Ezzelino da solo è un capolavoro, e gl’intelligenti lo dicono ad una voce degno di Paolo. Se si dovesse toccare qualche neo, non s’avrebbe se non a desiderare maggiore varietà nel colorito. Ma la calma che regna in tutto il dipinto, certi tratti franchi, il panneggiare largo e quasi tizianesco, e una gran maestria nel condurre le estremità fanno molto ben dimenticare l’accennato difetto. Per questo gran quadro il signor Arrivabene si collocò veramente tra gli artisti di primo ordine. Perché voglionsi anche calcolare le difficoltà ch’egli ebbe a superare, non ultima delle quali era nella dimensione non ordinaria della tela, che è di metri 6,95 in lunghezza per metri 4 di larghezza; a riempire il quale spazio egli fece le figure semicolossali: e ben sappiamo come il lavorare in una scala così estesa sia troppo più difficile che non dipingere quadretti di piccole dimensioni. E per questo espediente egli bene si consigliò colla vastità del tempio, indovinando come avrebbero là entro figurato di misura giusta quelle gigantesche linee che fuori di là l’occhio aveva pena a raccogliere.

Se è caro ad un Mantovano, il quale si tenne in debito di questi cenni, che quest’artista gemma del suo concittadino decori un tempio patrio, è anche ragione ch’ei faccia voti perrché più illustri e visitate città commettano all’esimio artista di questi lavori di polso, nei quali il genio sovranamente si dispiega, e l’arte esce di bambina.”

La Gazzetta di Mantova si interessa dell’artista anche il 24 aprile 1855, e il 9 dicembre 1856 pubblica: “Abbiamo la compiacenza di annunziare un nuovo lavoro artistico del distinto pittore mantovano Conte Giulio Arrivabene. È una tavola dipinta ad olio, destinata per l’altare della prima cappella a destra entrando nella Chiesa di San Leonardo. Rappresenta essa la Immacolata Concezione di Nostra -Donna. La Vergine è figurata seduta sopra le nubi, circondata il capo di stelle, con sotto ai piedi il drago infernale. Ella tiene le mani conserte al seno, e gli occhi rivolti al cielo, come compresa da meraviglia per l’ineffabile mistero per l’ineffabile mistero di essere stata preservata dalla colpa originale. L’aria del volto è bellissima e spirante una soavità di paradiso. Naturale è il panneggiamento delle vesti, ben inteso il colorito, se non che in alcune parti poteva essere più vivace. Collocato che sia il quadro al suo posto apparirà ancor meglio la posizione in cui è posta la figura, e spariranno certe piccole mende, che una critica severa vi potrebbe ravvisare.

Nel congratularci coll’egregio pittore, noi gli auguriamo più frequenti occasioni per esercitare il suo ingegno; ed intanto facciamo noto agli amatori delle belle Arti i seguenti lavori da lui eseguiti, e de’ quali propone la vendita: Il primo Incontro di Booz con Ruth; Mezza figura della Pia de’ Tolomei nel castello in Maremma, che sta guardando da una finestra se venga il marito; Due mezze figure di donne, l’una vestita alla veneziana, l’altra alla foggia del contado di Roma.”

È sufficiente considerare i titoli altisonanti delle sue composizioni: Enrico IV implorante il perdono, Doge Foscari, Giovanna Grey, il Divorzio di Arrigo VIII, l'Incontro di Booz con Ruth, Pia de' Tolomei, per comprendere come l'Arrivabene ambisce al ruolo di illustratore storico ufficiale. Esegue anche i dipinti San Vigilio, San Donato e Sant’Antonio Abate.

L’artista pratica anche la tecnica dell’affresco che usa per dipingere nel settembre 1858 una Madonna col Bambino eseguita nel Castello di Goito: a ringraziamento per l’opera conclusa il Priore dettava pure in lode dell’artista la seguente epigrafe:

Al Conte

Giulio Arrivabene di Mantova

Chiaro per la luce dell’ingegno e della dottrina

E per opere di classica pittura

Che

Nel settembre 1858

Volendo assecondare il voto di alcuni devoti

Animato da cristiana pietà

Si slancia con religioso pensiero

Là sin dove tiene suo trono l’Onnipossente

E ritornato alle superne sfere

Inspirato alle divine bellezze

Con tale e tanta maestria

Dipinge in Goito ad affresco un quadro

Rappresentante Maria Vergine,

Col Divo Infante in braccio

Da non crederlo lavoro di quaggiù

Ma temperato nelle volte dell’empireo

Perché nulla ha di terreno

Anzi è veramente tutta cosa di cielo

Il Parroco ed i Parrocchiani

Grati e riconoscenti per tanto dono

Questo titolo solennemente consacrano.

Esegue anche molti ritratti e numerosi dipinti per famiglie aristocratiche lombarde. Lavora diversi anni a Roma per committenze private.

La contessa Fanny Magnaguti commissiona all’Arrivabene le opere il Doge Foscari per il Museo del Palazzo Ducale e Gesù fra i dottori per la cappella Magnagutti nella chiesa di S. Egidio. Sempre sul quotidiano mantovano, 20 gennaio 1866, Ariodante Codogni riporta che “… Allogava ella due quadri al valente artista; e perché la fantasia e la dottrina spaziare potessero in variato campo, amò proporgli un soggetto sacro ed uno profano. Era il primo Gesù fanciullo disputante coi Dottori del Tempio; il secondo il doge Foscari che dopo aver abbandonato il figlio alla patria si vede ridotto all’ultima umiliazione.… Noi ci compiaciamo coll’artista per un sensibilissimo progresso che dimostra evidentemente nelle sue ultime creazioni: nell’arte del modellare e dell’aggraziare le tinte specialmente abdicando coraggiosamente alle false teorie di mezzo secolo fa, sa accostarsi con felicissimo successo ai nuovi sistemi ed ai prestigi di un colorito calmo ed eloquente nel tempo stesso…”

Al Liceo Virgilio di Mantova, all’Esposizione Artistico-Industriale provinciale del settembre 1868, espone la tela “Francesco Foscari”.

Nel 1939, alla “Mostra dei Pittori, Scultori e Incisori Mantovani ’800 e ’900” al Palazzo Te di Mantova, vengono esposti cinque dipinti: La disputa, Il Doge Francesco Foscari, Ester di Assuero, Torquato Tasso, Autoritratto; Puerari per l’occasione di lui scrive che “…riflette dell’Ottocento la moda della pittura storica”.

A Mantova sono collocate anche le opere: Aman in ginocchio davanti ad Ester nel Museo del Palazzo Ducale; Enrico IV implorante il perdono presso l’Accademia Virgiliana.


Bibliografia:

1833 - Gazzetta di Mantova, 1 ottobre;

1836 - Gazzetta di Mantova, 2 gennaio;

1837 - Cavaliere Luigi Geifi, Esposizione di pitture, sculture, disegni di architettura, e incisioni nel Palazzo di Venezia, Roma, L'Album, anno quarto, n. 22, 3 agosto, p. 169.

1838 - Opprandino Arrivabene, Della pubblica Esposizione di opere di Belle Arti e d’Industria fatta in Milano, Pirotta, Milano, settembre, pp. 74, 75;

1838 - Luigi Preti, Delle opere eseguite nella R. Città di Mantova, Memoria, Mantova, Caranenti, p. 46;

1843 - Gazzetta di Mantova, 20 maggio;

1848 - Pr. Enrico Tazzoli, Sant’Antonio di Padova…, Il Mondo Illustrato, G. Pomba e C., Torino, ann. secondo, n. 7 sabato 19 febbraio , p. 104 (con xilografia di Vaiani);

1855 - Gazzetta di Mantova, 24 aprile;

1856 - Appendice di Varietà - Belle Arti, Gazzetta di Mantova, 9 dicembre;

1858 - Articoli comunicati, Gazzetta di Mantova, 14 settembre;

1862 - Caimi, Delle arti del disegno, Milano;

1866 - Aridante Codogni, Il Doge Foscari e Gesù fra i Dottori…, Gazzetta di Mantova, 20 gennaio;

1868 - L’Esposizione Artistico Industriale, Gazzetta di Mantova, 10 settembre, p. 3;

1902 - Vittorio Matteucci, Le chiese artistiche del Mantovano, Mantova, p. 355;

1908 - Thieme u. Becker, Kunstlerlex., II , p. 155;

1934 - Comanducci, I ed., Milano, p. 23;

1939 - Alfredo Puerari, La Mostra dei pittori, scultori ed incisori mantovani dell’800 e 900, Mantova, Mantus, maggio-giugno n.3, p. 4;

1945 - Comanducci, II ed., Milano, pp. 24, 25;

1950 - Ugo Galetti - Ettore Comesasca, Enciclopedia della Pittura Italiana, Vol. I, Milano, Garzanti, p. 148;

1952 - Pierino Pelati, La Basilica di S. Andrea, Mantova, A.L.C.E., p. 15, tav. 10;

1962 - Comanducci, III ed., Milano;

1965 - E. Marani - C. Perina, Mantova, Le Arti, volume III, Mantova, Istituto Carlo d’Arco, pp. 644, 645;

1965 - Chiara Perina, La Basilica di S. Andrea in Mantova, ivi, Istituto Carlo d’Arco, p. 29;

1970 - Comanducci, IV ed., Milano, Patuzzi Editore, p. 117;

1974 - Lidia e Franco Luciani, Dizionario dei Pittori Italiani dell’800, Firenze, Vallecchi, p. 24;

1976 - E. Bénézit, Dictionnaire des Peintres Sculpteurs…, Tomo I, Paris, Gründ, p. 279;

s.d. - (1980 ca.) - Giuseppe Amadei, Mantova millenario racconto, Ente Provinciale Per il Turismo;

1981 - Musei di Monza, Museo Civico dell’Arengario Pinacoteca Civica alla Villa Reale, a cura di Luciano Caramel, Milano Electa, p. 50;

1987 - Paolo Carpeggiani - Chiara Tellini Perina, Sant’Andrea in Mantova, un tempio per la città del principe. Mantova, Publi Paolini editrice, pp. 48, 97, 98;

1989 - Galeazzo Ferrari, Adelia Arrivabene. Fra pagine di vita e arte, Mantova Archivio, n. 3, p. 11;

1993 - I pittori italiani dell'ottocento, Milano, Ed. Il Quadrato, p. 26.

1999 - Adalberto Sartori - Arianna Sartori, Artisti a Mantova nei secoli XIX e XX. Dizionario biografico, volume I, A - Bona., Mantova, Archivio Sartori Editore, pp. 115/121.

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